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Ale,nel nostro clima ho notato una maggiore velocità di crescita della cunninghamiana,emette più foglie l’anno.Per quello che riguarda la resistenza al freddo,una mia valutazione,del tutto personale,è la seguente (dalla più resistente alla meno):
– cunninghamiana
– alexandrae
– maxima
– tuckeri
– purpurea
– myolensis.
Se la temperatura va sotto zero e c’è umidità nell’aria,chi più chi meno, qui si bruciacchiano un pò tutte ma la myolensis è la più delicata ed è l’unica che ho dovuto togliere dopo l’inverno perchè tutta bruciata senza cenni di ripresa.Anche la purpurea al clima di Sabaudia è delicata ma comunque sopravvive.
Dipende un pò dalla grandezza della pianta, ti suggerirei però di proteggerle tutte il primo inverno.Saluti,
Sergio.
Scritto Da – Sergio on 21 Settembre 2010 18:07:26
E’ anche più resistente al freddo della purpurea.Saluti,
Sergio
Ciao Ale,per quello che mi risulta,solo le Archontophoenix non sono state mai attaccate dal punteruolo,sembra neanche a Palermo.Un tentativo c’è stato in una delle mie ma dopo aver causato una piccola nicchia sulla corteccia,l’insetto ha desistito.Il legno è probabilmente troppo duro o ha un sapore pessimo.Saluti,
Sergio.
Forse le tue Coccothrinax e Thrinax sono morte per motivi diversi.Ho visto personalmente sia in Florida che nelle isole caraibiche piantine di una o due foglie di Thrinax(radiata e morrisi) e Coccothrinax miraguama in ottima salute nate spontaneamente vicino alla spiaggia e completamente al sole,ad una temperatura sicuramente superiore a quella della tua zona.
Saluti,
Sergio.
Ciao Caio, è teoricamente possibile che,in fioritura contemporeanea,qualche grano di polline di Syagrus,trasportato dal vento o da un insetto abbia fecondato qulche fiore di Butia.Improbabile ma non impossibile,tant’è che del Butiagrus nabonnandi ne esiste qualche raro esemplare anche in natura.
Improbabile perchè l’infiorescenza della Butia comprende fiori maschili e fiori femminile.I primi sono raggruppati singolarmente sulla punta dell’infiorescenza e poi,via via salendo, troviamo le triadi,cioè un fiore femminile al centro e due maschili ai lati.La probabilità pertanto che un fiore femminile di Butia sia fecondato da un grano di polline di uno dei fiori maschili attaccati ai lati piuttosto che da un grano di polline di un fiore lontano è altissima.Tutto qui.
Nell’ibridazione artificiale che oggi ci mette a disposizione un gran numero di questi ibridi,l’infiorescenza della Butia viene,come si dice,emasculata cioè vengono tolti con una pinzetta tutti i fiori maschili prima che si aprono, poi viene sparso il polline di Syagrus sui fiori femminili appena aperti.I fiori maschili si riconoscono facilmente perchè hanno una forma appuntita,quelli femminili sono tondeggianti ed hanno anche una tonalità di colore diversa.
Se la fioritura non è contemporanea, bisogna raccogliere prima il polline di Syagrus da una infiorescenza appena aperta tagliandone ad esempio una parte.Si mette in una busta di carta a seccare al sole per due o tre giorni e poi si congela.E’ pronto così per essere utilizzato appena la Butia fiorisce.
Ti puoi divertire a farlo.Auguri e buon divertimento.Saluti,
Sergio.
Acoelorraphe wrighti è una specie che,pur essendo di origine tropicale, presenta una buona resistenza al freddo.A Sabaudia non è minimamente danneggiata a -3°C.Ritengo pertanto che possa anche sopportare -4°C o -5°C con qualche bruciatura.Di questa specie esistono due varietà: una,la specie tipica, ha sui piccioli spine molto piccole che ricordano in qualche modo quelle della Brahea dulcis,l’altra ha spine ad uncino molto pronunciate ed è anche più vigorosa.
Comunque sia, sul picciolo della prima foglia caratterizzata dovresti vederle distintamente.
Saluti,
Sergio
Beh,a mio parere non tutte le specie di origine tropicale devono essere tenute all’ombra in fase di “piantina”.Alcune possono rimanere al sole diretto fin dalla primafoglia(Sabal,Thrinax,Coccothrinax,Zombia…….).
Saluti,
Sergio.
