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Altri tre Sabal b.
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Butia capitata molto alta.
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Un Sabal b. isolato.
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Un boschetto di Sabal bermudana.
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Un boschetto appena potato di Chamaerops humilis.
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Brahea edulis.
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Phoenix canariensis a frutti rossi.
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Phoenix dactylifera ed ibrido.
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Altre P. dactylifera con piccione in volo.
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Nel caso del martianus dell’Orto abbiamo quindi la certezza che sia femmina perchè produce spate con molti frutti.Osserviamo la spata fruttifera nella foto seguente.
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Si vedono bene i frutti a forma allungata e non reniforme.Inoltre insieme ai frutti più grandi che derivano da fiori femminili impollinati, vediamo anche molti piccoli falsi frutti ( o pseudo frutti).
Esiste nell’Orto questa sola pianta di martianus. Chi l’ha impollinato?
Il colpevole va cercato tra i T. che crescono intorno e vicino a questa palma e cioè T. fortunei, T. takil, T. wagnerianus, comunque si tratta di una specie appartenente all’altro gruppo di T, quello con semi reniformi.
Si è verificata pertanto una ibridazione tra specie appartenenti allo stesso genere.
Ho controllato, per il terzo anno consecutivo,i frutti più grandi, quelli che sembrano veri frutti ed invece risultano tutti quasi vuoti con il seme abortito molto presto.
Sulla base di queste osservazioni triennali, sembrerebbe che, nel genere T.,l’ibridazione tra una specie a frutti reniformi ed una a frutti a forma di chicco di caffè non funzioni,non dia cioè luogo a veri frutti e quindi a semi fertili.
Sarebbero certamente necessarie ulteriori osservazioni sull’argomento prima di poter ipotizzare una conclusione definitiva.
Comunque un sospetto molto molto forte possiamo anche averlo dopo i risultati di tre anni di osservazioni.
Scritto Da – Sergio on 21 Gennaio 2009 16:44:23
In questa foto vediamo il bulbo di base e qui notiamo subito la prima e peculiare caratteristica del takil: il rivestimento fibroso che ricopre la parte superiore e terminale del tronco.E’ formato da fibre strettamente connesse e ben aderenti al tronco senza alcun filamento o parte di tessuto ricadente all’esterno come invece avviene abbondantemente con il fortunei.Non possiamo purtroppo ancora osservare il tronco da adulto che, avendo perso il rivestimento fibroso,è a forma di guscio di tartaruga e che costituisce una ulteriore caratteristica della specie nè ancora la parte terminale superiore del tronco a forma strettamene conica: la pianta è ancora troppo giovane.
Ricordo infine le altre caratteristiche del takil:
-foglie al di sopra degli ultimi spadici fioriti erette, mentre quelle al di sotto di questi fortemente reflesse.
– Il frutto e quindi il seme è molto più grande di quello del fortunei: circa 1,5 o 2 volte.
– Le appendici essucche (secche), Roberto, nel punto dove escono i germogli, sono brevi, piuttosto rigide e non filamentose e ricadento all’esterno verso il basso come nel fortunei.
– Infine i fiori maschili del takil e del fortunei, visti al microscopio, evidnziano notevoli differenze.
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Due foto del giovane takil del 1994 che coltivo in Sabina. La foto seguente mostra l’intera giovane palma che evidenzia una chioma più leggera, più luminoa nel senso che entra più luce,di quella del fortunei. La crescita ad oggi è stata estremamente lenta: un T. fortunei seminato nello stesso anno 1994 e coltivato nello stesso giardino in Sabina ha oggi un tronco di oltre 2 m.
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Daniele,dopo il 1905,anno in cui Beccari ha descritto questa specie, del takil ha parlato il fiorentino Giorgio Roster nel 1915 e poi più nulla fino al 1990. In questo anno a Martin Gibbons, appassionato allora del genere Trachycarpus tanto da dare al figlio il nome “Fortune”,venne in mente l’idea di andare e cercare il takil allo stato naturale,in India.Da qui poi tutta la storia che conosciamo.
Nel mondo in coltivazione esistono i tre esemplari adulti di Roma (Orto botanico e Università La Sapienza), quelli possibili e dibattuti di Villa Beccari e basta.
