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Ciao,
ricordo che sulla sopravvivenza delle palme nei nostri inverni influisce, oltre la temperatura minima che si può riscontrare, anche la durata del periodo freddo. Nel senso che una Cocos nucifera adulta non muore a Miami (FL) a -2°C per qualche ora, ma con temperature, prima e dopo, intorno ai 20°C e più, mentre muore dalle nostre parti dopo qualche giorno con temperature minime che si aggirano intorno a +11°C. Quindi bisogna stare attenti nel valutare indicazioni che provengono da zone climatiche con caratteristiche diverse dalle nostre.
Riguardo l’elenco della Cornovaglia, il dato sulla Adonidia è pura fantasia o frutto di errore, questa palma, adulta, muore ad es. a Palermo anche con temperature minime che non scendono sotto i +5 °C. Anche quello sulla T. parviflora è eccessivamente ottimista, gli altri sono ‘quasi’ attendibili, magari aggiungendo un grado in più, ma in un clima tipo Florida centrale (rare ondate di freddo, in un clima più che mite).
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
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In effetti le romanzoffiana presentano una grande variabilità anche all’interno di semi provenienti dalla stessa pianta.
La scelta al momento dell’acquisto è stata ben mirata, per le palme bisogna evitare piante cresciute in mastelli con fusti già formati con diametro chiaramente inferiore a quello ‘normale’, nella loro futura crescita ne rimarrà il segno. A meno che non siano piante rizollate (e non da più anni), è bene scegliere esemplari che non abbiano già formato il fusto, cresceranno più rapidamente e senza deformazioni appena trasferite in piena terra.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Caio,
che perda le foglie in inverno è normale, la pianta è effettivamente decidua, purtroppo avrebbe bisogno di qalche grado in più in inverno, come indica questa fioritura tardiva (ma naturalmente, meglio tardiva che niente 🙂 ).
Per le spine, potrebbe trattarsi di scarsa insolazione sul tronco, è infatti la luce solare ad irrobustire le spine.
Attenzione alle tadici che sono “dirompenti”.
Pietro Puccio
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Pietro
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quote:
Il luogo si trova a circa 5 km a nord di Anzio…speravo che almeno la cunnimgumiana ce la facesse….
L’unico modo per saperlo è provare sapendo di rischiare, fermo restando che nella situazione che si è verificata 20 anni fa non sopravviverebbe.
Pietro Puccio
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Ciao,
non ho mai badato alla durata della fioritura della singola infiorescenza, ma ad ogni modo le infiorescenze si aprono in successione e quindi globalmente la durata in cui la pianta è in fioritura è di due-tre mesi.
Pietro Puccio
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Ciao,
– Piera,
quote:
come sempre tante grazie….
….come sempre gentilissima!
– Francesca,
dovrebbe poter sopportare brevi puntate di due-tre gradi sotto zero.
– Traudi,
anche questa ha atteso qualche anno prima di iniziare a fiorire, ma la tua sarà più bella perchè sai curare bene le piante 🙂
Pietro Puccio
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Interessante, ma negli anni precedenti in inverno si sono danneggiati gli apici vegetativi?,
Pietro Puccio
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Pietro
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quote:
http://blog.libero.it/passionfruit
Basta questo, chiunque ora può vedere le foto. Riguardo il tuo dubbio, passo la parola ai più esperti.
Ciao
Pietro Puccio
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Non credo ci siano problemi con un Mac., per il momento puoi mandare la/le foto al mio indirizzo (lo trovi nel profilo) ed appena possibile le inserisco io nel forum.
Pietro Puccio
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Ciao e benvenuto,
per allegare le foto occorre prima caricarle in rete in uno dei tanti siti che offrono questo servizio gratuitamente e poi fare copia/incolla, io uso questo:
http://photobucket.com/
ma ve ne sono ormai tanti. Se ci sono difficoltà sicuramente qualcuno qui saprà aiutarti (tieni però presente che è sabato sera….).
