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Lo chiameremo albero delle baguettes,
Albero delle baguettes?
Non ci siamo proprio 🙂 ! E’ l’albero che fa il frutto più grande, non semplicemente più lungo, infatti può arrivare a 90 cm di lunghezza con adeguata larghezza (fino a 50 cm), per diventare una baguette dovrebbe fare una drastica cura dimagrante 🙂 .
Pietro Puccio
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Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
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Ma l’artocarpus non è l’albero del pane?
L’albero del pane è l’Artocarpus altilis.
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Questo è un parente stretto, l’albero dei panini… 😉 😉
L’albero dei panini? Allora forse non sai che è l’albero che fa i frutti più grandi che ci siano in natura, “panini” lunghi fino a 90 cm!
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Però dovresti curarla meglio la piantina 😀 😀
Non sempre ciò che noi riteniamo “meglio” per le piante lo è effettivamente, anzi, direi che spesso è il contrario.
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quella sotto le due primedonne è una C.elegans??
Ciao Paolo, hai centrato il nome specifico, elegans, ma non la specie (ed il genere) 🙂 , si tratta infatti di Ptychosperma elegans, una palma al limite di sopravvivenza nelle zone più calde della Sicila.
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Ciao Carlo,
grazie, ho letto e visto la foto della ‘blue’ e temo che non arriverò a vedere blu la mia 😉 .
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per quanto riguarda il freddo è vero che la tolleranza al freddo delle Plumerie è differente a seconda delle specie?
Le plumerie che si vedono solitamente in giro sono varietà di una unica specie (dicono i botanici): Plumeria rubra, ad ogni modo è vero che esistono piccole differenze di comportamento tra differenti varietà. Fra le specie invece esistono differenze anche nette nei confronti delle basse temperature, in pratica le varietà della rubra sono più resistenti della obtusa ed ancor più della pudica.
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Sogno proibito in piena aria in Italia (isole comprese) ed ancor più proibito quella che sta davanti (Cyrtostachys renda). La foto è del 2002, poi per raggiunti limiti di…. tetto ho dovuto lasciarle fuori, con la conseguenza che si può immaginare:
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Quella del mio dentista…
Te lo sei scelto bene, il dentista… 🙂 🙂
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Ciao,
– Orazio, il messaggio è del giugno scorso, ripreso ieri da Domenico, di norma (a Palermo) inizia a fiorire a maggio-primi di giugno.
– Domenico, non è che hai una foto della pianta? Riguardo al vento, sicuramente è una causa di danneggiamento e morte per le piante, come ho sperimentato anch’io nel tempo, come le basse (alte) temperature, l’eccesso (difetto) di umidità ecc. Sono situazioni che vanno viste caso per caso, ma sicuramente per le piante tropicali, salvo eccezioni, è proprio la temperatra il fattore più limitante.
Pietro Puccio
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Ciao Domenico,
i rischi collegati alle basse temperature (ed elevata umidità) sono fondamentalmente due: danneggiamento degli apici vegetativi, e quindi la mancata fioritura per quella stagione, e marciume basale. Il primo, complice l’umidità, può avvenire a temperature relativamente superiori del secondo. La posizione sotto una tettoia sicuramente riduce questi rischi, ma se le temperature dovessero scendere e mantenersi per molte ore di qualche grado sotto lo zero il rischio di perdere prima la fioritura, e poi la pianta, diventa elevato.
Il ramo lo puoi conservare, come già detto da Paolo, in locale non riscaldato e non umido, controllando periodicamente la zona del taglio (dagli eventualmente una ‘spolverata’ con un fungicida ad ampio spettro) e che non raggrinzisca eccessivamente.
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Non c’e’ P.hardyi al Palmetum.
L’avevo letto da qualche parte, grazie per la precisazione.
PS: avresti dovuto ricevere già da tempo Palms, la IPS mi ha inviato una mail a metà dicembre per dirmi che la rivista era tornata indietro, non è che hanno combinato qualche paticcio con le etichetto?
