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grazie,visto lo stato pietoso dell’allamanda e del pachystachys lutea mi sorgeva il dubbio che anche la dalechampia,che è originaria più meno delle stosse zone potesse avere problemi,anche se per il momento non dava segni di sofferenza.
Meglio non fare affidamento su queste considerazioni (nel bene e nel male), dato che anche in aree geografiche molto limitate si possono avere situazioni climatiche diversissime.
Pietro Puccio
Palermo
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Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
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Ciao Orazio,
ho visto, nel catalogo la scortechinii e la myriantha sembrano considerati sinonimi, ma – come si può verificare nei data base botanici – non lo sono affatto, la foto indubbiamente è quella della scortechinii.
Pietro Puccio
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Ciao e benvenuto,
non la coltivo, ma so che qualcuna a Palermo (Palermo, non nell’entroterra) c’è e in posizione riparata ha solo qualche danneggiamento delle foglie in inverno.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao
– River,
in questo periodo la punta annerisce solitamente o per un sensibile abbassamento di temperatura o per problemi radicali (ma anche eventuali urti e danneggiamenti che favoriscono l’instaurarsi di patogeni). Prima di metterla al riparo è stata esposta, anche per una notte, a temperature intorno allo zero?
– Orazio,
non è frequente, ma può capitare che il marciume inizi lungo il fusto, solitamente il punto di attacco è in corrispondenza di una cicatrice foliare, di un trauma o di una piegatura. Per questo bisogna stare attenti a non ‘strappare’ le foglie, ma se è necessario tagliarle, lasciare circa due cm di picciolo, che col tempo cadrà da sè.
Pietro Puccio
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Pietro
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Scusate se mi intrometto su questa discussione, vorrei che mi chiariste se quella che si vede in foto (la prima) è la Medinilla myrianta (che presenta l’infuorescenza color arancio) o come penso io la Medinilla cumingii.
Ciao Orazio,
se hai indicazioni utili all’identificazione, ben vengano, personalmente nel primo messaggio ho scritto ma forse può esserti utile vedere come sia la magnifica, che un’altra specie con le stesse esigenze, semplicemente perchè non ricordo la specie, oltre questa e la magnifica ricordo solo la scortechinii. Poichè lo scopo del messaggio era dare indicazioni sull’ambiente di coltivazione delle Medinilla, in particolare la magnifica, l’esatta identificazione non mi è sembrata importante, nè da foto e ricordi riesco a vedere particolari che smentiscano l’identificazione di Lucia. Ma ripeto, se hai modo di identificarla da particolari della foto mi farai cosa oltremodo gradita.
Pietro Puccio
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Ciao,
– Orazio, il marciume partiva dal piede o dalla punta come per la talea di River? Questo eventualmente per cercare di individuare la causa. L’intervento che hai fatto è quello che si fa solitamente, si taglia fino a trovare tessuti sani, privi di qualsiasi traccia di nero, quindi si taglia un’altra porzione di qualche mm con un coltello sterilizzato e si lascia asciugare. Se tagliando continua a rimanere una traccia di nero e la talea rischia di diventare tropo corta, si tratta il taglio con un antifungino e…. si spera.
– River, questa situazione fa ben sperare, ad ogni modo la foto può essere utile.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao River,
intanto il rallentamento delle inaffiature va fatto tenendo d’occhio la pianta, nel senso che se si nota un discreto raggrinzimento e la pianta è in ambiente riparato e caldo (tipo abitazione) un poco d’acqua va data. Tanto per fare un esempio ad alcune delle plumerie che ho in vaso (in esterno, abbastanza riparate dalla pioggia, ma con atmosfera ovviamente umida) posso non dare acqua del tutto tra gennaio e febbraio, perchè non fanno una… grinza, mentre ad altre, in genere piante più giovani, può essere necessario darla, nel qual caso è prudente farlo di mattina ed in giornate tiepide ed assolate.
Premesso questo, il fatto che non si è vista una goccia di lattice non è proprio normale e mi fa pensare che il problema sia alla base (le radici “non funzionano”). Controlla delicatamente il piede della pianta, anche scavando un poco, e controlla che non ci sia marciume.
Pietro Puccio
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Ciao,
– Lucia,
c’erano sia la Medinilla myriantha (prima foto) che la magnifica (seconda foto), di cui ho isolato il particolare del piede per mostrare come e dove era piantata.
– River,
io sono dell’avviso di tentare sempre, l’importante è conoscere le esigenze ed essere coscienti delle difficoltà, e cercare di intervenire, finchè possibile, sul proprio ambiente di coltivazione per renderlo meno ostile.