Pietro Puccio
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Ciao Ale,
dovresti precisare dove intenderesti coltivarle (mettendo la località eventualmente nella firma). Ho visto delle A. cunninghamiana in buona salute a Sabaudia, naturalmente bisogna sperare che non si ripeta l’ondata di gelo che colpì il centro-nord venti anni fa.
Pietro Puccio
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Come già detto da Giuseppe la saribus ha un’ampia distribuzione, dal sud della Cina, India, Thailandia, Java, Borneo alle Filippine (Luzon) e cresce in situazioni ambientali molto diverse, da aree rocciose semiaride a foreste pluviali. Riguardo le esigenze climatiche, in particolare di temperatura minima, vi sono indicazioni discordanti, sembra esistano due forme distinguibili nella fase giovanile, una con picciolo verde, più resistente al freddo fino (pare) a -6, -7°C, l’altra con picciolo rosso bruno, meno resistente (-2, -3°C).
La velocità di crescita, ovviamente, è da considerarsi in senso relativo, la pianta della foto è stata messa in piena terra esattamente 11 anni fa quando aveva tre anni, la jenkinsiana ad es. ha metà di anni (e di piena terra) ed ha già dimensioni paragonabili.
Pietro Puccio
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Ciao a tutti,
forse può essere utile qualche data.
La prima Washingtonia ad essere scoperta è stata la filifera, in California, dal botanico ceco Benedikt Roezl nel 1869, che ne inviò i semi in Europa. Le prime fruttificazioni si ebbero a Sanremo (Giardino dell’Hotel West End, 1891), Palermo (Giardino Garibaldi, 1892) e Cannes (Villa Delices, 1893). Un esemplare messo a dimora a Villa Trabia (Palermo) nel 1882, fiorito nel 1898, è tuttora esistente.
La Washingtonia robusta fu introdotta intorno al 1886 (Orto Botanico di Palermo), ma la prima fioritura in Italia (1904) si ebbe a Villa Sperlinga (Palermo). L’esemplare messo a dimora a Villa Trabia nel 1892, quindi da seme di sicura origine, è ancora esistente.
Sicuramente quindi nei giardini storici italiani vi saranno ancora esemplari “puri”, ma come detto da Giuseppe, non vi può essere certezza per tutta la loro progenie.
Per distinguere le due specie adulte, le foto di Giampiero sono chiarissime (complimenti, hai preso al volo anche l’aereo!). Nel caso di piante giovani, con foglie a portata di occhi, è pure abbastanza facile la distinzione, nella W. filifera infatti le spine lungo i bordi del picciolo, sono sempre di dimensione degradante dalla base (attaccatura al fusto) verso la foglia, sono invece sempre di dimensione costante lungo tutto il picciolo nella robusta. Il loro colore ha la stessa tonalità chiara del picciolo nella filifera, mentre è decisamente più scuro (rosso bruno) nella robusta. L’hastula, ossia la porzione di picciolo che penetra nella lamina foliare (vedi foto), è molto pronunciata ed appuntita nella filifera, lunga intorno a 10 cm in una foglia adulta, e generalmente ottusa e intorno a 2, 3 cm nella robusta. Queste caratteristiche sono visibili anche nelle foglie secche.
Queste sono foglie di filifera, da notare le dimensioni delle spine rispetto alla larghezza del picciolo, il loro colore non distinguibile da quello del picciolo e l’hastula:
Queste invece sono di robusta, notare oltre l’hastula, le dimensioni ed il colore delle spine che si distingue perfettamente anche nella foglia secca:
Questa foto infine mostra insieme, per un più facile confronto, due piccioli di filifera (a sinistra) e due di robusta (a destra):
Pietro Puccio
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Ciao Gianpiero,
dipende molto dagli insetti impollinatori e dalle distanze che possono percorrere, e potrebbe trattarsi anche di distanze di qualche centinaio di metri. Ad ogni modo la certezza si può solo avere nelle aree di origine in popolazioni isolate, anche perchè non è detto che quelle che si trovano in giro non siano già degli ibridi.
Pietro Puccio
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Non preoccuparti per questo, Pietro si è tutelato “
🙂 🙂 🙂 🙂 🙂
Pietro Puccio
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Ciao Francesca,
se tutto va bene, come auguro, tra una decina di giorni potrebbe vedersi qualcosa.
