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Scusate, la seconda è questa[/img]
Allego due foto.Nella prima compaiono due piccoli Trachycarpus, manipur a sinistra, oreophilus a destra.Si può distintamente vedere come sono strette le prime foglie con le due sole righe in rilievo.
Nella seconda compaiono due Trachycarpus geminisectus con la prima foglia molto più larga che evidenzia quattro righe in rilievo.” border=0>
Trachycarpus manipur a sinistra, oreophilus a destra.
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Mi ha risposto Michael Lorek che è colui che ha descritto nel 2006 il Trachycarpus manipur o naga hill come nuova specie “ukhrulensis”. Mi dice che , per accordi con la casa editrice,non può diffondere direttamente copie della descrizione. Aggiunge poi (traduco letteralmente):
“Entrambe le specie ukhrulensis e takil sono tra loro correlate, le differenze consistono nel numero dei segmenti fogliari, nelle fasi di colore della polpa (pulp colour phases), nell’esaurimento delle fibre nei vecchi esemplari. La glaucescenza può essere invece trovata, più o meno ,in tutte le specie del genere”.
Non mi è ben chiaro cosa voglia intendere con “pulp colour phases”, forse variazioni nella colorazione della pasta lignea o del picciolo.Mi sembra effettivamente poco.
Tra l’altro si trova in contrasto con l’opinione di Tobias Spanner il quale considera sinonimi le due specie “oreophilus” e “manipur” sulla base, sembrerebbe,di analisi sul DNA effettuate da un tesista dell’università di Amburgo.
Da quel pochissimo che ho potuto constatare personalmente, posso confermare che sia l'”oreophilus” che il “manipur” o “naga hill” o “ukhrulensis” come vogliamo chiamarlo, hanno lo stesso tipo di prima foglia emessa. Si tratta di una foglia stretta e lunga con solo due righe a rilievo, mentre la prima foglia del “fortunei”,”wagnerianus”,”takil”, “geminisectus” (limitatamente alle specie che ho potuto osservare) è più larga e presenta quattro righe in rilievo.Cercherò di inviare una foto per chiarire meglio.
Ciao Tico,
appena tornato a Roma ho visto le tue splendide foto. Mi hanno particolarmente colpito quelle della Leopoldinia piassaba. Sei uno dei pochi che ha potuto osservarla direttamente. Complimenti!
Ferdinando,qualche giorno fa mi è capitato di vedere Allagoptera arenaria in vendita in Germania sul sito http://www.palms.de . Se sei sempre interessato puoi provare a dare un’occhiata, so che spediscono in Italia senza problemi.
Ciao Pietro,
pensi che sia anche questa una Brahea armata? Ha un habitus un pò scomposto ed una foglia piuttosto arcuata che mi ricordava i Sabal.Però se ti sembra di vedere i dentini sul picciolo, certamente non lo è. Grazie del suggerimento Pietro, sei sempre la massima autorità in questo settore.
Ciao Fede,
stupende foto e bellissime le due Brahea armata vicino alle Jubaea.Il Sabal è secondo me un mexicana. Non sembra un palmetto perchè la base dei piccioli secchi non risulta spaccata e non dovrebbe essere un bermudana perchè quest’ultimo ha un aspetto più massiccio.Per essere sicuri bisognerebbe osservare l’infiorescenza, se è lunga quanto le foglie è un mexicana, se non è più lunga del picciolo è un bermudana.
Propendo per il mexicana.
Bellissima anche la Brahea che sembra realmente una dulcis. Mi è venuto un dubbio che potesse trattarsi di una edulis. Hai potuto osservare qualche seme per terra, se sono grandi o molto piccoli?
Giorgio Roster riferisce, nel 1915, che il T. takil era anche coltivato alle isole Borromee. Hai visto un Trachycarpus somigliante all’esemplare dell’Orto botanico di Roma?
