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Ciao,
confermo trattarsi di un cespuglio, piuttosto contenuto nei nostri climi.
– Paolo, esiste una Caesalpinia abbastanza diffusa, la decapetala, che è rampicante, non è che ti riferisci a questa?
Le foglie sono molto eleganti, più piccole di quelle della Delonix, di colore verde-glauco.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao a tutti,
questa è sicuramente una interessantissima discussione ed a largo raggio, ma mi permetto di suggerire, per una maggiore visibilità ed utilità del forum, specie per i nuovi, di creare nuove discussioni quando si cambia argomento. Il titolo può indurre a ritenere che si discuta solo della B. capitata e chi non è eventualmente interessato a questa specie potrebbe ‘tirare dritto’ perdendo gli interessanti contenuti.
Riguardo la colorazione grigio-blu di palme come la B. armata, la Bismarckia, alcune Copernicia, questa non è dovuta ad un colore, un pigmento, nella foglia, ma al colore della patina di cera che la ricopre. La funzione di questa cera è di proteggere la foglia dalla eccessiva insolazione e disidratazione e quindi più che dal tipo di suolo (che comunque può incidere) dipende dalle condizioni ambientali naturali. Fortunatamente queste piante hanno inserito questa caratteristica nel loro bagaglio genetico e quindi, anche in zone dal clima ben diverso, la producono lo stesso, anche se in misura minore.
Per curiosità, la famosa cera “carnauba” usata, in varie branche dell’industria, è ricavata dalle foglie della Copernicia prunifera (sin. C. cerifera) del Brasile. Ottima cera si ricava anche dalla Copernicia alba.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao e scusate il notevole ritardo nel rispondere,
– Piera,
dal punto di vista delle piante in mostra, non posso fare un confronto alla pari, essendo diversi i periodi in cui si tiene la mostra. Murabilia mi è sembrata più ‘seria’, mentre la Landriana mi sembra fare un pò il verso alle fiere inglesi con quel pizzico di mondanità che le contraddistingue. In massima parte gli espositori sono gli stessi, forse qualcuno in più a Murabilia.
– Giuseppe,
il fiore è bianco come quello della specie tipo, solo le varietà a foglia rossa hanno i fiori rosati.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao,
in realtà molte delle piante che si usano come annuali nei giardini, terrazzi e balconi, sono di origine tropicale o subtropicale, come le petunie, le impatiens, i catharanthus (vinca rosea) ecc.
Pietro Puccio
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Pietro
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quote:
Beh, allora la mia ha qualcosa che non va .
Ciao Nicola,
la tua va benissimo, la Delonix regia si allunga a dismisura quando è in piena terra (o col vaso interrato) in serra o comunque sotto copertura di vetro o film plastico, quindi con luce filtrata. Coltivata all’aperto, alle nostre latitudini, la crescita è molto più contenuta e compatta, anche per la ‘riduzione’ invernale degli apici non lignificati. La mia, defunta a circa 10 anni, sempre fuori esposta a sud, senza altra protezione, somigliava molto alla tua; non ho foto, se non questo particolare ritagliato da foto di altro soggetto che comunque rende l’idea.
Pietro Puccio
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Ciao,
la Plumeria obtusa non perde (o non dovrebbe perdere) le foglie essendo sempreverde, contrariamente alla rubra, e non andando, in natura, in riposo (a parte una lieve stasi nella fioritura). Da noi, dove può essere coltivata all’aperto, solo in posizione riparata, ne perde una parte (in qualche inverno particolarmente più freddo anche tutte), perchè luce e temperatura sono insufficienti alla pianta per sopportare il “carico” di tutte le foglie. Il clima quindi in questo caso interviene, in quanto avverso, a far perdere le foglie alla obtusa, non a mantenerle.
Aggiungo che anche la Plumeria pudica è sempreverde.
Pietro Puccio
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Ciao Giannipa,
di norma la vegetazione prosegue formando un ramo che è solo di diametro più sottile nel tratto costituito dal picciolo dello scapo. Non si tratta poi di plantule avventizie, ma di cambio di “destinazione d’uso” da fiore a foglie, vi è cioè una perfetta continuità nella crescita.
