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Una Brahea edulis in un altro piccolo giardino privato.
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Un’altra vecchia Jubaea s. all’angolo di un piccolo giardino. Purtroppo è contornata da piante di alloro.
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Traiano, questo ibrido potrebbe avere, con una valutazione molto approssimata, tra 50 e 60 anni.Nel parco sono presenti sia canariensis che dactylifera.Ci sono anche alcuni interessanti esemplari di canariensis a frutto rosso o, come anche alcuni la definiscono, var. porphyrocarpa. Allego una foto.
Non credo che la palma sia nata in loco. Ad una rapida ispezione dei frutti fatti cadere in terra dai pappagalli, ho notato che erano tutti quasi vuoti, con semi prematuramente abortiti.
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Ciao Gabriel,
grazie per l’interessante articolo. In effetti in un’altra zona di Roma ho osservato anche un gruppo di parrocchetti monaci ma non sono riuscito a fotografarli.
Non è insolito trovare in un parco un tale ibrido, ma forse lo è potere osservare su di esso un ospite esotico.
Guardando bene la foto seguente, si può notare un pappagallo appollaiato sulla spata fruttifera più alta. Si tratta di un parrocchetto dal collare originario dell’India molto ghiotto, a quanto sembra, dei frutti di questa palma.
Avevo notato un piccolo gruppo di 5 o 6 pappagalli che svolazzavano nel parco ed uno è venuto a posarsi sulla spata proprio mentre mi accingevo a fotografare la pianta.
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Traiano, a proposito della lentezza di crescita della Jubaea s.,l’esemplare nella foto, che coltivo in Sabina a nord di Roma in un clima decisamente freddo, è stato da me ottenuto da seme nel 1995. Ha un bulbo di base di 22/23 cm di diametro e, più che crescere in altezza, sembra che le energie si concentrino soprattutto nell’allargamento del bulbo stesso.
Così pertanto appare una Jubaea di circa 15 anni.
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Ciao Pietro,
molto bella e veramente insolita per il tempo questa terza foglia rossa dell’anno.
Ti confermo che la crescita della mia a Sabaudia è allora esattamente la metà di quella della tua.
Ho inserito un quesito sui Ceroxylon in un Forum internazionale ed ho avuto delle risposte interessanti di cui vi faccio partecipi:
1) Nella “Temperate House” presso i Kew Royal Gardens di Londra sono coltivati almeno due C.quindiuense con tronco già formato e sviluppato.
2)Nel sud del Brasile un palmofilo, dopo avere tentato negativamente la coltivazione di alcune specie, sta avendo successo con 2 C. parvum alti circa 1 m.
3)Nel sud del Portogallo , in un giardino privato,cresce un bellissimo esemplare (ho visto la foto)di C. quindiuense alto circa 3 m., piuttosto vicino a formare il tronco, piantato nel 1996.
4) A Torquay in Cornovaglia, Inghilterra, un appassionato inglese sta avendo successo con un C. alpinum alto circa 1,4 m. Ha anche comunicato la propria abitudine di somministrare periodicamente sequestrene e acidificante del terreno.
Tutti hanno sottolineato la facilità di marciume delle radici, causa della maggior parte delle perdite ed hanno pertanto raccomandato di limitare le annaffiature e di evitare i ristagni d’acqua.
Gli esemplari di cui sopra sembra si trovino meglio in inverno che in estate.
Sono poche notizie ,tuttavia se riescono a coltivarli loro forse può avere successo anche qualcuno di noi.
Grazie Lilio, sei stato molto esauriente!
Le due M. delle foto sono state ottenute da seme (non da me)a Sabaudia circa 12/14 anni fa.
Sto pensando che sarebbe estremamente interessante poter leggere nel settore “Monografie” una breve descrizione delle specie di questo genere anche se sono molto numerose. Certo sarebbe un bell’impegno, ma forse anche un divertimento per chi è ben acculturato in questo settore.Questo vale anche per gli altri generi di Cycadales.
Mi rivolgo non solo a coloro che cortesemente hanno risposto alla mia richiesta e che hanno mostrato di avere conoscenze approfondite sull’argomento, ma anche a chiunque altro ritenga di poter affrontare quest’impegno.
Avrebbe certamente la gratitudine della maggior parte dei partecipanti a questo Forum.
Macrozamia communis.
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Grazie Federico, Roberto e Lilio.
Federico, c’è una buona somiglianza con gli esemplari nelle foto del PACSOA.Se le pinnule continuano ad essere contorte potrebbe trattarsi della M. spiralis.
Roberto,devo quindi controllare se le nuove foglie si normalizzano oppure continuano ad avere qualche pinnula contorta. Nel primo caso si tratterebe di una M. communis. Non ho preso in considerazione quest’ultima specie perchè mi sembrava visivamente diversa.Allego anche una foto di una M. communis che ho in giardino e che è posizionata accanto alla seconda M.
