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A proposito di Durion,
mi hanno cercato la pianta a Masino perchè dicono ( almeno questo signore ) che sia più rustica del Longan? E’ vero? Qualcuno ha indicazioni in merito?
Lulù
Ciao,
non ho esperienza diretta, ma non credo ci siano dubbi in questo caso, è universalmente considerata una pianta ipertropicale. Del resto il Longan (Dimocarpus longan, per la cronaca) è originario del sud della Cina in località dove si hanno brevi gelate ed è addirittura leggermente più resistente al freddo del Litchi. Il Durian (Durio zibethinus, sempre per la cronaca) è originario delle foreste del Borneo e Sumatra e già in Thailandia e altri paesi climaticamente simili non sopravvive a livelli collinari.
Pietro Puccio
Palermo
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Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
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le due cycadacee sono ….. Dioon edule,
Sicuro?
Pietro Puccio
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Pietro
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Ho provato a fotografare con la digitale le fotografie stampante, non si vede un gran che in realtà
Grazie in ogni caso per il tentativo, anche così però uno spunto per una informazione(per quel che vale) in tema lo danno: il jackfruit (Artocarpus heterophyllus) in posizione riparata riesce a sopravvivere all’aperto a Palermo, nessuna speranza invece di sopravvivenza – purtroppo – per l’A. altilis (breadfruit).
Pietro Puccio
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Ciao,
non posso che concordare, per esperienza diretta multipla, quanto detto da Lucia. Vive e fiorisce in serra fredda (sempre in zone costiere della Sicilia), ma all’aperto sopravvive uno-due inverni, deperendo progressivamente fino a morire. Aggiungo che tendenzialmente è acidofila e ha dimostrato di non gradire molto l’acqua dell’AMAP, come non gradisce la nostra bassa umidità atmosferica estiva.
Pietro Puccio
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Ciao Gianni,
credo molti concorderanno con me che non solo non ci annoi, ma che sarebbero molto gradite, ad es., anche immagini di piante e giardini dei paesi tropicali che hai visitato.
Riguardo allo scambio di esperienze, la Coffea, a Palermo in piena terra, generalmente non ha problemi, ma per la insufficiente (per lei) umidità ambientale fiorisce poco e se esposta a nord negli inverni più rigidi si defolia quasi completamente, è bene quindi scegliere opportunamente la posizione (io ovviamente non l’ho fatto 😉 , l’ho messa nel primo vuoto che si è creato).
La Plumeria obtusa dove e come la tieni in inverno, io ne ho due in vaso in balcone esposto a sud, di diversa provenienza, una mostra segni di sofferenza alla fine dell’inverno, l’altra no. Il che potrebbe significare che esistono cloni con comportamento abbastanza differente riguardo la resistenza alle basse temperature.
La palma è una Phoenix roebelenii, essendo le Phoenix dioiche si tratta di un esemplare femminile, se non hai esemplari maschili della stessa specie (roebelenii) nelle vicinanze, i frutti o sono sterili o danno luogo ad ibridi.
Preghiera di ordine tecnico, puoi usare immagini con dimensioni limitate a 800×600 pixel? Ciò per evitare, a chi come me non ha monitor ‘panoramici’, di dover scorrere col cursore e perdere la visione di insieme.
Pietro Puccio
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ho letto e sentito che in Italia è molto raro che la PLumeria fa i semi….e anche se li fa non riescono a maturare….
Ciao Martina,
riguardo a questo posso riferirti ciò che mi risulta sia direttamente che indirettamente con riferimento all’area climatica di Palermo. La fruttificazione è sicuramente un evento raro, specie in vaso, ma in piante in piena terra molto ramificate, che quindi producono un gran numero di fiori, annualmente si possono avere in alcune varietà anche decine di frutti, frutti che maturano regolarmente e che producono semi fertili. Tanto per fare un esempio se vai a pag. 73 del libro che hai recentemente gentilmente citato, vi sono foto (di Attilio) in cui si vedono grappoli di follicoli quasi maturi, un follicolo aperto e semi (altri a pag. 84) tutti prodotti in loco. I problema è che appena si apre il follicolo i semi si disperdono (non per nulla sono alati) in brevissimo tempo, quindi bisogna cogliere il momento opportuno o organizzare un semplice sistema di intrappolamento.