Pietro Puccio
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Ciao Nicola,
non credo si tratti di qualcosa legata al clima, di esemplari di queste dimensioni in piena terra qui ve ne sono alcune centinaia e nello stesso giardino, a pochi metri, vi è un’altra pianta di pari età e dimensioni che non presenta questo fenomeno, dovrebbe trattarsi quindi di un fatto genetico che interessa quella particolare pianta.
Pietro Puccio
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Pietro
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Questa è una ‘schedina’ sintetica del nitidum:
Jasminum nitidum (Oleaceae)
Nome botanico attualmente accettato:
Jasminum laurifolium forma nitidum
Sinonimi: Jasminum magnificum;
Origine: Admiralty Islands (Papua Nuova Guinea);
Portamento: arbustivo-rampicante, sempreverde, foglie intere, lucide, lunghe 6-8cm, molto ornamentali;
Esposizione: pieno sole, ma in posizione ventilata, sopporta lieve ombreggiatura;
Suolo: nessuna particolare esigenza se non un buon drenaggio, in estate mantenere il suolo umido;
Fioritura: pressochè continua nei climi caldi; dalla primavera ai primi freddi altrove. Fiori molto profumati, grandi singolarmente circa 4 – 5 cm di diametro.
Rusticità: temperatura minima circa –4°C;
Note: coltivabile con successo anche in vaso, può quindi essere facilmente riparato nelle zone climaticamente sfavorevoli.
Pietro Puccio
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Scritto Da – pietropuccio on 03 Settembre 2007 13:01:17
Pietro
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Ciao Nicola,
con riferimento sempre alla rubra, generalmente – data anche la rarità del fenomeno – non si riesce a identificare una varietà in cui è sicuramente più frequente che in altre. L’anomalia, nell’anomalia, è che in questa particolare pianta (la varietà è una delle diverse della forma acutifolia che circolano per Palermo, ma non la tipica ‘palermitana’), un albero di notevoli dimensioni (collezione Giuseppe Bacino, Palermo) non solo è frequente negli scapi floreali, ma spesso interessa l’intero scapo.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Daniele,
ho fatto parecchie prove con le Roystonea, ed ho seguito anche quelle di amici, e sono state negative tutte o quasi. Ho avuto un mezzo successo con una, evidentemente un individuo particolarmente resistente, che è durata in piena terra 13 anni ed è morta lo scorso anno per marciume iniziato nella parte alta del fusto apparentemente a causa del continuo sfregamento delle foglie di una Livistona che avrebbe favorito l’infezione fungina. All’Orto botanico di Palermo ve ne è una da 5 anni che ha già avuto un principio di marciume alla base, fortunatamente bloccato. Mi pare di ricordare che Carlo Morici (che frequenta saltuariamente il forum) a Messina ne ha una in piena terra coetanea della mia che è morta, ma non si è mai sviluppata. Considerato che le minime invernali di Palermo (sulla costa) sono più alte di quelle delle coste della Sardegna (almeno di quelle località di cui sono note), dovrebbe essere più problematica la loro sopravvivenza. Naturalmente ciò non significa che si debba rinunciare a provare, ma è bene farlo cercando di dare in partenza le migliori opportunità.
Fermo restando che lo scorso inverno non è da prendere in considerazione, per l’Acoelorraphe non dovrebbero esserci problemi in tutte le aree costiere della Sardegna, è sicuramente molto più resistente della Roystonea. La Ravenea rivularis invece è solo leggermente più rustica, nell’inverno 1999, quando a Palermo in alcune zone la temperatura è scesa a circa – 1°C per due notti di seguito alcune Ravenea rivularis, anche di grosse dimensioni, sono morte. Aggiungo, che l’epidermide della rivularis è oltremodo delicata alla base foliare quando la foglia cade, evita nel modo più assoluto di strappare la foglia anche quando sta per cadere per evitare infezioni fungine nella zona dello strappo, infezioni che possono propagarsi velocemente a tutta la pianta.
Pietro Puccio
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Pietro
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quote:
Per rispondere invece a Pietro, Ho capito che sei esperto anche delle zone a me limitrofe.
Ho fidati informatori in zona 🙂
Pietro Puccio
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Ciao Fylgiar,
devi comunque ritirarla nel tardo autunno in un ambiente con temperature che è bene non scendano sotto i 15-16 °C.