Lilio,mi sorprende un pò l’ipotesi sulla M. moorei. Mi sorprende tuttavia piacevolmente perchè la stavo proprio cercando e non mi dispiacerebbe affatto se fosse questa specie.
Questa è la seconda. Diversamente dalla prima ha le foglie regolari, intendo dire non piuttosto contorte ma il callo alla base delle pinnule è ugualmente color crema.
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Particolare delle foglie.
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Ho due Macrozamia in giardino a Sabaudia di cui non conosco la specie.Confesso di essere purtroppo notevolmente ignorante sull’argomento “Cycadales” per cui sarei molto grato a chi mi potesse suggerire di che specie si tratti. Con riferimento a quella delle prime due foto ho pensato che potesse essere una M. serpentina ma ho notato che il callo alla base delle pinnule è color crema e non rosa/rosso.
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Caio, direi di affidarci ai suggerimenti dei palmofili californiani e di prendere quindi in considerazione soprattutto le tre specie di cui sopra non trascurando tuttavia le altre se sono disponibili.
Per quello che so, in Europa esistono solo piante molto giovani in coltivazione, nessun esemplare con tronco formato nè vicino a formarlo. Girando su Internet ieri sera ho trovato altri due Ceroxylon ad alto fusto, un C. parvifrons in un giardino privato di San Francisco ed un C. vogelianum ad Oakland, California.Quest’ultima regione sembra essere l’unica, al di fuori dell’ambiente naturale, a permettere la coltivazione di Ceroxylon(pochissimi per altro).Secondo quanto riportano alcuni palmofili californiani (Palmtalk Forum) le specie di più facile(si fa per dire) coltivazione dovrebbero essere:
– C. parvifrons
– C. vogelianum
– C. quinduiense.
Invito chiunque ami le sfide difficili a provare a coltivarne uno almeno una volta, chissà, potrebbe anche vincere la sfida.
Caio, mi correggo perchè ho ricordato male, non si tratta di un Ceroxylon hexandrum ma di un Ceroxylon ventricosum.
Caio, ho visto, non direttamente ma solo in fotografia, un solo Ceroxylon adulto in coltivazione e precisamente un Ceroxylon hexandrum con un tronco di circa 6 m. coltivato nel giardino della californiana Pauleen Sullivan. Nella stessa foto si vede, accanto al Ceroxylon, uno stupendo Dypsis decipiens con un tronco di almeno 3 m. Faccio presente che ho provato più volte a coltivare anche quest’ultima specie con risultati sempre uguali a quelli dei Ceroxylon.
Pertanto, poichè ritengo che il D. decipiens muoia per la mancanza del desiderato livello di acidità nel terreno, penso che la stessa cosa accada per i Ceroxylon.Possiamo fare molte ipotesi, anche quelle sull’aria rarefatta e sulle brusche differenze di temperatura tra giorno e notte nelle zone di distribuzione, tuttavia resto convinto che i Ceroxylon muoiano per problemi legati alla mancanza di acidità nel terreno. Questa è, a mio avviso,la causa principale. Non escludo però che ci possano essere anche delle concause.
Insisto nel dire che tu, tra tutti noi, hai le maggiori possibilità di riuscire a coltivarli dato il particolare livello di acidità del terreno sul quale vivi.
Roberto, a mio parere è una bella palma,ad una prima occhiata fa venire in mente il Butiagus nabonnandi(B.capitata x S.romanz.).
Caio,poichè i Ceroxylon vivono ad altitudini notevoli, qualche specie fino a circa 4.000 m.,quando ho cominciato ad interessarmi di palme ho pensato che palme così resistenti al freddo sarebbero state l’ideale in coltivazione da noi.Ho cominciato quindi a seminare alcune specie di Ceroxylon. Le piantine molto presto cominciavano ad ingiallire e poi morivano. Quella che è durata di più è morta al quinto anno.Sicomportavano come le camelie piantate in un terriccio basico.In vaso , anche se si utilizza un terriccio acido, con le frequenti innaffiature quest’ultimo diminuisce il grado di acidità e la palma ingiallisce e muore.Voglio precisare però che è un mio parere personale che la morte dei Ceroxylon possa dipendere da questa causa.
Forse ai Castelli, dove stai tu,potresti tentarne la coltivazione perchè so che nella zona di Velletri il terreno è acido tant’è che si possono vedere in terra alberi di camelie e forse è acido anche nella tua zona.Sarebbe veramente una bella soddisfazione riuscire a coltivarne uno!
Ritengo che in Europa non esistano esemplari in terra di una certa dimensione(esistono in California).
Un amico palmofilo di Aprilia è riuscito a portare avanti un Ceroxylon in terra per alcuni anni.Sono stato da lui due mesi fa e l’ho visto notevolmente ingiallito, forse avviato(speriamo di no) alla solita fine.
Pietro,ricordo molto bene la Juania che vedemmo a Brissago nel giardino di Carl Shell e ricordo bene anche la sua squisita ospitalità. Devo però dire che era piccola in confronto agli esemplari coltivati in Inghilterra e che ho visto in foto. Questi ultimi mi hanno realmente stupito.
