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Flavio, veramente un bell’esemplare,è molto probabilmente un posto riparato.
Xerophila : tronco fino a 8 m. che rimane coperto di fibre. Foglie glauche con segmenti piuttosto rigidi.
Rivularis: tronco fino a 22 m. Foglie verdi
Sergio
E’ vero Calogero, bisogna dare tempo alle radici di uscire dal pane di terra formato nel vaso.
Sergio.
Sono stato a Sabaudia qualche giorno fa ed ho scattato una foto alla xerophila. E’ stata oltre 10 anni in vaso e recentemente l’ho messa in terra nella speranza che la crescita potesse accelerare un pò, ma con poche speranze.Non mi sembra una palma entusiasmante, forse solo da collezione.
Sergio.
Giuseppe,in tutta sincerità non so se lo farei, le palme sono piuttosto grandi ed il pericolo di perderle è concreto e sarebbe proprio un peccato. Ho vissuto un anno fa un’esperienza simile con una P. silvestris. Nonostante tutte le possibli attenzioni nel tirare fuori il pane di terra con quasi tutte le radici, non c’è stato nulla da fare, la palma è morta in pochi mesi.Se possibile,le lascierei dove stanno.Ciao,
Sergio.
Belle rupicola Giuseppe, complimenti!Un genitore dell’ibrido potrebbe essere la roebelini?
Sergio.
Due piantine molto piccole messe in terra circa 16 anni fa hanno formato un cespuglione che sta occupando tutta l’aiuola. Molto resistente al freddo, a -7°C non ha avuto nemmeno una piccola bruciatura. E’ il tipo verde.
Sergio
Ibridi con palme di altri generi non mi risultano.Ho un ibrido
P. loureiroi x P. reclinata
che è un pò insolito, fatto da seme raccolto nell’Orto Botanico dell’isola di Mauritius. In una zona dell’Orto c’erano, insieme ad altre piante, solo un maschio di reclinata ed una femmina di loureiroi.
Sergio.
Calogero,sono tutte palme troppo giovani delle quali non vale nemmeno la pena parlare. Comunque davanti alla C.alba c’è un Trachycarpus ukhrulensis, a sinistra Syagrus sancona e dietro questo Arenga tremula,a destra si intravede un Syagrus cardenasi,il tronco grosso è di S. romanzoffiana ed i segmenti fogliari in primissimo piano di Livistona nitida.
Federico,in generale sto a Sabaudia da giugno a tutto settembre. Se mi preannunci con e-mail una visita sarò lieto di mostrarti le palme (poche) che coltivo.
Sergio.
Un aggiornamento di qualche giorno fa del giovane esemplare di C. alba che coltivo. Forse fra un gran numero di anni i miei nipoti potranno vedere un tronco simile a quello della pianta di Pietro!
Quando d’inverno la temperatura non scende sotto 2°C le foglie non si bruciano e per me rimane sempre la più bella tra tutte le specie del genere Phoenix.
Sergio
Roberto, veramente un bella palma, una delle poche che si possono vedere in giro di questa grandezza.Ciao,
Sergio
Ibob, grazie per l’informazione.Hanno segato tutto, anche la Chamaerops h. se non sbaglio.
Ciao,Sergio.
Ibob, è strano che questa reclinata non sia multitronco.I frutti della reclinata pura a maturazione possono essere talvolta giallo carico ma il più delle volte sono arancio carico.Puoi controllare il colore a maturazione.
Saluti, Sergio.
Come Giuseppe, anch’io temo che non resista a -10°C. La mia, che ho in giardino da molti anni, ha resistito a -7°C nel dicembre 2010 ma è stata bruciata,poi per fortuna si è ripresa, ma la crescita è tuttora estremamente lenta. Gli inverni del sud del Lazio non sono l’ideale per questa specie.La vedrei meglio nei giardini siciliani. Saluti,
Sergio
Augusto,non credo che si possano trovare in commercio in Europa esemplari così alti di queste specie di Syagrus.Qualche anno fa ho potuto vedere ad Ischia un Syagrus sancona di quasi 3 m. e con parte del tronco già formato ma era stato acquistato in Florida e quindi privatamente spedito ad Ischia.Non voglio nemmeno immaginare tutte le difficoltà burocratiche che avrà affrontato il proprietario per una tale spedizione al di fuori della U.E.
Coltivo in giardino tutte e 4 le specie di Syagrus suggerite ma 3 le ho ottenute da seme e la quarta (flexuosa) è stata acquistata in Sicilia quando era poco più di un “seedling”.Ciao,
Sergio.
Giuseppe,il sancona è abbastanza coperto da una Livistona nitida e questo certamente ha dato un aiuto. Ciao,
Sergio
Ciao Augusto,una giovane pianta di S. sancona ha superato a Sabaudia la minima di -4°C del gennaio 2012 quasi senza danni. Mi è sembrata abbastanza promettente tale comunque da provarla nel sud Italia. Ho citato il sancona anche perchè è una delle tre specie andine del genere Syagrus,con yungasensis e cardenasi.Forse mi sbaglio ma crescendo sulle Ande e quindi in montagna penso che possa essere più resistente al freddo di altre specie di Syagrus che vivono in pianura od in collina. Anche il flexuosa,pur non essendo una specie andina ha dato prova di una buona resistenza al freddo probabilmente perchè la sua zona di distribuzione va anche oltre i 1000 m di altitudine.Saluti,
Sergio.