Sempre a proposito di “Palme a Roma”,vorrei mostrare un altro esemplare unico e molto probabilmente ultracentenario che cresce all’Orto botanico di Roma :
SABAL MINOR VAR. LOUISIANA
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Sabal minor var. louisiana.
Il Sabal minor è uno dei Sabal più rustici e resistenti al freddo. E’ una specie a tronco sotterraneo. Soltanto negli esemplari molto vecchi il tronco fuoriesce fino a circa 2 m. Vedere pertanto un esemplare come quello della foto con un tronco aereo poco più basso di 2 m. è un fatto abbastanza eccezionale.
Nel caso specifico si tratta della varietà “louisiana”. Mentre una delle caratteristiche della specie tipica (minor)è data dalla lamina fogliare praticamente piatta, la varietà louisiana si riconosce per avere la parte centrale della foglia decisamente arcuata.Le rimanenti caratteristiche sono quelle del minor: infiorescenza dritta più alta delle foglie, semi molto piccoli.
In terra si vedono due giovani Sabal minor var. minor piantati da poco e, dietro, parzialmente due Sabal palmetto a mio avviso anch’essi centenari o quasi.
La Bismarckia era una silver.Bisogna considerare i limiti di resistenza che sono dati per una palma come “ordine di grandezza”. Ci sono altri fattori che intervengono anche pesantemente come, ad esempio, la durata (molto importante) di una certa temperatura, la presenza di vento o meno e se questo è salino,il livello di umidità nell’aria ecc.
Capita che, se una palma è in una situazione limite,lo spostamento di uno di questi fattori dalla situazione di sopportabilità, ne determini la morte.
Quel mio amico di Nettuno che ha la reclinata pura della foto, ha tentato non so quante volte di far sopravvivere,sempre invano,una Archontophoenix nel proprio giardino. Eppure sai bene che Nettuno è molto vicino a Sabaudia e che le minime sono molto simili ma la variazione di uno degli elementi di cui sopra, probabilmente l’umidità dell’aria, gioca a sfavore della sopravvivenza indipendentemente dalla temperatura minima.
Fede,ti spedisco il wagnerianus verso la metà di maggio perchè vado a Sabaudia intorno a quella data.Grazie per la tua offerta, ma non mi devi dare nulla perchè non mi rimane quasi più spazio per piantare le palme .Mandami il tuo indirizzo fisico al mio indirizzo e-mail.
Ale,l’ho sperimentata.Ho fatto crescere una B. nobilis riparandola in serra l’inverno fino a che ha formato un bulbo basale di 6/7 cm. di diametro e poi l’ho piantata in giardino anche in posizione sufficientemente riparata. E’ morta subito, prima della fine dell’inverno. Adesso ne ho un’altra che metterò in terra nella prossima estate,ma con speranze molto esigue, quasi nulle.
Ale, abbastanza vicino a te, a Tor San Lorenzo, Via Campo di Carne,ci sono i vivai Margheriti, forse li conosci.Importano, tra l’altro, palme già adulte.In questi vivai è stata acquistata la reclinata pura di Nettuno ed anche un altro amico ne ha acquistata un’altra pura due anni fa. Questi vivai vendono ai detteglianti o, comunque, per acquistare bisogna avere la partita IVA.
Per la reclinata è così, bisogna vederla, esaminarla e, se si è convinti che è pura, prenderla. E’ sconsigliabile iniziare dal seme perchè, a meno di casi particolarmente fortunati,si ottengono ibridi.
Nel caso in cui vicino ad una femmina di reclinata vi siano un maschio di reclinata ed uno di canariensis, non si potrà avere la certezza su chi l’abbia impollinata. Come si sa, “pater semper incertus”.
Ciao Giuseppe,
ti confesso di non avere presente le reclinata dell’Orto botanico di Napoli. Avrei bisogno di vedere una foto.Sono andato lo scorso anno a visitare il museo di Capodimonte a Napoli e nel parco davanti all’ingresso del museo ho potuto ammirare quattro bellissimi esmplari di reclinata che mi sono sembrati puri. Purtroppo erano quattro femmine tutte fruttificanti impollinate da una P. canariensis.