Sembrerebbe una specie adatta per climi piuttosto freddi.Ho potuto vedere recentemente tre foto di altrettanti esemplari in ottima salute(almeno così sembravano) alti da 1,5m. a 2 m. coltivati in giardini di palmofili inglesi.Questo potrebbe far pensare ad una notevole resistenza al freddo.
L’unica limitata esperienza con questa specie è stata fatta con i semi nel senso che un’amica appassionata di botanica era riuscita a raccogliere in Cile, nella villa privata dove crescevano maschio e femmina ad alto fusto di J. australis, alcuni semi.
Ci incontrammo a Palermo, a casa di Pietro e dividemmo equamente i pochi semi tra me e lui,tre o quattro ciascuno.
Dai miei nacque una piantina che morì sorprendentemente molto presto, alla seconda foglia.Pensai allora che la specie fosse di difficile coltivazione e che avesse, similmente ai Ceroxylon, particolari esigenze di terreno. Però dopo aver visto gli esmplari coltivati in Inghilterra direi che forse non è così difficile coltivare questa specie, comunque non così difficile come coltivare i Ceroxylon.
Grazie Roberto!Desideravo vedere la pruina biancastra nella parte sottostante delle foglie nonchè le spine lungo il picciolo che sembrano essere anche più robuste di quelle della B. aculeata.
Pietro, bella pianta ed anche in perfetta salute per quanto vedo! Ricordo anche quella ad alto fusto dell’Orto batanico di Palermo.Personalmente ho smesso ormai da tempo i tentativi di coltivare un Coccothrinax a Sabaudia.E’ rimasto soltanto un ultimissimo tentativo relativo al Coccothrinax argentea, quello della Repubblica domenicana come ricorderai benissimo. Secondo T. Spanner, persona per altro seria su questi argomenti,potrebbe essere insospettatamente la specie del genere più resistente al freddo. Ho due piantine che in serra fredda, insieme a tre piccole Thrinax morrisi, hanno sopportato 0°C senza riportare alcun danno.Promettono quindi bene ma può anche darsi che un altro grado in meno sia fatale.
Hai fatto qualche esperienza con questa specie?
L’altra:
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Livistona decipiens.
Invio le foto di due Livistona decipiens o decora che ho in giardino. Sono piccole in confronto a quella di Caio.Le foto sono di agosto 2008. Sono stato a Sabaudia tre giorni fa e le ho trovate sensibilmente cresciute. E’ notevole la velocità di cescita di questa specie!
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Livistona decipiens.
Ciao Caio, non voglio entrare nel misterioso, anche se affascinante, mondo dei tassonomi!(Anche se volessi in realtà non potrei perchè non ne ho le basi).
Roberto,è bella ed in salute la tua brandegei.Ti sarei grato se potessi inviare anche una foto della parte sottostante di una foglia ed un’altra di un picciolo fogliare per vedere così le caratteristiche. Grazie e saluti.
Enzo, esistono diverse tecniche di germinazione. Una delle più diffuse (la utilizzo anch’io)è molto semplice ed è quella del sacchetto di plastica. Si inserisce del terriccio torboso in un sacchetto di plastica per alimenti, si inumidisce,si inseriscono i semi e si mischiano col terriccio, si chiude il sacchetto con l’apposito ferretto e si posiziona il sacchetto vicino ad una fonte di calore. Seminare in questo periodo va benissimo perchè come fonte di calore abbiamo i termosifoni.Almeno una volta alla settimana bisogna controllare l’interno. I semi germinati vanno tolti e piantati in singoli vasetti tenuti sempre vicino alla fonte di calore. Solo allo spuntare della prima foglia li allontano ma sempre tenendoli alla temperatura da interno.
Questo metodo non è però ideale per i semi delle Cocoeae che sono di non facile germinazione e per i quali si utilizzano anche metodi diversi.
Ciao Caio,la Brahea nella foto di Federico, a mio parere, è stata correttamente etichettata perchè attualmente Brahea clara è sinonimo di B. armata. In passato sono state considerate due specie separate soprattutto sulla base del fatto che la clara presentava le foglie meno rigide, con la parte terminale dei segmenti ricadente, il tronco più massiccio, i frutti un pò più grandi ed una maggiore velocità di crescita.
Non me ne voglia Pietro se dico che nel suo giardino è presente uno stupendo esempio di quella che una volta era definita B. clara.
Mi rendo conto di essere stato forse poco chiaro. Quando hai caricato la foto su Photobucket,con un doppio click sull’immagine ti compare l’immagine ingrandita. Devi fare copia/incolla sull’IMG Code per i Forums a destra dell’immagine stessa.
Devi prima caricare la foto, riducendola a 600 x 800,ad esempio sul sito http://www.photobucket.com , dopo avere inserito username e password.
Poi da questo sito trasferisci l’immagine nel tuo messaggio con copia/incolla dopo avere scelto l’apposita icona nella riga “Formato del testo” del messaggio stesso.