In verità dovrei anche aggiungere un esemplare di 15 anni che coltivo in Sabina, ottenuto nel 1994 da un seme di un takil dell’Università ed alcune piccole piante di due o tre foglioline ottenute recentemente dai semi raccolti con Max.
Invierò una foto del giovane takil che ho in Sabina che evidenzia alcune caratteristiche inequivocabili di questa specie.
Concordo con Max! Tutta la confusione, quasi un rigetto della specie takil si è creata soprattutto nel mondo anglosassone per l’impossibilità, durata a lungo, di ritrovare questa specie in natura e per la nota vicenda dei semi di fortunei venduti in tutto il mondo per oltre 10 anni come semi di takil.Il fatto che M. Gibbons e T. Spanner abbiano scambiato il fortunei per il takil è derivato probabilmente dalla loro incapacità di leggere in italiano la descrizione originale di Beccari.Sono partiti alla riscoperta di questa specie in natura dopo aver letto o, meglio, studiato solo un riassunto della descrizione di Beccari edito da Ugolino Martelli in lingua inglese su “Annals of the Royal Botanic Garden, Calcutta” nel 1931.L’ho letto anch’io e, secondo me, non è assolutamente chiaro come l’originale beccariano.Di più, per persone di lingua inglese o tedesca, anche se lo hanno studiato,forse non è molto facile leggere l’italiano di un secolo fa. Un tedesco col quale sono stato in contatto in passato, appassionato di Trachycarpus,che aveva studiato l’italiano (pensate un pò)appositamente per leggere le descrizioni originali di Beccari mi chiedeva,ad esempio, cosa significasse la frase “le appendici essucche nel centro dei germogli sono brevi triangolari”.
Tutto questo per dire che capisco le difficoltà che incontra uno straniero nell’accedere agli originali in italiano,tuttavia non concordo assolutamente con chi (soprattutto americani) afferma che, poichè il takil è quasi introvabile in natura, Beccari si è probabilmente sbagliato e takil non è altro che un sinonimo di fortunei.
Ciao Traiano, da quello che vedo nelle tue foto relativamente alle foglie, direi che non si tratta di una P. reclinata pura.I segmenti sul rachide sono distribuiti su piani diversi.Vista anche la tonalità di colore dei segmenti stessi e dei piccioli, potrebbe trattarsi di un ibrido
P. canariensis x P. reclinata
Quando si parla di ibridi nel genere Phoenix è sempre d’obbligo il condizionale.
Grazie Giuliana, Carlo, Lilio, Roberto.
Le Juabaea s. centenarie a Roma sono una quindicina. Altre tre o quattro si trovano a Frascati. Non sono poche ma dietro di loro c’è quasi il vuoto. Due o tre giovani piante sono state messe a dimora a Frascati (comunicazione di Caio), una in un parco pubblico di Roma ed una all’Orto botanico. Forse me ne è sfuggita qualcuna ma questo è tutto. Ha fatto bene Max, avendo spazio, a piantarne 30.E’ vero che purtroppo non viviamo così a lungo come Matusalemme, ma qualcuno deve pur cominciare. Qualche anno fa sono passato per la cittadina francese di Hyeres, al limite della Costa azzurra, prima di Marsiglia, dove abitava il segretario di Fous de Palmiers. Ho trovato quella cittadina addirittura inondata di giovani Jubaea.In tutta la periferia nelle nuove aiuole erano piantate Jubaea s.
Personalmente, nonostante l’esiguo spazio a disposizione, ne ho piantate tre.
Vorrei suggerire a coloro che abitano nella zona del lago di Como di andare a vedere le stupende Jubaea, anch’esse centenarie, che si trovano nel parco di Villa Melzi a Bellagio.
Carlo, grazie per le informazioni sul clinometro. Ho letto con interesse i vari metodi.Il primo del primo sito, il metodo dell’ombra, è quello al quale ho fatto riferimento, cioè quello utilizzato da Talete per determinare l’altezza delle Piramidi che ricordavo dai lontani giorni della scuola.