Federico,un Sabal causiarum in vaso da 50 litri è sicuramente una palma di tutto rispetto!Sarà comunque opportuno proteggerlo nei primi inverni e sarà anche interessante conoscere le reazioni al freddo di Ravenna.
Giovanni, una buona base per cominciare a piantumare all’esterno.Puoi sicuramente piantare nel tuo terreno anche specie meno comuni. Intanto tutte le specie di Sabal, anche il mauritiiformis,alcune specie di Livistona (australis,mariae,saribus,nitida), tutte le Brahea, tutte le Trithrinax, alcuni Syagrus oltre al romanzoffiana (flexuosa,sancona,cardenasi,yungasensis)nonchè gli ibridi Butia x Syagrus, Butia x Jubaea e viceversa.Tienici informati.
Saluti,
Sergio
Anche nel mio caso la foglia uscente era chiara, sembrava anemica. E’ probabile che l’alfredi richieda qualche microelemento nel terreno, forse ferro.Prova ad innaffiare a primavera con un pò di chelato di ferro o sequestrene sciolto nell’acqua.Saluti,
Sergio
Si, ma meno che nella classica Beccariophoenix madagascariensis. Per questa caratteristica la B. alfredi è ritenuta simile alla forma di B. madagascariensis con poche e strette finestre che gli americani chiamano forse in modo inesatto “no window” per indicare che non presenta la larga finestra caratteristica della specie di cui sopra.
Saluti,
Sergio
Giuseppe, è ancora presto.Saluti,
Sergio.
Osvaldo,le mie due rupicola hanno superato a Sabaudia -7°C nel dicembre 2010 e -4°C due volte nel gennaio 2012 solo con alcune bruciature sulle foglie più esterne.Queste foglie sono state eliminate nelle rispettive estati con la crescita delle palme. Queste ultime sono in terra da oltre 10 anni ed il diametro del bulbo di base è di 12/13 cm. Saluti,
Sergio.
Peppesicilia,utilizzo termometri di massima e minima in varii punti del giardino e verifico periodicamente anche su internet. Quando c’è discrepanza (il che capita spesso) considero i valori dei termometri.Ciao,
Sergio.
Pietro,le tue esposizioni sono sempre molto interessanti e ben riuscite così come notevoli sono gli esemplari che coltivi.
Purtroppo la pianta che aveva ben resistito a -3°C, quando la temperatura è scesa a -7°C mi ha abbandonato definitivamente.D’altra parte non si può nemmeno pretendere l’impossibile. Ciao,
Sergio
Pietro, i valori da te indicati sono effettivamente a rischio, bruciano comunque le foglie e la ripresa, se c’è, è lunga e lenta. Per quello che ho potuto sperimentare, fino a -4°C i danni non sono irreversibili. Al di sotto di questa temperatura può succedere di tutto perchè entra anche in gioco la diversa naturale resistenza al freddo dei singoli individui, anche se la variabilità è minima ( potrebbe tuttavia essere pari anche ad 1°C). Nel mio caso i tre esemplari adulti morti facevano parte di un gruppo di quattro che erano maggiormente esposti ai freddi venti marini. Il quarto, con tronco più sottile e all’apparenza più delicato, è sopravvissuto probabilmente per quanto ho appena detto ma, dopo due anni, ancora non si è ripreso bene anche perchè nell’ultimo inverno ha subito una notte con -4°C. Ciao,
Sergio
Ciao Pietro, a Sabaudia ancora ci sono e fruttificano anche se, dopo -7°C di due anni fa,da 9 si sono ridotte a 6.Ciao,
Sergio.
Bravissimo Pietro,un bel successo!!
Ciao, Sergio.
Peppesicilia, è proprio quello! Saluti,
Sergio.
Un metodo pratico e rapido per riconoscere R. sapida dalla R. baueri quando le piante sono giovani come quella della foto.R.sapida forma un “rostro” alla base come quello dei giovani Sabal che manca invece nella R. baueri.Nella foto non vedo il rostro. Saluti,
Sergio.
Alberto, è ovviamente possibile tentare, tramite un pennellino,l’impollinazione manuale dell’infiorescenza di una palma del genere Sabal con il polline di quella dell’altra.Il grosso problema sorge dal fatto che i fiori di tutte le specie del genere Sabal sono ermafroditi, cioè il generico fiore ha sia la parte femminile (carpelle, stili, stigma) sia la parte maschile (stami, filamenti ed antere che producono il polline). Non è pertanto possibile togliere da una infiorescenza tutte le parti maschili dei singoli fiori per poi impollinare quelle femminili con il polline dell’altra pianta. Puoi fare l’impollinazione manuale con il pennello ma non saprai se i semi ottenuti derivino dal polline portato dal pennello o dal polline della parte maschile del fiore stesso.Dovrai seminare i semi e tenere d’occhio le relative piante fino a che non diventino adulte per cercare di capire quale di queste potrebbe essere ibrido, il che richiede un tempo di 15/20 anni.Infine anche se, dopo tale tempo, avessi individuato qualche esemplare potenzialmente ibrido, resterà comunque una tua ipotesi personale perchè non potrai dimostrarlo. Fatta questa doverosa premessa, non per scoraggiarti ma per amore della verità,aggiungo che sono conosciute solo tre possibili ibridazioni naturali(comunque ritenute tali) tra specie del genere Sabal e sono note come S.xtexensis (o xbrazoriensis),S. birmingham, S.riverside.
Saluti,Sergio.