Pietro Puccio
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Pietro
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quote:
…però il desiderio di averle e di provare a tenerle in vaso almeno per qualche anno era tanto……..
Qualcuno di voi le ha avute e ha qualche consiglio?
Ciao Gianpiero,
intanto complimenti per gli ottimi acquisti, poi, malgrado io tenga le palme (e non solo) in vaso sempre con lo scopo di trasferirle in piena terra appena possibile(salvo qualche eccezione), non vedo perchè in assenza di un clima adatto non si debbano coltivare in contenitore ed in luogo protetto pur sapendo che ciò è per un tempo limitato, ma che può essere anche di parecchi anni. Le palme hanno infatti una fase giovanile in cui cambiano continuamente aspetto prima di raggiungere la piena caratterizzazione. Questa fase, per chi è interessato è, scusate il gioco di parole, molto interessante e nelle fasi iniziali, che ripeto possono durare per alcune specie qualche anno, non vi è praticamente differenza nella forma e dimensione tra una in vaso, correttamente coltivata, e la stessa in piena terra, l’unica differenza è che quella nel suo ambiente naturale, o simile, raggiunge quello stadio in tempi pù brevi. Anche una palma di dimensioni eccezionali, come la Corypha umbraculifera, nella sua crescita iniziale avrà un momento in cui forma e dimensioni sono molto simili a questa, coltivata da 5 anni in vaso ed in pseudoserra riscaldata :
Le stesse Cocos nucifera, che i vivaisti nordeuropei ci inviano a migliaia destinate a morire dopo pochi mesi, possono essere tenute in vaso per anni rispettando le temperature minime. Questa deriva da una “noce” portata da un’amica dal Messico che non mi è sembrato il caso di buttare (mi riferisco alla noce), ben sapendo che era senza speranza, ma intanto ha i suoi 5 anni ed i quasi 3 metri di altezza e finchè può essere ritirata dentro in autunno…:
Un altro vantaggio delle palme che provengono da aree tropicali o subtropicali umide, ai fini di una coltivazione sia pur temporanea in “interno”, è che sempre nella fase giovanile non necessitano di elevatissime luminosità, in quanto crescono inizialmente all’ombra delle più alte, o di altre piante. Riguardo lo spazio minimo vitale per le specie da te citate, quelle più ingombranti sono le Pritchardia, le altre hanno foglie che tendono, per buona parte del loro ciclo vitale, verso l’alto, occupando in pianta uno spazio più ridotto:
Hyophorbe lagenicaulis
Da notare per questa palma il picciolo ‘colorato’:
Quindi se riesci ad organizzarti uno spazio di qualche metro2 al chiuso, con temperature preferibilmente superiori a +16°C, con buona luminosità ed un ventilatore che tenga l’aria in lieve movimento quando sei costretto a tenere chiuso, puoi seguire la crescita delle tue palme per anni.
Pietro Puccio
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Scritto Da – pietropuccio on 15 Ottobre 2007 19:19:33
Pietro
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Ciao Piera,
sei sempre troppo apprensiva, quel “taglio” che ti preoccupa è una normale fessurazione che si forma sul fusto parzialmente lignificato quando ingrossa.
Pietro Puccio
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quote:
😛
Confesso che la visita al giardino di Pietro una spintina me l’ha data 😳
Sì, ricordo che ti ho spinto indietro quando per l’orrore ed il disgusto stavi per buttarti nella vasca… 😀 .
– Carlo,
hai ragione sul messaggio riguardante la jenkinsiana nella sezione generale, ma ancora non c’era la sezione palme.
A proposito di C. crinita, quella del Palmetum ha già fruttificato?