Pietro Puccio
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Ciao Giannipa,
certamente, le ‘scalette’ che vedi sono la base del picciolo floreale.
Pietro Puccio
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Ciao,
– Daniele, mi unisco ai complimenti per le tue piante. Per la Roystonea in teoria hai poche speranze di poterla coltivare in piena terra, se vuoi tentare tienila in vaso fino a quando la base non ha raggiunto una quindicina di cm, dalla tarda primavera all’autunno fuori, per il resto del tempo in ambiente protetto. Poi posizionarla in un posto quanto più riparato possibile dai venti freddi. La Bismarckia è leggermente più resistente, ad ogni modo conviene piantarla in posizione riparata, con ottimo drenaggio, tenendo presente naturalmente le dimensioni che raggiunge.
– Caio, l’Archontophoenix provata dal vivaio era l’alexandrae o poteva essere la cunninghamiana, che è più resistente al freddo. Di questa esistono esemplari in buona salute sulla costa laziale (Sabaudia), mentre le alexandrae mostrano un pò di sofferenza e mi risulta che verso l’entroterra non resistono. A Gaeta, sul mare, ne esistono invece di ottimi esemplari.
Pietro Puccio
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Scritto Da – pietropuccio on 31 Agosto 2007 13:04:37
Pietro
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quote:
Ora con il nome del “ferrugineolo” sarà più facile reperirlo.
Solo un chiarimento….è specifico per il Punteruolo rosso o per la Paysandia Archon ?
oppure per entrambe ??
Dal nome sembra proprio specifico per il punteruolo.
Pietro Puccio
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Ciao,
le trappole con feromoni sono disponibili già da qualche anno, si tratta di vari composti di cui il fondamentale si chiama comunemente “ferrugineolo” (la formula chimica è piuttosto complicata). Vi è però una notevole resistenza da parte degli organi ufficiali al loro uso per la cattura di massa (otre che per il monitoraggio), perchè si teme un effetto negativo. Al momento sono più i privati ad usarle che gli enti pubblici. Per esperienza ‘quasi’ diretta sembrerebbe invece che un effetto positivo l’abbiano. Vicino l’abitazione (in zona diversa dal giardino) vi è un parco settecentesco con palme ultracentenarie, in parte adibito a vivaio, il cui proprietario ha distribuito un gran numero di trappole che al momento sembrano assolvere pienamente allo scopo (le catture sono notevoli); infatti benchè il parco sia al centro di una zona ad alta infestazione, negli ultimi due anni, cioè da quando ha posizionato le trappole, ha avuto sola una palma distrutta, mentre sono parecchie decine già quelle distrutte nella zona, ho fatto un giro attorno al perimetro questa mattina e questa è un assaggio della situazione odierna:
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Ciao,
una nota anomalia è lo sviluppo sullo scapo floreale di un ramo che molto spesso continua la sua normale crescita. Di solito si sviluppa un solo ramo in tutto lo scapo, ma di recente ho avuto modo di osservare su un albero in piena terra a Palermo, una elevata frequenza di questa anomalia e che per di più interessava l’intero scapo floreale:
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Al momento per il punteruolo sembra che la dieta è specifica e non ha in corso mutazioni.
In realtà la dieta non è specifica (verso la canariensis), solo una preferenza, anche per l’abbondanza da noi di questa specie, la dactylifera è ugualmente attaccata (del resto è arrivata con questa specie) e sono già noti attacchi sporadici ad altri generi di palme e non.
Ciao
Pietro Puccio
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Ciao Caio,
chi vive al centro-sud, in particolare Puglia e Sicilia, conosce purtroppo già da tempo il problema, sono ormai migliaia le palme distrutte dal Rhynchophorus. A Palermo l’infestazione è a “macchia di leopardo” con zone dove ormai non esistono più canariensis. Personalmente ho nel giardino una sola canariensis in una zona periferica dove non vi è un’alta concentrazione di questa specie (al momento la dieta più seguita dal R.), e non ho visto attacchi, ma un esploratore sì, che però non è tornato indietro dai suoi compagni; purtroppo nel giardino vi è la più alta concentrazione di palme della zona, e se il R. decidesse, come spesso fa per necessità, di cambiare dieta, sarebbe per me un bel disastro.