Pietro Puccio
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Pietro
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Dopo che i fiore è seccato, ho potato un poco la pianta e ieri ho notato che, alcune punte delle foglie sono annerite e contorte un poco, e credo di aver bagnato la pianta un pochetto troppo.
Cosa devo fare d’altro per garantirle la sopravvenza?
River
Ciao River,
per parte mia non ho consigli da darti, ho avuto solo una brevissima, negativa, esperienza con una pianta datami moribonda, ma forse può esserti utile vedere come sia la magnifica, che un’altra specie con le stesse esigenze, erano coltivate (ottimamente) all’Orto botanico di Monaco (Baviera). Intanto le piante davano l’impressione di non essere potate regolarmente (la magnifica era alta quasi 2 m) e questo mi convince perchè la fioritura avviene all’estremità della vegetazione; erano posizionate nella serra delle felci (tropicali) con una umidità prossima alla saturazione (si usciva bagnati). Le piante, come si intravede dal particolare del piede della magnifica, crescevano in un sottile strato di sostanza vegetale, ma con moltissime radici totalmente esposte all’aria, su una finta parete rocciosa costituita da pietre estremamente porose. Volendo trarre delle conclusioni: tepore, luminosità diffusa, niente ristagni d’acqua, leggero continuo movimento dell’aria ed umidità elevatissima.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Martina,
le Strelitzia nicolai e alba (praticamente indistinguibili) sono piante di grande effetto ornamentale, ma devono essere tenute sotto controllo, specie se lo spazio a disposizione non è molto. Infatti accestiscono velocemente, dopo qualche anno di assestamento, creando alti e larghi cespi. Una volta stabilizzatesi sono di poche esigenze e possono sopportare lunghi periodi di siccità, ma se innaffiate con una certa regolarità nel periodo estivo assumono un aspetto più lussureggiante. Venti freddi con temperature prossime allo zero possono bruciare le foglie, ma in primavera si riprendono, naturalmente temperature più basse (sotto lo zero) possono danneggiarle pesantemente.
Pietro Puccio
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Ciao Traudi,
bisogna da un lato assecondare l’andata a riposo, rallentando gradatamente le innaffiature, e dall’altro eventualmente forzarlo un pò, ma senza fare raggrinzire visibilmente fusti, se ciò avviene significa generalmente che… si è forzato un pò troppo. In questi casi un poco d’acqua va data e generalmente la reidratazione è immediata. Io tengo le piante in vaso all’aperto su un balcone esposto a sud parzialmente riparate dalla pioggia e per alcune di esse mi capita di dovere innaffiare ad intervalli di 15-20 giorni se il tempo è asciutto. In questi casi è meglio farlo di mattina ed in una giornata tiepida e soleggiata.
Pietro Puccio
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Pietro
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Scusate se intervengo in qualità di utente distratto. Visto che il mio unico desiderio da chiedere a Babbo Natale era che questo forum restasse sempre un forum di piante tropicali… , non avevo più aperto questa discussione e solo per caso mi sono accorto dei suoi successivi interessanti sviluppi; mi permetto quindi di rivolgere una preghiera: quando si cambia totalmente argomento, aprire per favore una nuova discussione con titolo appropriato, credo che ciò aiuti tutti a ‘navigare’ facilmente nel forum.
PS: La Strelitzia nicolai raggiunge tranquillamente gli 8-9 m di altezza.
PPS: Martina scusami, è il mio monitor che ‘vede’ le tue foto con predominanza azzurra, o sono così all’origine?
Pietro Puccio
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Ciao a tutti,
mi permetto, da vecchio (anche anagraficamente) frequentatore di forum, un consiglio nella speranza che nessuno si offenda; quello di evitare, se possibile, messaggi fiume, sia perchè si finisce nella massa di non apprezzare al giusto le belle foto (e naturalmente le piante), sia perchè si rischia di perdere il filo del discorso e magari scoraggiare dal rispondere ad eventuali quesiti.
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Ciao Piera,
probabilmente ti riferisci al consiglio, che ho anch’io letto a volte, di usare vasi “piccoli”, ma questo credo sia per facilitare l’arieggiamento delle radici (più è grande la massa del composto, meno aria vi circola dentro).
