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Immagino che serviranno quindi vasetti discretamente alti allora??
Ciao Ale,
scusami ma mi era sfggito. Sì, generalmente per le palme si usano vasi più alti del normale, anche se nella maggior parte delle specie a germinazione remota anche 10-12 cm bastano; per alcune, tipo Bismarckia, invece è prudente una profondità di almeno 15 cm, nel caso dei Borassus, il cui ipocotile dovrebbe scendere in verticale fino alla profondità di circa 40 cm, oltre alla soluzione (ove possibile) della mnessa direttamente a dimora, ci si è inventato di tutto e di più per farli germinare senza l’uso di vasi così profondi. Infine nel caso della Lodoicea è quasi impossibile la germinazione fuori piena terra, visto che l’ipocotile si attesta a non meno di 1,5 m di profondità.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao,
Caio e Giuseppe (o altri che la coltivano)perchè non iniziate una discussione dedicata a questa specie, in modo da fare un discorso più organico nell’ambito di questa sezione del forum?
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Ciao e complimenti per il compimento della fioritura.
Riguardo alle differenze di colore, mentre la insignis in natura è abbastanza stabile, la speciosa presenta una notevole variabilità, andando dal rosa pallido al rosso scuro. Se ciò non bastasse in giro vi sono moltissimi ibridi tra le due specie, quindi è arduo fare ipotesi.
Differenze di una decina di giorni nell’inizio fioritura sono fisiologiche per tutte le specie, anche se coltivate una accanto all’altra, e rientrano nella variabilità intrinseca. Ad ogni modo nel tuo caso non è del tutto improbabile che il ritardo sia dovuto alla diversa situazione climatica (se ho ben capito ha iniziato prima quella più riparata).
Per finire l’ultima sulle Chorisia, il genere non esiste più, i botanici hanno inserito speciosa ed insignis nel genere Ceiba (fino alla prossima revisione 🙂 ).
Pietro Puccio
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Ciao,
come suggerito da Giuseppe si tratta di Trithrinax brasiliensis, in zona Lazio qualche anno fa ne sono state importate molte e di tutte le dimensioni, con un discreto successo.
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Ciao,
sicuramente ornamentale il fogliame e particolare per forma e colore il fiore, ma non lo definirei ‘bello’.
E’ fiorita al secondo anno dalla semina nello stesso vaso 6×6 in cui era germinata, in premio l’ho trasferita in un vaso da 10 🙂 . Attualmente è alta intorno a 40 cm e si sta riprendendo con le piogge ottobrine dopo l’estate torrida. Niente semi.
Pietro Puccio
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Pietro riguardo la catechu..nessuno in Sicilia ci ha mai provato?
Ciao Ale.
quanto scritto a Paolo è frutto di esperienza diretta plurima 😉 , è una delle palme più ‘tropicali’.
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Ciao Paolo,
la Dypsis lutescens, malgrado sia inflazionata, è una bellissima pianta, ma andrebbe comunque in ambiente protetto in inverno. Per l’Areca catechu dovresti riscaldare la terra fino ad almeno 18°C di minima.
Pietro Puccio
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si può coltivare in vaso per un posto riparato?
E’ una pianta molto ‘esuberante’, quindi dovrebbe essere di grande diametro.
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Ciao Ale,
non preoccuparti, se il seme è vitale germinerà comunque lo posizioni.
Le palme si comportano nella germinazione (e non solo) in modo molto diverse dalle dicotiledoni e dalle altre monocotiledoni. Se guardi attentamente il seme noterai sulla superficie come una piccola depressione circolare, dove sotto una sottile pellicola, vi è l’embrione. Quando il seme nella terra inizia la germinazione l’embrione si allunga in una specie di cordone che all’estremità ha il ‘cotiledone’, questo cordone può essere cortissimo, per cui il cotiledone rimane adiacente al seme, oppure affondarsi nel terreno per alcuni centimetri (per qualche specie anche intorno al metro). Dal cotiledone, che ha una forma tubolare, si diparte, da sotto, la radice primaria e da sopra, dall’interno di questo ‘tubo’, la prima foglia. La germinazione delle Arenga è ‘remota’, nel senso appunto che il cotiledone prima di emettere radice e foglia dovrà scendere ad una certa profondità, mentre ad es quella delle Archonthphoenix è adiacente.