I takil si riconoscono dal fortunei quando sono piccoli per la notevole lentezza di crescita.I T. fortunei var. naini tal seminati intorno al 1994 (ed acquistati come takil) hanno oggi un tronco di circa 1,5 m. mentre il takil seminato nello stesso anno deve ancora iniziare a crescere in altezza.
Grazie a tutti per le parole di apprezzamento!
Gianpiero mi chiede giustamente informazioni sul Trachycarpus che era chiamato “manipur” o “naga hill” e perchè non l’abbia inserito nella monografia. Non l’ho fatto perchè questa è stata scritta a fine 2005 mentre il “manipur” è stato descritto come specie nel 2006 da M. Lorek e P. D. Chandra come Trachycarpus ukhrulensis.Non ho trattato questa specie adesso, prima di inserire la monografia nel Forum,perchè devo confessare di essere ignorante su di essa e comunque di avere dei dubbi.All’inizio sembrava che fosse una varietà del fortunei, poi è stato detto invece che è vicino al takil,ma quali sono allora le caratteristiche comuni? Ha una patina bianca nella parte inferiore della foglia, ma anche alcuni fortunei e tutti i princeps ce l’hanno. Sono in un certo grado di confusione. In questo stato di cose ho pensato di inviare un messaggio e-mail al dr. Lorek chedendogli di inviarmi una copia della sua descrizione originale. Vi terrò informati se mi risponde.
Nel frattempo vorrei aggiungere che il dr. Lorek nega l’esistenza della specie “latisectus” e la considera come sottospecie del martianus, dice che non ci sono prove evidenti che il T. caespitosus non esista (cosa ormai accettata da tutti). Sembra che vada un pò controcorrente. Stiamo a vedere.
Mi sono dimenticato di dire che l'”ukhrulensis” appartiene al gruppo con semi reniformi.
Ciao Giuliana,
l’argomento “takil” è molto dibattuto sui Forum europei, lo è stato anche recentemente sul Forum della European Palm Society (www.palmsociety.org.uk)al quale ho anche partecipato.Quindici anni di vendita di piantine etichettate takil che takil non sono è dura da mandare giù.Molti palmofili non accettano questa situazione ritenendo forse incredibile che possa essre stato combinato questo pasticcio ma tutte le foto di “cosiddetti takil” in coltivazione che ho visto sui Forum sono tutte foto di fortunei.Non vorrei proprio sembrare presuntuoso,ho avuto solo l’occasione di osservare il vero takil sia in esemplari adulti che giovani (quello che ho in Sabina ).
Sono decisamente ignorante sia in microbiologia che in genetica.Per quel poco che so posso dire che le palme possono anche essere riprodotte clonalmente tramite coltura di tessuti( in generale un pezzo di meristema ). La tecnica usata per le palme è diversa da quella utilizzata per la propagazione degli alberi da frutta ormai largamente in uso anche in Italia, per i quali sono utilizzate, per quello che mi risulta, le gemme ascellari.La tecnica usata per le palme viene definita propagazione o, meglio, clonazione tramite embriogenesi somatica e l’intero processo viene anche riassunto nel termine “micropropagazione”. Tale procedimento ha il grosso vantaggio di permettere una propagazione di massa di individui aventi tutti le stesse caratteristiche.Tuttavia , per le palme che non sono pollonanti (come i Trachycarpus), prelevare un pezzo di meristema dal fusto principale per metterlo in coltura, può anche significare danneggiare irrimediabilmente la pianta.Per questo motivo si è tentato di utilizzare un pezzetto di radice ma non so con quale risultato.
Se desideri approfondire , puoi consultare gli scritti di Tisserat che sembra sia stato colui che ha tracciato questa via.