Sicuramente le foglie delle Ph. si posizionano, come tutte le piante dotate di clorofilla, in modo da ricevere la massima energia luminosa, solo che mentre in alcune piante, se spostate, questo avviene in breve tempo, per altre può avvenire in tempi lunghi, in particolare quando le foglie sono rigide e appressate ed occorre alla pianta un notevole dispendio di energia per ‘riallinearsi’. Invece, come sicuramente avrai osservato, gli steli floreali delle Ph., essendo lunghi e flessibili (e dotati di clorofilla) si dirigono più facilmente verso la fonte luminosa. Gli steli di norma nascono alternandosi da un lato e dall’altro come le foglie.
Dendrobium.
Esistono D. a foglia caduca e D. a foglia persistente (fino a 4 anni). Il nobile perde le foglie al secondo anno e fiorisce su questi. Non deve meravigliare che si sviluppino contemporaneamente i keiki, perchè non sono altro che fiori… andati a male .
Per il rinvaso delle Ph., personalmente, per quanto detto all’inizio, eviterei di metterle in un vaso largo e profondo. Ma naturalmente ogni situazione è diversa dalle altre ed al limite ciò che può essere deleterio nel mio ambiente di coltivazione, può essere ottimale nel tuo.
Pietro Puccio
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Ciao Piera,
non posso che confermare (purtroppo) quanto detto da Elio, non ho gelsomini rossi o simili. Forse ricordi la foto, diversa da quella messa di recente, della Quisqualis indica, i cui singoli fiori possono facilmente essere confusi, per la forma, con quelli di un gelsomino.
Pietro Puccio
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Ciao Franco,
sì esistono, quello della foto in piena terra mi è stato regalato una decina di anni fa (provenienza Canarie), non supera gli 80 cm di altezza, ma i frutti sono mediamente di 1 kg (naturalmente pochi). Per il reperimento, per quel che so all’estero, in Italia forse puoi rivolgerti a Santa Lucia…. Barabino
Pietro Puccio
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mi chiedevo se seminando il seme (e come) si riesca ad ottenere un “manghetto” in appartamento?
Ciao Simone,
il manghetto sicuramente, i manghi piuttosto difficile, anche perchè i frutti in commercio provengono da varietà arboree di grandi dimensioni (esistono varietà ‘nane’ per… diporto).
La prassi più comune per fare germinare i semi è quella di ripulirli bene da tutti i residui, lasciarli in acqua per uno due giorni, seminterrarlo orizzontalmente con la parte concava verso l’alto in un vaso profondo e porlo in un ambiente caldo; l’ideale sarebbero 28-30°C, a circa 20°C i tempi di germinazione si allungano (e le probabilità di marciume aumentano). E’ preferibile, prima di innterrarli, intaccare il guscio scoprendo parzialmente l’embrione (attento alle dita…), sia per facilitare la germinazione, che per controllare che non sia nero, nel qual caso il seme non è più vitale e non è il caso di perderci ulteriore tempo. L’apparato radicale del mango è molto delicato, quindi va disturbato il meno possibile; ai tropici la prima fioritura avviene dopo 4-5 anni.
Pietro Puccio
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Ciao Vito,
come detto prima, ne ho tenute alcune per anni in condizioni sicuramente peggiori, naturalmente immagino che le temperature notturne siano superiori ai 15-16°C.
Pietro Puccio
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Ciao Martina,
grazie a te. Hai già provato a tenerla fuori in inverno? Penso comunque che vada posizionata in un posto molto riparato. Per la fioritura ricordo che ha iniziato dopo forse due anni, quando il fusto era già lignificato.
Pietro Puccio
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terribile..giuseppe
Ciao Giuseppe,
l’immagine era così terribile che si è… suicidata?
Pietro Puccio
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Ciao,
che queste piante perdano in parte le foglie in questo periodo è conseguenza non soltanto delle temperature più basse, ma anche della ridotta luminosità. L’importante che in primavera si riprendano e facciano il loro “dovere”. Anche le mie iniziano a mostrare segni di sofferenza, ma sono piante che si riprendono velocemente.
Pietro Puccio
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Ciao Piera,
a me non risulta che le Phal crescono meglio “se strettine”, se hai qualche riferimento da dare in merito te ne sarò grato. Data la situazione ti conviene pazientare ancora fino alla primavera e poi procedere al rinvaso, magari lasciando qualche radice fuori. Ho tenuto per anni 5 Ph. sul tavolo del posto di lavoro e tutte avevano non solo le radici fuori dai vasi (piccoli), ma – cosa che incuriosiva forse anche più dei fiori – in massima parte rivolte verso l’alto, ciò evidentemente dovuto a come variava in altezza la (scarsa) umidità dell’aria all’interno del locale.