Pietro Puccio
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Posso propormi come il nonno di Cita? 🙂
Pietro Puccio
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Caro Willy,
pur nel grande rispetto che ho per la tua persona, che ho avuto tempo fa il piacere di incontrare, sono costretto a confermare quanto detto a proposito del nome botanico Plumeria, questo non perchè lo dica io, ma perchè lo dice la comunità botanica internazionale unanimemente. Qualsiasi articolo, libro o sito di organizzazioni botaniche infatti, come chiunque può constatare, fa seguire il nome Plumeria da L. che è l’abbreviazione di Linnaeus indicandolo, come è d’uso in botanica, come colui che ha istituito il genere.
Trovo piuttosto strano che ti sia affidato per confutare quanto sopra a ciò che è riportato da un sito italiano:
http://colorataplumeria.altervista.org/
che, a meno che non mi sia sfuggito, è assolutamente anonimo.
Vista la tua fiducia nei non italiani, mi limito a riportare due soli siti di prestigiose istituzioni botaniche in cui è evidente quanto detto prima:
Università di Berlino:
http://www.bgbm.org/scripts/asp/IAPT/ncugentry.asp?name=Plumeria
U.S. National Herbarium, Department of Botany Smithsonian Institution:
http://ravenel.si.edu/botany/ing/INGsearch.cfm?searchword=Plumeria
Un Grazie! agli affettuosissimi amici del forum.
Pietro Puccio
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Mia madre ne possiede una con tanti rami e dice che non ha mai fatto fiori:è possibile?
Ciao, se l’ha da molti anni e si è ramificata senza mai fiorire (o tentare) la causa più probabile è la sistematica ‘bruciatura’ in inverno degli apici vegetativi e conseguente ripresa vegetativa dalle gemme laterali.
Qual’è l’esposizione della pianta?
Pietro Puccio
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Ciao Federico,
si conferma trattarsi di infestazione da ‘ragnetto rosso’ in stato molto avanzato, dovresti usare un acaricida, sia adulticida che ovicida, oppure, se non vuoi ricorrere ala lotta chimica, per diminuirne la popolazione e dare un pò di respiro alla pianta, passare un batuffolo di cotone bagnato con acqua con aggiunta di una goccia di sapone sulla lamina fogliare (sopra e sotto), naturalmente rinnovando il batuffolo per non trasportare acari e relative uova da una foglia all’altra.
Pietro Puccio
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Riproduzione: da seme o talea?
Io l’ho riprodotta da seme proveniente, se ben ricordo (mi sono stati regalati), dall’Orto Botanico di Santo Domingo. Da me non ha mai frutttificato, segno che non trova il suo impollinatore preferito.
Pietro Puccio
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Ciao Federico,
dovresti aggiungere nel profilo, o sotto la firma, la tua località, è importante quando si scambiano informazioni di coltivazione.
Riguardo al tuo problema aggiungo solo che al momento molte delle mie plumerie (e non solo) nel balcone cittadino (Palermo), specie quelle più riparate dal vento, presentano attacchi di “ragnetto rosso”; le condizioni ambientali sono al momento favorevoli alla proliferazione di questo acaro pressochè invisibile ad occhio nudo, ma dai danni visibilissimi.
Pietro Puccio
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Ciao,
in natura vive sia sui rami degli alberi (generalmente a fronda piuttosto rada) che sui cavi (da quando esistono) telefonici, elettrici ecc, quindi in pieno sole. Era un classico la rottura dei sottili cavi telegrafici per il peso eccessivo dopo le piogge. Se la pianta in inverno sta al chiuso è bene comunque tenerla in posizione lievemente ombreggiata anche all’esterno.
Pietro Puccio
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Ciao,
– Zeug, grazie! 😉
– Giannipa, grazie anche a te, l’ho visto ora anche con questo nome; ad ogni modo, da quel che ho capito, si tratta di una varietà di origine thailandese e quindi il nome ufficiale dovrebbe essere ‘Lai Nam Tok’, il nome in inglese dovrebbe essere la traduzione ad uso degli occidentali.
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Ciao Nicola,
tutte le informazioni che riguardano esperienze dirette sono sempre utilissime. Per quanto riguarda la prima partita di semi, dopo quanto tempo dall’apertura del follicolo sono stati seminati?
Pietro Puccio
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p.p.v.
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