Pietro Puccio
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Non so se quella dell’Orto Botanico di Napoli è la stessa: Io l’ho vista fiorita nel mese di Luglio.
Per le dimensioni, rusticità ed epoca di fioritura sembra proprio la schiedeana, non credo ci siano altre heliconie simili così rustiche, a meno che non fosse in vaso interrato (e coltivata in serra in inverno).
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Ciao Domenico e benvenuto,
hai già fatto passare altri inverni fuori, anche se sotto tettoia, alla tua plumeria? Mi sembra una situazione a rischio; anche se riescono, asciutte, a sopportare brevi puntate intorno allo zero, prudenzialmente è bene tenerle a temperature sempre almeno di qualche grado (5, 6) sopra lo zero.
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Non ho foto recenti migliori a portata di mano. Prima o poi ne faró altre.
Grazie, possibilmente del’intero gruppo.
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Se ben ricordo ho ricevuto io a Messina la tua hillebrandii bebé, da Palme per Paket, e lo tenuta in casa per circa un mese fino a quando poi te l’ho data. Forse sedici anni fa?
Esatto, l’hai inserita gentilmente in un tuo ordine e me l’hai data nel dicembre 1993.
Riguardo la velocità di crescita, la prima impressione è che tra hillebrandii e remota la più veloce sia la… hardyi, che pure c’è nel Palmetum.
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Ciao,
– Giuseppe, l’ultima volta che ho sentito Sergio sulla hillebrandii mi ha manifestato l’intenzione di toglierla per i motivi detti prima, se non lo ha fatto ne sono lieto, mi era sembrata una decisione eccessiva, visto che in definitiva aveva già superato molti inverni.
La mia proviene da Spanner, Sergio l’ha ottenuta da seme, come tantissime sue altre palme.
– Carlo, per “un poco più a sud” intendevo Campania, non Canarie 🙂 (ma una foto migliore non l’hai? 😀 ).
– Orazio, la velocità di crescita della mia è ben lontana da quella del Palmetum, ma tu hai visto intanto la situazione del giardino, non certo felice, poi questa ufficialmente era la verietà ‘Blue Dwarf’, ora “blue” non lo è affatto, ma forse “dwarf” sì.
– Ale, mi pare di ricordare che ad Aprilia non sia sopravvissuta, quindi se non è -2, sarà -3, -4°C, ma è anche per questo che ho chiesto eventuali altre esperienze.
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Secondo la tua esperienza quale Hedychium risulta essere il più rustico? Secondo le mie fonti il coronarium…. 😀Lulù
Ciao Lulù, non ho esperienza di temperature sotto lo zero, quindi posso solo riferire dati di “letteratura” secondo i quali sia coronarium che gardnerianim sono tra i più resistenti alle basse temperature a livello di rizoma. Solo non sono certo, ma tu avresti modo di provarlo sul campo (e forse l’hai provato 😉 ), che una perdita ad inizio inverno della parte aerea per gelo consenta poi una normale fioritura nel coronarium.
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Ciao Lorenzo,
ti riferisci all’Heliotropium arborescens, comunemente chiamato fiore di vaniglia per il suo profumo, o alla vera Vanilla, l’orchidea? I semi del primo sono abbastanza facili da trovare, per la Vanilla (orchidea), oltre ad essere di difficile reperimento, occorre una specifica conoscenza del procedimento di semina ed un minimo di attrezzatura, solitamente si acquistano direttamente le piante, reperibili in genere presso le ditte che vendono orchidee. Si tratta in ogni caso di una orchidea da serra calda.
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Mi stupisce il fatto dei freddi così tardivi, con le piante in pieno risveglio. Io ricordo delle nevicate a fine marzo, ma era neve portata dal vento e subito sciolta, senza danni da freddo.