Tisserat, B. and D. A. DeMason – 1981 – “A histological study of development of adventive embryos in organ cultures of Phoenix dactylifera” L. Ann. Bot. 46, 465-472.
Tisserat, B. 1981. “Production of free living date palms through tissue culture. ” Date Palm Journal 1, 43-54.
Ciao a tutti,
vorrei rispondere al quesito di Orazio: si tratta di un Sabal palmetto. E’ una delle poche specie del genere Sabal che si possono riconoscere osservando il tronco o, più esattamente , le parti secche dei piccioli ancora attaccate al tronco. Queste ultime sono divise nel mezzo rimanendo attaccate solo nell’esigua parte superiore e questa è una caratteristica precipua del Sabal palmetto.
La palma nella foto è un bell’esemplare che varrebbe la pena di mettere in giardino se non fosse per il problema al colletto.
Fede,il wagnerianus, soprattutto nella forma “giapponese”,ha una foglia che si differenzia decisamente da quella del fortunei.E’ anche una palma molto piacevole, di facile reperibilità e di prezzo contenuto, almeno nella zona di Sabaudia.Varrebbe veramente la pena di coltivarlo al nord, resiste molto bene alla neve.
Parlando di specie abbastanza reperibili,c’è il martianus con la foglia arrotondata ed i segmenti ugualmente divisi.
Pur crescendo bene al nord, non ha la resistenza al freddo del wagnerianus ed ha una crescita più lenta.
Il nanus ha il tronco sotterraneo e quindi è molto diverso ma è introvabile su Internet con grandezze superiori al “seedling” e così anche per le altre specie scoperte negli ultimi 15 anni. Dovresti iniziare dal seme o da una piantina molto piccola.Del takil conosci la situazione.
Se vuoi coltivare il wagnerianus e non lo trovi dalle tue parti, fammelo sapere perchè a Sabaudia dovrei avere una o due piantine.
Ciao Daniele,
sicuramente non ci crederai, ma a livello di Orti botanici in Italia non si sta facendo assolutamente nulla.Sono anni che sto sollecitando l’Orto di Roma a tentare la riproduzione del takil per micropropagazione, ho anche rintracciato un professore universitario dell’università di Ancona che sembra essere l’unico in Italia a conoscere questa tecnica per le palme, ho consegnato questa documentazione ad un amico ricercatore dell’Orto, ho parlato più di una volta con la Prof.ssa Gratani ,direttrice dell’Orto stesso ma, almeno fino ad oggi, senza alcun risultato, almeno per quello che mi risulta.
Non c’è alcun dubbio sul fatto che all’estero farebbero il possibile e l’impossibile per riprodurre questa palma avendola.Lo posso dire perchè lo so con certezza.
Visto questo stato di cose, ho pensato di andare a raccogliere di tanto in tanto i semi ai piedi dei due esmplari dell’università. Ho trascurato il takil dell’Orto perchè è contornato da fortunei con i quali si può ibridare. All’università invece, accanto ai due takil c’è solo un martianus var. Nepal con il quale il takil non sembra ibridarsi (è un discorso lungo che possiamo approfondire un’altra volta). Non sono prodotti in genere molti semi e la germinabilità non è nemmeno entusiasmante, tuttavia sono riuscito ad ottenere alcune piantine, una delle quali è quella nella foto e che risale al 1994. Nel mese di marzo di quest’anno ho consegnato all’Orto un giovane takil di tre foglioline ottenuto due anni fa.Non ci resta che sperare.
Visto questo
Ciao Giuliana,
tra palmofili ci diamo normalmente del tu, spero mi perdonerai se lo faccio. Mi fa piacere avere suscitato qualche interesse non solo per la storia ma soprattutto per una specie che è in via di estinzione. Giustamente ti chiedi come si può riconoscere il Takil dal fortunei.Ho inserito oggi stesso nel settore “Monografie” una trattazione, seppur approssimata, delle specie del genere Trachycarpus dove puoi trovare anche la descrizione del takil. Se ritieni che non sia sufficiente, chiedimi pure, senza problemi,quello che ritieni opportuno.