Sempre per esperienza personale vorrei aggiungere che sarebbe opportuno tenere all’ombra le Rhopalostylis non solo quando sono molto piccole,ma anche per buona parte della fase giovanile, il che significa per almeno 10 anni circa.Se la pianta è un pò cresciuta non muore ma le foglie si bruciano facilmente al sole diretto e l’estetica ne risente molto.
Saluti,
Sergio.
Salvo,per esperienza personale posso dire che le palme del genere Rhopalostylis non sopportano il trapianto.Quando si trasferisce la piantina da un vaso più piccolo ad uno più grande o si pone direttamente in terra,bisogna fare molta attenzione a non smuovere le radici.
Saluti,
Sergio.
Ciao Federico, se la germinazione va avanti farò un tentativo di coltivazione in appartamento.Saluti,
Sergio.
Ciao Pietro e Roberto,
grazie per i vostri preziosi consigli.Molto probabilmente è una battaglia già persa in partenza, visto che la palma è decisamente tropicale,tuttavia proverò almeno a far crescere un pò le piantine.
Grazie ancora e saluti,
Sergio.
Grazie Pietro e Pindo per i vostri risolutivi suggerimenti.A questo punto ho un sospetto:è opportuno immergere i semi in acqua salata?Avete qualche esperienza in proposito?
Grazie e saluti,
Sergio.
Ciao Giuseppe,
nessun problema per la saribus a Sabaudia e quindi,a maggior ragione,anche da te.
Sergio.
In merito alla germinazione dei semi di Bismarckia vorrei aggiungere un suggerimento personale che mi è venuto in mente guardando la foto di Emanuela. Se osserviamo questa foto vediamo subito che la prima foglia ha subito una certa torsione,non si sviluppa linearmente diritta ma si torce.Questo è dovuto al recipiente di semina che è poco profondo.Il seme della Bismarckia produce una prima radice principale (fittone)lunga intorno ai 25 cm., talvolta anche qualcosa in più.Se il fittone non ha spazio e tocca il fondo, comincia a girare sul fondo stesso torcendosi.In tal modo non solo la prima foglia ma ancher alcune delle successive che hanno inizio sottoterra in un punto del fittone dove si formerà la cipolla di base,usciranno con questa carateristica torsione.Morale,é opportuno seminare i semi di Bismarckia in vasi non più corti di 25 cm., se 30 cm ancora meglio.
Saluti,
Sergio.
Giuseppe,in generale non è alta tuttavia ad avvenuta germinazione di un primo gruppo di semi dopo circa 8/10 mesi,la germinazione stessa continua sporadicamente anche fino a due anni.Saluti,
Sergio.
Giuseppe, sul S.texeirana purtroppo non ho notizie.Il S.kellyana è stato descritto all’inizio di quest’anno da Larry Noblick.E’ un bel Syagrus a tronco aereo ed appartiene al gruppo dei “picrophylla” insieme al S. lorenzoniorum ad al S. cearensis.Sono caratterizzati dalla presenza di una vasta cavità all’interno del seme. Il kellyana differisce dal picrophylla per il tronco che è più corto e più robusto e per le foglie che sono più arcuate.Saluti,
Sergio.
Giuseppe,se vuoi informazioni dettagliate sulle nuove specie del genere Syagrus aggiunte recentemente da Larry Noblick, devi consultare il n°1,2010, della rivista “Palms” della International Palm Society.Al momento non ce l’ho qui sotto mano perchè è rimasta a Roma ma mi sembra di ricordare che sia proprio il n°1. Saluti,
Sergio.
Ciao Giuseppe,
il Syagrus xcostae compare al centro della foto.Deriva da un seme raccolto al Fairchild Tropical Garden di Miami in occasione di una visita fatta con Pietro.Le foglie sono poco arcuate, le pinnule più rigide di quelle del S. romanzoffiana, di un verde più scuro e le foglie meno piumose.La resistenza al freddo potrebbe essere definita “sufficiente”, certamente inferiore a quella del romanzoffiana. A -3°C le punte delle pinnule si bruciano.Forse da te la minima è più alta e potrebbero non verificarsi questi inconvenienti. Saluti,
Sergio.
Syagrus xcostae
Ciao Salvo,
sono del parere che,come Joe ha fatto notare,la causa sia l’eccessiva umidità. La B. capitata non gradisce l’eccessiva umidità nè nell’aria, nè alle radici.Molto probabilmente l’acqua delle innaffiature ristagnava e non era bene eliminata.Saluti,
Sergio.