Pietro Puccio
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Ciao,
– Daniele, effettivamente il disegno regolare della foglia attira immediatamente l’attenzione, regolarità sottolineata dalle sottili linee grigie, che si dipartono dal centro, costituite da microscopiche scaglie argentee.
– Caio, sicuramente il ritrovarsi con qualcosa di diverso da ciò che si era desiderato non è piacevole, però non definirei ‘pacco’ una Guihaia al posto di una Livistona chinensis, al più, se è così, il pacco se lo è fatto il vivaista.
Pietro Puccio
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Ciao Giuseppe,
potrebbe essere benissimo lei essendo forse l’Heliconia più rustica (o tre le più). Ma tu l’hai vista fiorita? Perchè il problema è proprio questo, la pianta non muore anche se va per breve tempo a qualche grado sotto lo zero, ma fiorendo sulla vegetazione del precedente anno, se questa si rovina, c’è il rischio di non vederne mai i fiori.
Pietro Puccio
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per la P. actinia..mmm..non l’ho mai comprata e da seme non mi pare nemmeno.
Pietro potrebbe essere un’altra tua talea? tu ce l’hai?
No.
Io però non riesco ad intravedere traccia di stipole…..
Pietro Puccio
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Ciao
– Ale,
conosco l’articolo e Gibbons e Spanner, che sono indubbiamente dei benemeriti, ma non bisogna dimenticare che la vendita di semi e piante è la loro fonte di reddito, quindi l’entusiasmo e qualche leggera forzatura, rivolta ai mercati più ricchi, che purtroppo per loro sono in zone climaticamente non troppo favorite, si possono giustificare. 🙂
– Giuseppe,
sulla lentezza pare ci sia un generale accordo, un coltivatore californiano, dice che lì fa in media una foglia e mezza all’anno. Ad ogni modo è una specie in coltivazione da poco tempo, quindi non la si conosce ancora bene.
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La Passi?
Passo
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la micrantha muore più per il caldo che per il freddo .
Ciao Giuseppe,
è esperienza personale, o sentito dire? Comunque la micrantha pare cresca anche nel nord dell’India e nel sud del Bhutan, in aree che hanno minime invernali superiori ai +15°C e massime estive intorno ai 40°C.
Pietro Puccio
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Pietro… un personaggio inglese ,che ama e lavora con le palme ,afferma di aver piantato nel suo giardino al centro di Londra una micrantha adulta (da lui portata in patria) la quale ha superato senza danni (così dice lui) il rigido inverno londinese con punte minime di -5…Il clima di Sabaudia al confronto è tropicale!!
P.S. Ma quelle dei tuoi amici sono morte o hanno subito forti danni?(è la mia zona..)
Ciao,
riguardo gli amici laziali, è stato un discorso captato “al volo” nell’ambito di una discussione su certe ottimistiche temperature minime di resistenza che circolano in rete, non ho particolari.
Riguardo Londra, salvo inverni eccezionali, pare che il clima sia mediamente mite, considerata la latitudine, in più nelle zone centrali vi è un innalzamento di alcuni gradi di temperatura rispetto alle zone esterne dovuto al calore “cittadino”, la media delle temperature minime di gennaio, su base trentennale, è ad es. identica alla corrispondente di Roma (+1,9°C). Un vivaio della Cornovaglia, che ha condotto una serie di prove su molte specie di palme, riferisce danneggiamenti già a -2°C (mentre per la engleri a -3,8°C), anche se è sopravvissuta ad una minima assoluta di -4°C. Naturalmente sono dati da prendere, anche questi, con le dovute cautele.
Pietro Puccio
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la Passiflora manicata ( Pietro è frutto della talea che mi hai dato a Euroflora)è delicata? posso tenerla fuori?