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Paolo e Francesca (speriamo bene 😀 ),
aggiungo qualche cosa, se può servire. Di norma la Plumeria ramifica all’atto della fioritura, sia che essa avvenga o che abortisca per qualsiasi causa. La ramificazione negli altri casi è conseguenza o del taglio dell’apice vegetativo (per es. per farne talee) o del suo danneggiamento per qualsiasi causa (temperatura troppo bassa, urto, parassiti ecc). Le varietà di Plumeria rubra vanno in riposo in inverno e prima o dopo finiscono per perdere tutte le foglie (se non lo fanno è perchè sono state spinte a continuare vegetare, cosa che ai fini della fioritura è da evitare). Alla ripresa vegetativa possono subito produrre l’infiorescenza (caso più frequente) o possono farlo successivamente. L’impollinazione non è facilitata per la forma del tubo corollinico che ha un restringimento al centro e sospetto che, almeno dalle nostre parti, sia opera della “formica argentina”. Forse può dare una idea della non facilità dell’operazione, che i coltivatori professionisti fanno con una sorta di microchirurgia floreale, la foto seguente, di pessima qualità per la fretta e la mancanza di idonnee attrezzature:
Pietro Puccio
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Pietro
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Grazie Carlo e sarebbe interessante seguire l’evoluzione del Palmetum, magari nella sezione Palme. Il clima (e l’immondizia sottostante) mi sembra abbiano un effetto accelerante nella maturazione delle piante, la crinita che conosci ha fiorito la prima volta tre anni fa ad un’età orientativa di 25 anni e solo quest’anno pare che maturi qualche frutto.
Altra domanda, la Chambeyronia è gemella di quella che mi hai dato “al volo” alla stazione di Firenze?
Pietro Puccio
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🙂 🙂 🙂
La sabal è la minor.
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Se e’ quella che ricordo ad Agosto 2005, e’ cresciuta un sacco. Era all’angolo accanto al Trithrinax?
Ciao Carlo e bentornato (era da tempo che non ti si leggeva nel forum).
Ottima memoria, è proprio quella, è stata per quasi 4 anni in ‘fermo biologico’ dopo la messa a dimora, ma dalla scorsa estate si è messa a crescere baldanzosamente, molto di più della vicina Livistona saribus (per la verità più vicina della Trithrinax, ma è chiaro che ti ricordi di questa, visto che Trithrinax fa rima con Coccothrinax… 😉 ) im piena terra da molti più anni.
Pietro Puccio
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Scritto Da – pietropuccio on 14 Ottobre 2007 17:13:58
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Ciao,
– Caio, salvo diversa indicazione, le foto che inserisco sono mie e di piante mie, questo per non creare problemi a chi ci ospita.
– Green, è in piena terra da 6 anni.
Candidarsi? A che cosa? Fino ad ora le varie sezioni di questo Forum non hanno avuto bisogno di moderatori o ‘tutori’, e spero vivamente si continui così.
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Dove l’hai scovata ??
Graditissimo dono di un amico vivaista che l’ha introdotta dal Costa Rica e che la sta riproducendo.
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Quello che mi stupisce è la somiglianza di questa zamiacea con le cycadacee !!!
Ciao Nicola,
in effetti sono inserite nello stesso ordine: Cycadales, che comprende oltre alle famiglia delle Cycadaceae e Zamiaceae, quella (monospecie) delle Stangeriaceae.
Pietro Puccio
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Ciao,
complimenti per questo esemplare, riguardo l’ultima foto, purtroppo non è molto nitida, ad ogni modo i semi sono da escludere, sono portati in coppia sulle squame e sino anche di discrete dimensioni (circa 3 cm).
Pietro Puccio
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Ciao Orazio,
sembrano effettivamente dei bulbi, ma sono semi che germinano facilmente (pure troppo) anche senza essere interrati, basta un pò di umidità, col tempo ti ritroverai piante in giro per il giardino:
Pietro Puccio
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…quasi, quasi ci siamo:
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Ciao,
da appassionato di palme non potrei che essere d’accordo, se naturalmente lo è anche chi ci ospita, solo che non mi sembra che il numero di potenziali interessati e partecipanti attivamente giustifichi al momento una sezione specifica (per la ricerca c’è il motore interno) ed è fin troppo ovvio che una sezione specifica di per sè non fa aumentare il numero di partecipanti o di interventi; forse bisognerebbe intanto darsi da fare un pò di più.
Pietro Puccio
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