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Ciao Gabriel,
io posso risponderti per quel poco che so.
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Vorrei farvi partecipi di alcuni miei dubbi.
1)Il periodo di calcolo dev’essere di 30 o di quanti anni?
2) Da quando far partire questo calcolo?
Di solito i climatologi usano periodi di almeno 30 anni quando fanno considerazioni di ricorsi climatici, a partire dai più recenti (disponibili).
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3)E per quanto riguarda il calcolo? Una zona è considerata 9a se facendo la media delle minime annuali assolute si ottengono valori compresi tra -3,8°C e -6,7°C.
Sì
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Se è così questo scarto già permette un certo margine di manovra a parità di zona o sottozona.
Certamente
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4) Una volta che si è inserito la propria località in una zona, bisogna andare a vedere quali sono le piante indicatrici previste per quella zona?
Le piante indicatrici dovrebbero servire per correggere la ‘zona’ determinata come sopra, per tenere conto della diversità del clima mediteraneo da quello prevalente negli USA. Vanno scelte le piante su cui c’è generale accordo sulla loro zona di sopravvivenza; in genere questi dati li abbiamo, tanto per fare un esempio l’Hibiscus rosa-sinensis è considerato rustico tra 9a e 9b, quanti in Italia lo coltivano o hanno tentato di coltivarlo? Se la pianta muore in inverno, se non al primo, al secondo o al terzo, possiamo cominciare a pensare che la nostra zona, che da calcolo ad es. risultava 9b, è da considerare al più 8b.
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Nel sistema ufficiale queste piante indicatrici sono scelte in funzione della loro capacità di vivere in tutte le varietà di climi di una zona USDA data?
Quali piante indicatrici usare?
Di solito chi come noi ha la mania acclimatatoria ha già tutte le notizie che gli servono, basta ricordarsi di tutte le piante che gli sono morte in inverno e tenere conto di tutte quelle che vivono da alcuni (più sono, meglio è) anni e controllare quale valore di rusticità è generalmente loro attribuito, ne risulterà la zona reale, rispetto a quella teorica ricavata con la media delle temperature minime assolute. Altro esempio, la Cocos nucifera è universalmente considerata da zona 10b in su, se muore, come muore sistematicamente anche nelle zone più calde d’Italia, possiamo concludere che al più potremmo avere qualche microzona 10a (e solo in particolarissime condizioni).
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Scritto Da – pietropuccio on 04 Marzo 2008 12:06:49
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
Ciao,
sono andato a guardare il mio ed ha qualche piccola zona nelle estremità che somiglia a quelle della foto. Non è che le piante hanno preso freddo (a dicembre c’è stata un’ondata insolitamente precoce) quando erano ancora in vegetazione?
Pietro Puccio
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Pietro
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.. io penso che per crescere deve essere riparata dal vento. le Kentia nella foto mi sembra che sono riparate dal vento, una da altri alberi …
Ciao,
quando fu piantata non aveva attorno nulla ed il vento nella zona non è ‘tenero’, semplicemente le altre piante col tempo l’hanno sopravanzata. Anche recentemente ho avuto danni, pur con una costruzione ed alberi ora grandi sul lato da dove spira solitamente. Ho avuto abbattuti in totale dal vento ben quattro alberi (per non parlare dei cespugli) e due palme (Caryota, urens alta sei metri, e Livistona australis).
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao,
gentilissimi, grazie!
– mikrotone, salvo eventi eccezionalissimi, l’Howea forsteriana può crescere benissimo a Crotone. Bisogna semplicemente avere l’accortezza di partire da piante coltivate in piena aria ed in piena luce, non da quelle cresciute in ombraio, super ‘filate’ e deboli.
– Gabriel, per l’Howea più che “tutta la palma minuto per minuto” sarebbe più indicato “anno per anno” 🙂 .
– Ale, 32 anni. Una pianta di questa età è solitamente il doppio di altezza, ma la mia di acqua ne ha visto sempre poca e di concime nulla, in più il terreno è pesante e deve condividerlo con tante altre piante.
Pietro Puccio
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Pietro
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Forse a tale sconfortante conclusione ha contribuito anche questa nostra discussione.
Questa, nelle mie intenzioni, voleva essere una battuta, ma dopo aver avuto l’occasione di leggere l’articolo, credo di essere andato inconsapevolmente vicino alla verità.
