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Moris,il martianus è senz’altro meno resistente al freddo del fortunei, ama il clima più mite, tant’è che cresce molto bene in California.Inoltre evidenzia, almeno per quanto riguarda le zone costiere dell’Italia centrale, una crescita notevolmente lenta. Su internet si trovano in vendita i semi della varietà diffusa nel Nepal che, essendo più a nord della zona classica di diffusione (Khasia hills, nord-est dell’India) ed inoltre crescendo a maggiori altitudini, darebbero luogo certamente ad esemplari più resistenti al freddo.
Giobacco, grazie per la foto. Anche se è molto piccola, apprezzo comunque lo sforzo.
Per la verità devo dire che il tuo esemplare non mi sembra decisamente piangente o “pendula”, basta fare il confronto con le foto che ho inviato nelle quali puoi controllare che ogni foglia è piangente.Evidentemente esistono diversi livelli di “piangenza”. A mio avviso dovrebbero essere considerati varietà “pendula” soltanto gli esemplari che hanno tutte le foglie con i segmenti penduli. Saluti, Sergio.
Coltivo L. mariae ssp. rigida e Syagrus coronata. L. benthami è morta il primo inverno e non ho più provato.Saluti,
Sergio
Moris,i semi in vendita sono sicuramente di T. martianus, puoi controllarli subito perchè hanno la forma a chicco di caffè invece di essere reniformi. Al massimo possono essere semi di T. latisectus che condividono la stessa forma con quelli del martianus.
L’assoluta rarità è stata l’ibridazione di una femmina di martianus con un maschio di una specie a semi reniformi.Credo che ad oggi non si sia mai verificato un fatto del genere, quanto meno non è mai stato riferito.Nella serra temperata ai Kew Royal Gardens vicino Londra cresce una femmina adulta di Martianus ma nessuno ha mai riferito, per quanto so, se sia mai stata impollinata o meno e, nel caso, da quale esemplare.
Giuseppe,secondo una mia personale esperienza ma anche secondo quella fatta all’Orto botanico di Roma, la L. chinensis var. subglobosa ha un comportamento che si discosta alquanto da quello della specie tipica L.c. La var. subglobosa ama un clima mite ma, soprattutto costante tutto l’anno senza forti sbalzi di temperatura giorno/notte ed estate/inverno come invece accade nelle zone a clima temperato. La specie tipica L.c. si dimostra più resistente a questi sbalzi di temperatura e quindi più facilmente coltivabile.Questo spiegherebbe a mio avviso perchè la var. subglobosa non è così frequente in coltivazione, almeno non come la specie tipica.
Alberto,questa è la B. moorei più vecchia che ho (circa sei o sette anni)e che ho appena piantato in giardino. Anche se molto giovane, come si vede nella foto, comincia già ad inclinarsi e questa è una caratteristica comune a quasi tutte le specie a tronco sotterraneo.
E’ piuttosto inusuale in coltivazione ed è quindi positivo che tu ce l’abbia.
Hai anche la B. decumbens?
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Brahea moorei.
Grazie per l’interessante video, Carlo. Un bellissimo posto sicuramente da visitare.
Costiero, ho coltivato un esemplare di Laccospadix australasica per circa tre anni. L’avevo acquistato in Germania ed aveva le foglie già caratterizzate.Dopo circa sei mesi ha cominciato a deperire. D’inverno lo tenevo in serra fredda. Il deperimento è continuato nonostante avessi tentato l’impossibile fino a che dopo circa tre anni è morto.
E’ mia personale opinione che questa specie desideri un clima mite ma, soprattutto, costante durante tutto l’anno, non sopporta gli sbalzi di temperature delle zone a clima temperato.Diciamo che condivide questa caratteristica, ma in modo molto più accentuato, con la Livistona chinensis var. subglobosa.
Non posso inviare la foto perchè è rimasta nel computer fisso a Roma.