Grazie Pietro,
troppo buono! Ho pensato che le specie di questo genere potrebbero essere interessanti in generale, ma soprattutto interessanti per gli amici del nord : potrebbero coltivarle tutte all’aperto
Ciao Federico,
ti suggerirei comunque di metterla esposta a sud e, se ti è possibile,vicino ad un muro.
Ciao Pietro,
mi sembra un’ottima idea che condivido totalmente.Per quel poco che posso, cercherò di dare un contributo in questo capitolo.
Ciao Fede,
grazie per la foto, è un bell’esemplare indipendentemente dal fatto che sia una reclinata pura o meno.
Mi dispiace molto se la mia risposta ti deluderà ma ti devo dire quello che penso : a mio avviso si tratta di un ibrido per le seguenti ragioni:
– le pinnule mi sembrano un pò troppo lunghe.
– Nella reclinata pura tutte le pinnule che si trovano sulla stessa metà del rachide stanno praticamente sullo stesso piano. Se osservi la foglia che sta sulla destra della foto, puoi vedere che alcune pinnule non stanno su uno stesso piano, sono sfalsate, il che ricorda in qualche modo la canariensis.
– Se non sbaglio la palma ha un solo pollone.A meno che tu non li abbia tagliati, mi sembra strano che una reclinata pura di quell’età abbia un solo pollone.
Quando capita di raccogliere semi da una femmina di reclinata è opportuno controllare se nelle vicinanze c’è almeno una reclinata maschio che si riconosce dalle caratteristiche infiorescenze più corte. Questo darebbe già una qualche garanzia, anche se si dice che un maschio di canariensis, grazie al vento, può impollinare una femmina anche a 5 km. di distanza.
Comunque Fede, rimane solo una mia opinione personale che può essere anche errata.
Ciao Ale,
penso che la reclinata dell’Orto botanico di Roma non sia pura.Le pinnule sono un pò troppo lunghe, il verde è intenso ed è più vicino alla canariensis che alla reclinata che ha un colore più chiaro, un pò più “giallastro” per intenderci. Inoltre l’esemplare dell’Orto non risente minimamente del freddo invernale, non presenta nessuna bruciacchiatura e questo dovrebbe far riflettere.
Comunque è solo una mia opinione personale e come tale va considerata.In questo campo si può sbagliare molto facilmente.
Dal momento che Pietro mi invita ad annoiarvi, proseguo sull’argomento “T. takil”.
Nel 1990 l’inglese Martin Gibbons, grande appassionato del genere Trachycarpus e l’olandese Wilko Karmelk decisero di intraprendere una spedizione nei luoghi di distribuzione del takil (India settentrionale, ai piedi dell’Himalaia) nel tentativo di salvare questa specie.Allora era noto solo l’esemplare dell’Orto botanico di Roma che, tra l’altro, risulterebbe essere un maschio, i due dell’Università La Sapienza sono stati comunicati successivamente..
Gibbons e Karmelk, dopo avere consultato tutta la documentazione sul takil presente presso i Royal Kew Gardens,partirono e andarono sul monte Takil (oggi Talkhedar) ma non trovarono alcuna traccia di questa palma. Cercarono anche in alcuni posti vicini ma non trovarono nulla.Seppero che in cento anni erano stati tutti tagliati dalla popolazione locale per fare corde con il rivestimento dei tronchi.
Tre anni dopo Gibbons organizzò una nuova spedizione, questa volta insieme al tedesco Tobias Spanner, in Asia alla ricerca di nuove specie di Trachycarpus ed entrambi tornarono anche nella zona dove avrebbero dovuto essere i takil. Nella località di Naini Tal, creata dai britannici sul finire dell’800 come luogo di riposo per le truppe lontano dal caldo della pianura,ritennero di riconoscere il takil in alcune piante adulte e fruttificanti coltivate in loco.