Pare possa sopportare qualche fugace puntata intorno a -2°C, ma è tendenzialmente subtropicale.
Comunicazione di servizio: la pianta di cui alla suddetta talea è defunta a fine agosto 2006, poco dopo un’augusta visita, per marciume radicale fulminante.
Pietro Puccio
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Ciao Ale,
non ho esperienza della ‘Himalaya’, che è pure di incerto inquadramento; tra quelle che ho ‘sperimentato’ (urens, mitis, rumphiana, no, ochlandra, obtusa) la meno resistente al freddo è risultata la no, seguita a distanza dalla mitis, che come ha già detto Giuseppe da adulta è abbastanza resistente, ma piante giovani hanno problemi anche a Palermo, a meno che non siano in posizione piuttosto riparata.
Riguardo le altre specie di Arenga non ricordo tempi lunghi come per la engleri e a proposito della micrantha, amici laziali (Aprilia e Sabaudia) non hanno riscontrato la tanto decantata rusticità.
Pietro Puccio
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sono in crisi con le arenga engleri…9 mesi e ancora nulla, ho letto che sono difficili..tu le hai provate? qualcuno c’è riuscito? vorrei rinunciare per lasciare spazio ad altri semi…grazie
Ciao,
nove mesi sono pochi, occorre attendere due-tre volte tanto.
Pietro Puccio
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Ricordo che nella sezione Monografie è ampiamente trattata la coltivazione della Passiflora (assicurarsi che nella finestra di destra ci sia scritto “Mostra tutte le discussioni”).
Pietro Puccio
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Ciao Carlo,
Non potresti mettere le foto? Credo che sarebbero molto gradite e non solo da me…se puoi…grazie
Una foto è disponibile, ma occorre l’esplicito assenso alla pubblicazione di chi è effigiato sotto…..
Pietro Puccio
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Scritto Da – pietropuccio on 27 Ottobre 2007 14:12:25
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Ciao Paolo,
solitamente questi vasi di provenienza nord-europea, che contengono più semi germinati per “pronto effetto”, sono di Chamaedorea elegans o Chamaedorea costaricana o Dypsis lutescens. Per le Chamaedorea da te non dovrebbero esserci problemi, mentre per la Dypsis vale quanto detto nel messaggio “Dypsis decary…triangle palm”. Si distinguono abbastanza facilmente, pur avendo tutte le foglie non caratterizzate bifide. Le C. hanno le foglie di aspetto cartaceo e opache, verde scuro la elegans, verde chiaro la costaricana, la D. lutescens ha le foglie appuntite, lisce, lucide con riflessi dorati. Riguardo le Cham, la elegans è a fusto singolo e di lenta crescita, la costaricana cespitosa e di crescita abbastanza veloce.
Pietro Puccio
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Quasi tutti consigliano di non metterla alla luce diretta…le leggende continuano?
Sì e no, la lutescens più ha sole ed acqua (ai tropici e subtropici) e più cresce in bellezza, però nell’ottica della pianta in vaso, da ricoverare in inverno, il consiglio non è del tutto errato per evitare ustioni da repentine esposizioni. Per questo ho scritto prima di esporla gradatamente al sole. La mia ha una decina di anni e non cresce perchè in estate inizia a vegetare tardi, sia perchè deve riprendersi dalla batosta invernale, sia perchè vorrebbe tanta acqua, che non ha (anche se la innaffio, le radici della canariensis si comportano da idrovore).
In pratica vegeta da ottobre a dicembre.
Pietro Puccio
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Ciao,
intanto i complimenti non dovete farli a me, ma al particolare clima che senza merito mi ritrovo, io mi limito a sfruttarlo per quanto possibile e senza affannarmi troppo. Sicuramente hanno molto più merito, e sono veramente da ammirare, tutti coloro – e voi siete in prima fila – che coltivano le stesse piante in situazioni climatiche avverse, con grande impegno personale.