Naturalmente, leggendo il sottotitolo “ Come usare nei nostri giardini le zone USDA introdotte dagli americani” ci si aspetterebbe molto di più di quattro parole in cui si dice in pratica che non è possibile usarle.
Ho invece completamente sbagliato la previsione sulla cartina dell’Italia ‘elaborata’ dalla redazione, non è come quelle già viste, è la più assurda e la più pericolosa per le piante di quelle in circolazione.
Pietro Puccio
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Pietro
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Volevo segnalare che sul numero 287 del mese di marzo 2008, la rivista Gardenia pubblica un trafiletto, a firma Pia Meda, sulle zone climatiche in Italia ed arriva alla conclusione che l’Italia è difficile da suddividere in zone climatiche.
Forse a tale sconfortante conclusione ha contribuito anche questa nostra discussione.
Personalmente continuo a pensare che non è difficile, avendo a disposizione i dati meteo e informazioni sul comportamento delle piante indicatrici, occorre naturalmente pazienza per la raccolta ed elaborazione dei dati, ma soprattutto bisogna sempre tenere presente che il metodo non pretende di dare soluzioni, ma solo indicazioni, comunque a mio parere più che utili.
quote:
Dopodichè pubblica una cartina dell’Italia suddivisa in zone climatiche usda, sulla cui attendibilità mi astengo dall’emettere un giudizio, e tengo per me le mie perplessità.
Se è una di quelle che circolano in rete, si è già detto in varie occasioni – anche in questo forum – di tutto e di più 🙂 .
Pietro Puccio
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Pietro
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qualcuno sa se fruttifica o se solo una pianta da fiore
Ciao,
fruttifica come le altre varietà coltivate di Ananas e necessita delle stesse attenzioni, cioè – dalle nostre parti – serra calda.
Pietro Puccio
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Pietro
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Anche a me in effetti ricorda l’Arenga engleri, la W. densiflora ha pinnule di forma abbastanza diversa.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao e benvenuto,
mi associo alla richiesta di Francesco di maggiori informazioni sulle specie che coltivi 🙂 . Per l’albero del pane (Artocarpus altilis), non puoi fare a meno di una serra riscaldata ed anche così è una pianta difficile da coltivare.
Pietro Puccio
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Pietro
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Quest’inverno lì ha fatto molto freddo ed umido, ed ha nevicato più di una volta, a Dicembre la neve si è fermata tre giorni qui a Bari, in pianura, figuriamoci cos’ha potuto fare lì…
Non potrebbe essere il freddo?
Il freddo no, ma un carico eccessivo di neve sì.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Paolo,
quante sono? Tieni presente che per la lentezza di crescita e le dimensioni contenute una pianta singola può risultare sparuta (non è che puoi inserire una foto?).
Pietro Puccio
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Pietro
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Quindi la mia dovrebbe essere la humilis?
Dalla foto si direbbe una pianta giovane non completamente caratterizzata, io aspetterei a darle un nome.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao,
orientativamente ed in condizioni ‘naturali’ di coltivazione, impiegano 4-5 anni, in vaso ed in ambienti non favorevoli i tempi possono raddoppiare. L’innesto si fa per avere una determinata varietà, piante innestate (in piena terra) possono andare in produzione dopo tre anni.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao,
più precisamente la Rhapis excelsa ha la foglia divisa in pochi (5-10 mediamente) segmenti larghi e dall’estremità tronca e dentata (foto). La humilis invece ha la foglia divisa in un numero maggiore di segmenti (12-18) stretti ed appuntiti (foto non trovate 😉 ).
Pietro Puccio
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mi levi una curiosità? perchè certi semi devono essere tenuti in acqua x 24 h? ho letto che anche x quelli di bambù bisogna fare così… e poi, quanta acqua?
A
Ciao,
24 ore non è tassativo, possono essere poche ore in acqua tiepida od anche due-tre giorni, dipende dalla specie. Questo si fa per i semi dalla ‘buccia’ dura, ricoperti da una patina che forma una barriera per l’umidità, in modo da ammorbidirli e facilitare l’idratazione del seme e quindi la germinazione. Per i più duri occorre la scarificazione, cioè intaccare materialmente la superficie. I semi con queste caratteristiche sono generalmente quelli dispersi dagli animali, che li ingeriscono e poi li… depositano altrove, sono i potenti succhi gastrici ad intaccare la superficie del seme e favorirne la germinazione. Questi semi sono solitamente colorati o hanno qualche particolare, tipo il ciuffo arancione della Strelitzia, che attira l’attenzione degli animali (in buona parte volatili).