Sono d’accordo con Roberto, se talvolta nella discussione c’è un pizzico di pepe,sempre per altro in un ambito di assoluta correttezza, l’argometo si può esaminare meglio e può risultare talvolta anche più interessante.
Si è parlato, in questo argomento di altezze diverse riferite a stesse piante di Trachycarpus: 15 m,20 m od anche possibili valori intermedi.Può capitare talvolta di trovarsi a guardare una palma ad alto fusto e di avere la curiosità di conoscerne l’altezza. Vorrei suggerire un metodo molto semplice per misurarla, addirittura banale che, anche se approssimato,ci da un’idea abbastanza vicina alla realtà: basta farsi fotografare vicino al tronco della palma che ci interessa.Guardiamo la foto seguente:
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Mi sono fatto fotografare accanto al tronco del T. taki dell’Orto botanico di Roma.Sono alto 1,82m.Basta calcolare quante volte l’altezza del takil comprende la mia.Facendo questo semplice controllo si vede che l’altezza della palma è pari a circa 13 m.E’ un calcolo approssimato ma per quello che ci serve può essere ritenuto valido.
Se si vuole invece una valutazione esatta, bisogna utilizzare la proporzione utilizzata da Talete per calcolare l’altezza delle piramidi, ma rimandiamo questo discorso eventualmente ad altro momento.
Relativamente al clinometro richiamato da Carlo, confesso la mia ignoranza, per me era solo uno strumento utilizzato per calcolare l’inclinazione, cioè l’angolo tra una superficie ed un piano fisso di riferimento, non sapevo che si utilizzasse anche per calcolare l’altezza.Forse il calcolo trigonometrico è insito nello strumento.
Roberto, veramente particolare la tua Chamaerops h.e mi sembra che non sia nemmeno compresa tra le oltre 40 varietà alle quali accennavo.
Per tentare di dividerla con successo personalmente coprirei con un mucchio di terra buona parte di un piccolo pollone e lo manterrei così per due o tre anni, annaffiandolo regolarmente d’estate cercando di forzarlo ad emettere radici dalla base.Se ciò avviene,lo tagli sotto le radici e lo separi.Ma sarebbe solo un tentativo.
Desidero ringraziare Carlo e Roberto per i loro interventi chiarificatori anche se, in realtà, qualche dubbio rimane sulla presenza o meno di takil nel giardino di Villa Beccari.Il takil purtroppo è stato ed è l’oggetto di dibattiti senza fine, soprattutto nel mondo anglosassone
Ho sollecitato l’intervento di Carlo solo per soddisfare la mia curiosità personale sulla reale situazione del giardino e non per desiderio di polemica. Anzi devo dire che ho trovato i due articoli molto interessanti e per questo desidero complimentarmi con entrambi gli autori.
Grazie a te per l’apprezzamento Gabriel! Per ciò che riguarda le due vecchie Brahea edulis in un cortile,il portiere del palazzo mi ha confidato che gli inquilini volevano tagliarle perchè intralciavano la manovra delle auto.Per fortuna poi qualcosa o qualcuno ha illuminato la mente dell’amministratore.
Ciao Federico,purtroppo sembra che quelle poche persone che circa 100 anni fa hanno piantato queste palme siano rimaste uniche.
Devo però dire che tra tutte le palme delle foto quella che mi incuriosisce di più è la strana Chamaerops humilis. Penso sia una delle oltre 40 varietà riconosciute.
Ciao Tico,grazie per l’apprezzamento ma sono solo poche foto! La Brahea armata insolitamente alta si trova nel giardino dell’ambasciata degli S. U.
Ciao Traiano,complimenti, il quartiere è quello.Per i parchi con palme ti ho inviato un messaggio privato.
Infine una Jubaea sp. centenaria in uno stretto cortile privato.
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Forse la più vecchia Brahea armata di Roma.
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Una Chamaerops h. un pò strana in un’aiuola su un marciapiede.Sembrerebbe la var. arborescens ma ha anche le punte dei segmenti alquanto ricadenti.
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Frutti maturi su una delle due.
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Una seconda Brahea edulis nello stesso cortile.
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Ancora una Brahea edulis in un cortile.
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