Il termine ‘freddo’ va inteso in senso doppiamente relativo, relativo alla media del periodo e relativo alle piante coltivate. A Palermo 5°C a marzo sono 6 gradi in meno della media delle minime del periodo, ma 3° in più di quella di Bolzano, sono’caldo’ per un abete e ‘freddo’ per una papaya.
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Una per anno è sicuramente poco e probabilmente questo dipende, oltre che dalla coltivazione in vaso, da una maggiore stasi invernale e luminosità insufficiente, ma come la maggior parte delle palme anche la Bismarckia inizialmente sembra crescere poco, solo quando la base del fusto ha raggiunto le dimensioni definitive comincia ad innalzarsi veramente. La mia ha 14 anni ed è in piena terra da dodici e solo da tre la base ha raggiunto le dimensioni praticamente definitive (circa 70 cm di diametro) e sta iniziando ad innalzarsi sul fusto (attualmente va per i 5 m), prima era solo piccioli e foglie.
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Ciao Paolo,
da me non ti aspettare nulla in questa sezione 🙂 , sia perchè di fruttiferi sub- e tropicali in piena terra ed aria ho solo un Litchi, un Mango ed una papaya, sia perchè i bilanci li inizio a fare a maggio, visto che il momento più pericoloso per noi (loro) è proprio la fine dell’inverno, quando sono già in piena ripresa vegetativa ed arriva la classica ultima ondata di aria fredda dai balcani.
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Ciao Ice,
ma quanto a luce solare, come è la situazione? Come ha già sottolineato Carlo, non è un problema solo di temperatura, ma di temperatura ed energia solare, se la luce è insufficiente anche se la tieni a 26°C la crescità sarà stentata, e comunque con produzione di tessuti acquosi, o praticamente inesistente. Da me, in piena terra, si nota una leggera crescita da aprile, quindi con temperature diurne già intorno i 20°C, la crescita accelera notevolmente a giugno ed inizia a declinare a fine settembre.
PS: ma se ti cresce velocemente, come farai a spostarla poi?
Pietro Puccio
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Ho postato altre bombe, dalla valle delle felci alla valle dei templi. Carlo
Bellissime foto e lodevole iniziativa, considerato il tipo di forum, le foto delle rovine di Selinunte (palmosa Selinus per Virgilio e palmis onusta Selinus per Livio) sono sicuramente le più significative ed azzeccate, penso invece che la foto della Cycas revoluta appena piantata era meglio evitarla, non è significativa e da una cattiva impressione (se posso permettermi).
– Paolo e Giuseppe, il discorso delle zone climatiche credo vada fatto in separata sede e tenendone sempre presente il fine, vantaggi e limiti. Mi sembra poi molto prematuro iniziare a fare ‘bilanci’, l’inverno è iniziato da appena qualche giorno.
Pietro Puccio
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Ed ecco altre foto del palmetum, in abbondante quantitá:
Carlo
Grazie!! Finalmente ti sei ricordato anche di noi 😉 !.
Naturalmente non ci sono parole per il lavoro che stai portando avanti da anni pur tra mille difficoltà, mi sembra anche di capire che la situazione si è un pò sbloccata e che le autorità locali hanno ripreso interesse per questa realizzazione in cui mi auguro ci sia il pieno riconoscimento ufficiale (e non ultimo anche quello ‘materiale’) dei tuoi meriti.
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La “zona 10”,comunque, credo che sia limitata alla punta Sud della Calabria, alla punta Sud della Sardegna e a tutta la costa siciliana.
Carlo
Anche questo ritengo rientri nell’ottimismo, non credo vi siano in Italia, isole incluse, delle vere zone 10 (10a comunque), avremmo in tal caso i cocchi sulle spiagge, ma aree con microclima particolare in cui con qualche accorgimento si possono coltivare specie marginali della zona USDA 10a. In passato vi sono state discussioni in tal senso, io la penso così.