– Ale,
quella della lutescens che resiste a – 4°C, o quasi, è una leggenda dura a morire, quella che muore è invece la pianta. Si è comunque fatto un notevole progresso, anni fa si parlava addirittura di -8°C.
La realtà è che nel clima mediterraneo, già a temperature sotto i +5°C si rovinano le foglie, tra +1 e +3 gradi, se il terreno è bagnato e la pianta è esposta alla pioggia, marcisce la vegetazione più giovane, intorno allo zero o appena sotto resistono solo i fusti più alti e più robusti (tronco perfettamente formato) con foglie totalmente rovinate, ancora più sotto, nulla. L’unico modo per farla resistere a queste temperature (cioè al più fino a -1°C) è posizionarla sotto una pensilina o pianta sempreverde, con la base leggermente sopraelevata ed esposta a sud. Infatti è l’accoppiata bassa temperatura-suolo (e pianta) intriso d’acqua a favorire i marciumi basali. Riesco a fare sopravvivere, grazie sempre al clima, un cespo, pressochè mummificato da una decina d’anni, alla base di una Phoenix canariensis, con cui convive (finchè rincoforo non li separa); la Phoenix la protegge, ma non la fa crescere, quindi nulla a che vedere con i magnifici cespi che forma ai tropici.
Conclusione: tienila in vaso, in inverno in ambiente protetto, dalla tarda primavera ad inizio autunno fuori, spostandola progressivamente in pieno sole, sarà sicuramente più ornamentale della mia:
– Ice,
hai visto benissimo, è una Cyathea cooperi, la crescita contemporanea di cinque o più foglie è normale per questa specie. La pianta era stata defoliata due volte di seguito dalle ondate di caldo secco di giugno e luglio, capitate mentre le foglie erano in distensione, quando cioè sono delicatissime, anche quelle che si vedono in crescita hanno subito la stessa sorte, di solito non capita più di una volta all’anno, in questo solo ora ha ripreso l’aspetto normale (le foto sono di tre anni fa, ora è più alta):
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Ciao,
invece queste foglie sono state bruciate dalla “arietta” a 46°C e 7% di umidità del giugno scorso, e da una Dypsis decaryi non me l’aspettavo (la foto è di agosto, dopo la ripresa dalla batosta).
Riguardo alla resistenza, -6°C è forse un pò ottimistico; importante il suolo, che deve essere molto drenante e piuttosto asciutto in occasione di abbassamenti repentini della temperatura di qualche grado sotto lo zero, ed il massimo di insolazione per irrobustire i tessuti (e non esagerare con i concimi azotati).
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P.S. Se quella in foto è un tuo esemplare complimenti davvero!!!
Dal giardino molto…. naturale 😉 , non può essere che mio.
Per la velocità, inizialmente è, più o meno come tutte le palme, lenta, formato il fusto, accelera. Tieni pure presente che questa palma in natura cresce anche nei pressi di corsi d’acqua ed a Palermo in estate di acqua ne vede poca. La pianta dovrebbe avere circa 16 anni (ho perso i dati relativi), da 11 in piena terra. Per le dimensioni, il fusto ‘pulito’ è alto circa 1,70 m, la parte ‘fogliata’ circa 3,5 m.
Ciao
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Ciao Ale,
nelle zone costiere della Sicilia si comporta discretamente, ma in zone un pò più interne ed in inverni più rigidi del solito alcune sono morte. Per Roma, mi sento di escluderne la sopravvivenza in piena terra, ma è sempre interessante ed istruttivo seminarle e seguirne la crescita (finchè si può).
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Nicola, non ti sapevo guerrafondaio 😀 😀
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In un altro post, altri esperti del forum hanno attestato la resistenza intorno a -3°C,
In questo forum? Non ricordo, ad ogni modo in quale località?
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Ciao Ale,
la tabella 2 è abbastanza attendibile, nella 1 vi sono dati che vanno bene per il clima della Florida, che come detto prima è molto diverso dal nostro (vedasi dato sulla Cocos nucifera), quindi va vista caso per caso.
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