Portarono migliaia di semi in Europa e li vendettero in tutto il mondo. Io stesso acquistai nel 1994 alcuni pacchetti di semi ed ho attualmente in Sabina due esemplari ormai adulti che derivano da essi. Dal 93/94 fino ad oggi sono stati venduti in tutto il mondo forse quintali di questi semi come takil, peccato però che takil non lo erano affatto. Lo stesso governo indiano, nel tentativo di salvare la specie, piantò centinaia di piantine ottenute da questi semi sia allo stato naturale che in molti Giardini botanici indiani.
Alla spedizione del 1990 prese parte anche un ricercatore indiano,il dr. Kohlia,il quale si appassionò a questa specie e negli anni a seguire fece parecchi viaggi cercando di meglio identificare il takil allo stato naturale. Alla fine del 2005 Gibbons ricevette un messaggio dal dr. Kohlia nel quale quest’ultimo comunicava la scoperta di una piccolissima popolazione, rispondente totalmente alla descrizione di dettaglio di Beccari. Gibbons e Spanner partirono immediatamente e tornarono con una serie di foto che dimostrarono senza ombra di dubbio che solo questa piccolissima popolazione di non più di una decina di individui di cui uno solo fruttificante, era formata da veri e propri takil.I precedenti erano fortunei leggermente varianti nel colore del rivestimento del tronco, e non takil.Oggi sono definiti Trachycarpus fortunei var. naini tal. Si resero conto di aver venduto, certamente in buona fede, per 15 anni semi di takil che takil non erano.Hanno riconosciuto questo in un articolo pubblicato nel 2007 su una rivista scientifica ma ormai il danno, enorme, era stato fatto.
Conosco questa storia nel dettaglio perchè me l’ha raccontata Gibbons stesso. Aveva saputo che avevo riconosciuto nei due Trachycarpus dell’università La Sapienza, verso la fine degli anni 90, due veri takil e, non avendoli mai visti mi chiese di confermargli certe caratteristiche e di inviargli una foto, cosa che feci.
Alla fine della storia, preferisco non fare alcun commento su quanto è successo.
Approfitto invece per allegare una foto di un takil che ho in Sabina e che deriva dai semi di uno degli esemplari dell’università.
Trachycarpus takil
Ciao Ferdinando,
ho preso personalmente alcune palme a Monaco di Baviera da Spanner.Ho fatto ,insieme a Pietro e ad altri amici, due o tre gite a Monaco, ci siamo scelte e abbiamo acquistato le palme che ci interessavano. Ho ordinato una sola volta da Spanner una Coccothrinax barbadensis piuttosto grande e mi è arrivata una Thrinax radiata.Per altro è arrivata molto bene, senza alcun danno però non era la specie che avevo ordinato.Non ho più ordinato palme sviluppate. Invece ho acquistato più volte per posta palmette di due o tre foglie a radice nuda. Se sei intererssato a piantine piccole puoi provare a visitare il sito http://www.europalms.be
Grazie Daniele,
basta iniziare a coltivare palme e poi far passare almeno quindici anni!
Anche da te c’è un clima molto favorevole che forse si avvicina a quello di Palermo.
Ciao Pietro,
il palmofilo di Nettuno è proprio Gaetano.Sono io il colpevole di avere battezzato la sua reclinata come pura dopo avere fatto una serie di considerazioni sia sull’aspetto degli ibridi che su quello di alcune reclinata pure osservate.Non sei d’accordo?
Pietro, può darsi benissimo,anche tra loro c’è differenza tra individuo e individuo. Però ne ho anche un’altra,un pò più piccola, presa da Spanner, sempre all’aperto e mi sembra che la velocità di crescita sia paragonabile a quella della precedente.
Ale, ha 14 anni.Se sei interessato a questa specie ho visto in questi giorni disponibilità di semi presso rarepalmseeds.