Pietro Puccio
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Ciao Piera,
dalla foto non mi sembra che la pianta stia male, anzi! Forse l’impallidimento è dovuto ad una diminuita fotosintesi per l’abbassamento delle temperature, se vuoi dare del concime con microelementi (a metà dose di quella consigliata), male non dovrebbe fare. Per le radici, i Philodendron amano tenerne un bel pò all’aria libera, se non ti danno fastidio, lascerei decidere a loro se stare in superficie o interrarsi. Tutte le parti delle piante si ‘muovono’ in base a diretti stimoli provenienti dall’ambiente, quindi finchè è possibile meglio assecondare.
Pietro Puccio
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Ciao Martina,
al solito comlimenti per le fioriture!
Pietro Puccio
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Pietro
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La pianta da quanto tempo è in piena terra? Ho visto chorisie in ottimo stato fino poco a nord di Napoli, non è che hai esagerato in acqua e concime? Si tratta in definitiva di piante che vivono in luoghi semiaridi e piuttosto poveri.
Pietro Puccio
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Ciao Marco,
all’epoca della foto tutto era ottimamente equilibrato, purtroppo il loto è una pianta ‘aggressiva’ e difficilmente convive con altre piante in piccoli laghetti, poi le grandi foglie fanno ombra alle ninfee che finiscono per fare più foglie che fiori (le ninfee ‘rustiche’ hanna bisogno della massima insolazione possibile per fiorire bene). Perchè non provi, se hai spazio, a fare una piccola vasca da dedicare solo al loto, liberando il laghetto? Per la monstera, potresti fare una foto panoramica del laghetto e dintorni?
Pietro Puccio
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Pietro
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mai avrei pensato di poterle vedere in substrato argilloso 😳 questa cosa deriva dall’alta adattabilità delle piante per la sopravvivenza?…le radici? magari anche in generale, se crescono in terriccio sono di un tipo e se crescono nell’acqua sono di altro tipo?
e, per evitare di ri-chiedere…..se si, come si modificano le radici? muoiono e poi ricrescono per terriccio o per acqua a secondo di dove si trovano a crescere? in questo caso… nel frattempo… la pianta come vive? 😳
Ciao Piera,
in effetti dipende dalla loro adattabilità; nelle epifite e semiepifite le radici hanno in buona parte funzione di supporto, in particolare quelle dotate di “serbatoio” centrale assorbono da questo i nutrienti necessari alla crescita. Possono quindi vivere sulla nuda roccia, purchè vi si raccolga un poco d’acqua all’interno.
Per quel che riguarda le radici, per quel poco che ho letto ed andando un pò a… naso, non dovrebbero esserci differenze di tipologia fra quelle che crescono nel suolo e quelle, della stessa specie, che crescono in acqua (coltivazione idroponica). Credo si trarti semplicemente di differenze dovute all’adattamento al diverso ambiente di coltivazione. Molto sinteticamente, la fondamentale funzione delle radici è quella di cercare i nutrienti ed assorbirli per la crescita e per queste funzioni sono preposte differenti parti della struttura della radice. Nella coltivazione in terra, ambedue le funzioni sono importanti e spesso è la prima quella più impegnativa, nella coltivazione in acqua le sostanze invece sono immediatamente disponibili e quindi la funzione prevalente è quella dell’assorbimento, le parti ad esso preposte saranno pertanto più sviluppate e la crescita più rapida perchè la radice non deve spendere energia nell’approvvigionamento. Le differenze saranno quindi dovute ad uno sviluppo diverso delle varie parti della radice per adattarsi all’ambiente. Per fare un banalissimo esempio, le mani di un pianista e di un fabbro sono certamente diverse, ma non di “tipo” diverso, sono diverse per un differente sviluppo delle varie parti che le costituiscono per adattamento alla differente attività. Quando una pianta cresciuta in acqua viene posta in terra ha evidentemente un periodo di crisi perchè le radici non sono abituate a… lavorare in quell’ambiente; le nuove radici non saranno quindi di “tipo” diverso, ma avranno uno sviluppo differente delle parti costituenti per adattarsi alla nuova situazione.