Non credo che questa specie esista in coltivazione,almeno in Italia. Quando una specie non esiste in coltivazione vuol dire ovviamente che il suo mantenimento è estremamente difficile.
E’ solo un piccolo giardino di 500 m2. Quando mi viene a trovare qualche amico immediatamente nota che le palme sono piantate troppo vicine. Al che rispondo che mi piace molto l’effetto jungla. Ovviamente rispondo così solo perchè non ho spazio.
Traiano, sarà per il fatto che ho poco spazio in giardino e quel poco che ho è già tutto occupato,ma io pianterei in 4000 m2 ed in zona 9a tutte le specie che fosse possibile rimediare. Potresti fare realmente un Palmetum, magari organizzando le specie per aree geografiche.Se poi creassi l’effetto Jungla, secondo me ancora meglio.
Carlo, un Palmetum fantastico,farà concorrenza al Fairchild Tropical Garden.Permettimi una domanda di pura curiosità: conosci la provenienza dei 3 T. takil?
Grazie per le informazioni Carlo!
Giobacco, puoi inviare una foto del tuo esemplare?Penso che sia sempre interessante vedere piante particolari.
Bravissimo Moris, è proprio una P. torallyi. Da quello che ho potuto osservare,sembrerebbe che la resistenza al freddo dall’A. aculeata sia inferiore a quella del S. romanzoffiana perchè quest’ultimo a -3°C generalmente non riporta alcun danno.Tuttavia è ancora troppo presto per fare un confronto, bisognerà vedere come si comporterà la pianta dopo almeno altri due inverni. Considera pertanto questa mia come una pre-verifica suscettibile di modifiche in futuro.
Questa è la foto della piccola A. aculeata che, nonostante la sua giovane età, ha resistito abbastanza bene ai rigori invernali.
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Acrocomia aculeata.
Moris, in realtà neanche io.Comunque non è ancora detto che possa sopravvivere a lungo. Forse in inverno anche un grado di minima in meno potrebbe essere decisivo.
Moris, ho testato una giovane A. aculeata in terra. Nell’ultimo inverno ha resistito abbastanza bene a -3°C, ha avuto solo lievi bruciature.Appena posso invio una foto.
Federico e Judenzo, belle piante e belle foto!
Ciao Pietro,
aggiungo al tuo stupendo esemplare la foto di una piccola loureiroi che fa parte del programma di piantumazione di questa estate. Al confronto quasi mi vergogno ma….ognuno fa quello che può.
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Ciao Caio.Ho acquistato alcuni anni fa su internet un pacchetto di 25 semi da un rivenditore tailandese. Sono nate circa 20 piantine che ho distribuito a tutti gli amici palmofili.Attualmente ho due L. lanuginosa della grandezza di quella della foto, una l’ho messa in terra e l’altra la tengo di riserva, non si sa mai.
Se cerchi su internet trovi sicuramente in vendita i semi di questa specie. Per le piantine credo che sia più difficile.
Ciao, Sergio.
Alberto, in generale i rivenditori di semi hanno poco a che vedere con i tassonomi,anzi direi che sono in contrasto con questi ultimi perchè tendono sempre ad ampliare al massimo la propria offerta di semi.Nel genere Brahea, la dulcis è sicuramente la specie che mostra la più elevata variabilità e questo ha dato luogo in passato a diverse definizioni specifiche (berlandieri,salvadorensis,bella…..). Oggi i tassonomi hanno raggruppato tutte queste definizioni nella dulcis e quindi sono considerate tutte sinonimi di quest’ultima.Ognuno di noi ha ovviamente il diritto di esprimere la propria opinione in merito ma penso che alla fine dovremmo sempre prendere in considerazione il parere degli esperti, i tassonomi appunto.Giusto per citare un esempio di variabilità,all’Orto botanico di Roma si possono vedere due vecchissimi esemplari di B. dulcis:uno,pollonante su quattro tronchi, ha le foglie verdi,l’altro le ha di un colore glauco intenso,quasi blu.