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Ciao Gianni,
io prima di trasferirle in piena terra le tengo in vaso, dove sicuramente non hanno la fioritura tipica, ma fioriscono. Sicuramente il clima di Rovigo non è adatto alla maggioranza delle specie che sono tropicali o subtropicali, forse la forficata potrebbe andare bene. Per evitare la ‘mazzata’ alla pianta quando togli i vasi dalla terra, dovresti fare l’operazione in due tempi, se hai i classici vasi di plasica con i fori di drenaggio laterali, individua prima da quali fori escono le radici ed all’approssimarsi dell’autunno tagliane una parte e solo dopo qualche settimana le rimanenti. Questo permette alla pianta di produrre nuove radici all’interno del vaso e sopportare meglio lo strappo finale. La galpinii è sicuramente meno rustica di tante altre ed in più è tendenzialmente acidofila ed entra in sofferenza e si indebolisce in suoli alcalini. Infine dove hai trovato la monandra, ho ritirato più volte i semi da diverse parti e mi sono sempre ritrovato con la classica variegata.
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Sembra sia andato a posto, forse il programma non aveva ancora smaltito il pranzo di natale 😀 .
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Ciao,
si tratta di Ficus microcarpa (retusa) noto per la sua invadenza. Evidentemente la zona è abbastanza umida e/o nell’albero vi è una cavità con residui vegetali.
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I frutti sono estremamente pungenti?
Ed anche estremamente velenosi: Datura stramonium
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Pietro, che altro ci dici di quel caldo. Il lichi s’e’ ripreso, no? Il mango intatto immagino. Le Cassia? La Chambeyronia? La Burretiokentia, poveretta? Piante di montagna come le Parajubaea?
Carlo
Il Litchi si è ripreso, ma molto lentamente (c’è stata una replica a 40°C circa un mese dopo) e si è ridotto come dimensioni, il mango ha perso i frutti tranne uno poggiato per terra e coperto dall’erba, alla Burretiokentia si sono bruciacchiate le foglie e quella emergente si è aperta danneggiata all’estremità delle pinnule, la Chambeyronia non ha avuto problemi tranne nel tratto emergente della foglia per una trentina di centimetri (in pratica la parte emersa nell’ultimo mese) con tracce visibili poi sulla foglia aperta. La Parajubaea (sorpresa!) nessun danno. Anche la Coccothrinax borhidiana, malgrado la bassezza ed il muro a sud, ha avuto ustioni al 30% (estremità) delle foglie dell’anno, mentre la argentata in pieno sole non ha avuto problemi, misteri della natura… Alle Cassia limitate bruciature alle foglie giovani ed ai fiori in apertura.
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Incredibile. Da lichi, Ravenea e Rhopalostylis me lo sarei aspettato, ma da una Dypsis decaryi no.
E da una Coccothrinax crinita?
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Sei riuscito ad annaffiare abbondantemente durante il caldo o avevi restrizioni idriche?
Il peggio è accaduto intorno alle 9 di sera, in meno di un’ora la temperatura è salita da circa 27°C a 39°C e l’umidità è precipitata al 7%, al mattino la temperatura ha raggiunto i 44°C e l’umidità si è attestata al 10%.
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Vi sono “nuovi” prodotti, meravigliosi, a base di caolino. Spruzzati sul fogliame imbianchiscono le piante e le proteggono da sole e siccitá. Un nome commerciale e’ “Surround WP”. Lo uso quando piantiamo esemplari giovani in pieno sole nei mesi estivi.
Interessante, qui si potrebbe usare il pan grattato e fare l’arrosto panato alla palermitana 🙂 .
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Ricordo ancora la foto della D.decaryi di Pietro coperta di neve, alcuni anni fa… dal gelo al fuoco.
🙂
Eccola qui (1 febbraio 1999):
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e bello sapere che la Phoenix rupicola e la Livistona jenkinsiana non si sono ma la ravenea glauca e morta per il caldo?giuseppe
Sì, ma si trattava di una pianta giovane, quimdi il danno è stato limitato.
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