Pietro Puccio
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OT:Anche Elio è tutto ok?
Sì, Elio è impegnato in lavori alla villa che dovrebbero terminare (spera) entro la prossima settimana, quindi tutto bene a parte attorcigliamenti budellari, tipici quando si fanno interventi di riparazione ed alleggerimenti portafogliari….
Pietro Puccio
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Parlando di Hedychium il mio greene si è rifiutato di fiorire, anzi le punte sono diventate marroni e il gardenianum ha fatto un solo fiore adesso
Ho quasi perso in estate la fioritura del greenei per mancanza d’acqua, il gardnerianum è invece alla seconda fioritura dopo quella agostana. Ad ogni modo, per tirarti su di morale, aggiungo che il mio H. gracilis non fiorisce da 4 anni…
Pietro Puccio
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niente di niente!!
Ciao Martina,
Hai controllato lo stato dei rizomi? Sono ancora consistenti o sono marciti?
Pietro Puccio
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ma in natura la N.ampullacea in che habitat vive?
Regioni sud-orientali del Brasile.
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Ma…. solo quella Neoregelia può vivere in acqua? e come si adatta?
Ciao Piera,
in realtà non dovrebbe viverci neanche questa, ma per fortuna non lo sa 😉 .
Si è adattata benissimo, sono oltre 15 anni che sta lì, in un vaso sommerso poco sotto il pelo libero dell’acqua) e continuo a ricavare nuove piante (è una vigorosa stolonifera) quando tenta di entrare in competizione con le ninfee.
Pietro Puccio
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Vorrei sapere se la tieni in pieno sole o se le foglie sono delicate??
Ciao Martina,
la mia si trova in parziale ombra ed in stretta, avvinghiata compagnia di una Passiflora racemosa (di cui si vedono le foglie), di un J. sambac, di una Stephanotis e di una Mandevilla, c’era pure un gelsomino grandiflorum, ma si è suicidato da tempo 🙂 . Ad ogni modo dovrebbe andare benissimo anche in pieno sole.
Pietro Puccio
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neoregelia farinata, la conosci?
Ciao,
forse marmorata?
Pietro Puccio
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Ho piantato in primavera alcuni tuberi dei vari Hedychium …ma non è cresciuto niente
Ciao Martina,
niente fiori o niente del tutto?
Pietro Puccio
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Ciao,
per quel che riguarda le Tillandsia (ci riferiamo naturalmente a Palermo, a livello del mare), sono coltivabili all’aperto, come epifite, ben oltre il centiniaio di specie, vanno invece riparate in inverno dalla pioggia (quindi collocate opportunamente o evitate) le ‘globose’, la xerographica e la cyanea (come ha sottolineato Piera un ambiente in massima parte chiuso non è paragonabile con la piena aria).
Per le altre bromeliacee, in linea di massima sono meno esigenti nei confronti della temperatura (il riferimento è sempre Palermo) Aechmea, Billbergia e Neoregelia, che sono più semiterrestri che epifite, mentre Guzmania, Nidularium e Vriesea, per citare quelle più note, che sono in massima parte epifite, sono più esigenti. Le specie che ho provato di queste ultime hanno sempre fatto, alla fine, una brutta… fine.