Saluti,Sergio.
Ciao Pietro,
purtroppo L’Arenga westerhouti sembra esigere un clima almeno subtropicale (o palermitano) per cui la mia,a -3°C,ci ha lasciati. Ma non me la prendo perchè, come Giovanni(Ampli) ha fatto notare in un altro Forum, è sicuramente andata nel paradiso delle palme.Sono contento che la tua vada avanti bene.
Se ti è possibile invia una foto, penso che sarebbe molto interessante poterla vedere.Per chi non conosca la specie dico soltanto che,tra le 19 del genere Arenga,è una delle tre a tronco singolo.
Ciao,Sergio.
Traiano,devi forse organizzare un parco?Il tuo lungo elenco mi ha fatto venire un attacco di invidia per lo spazio che hai evidentemente a disposizione.Complimenti vivissimi.
Giovanni, non dovrai comunque avere sensi di colpa, se è “dubia” sappiamo che tutto può succedere.
Bisogna ogni tanto scherzare un pò,dovremmo farlo più spesso.
Un bel programma Federico! Sarà interessante sapere il prossimo anno come si è comportata la Brahea edulis fuori a Ravenna.
Vorrei dire a Giovanni di non prendersela,penso che tutti noi abbiamo cominciato dai semi ed abbiamo dovuto aspettare qualche anno per avere palme di grandezza decente.
Alberto,hai una bella collezione considerando soprattutto il clima di Udine. Da quello che leggo,potrebbe essere critica per il tuo clima più che altro la Brahea berlandieri, oggi considerata sinonimo di Brahea dulcis.Tra le specie del genere Brahea è forse la più delicata.
Grazie Alberto per le tue parole,ma non bisogna esagerare, mi piace parlare di palme, delle esperienze fatte e conoscere quelle altrui. Trovo che sia divertente ed interessante.
Saluti, Sergio.
Moris, direi due foglie l’anno in serra fredda. Adesso fuori è tutto da vedere, può anche darsi che muoia a -2°C/-3°C con tutta l’umidità che c’è a Sabaudia.
Forse nella zona di Bari si potrebbe tentare con successo la coltivazione all’esterno dell’A. cunninghamiana.Non so se qualcuno abbia già tentato. La minima invernale è inferiore a -3°C/-4°C?
Dipende secondo me, come ho già detto,anche dal particolare tasso di umidità (soprattutto di notte) del posto.Penso che con le minime di cui sopra ed un basso tasso di umidità non ci dovrebbero essere problemi.
Questo è il primo anno che ho i semi di una mia A. cunninghamiana per cui non ho effettuato ancora nessuna sperimentazione. Ho un esemplare in giardino, con un tronco di circa 30 cm.,che viene dai semi di Pietro,Palermo.Alla minima di -3°C si comporta come gli altri, leggere bruciature su alcune foglie. Tuttavia Palermo ha un microclima particolare, quasi subtropicale, quindi non fa testo. Tuttavia rimango personalmente abbastanza scettico sul fatto che in una sola generazione il DNA si possa modificare per l’adattamento a mutate condizioni. Sono sempre possibili mutazioni improvvise ovviamente ma questo è un altro discorso.
Con riferimento a quanto riportato su un forum americano, vorrei dire che la resistenza al freddo di una palma varia in generale col variare del tasso di umidità nell’aria.Purtroppo questo spesso non si tiene presente. In Sabina coltivo una Livistona australis che ha superato più volte -10°C solo con lievi bruciature perchè il clima è molto asciutto.
Giovanni, credo che questa pianta abbia 6 o 7 anni.Chiederò a Max. La crescita è più lenta di quella della Butia capitata.
Per ciò che riguarda i semi acquistabili su internet, penso che sia opportuno fare una riflessione.Questa specie è praticamente assente in coltivazione e risulta essere rara allo stato naturale.Da dove vengono tutti i semi che sono stati a lungo e sono disponibili su internet, anche a prezzi piuttosto bassi?