Ciao Pindo,
la piccola Acrocomia aculeata cresce bene a Sabaudia,circa 100 km. a sud di Roma,come puoi vedere dalla foto allegata scattata qualche giorno fa.Ha passato il secondo inverno senza problemi.
Molto bello e particolare l’esemplare nella foto di Aecreazioni.A. aculeata e A. totai sono state riunite da qualche anno nella sola specie “aculeata”.Tuttavia,per quanto posso ricordare,quella che una volta veniva definita totai,presentava alcune caratteristiche diverse da quelle dell’aculeata.In particolare presentava una maggiore resistenza al freddo (fino a -6°C, mi pare che fosse originaria del nord Argentina) ed aveva molte meno spine.Ho anche una piccola totai ancora in vaso ma la differenza nel numero delle spine si nota immediatamente.Da quello che vedo relativamente all’esemplare adulto nella foto,direi che si tratti di una totai.
Alcuni anni fa feci un viaggio nello Yucatan, Mexico ed ebbi modo di osservare molti esemplari di aculeata allo stato naturale.Tutti i tronchi presentavano lunghe spine molto fitte.
Saluti,
Sergio.
Scusa Frenk, è aecreazioni che pensa di metterla in terra.
Frenk, è durata due anni in serra fredda. Il primo inverno si è bruciacchiata ma è rimasta viva, il secondo è morta.Direi che -1°C sia stata la temperature limite dell’esemplare che coltivavo.Mi sono un pò meravigliato leggendo che la vuoi mettere in terra, considerando le minime invernali sull’Adriatico.
Saluti,Sergio
Aecreazioni, fatta da seme e morta in serra fredda a Sabaudia subito il primo inverno.
Saluti, Sergio.
L’ho piantata all’esterno e purtroppo è morta durante l’inverno con una minima di -2/-3°C.
Ho da alcuni anni in giardino anche una Howea fosteriana che durante l’inverno si bruciacchia un pò ma poi riprende sempre molto bene. L’Howea f. ha dimostrato di essere più resistente al freddo.
Ricordo che sull’isola di Lord Howe le fasce altitudinali di distribuzione sono le seguenti:
– Howea f. 0 – 350 m. s.l.m.
– Hedyscepe c. 350 – 750 m. s.l.m.
– lepidorrhachis m. sopra 750 m. s.l.m.
A mio parere accade spesso che le difficoltà che una specie presenta in coltivazione aumentano all’aumentare dell’altitudine della fascia distribuzionale nella quale vive la specie stessa.
Saluti, Sergio.
Puoi fare il confronto anche con questo esemplare ancora più piccolo di B. dulcis blu.
Il colore glauco viene assunto più tardi.La dulcis è una specie a crescita notevolmente lenta.
Saluti, Sergio.
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Brahea dulcis blu.
Ciao Osvaldo,puoi fare il confronto con questo piccolo esemplare che coltivo in giardino.
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Brahea dulcis.
Devi controllare le spine sul picciolo fogliare.La dulcis le ha minuscole.La tua palma ha un colore più glauco che ricorda un pò anche l’armata.Questo tuttavia non vuol dire nulla perchè la dulcis è una specie molto variabile ed il colore, che generalmente è verde,può anche essere di un glauco intenso (la varietà è comunemente detta blu).
Nella Phoenix silvestris il colore delle foglie è glauco-argento.Gli inglesi la definiscono “Silver Date Palm”. Da quello che appare nelle foto, la palma non sembra evidenziare tale colore sulle foglie quindi, a mio parere, non dovrebbe trattarsi di una silvestris.Propenderei per la varietà a frutti rossi della P. canariensis conosciuta di solito come “porfirocarpa”. Il colore bruno-rosso dei frutti potrebbe derivare da un incrocio non recente con la P. reclinata. Gli incroci recenti, di prima o seconda generazione, sono in generale pollonanti.
Di seguito la foto, fatta in un parco pubblico di Roma, della P. canariensis var. porfirocarpa.
Saluti, Sergio.
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Maculato, ho prodotto da seme alcune specie del genere Arenga e precisamente engleri,tremula,pinnata,australasica,westerhoutii. Sono tutte a crescita molto lenta almeno per i primi tre anni, in particolare, per la mia esperienza, la engleri e la tremula.Dopo i primi tre anni accelerano ma, sinceramente, non di molto.
Saluti, Sergio.
Ciao Giuseppe,
questo strano Syagrus viene dallo stesso importatore tedesco che hai nominato.Sul fatto che il S. yungasensis non sia pollonante siamo perfettamente d’accordo.
Saluti,Sergio.