Tanto per fare un esempio, tra le Billbergia c’è la nutans, una delle bromelie più rustiche e che si trova anche in vecchi giardini del palermitano in grossi cespi, mentre tra le Neoregelia c’è la ampullacea, che si adatta alle più disparate condizioni di coltivazione, vive infatti benissimo sia con i piedi nell’acqua (prima foto) che nel cemento (seconda foto, ai lati). Aggiungo che mentre per le Tillandsia la coltivazione come epifite non pone problemi (terza foto, che conosci già), per le altre è risultata, a mia esperienza, più vantaggiosa la coltivazione al suolo.
Pietro Puccio
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Ciao Traudi,
per quel che so (ma tu lo sai più di me), qualsiasi abrasione del tronco, complice l’umidità, può creare serissimi problemi. Immagino avrai fatto cautelativamente un trattamento con un fungicida ad ampio spettro (non è che pure è piovuto nelle ultime settimane ed il terreno è molto umido?).
Tienici aggiornati, seguiremo con trepidazione l’evolversi della situazione, ma alla fin fine non ti preoccupare, ho la foto ricordo 😀 .
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Benjamina da esposizione! Deve essere stata una bella impresa tutta l’operazione, oltre agli spostamenti.
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…e come rivedo volentieri quel posto 😉
Che scherzi che fa la memoria! Ricordo che hai battuto tutti i record di velocità nel fare giro del giardino 😀 !!
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Vedo che la tua Roystonea regia (se non sbaglio) di cui si parlava sta bene… o è una nuova….o ho proprio sbagliato palma?
Purtroppo la Roystonea è defunta, la palma della foto è una Archontophoenix maxima, che da giovane può essere confusa con una Roystonea.
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Mai vista prima, da infarto 😮 !!! Troppo bella!! Voglio un giardino in Sicilia!! Che indivia! 😀
Ma no! Da quello che ogni tanto ci mostri hai ben poco da invidiare.
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Scritto Da – pietropuccio on 13 Ottobre 2006 19:49:08
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Ciao Gianni,
mi associo ai ringraziamenti per averci fatto partecipi di queste fioriture che sono anche testimonianza di una grandissima passione (oltre che naturalmente sapienza e pazienza).
Pietro
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Ciao Piera,
è una pianta da coltivare in serra calda, in atmosfera abbastanza umida, ma ventilata, alla massima luminosità. Da evitare temperature inferiori – orientativamente – a + 16 °C, anche per brevi periodi. Fortunatamente è meno schizzinosa riguardo al pH della classica Gardenia jasminoides (ora G. augusta), pur preferendo substrati lievemente acidi, sopporta bene i debolmente alcalini.
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Ma in linea di massima giù da noi si coltivano tutte le palme, all’aperto; anche le kenthia… se le ombreggi un po con altre piante! 😎
In realtà (e purtroppo) nelle zone climaticamente più favorevoli della Sicila si può arrivare a coltivare all’aperto non più del 7-8% delle specie di palme (in totale circa 2500) e ci possiamo (gli interessati a questa famiglia) ritenere più che fortunati dato che al di fuori del Mediterraneo per raggiungere questa percentuale occorre spostarsi più a sud, e non di poco. Riguardo la Roystonea regia, è da considerare leggermente al di sopra delle nostre possibilità, il che significa che per avere possibilità di successo, non solo occorre posizionarla, con qualche opportuno accorgimento, in luogo particolarmente favorevole, ma anche essere fortunati nel trovare un individuo più resistente della media.
Pietro Puccio
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Ciao Martina,
complimenti per le fioriture, in particolare gli Adenium, e le foto!
Pietro Puccio
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Tu che ne dici… se provassi ad innestarla sulla Bauhinia… visto che sono entrambe della stessa famiglia: Caesalpinioideae / Caesalpiniaceae … ????
Ho provato sia con Bauhinia variegata che con Cassia javanica, senza successo, ma ciò non vuol dire che non si possa ritentare. Il problema comunque resta il danneggiamento, da noi, degli apici vegetativi in inverno, che fa saltare la fioritura primaverile, che è quella più spettacolare.
Pietro Puccio
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