Pietro Puccio
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Ciao,
– Martina e Piera,
non sono affatto difficili, ma occorre una serra con riscaldamento invernale, un rudimentale sistema di ventilazione e, se non si vuole esserne schiavi, un sistema automatico (se ne trovano di tutti i tipi nei garden) per bagnarle.
Anche se molti ci hanno provato (come me) e continuano, sconsiglio di tentare di coltivarle in appartamento.
– Piera,
per le radici delle Ph, la cosa migliore sarebbe lasciarle andare fuori anche dal vaso, ma capisco che ciò comporta in appartamento problemi di posizionamento (andrebbero situate sospese). Personalmente non uso vasi (vantaggio di avere una pur rudimentale serra), ma o sono appese in aria o posizionate su tronchi di castagno con le radici che vanno dove vogliono.
Pietro Puccio
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Ciao,
– Martina,
in base al comportamento del mio C. in piena terra trovo molto strano che sia morto per temperature intorno a +3,+4°C, che sia pur raramente anche da me si possono avere (ed anche meno al livello del suolo), quindi oltre alle basse temperature (molto probabilmente più basse di 3/4°) deve esserci stata un’altra causa.
– Piera,
ha perso le foglie dentro o fuori? Da te, dato il clima, credo che il ricovero in appartamento sia l’unica soluzione in mancanza di una serra riscaldata. La temperatura tra +12 e +18°C va benissimo.
Pietro Puccio
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Ciao Martina,
se ti interessano le Cattleya, queste sono le sole che ho fiorite in questo momento e, coincidenza, non potevano essere più contrastanti come colore e sfumature.
Pietro Puccio
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Salutoni da un orchideofilo depresso!
Ciao Blasco,
mi dispiace tantissimo della tua disavventura, ad ogni modo guardala dal lato positivo, ha nuovo spazio per nuove piante…
Pietro Puccio
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Ciao,
ambedue sopportano brevi puntate di qualche grado sotto lo zero; secondo dati di “letteratura” resisterebero fino a -6°C, che però le mie piante in piena terra non hanno mai sperimentato, anche se ho notato che alle temperature più basse a risentirne di più è la galpini (perdita parziale delle foglie). Sono piante che non vanno completamente a riposo, se non per motivi climatici, e quindi un minimo di umidità e innaffiature, sia pure opportunamente distanziate, non devono mancare.
Pietro Puccio
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Ciao Martina,
purtroppo la risposta la può dare solo la pianta. Di sicuro già con temperature di +3°C siamo in zona di rischio che possiamo definire medio, in dipendenza della durata e dell’umidità ambientale, il tessuto non tessuto può diminuire gli effetti dei venti freddi e rallentare un poco l’abbassamento della temperatura, ma alla fine sotto si raggiunge sempre la temperatura esterna. Naturalmente la vicinanza alla casa può agevolare parecchio, non solo per il riparo dai venti di tramontana, ma per il calore emesso dalle pareti. A proposito l’Odontonema mi sembra piuttosto vicino, date le dimensioni che può raggiungere.
Pietro Puccio
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…dovendolo aggiungere?? tolgo la pianta con tutto il pane ed aggiungo sotto cercando poi di riempire a lato?
…..
come può una pianta vivere per tanti anni nello stesso vaso e con lo stesso terriccio?? crescere strepitosamente e uscire anche dal vaso?? c’è un trucco!!
Ciao Piera,
quando mi succede con le piante acquistate, faccio esattamente come hai scritto, in questo periodo però mi limiterei a togliere dal pane di terra solo il terriccio che viene via facilmente, senza disturbare troppo l’apparato radicale, anche se l’Howea è notoriamente una delle palme che sopporta meglio gli ‘strapazzi’ radicali.
…..
Sul fatto che crescano ‘strepitosamente’ non ci giurerei, crescono e… senza trucco. Alle piante per vivere occorrono aria, luce, temperatura ed acqua nelle giuste proporzioni e di queste l’unica in definitiva che devi necessariamente fornire periodicamente è l’acqua.
Pietro Puccio
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Come più volte detto, per pigrizia più che per scelta, uso la prima terra che mi capita sottomano ed in genere è fondamentalmente costituita da quella del giardino (classica ‘terra rossa’ argillosa), miscelata (per il continuo riutilizzo) con i classici terricci torbosi delle piante acquistate. Prova il tuo mix di torba, pomice e sabbia, magari aggiungendo un poco di classica terra da giardino, se puoi procurarla, a ‘naso’ dovrebbe andare bene.
Pietro Puccio
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Che tipo di terriccio hai usato per le talee e perchè lo vuoi cambiare, visto l’ottima riuscita?
Pietro Puccio
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