Per le carnivore passo.
Pietro Puccio
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Pietro
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quel tronco così grosso e sformato non mi tornava… perchè sono così?
Ciao,
in realtà il fusto è solo apparentemente sformato, sono la base dei piccioli, residuo del taglio delle foglie, a dare questa impressione, col tempo cadranno, a cominciare dai monconi più bassi.
Quello che invece non mi convince è la chioma, non è che in zona ha fatto la comparsa il rincoforo?
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Paola,
mi confermi la non grande serietà di chi ti ha venduto i semi. I semi delle orchidee non hanno sostanze nutritive immagazzinate e quindi non possono germinare se non vengono loro fornite, in natura ci pensano particolari funghi che vivono in simbiosi con la pianta, il motivo per cui in ogni capsula vi sono migliaia di semi è per compensare l’estrema difficoltà nel trovare le condizioni per la germinazione. Si può fare, e si fa, a meno del fungo, seminando in ambiente sterile in vitro, utilizzando un substrato di coltura a base di agar con aggiunta di una miscela opportuna di sostanze nutritive zuccherine, il tutto rigorosamente sterilizzato.
Per la Strelitzia, il ‘ciuffo lo puoi levare o lasciare, ti conviene tirarli fuori e tenerli in acqua (se non l’avevi già fatto) per 24 ore a temperatura ambiente (casa), quindi, tenendoli fermi con una pinza, scalfisci leggermente la superficie con un coltello zigrinato e risemina. Dovrebbero stare a temperatura sui 25-28°C, anche a 20°C germinano, ma con più comodo.
Pietro Puccio
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Pietro
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A Messina le P.thurstoni non vivrebbero mai fuori, perché sono fra le piú tropicali…?
Lo so perchè ho provato a Palermo (attualmente ne ho una che in inverno riparo in serra), in realtà il mio era un timido invito a specificare, quando ci parli delle esperienze canarie (ovviamente graditissime), quello che può o non può essere imitato in Italia. 🙂
Pietro Puccio
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Ciao Paola,
sulla Vaniglia, se ti riferisci all’orchidea, non ci contare, occorrono procedure e substrati particolari per la semina delle orchidee, ammesso siano ancora vitali. Ditte serie non dovrebbero metterli in catalogo, o almeno dovrebbero avvisare della loro particolarità.
Pietro Puccio
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Pietro
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Le stesse piante, a Ottobre 2008, piantate in terra da 2 mesi e gia’ “esplose” e con frutti.
A Messina invece cosa sarebbe successo… 😎
Pietro Puccio
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Pietro
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Quanto può vivere in vaso?
Le palme possono vivere in contenitore per decenni, naturalmente con velocità di crescita e dimensioni dipendenti sensibilmente dal volume dello stesso. In pratica tendono a nanizzare, assumendo un aspetto che solitamente è tanto più lontano dalla forma naturale quanto più imponente è la palma e piccolo il vaso. Io ho tenuto palme sempre nello stesso vaso, senza mai cambiare il substrato (ridotto poi alle sole radici), per 18 anni e se sono morte è stato perchè ho dovuto lasciarle fuori per le dimensioni raggiunte.
Pietro Puccio
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Io ho coltivato una copernicia bayleana (o fallaense) in vaso con temperatura minima di 3° C, poi mi è morta la scorsa estate per mancanza di innaffiature, avevo raccolto il seme a cuba
Ciao,
la baileyana è fra le Copernicia caraibiche una delle più (relativamente) resistenti alle basse temperature. Una pianta è stata fuori per tre anni fin dalla germinazione (media delle minime dei mesi invernali +9°C con minima assoluta dell’ordine di +3°C per non più di 2-4 notti e per qualche ora). Più tentativi con berteroana, macroglossa e rigida invece hanno dato esito negativo. Vista l’estrema lentezza di crescita lo scorso autunno ho deciso di ritirare in sera riscaldata la baileyana nel tentativo di darle una piccola accelerata, sarà cresciuta la foglia emergente di non più di 1 cm…)
Pietro Puccio
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qui ci sono alcune foto che ho fatto in loco:
http://www.pacsoa.org.au/palms/Phoenix/theophrastii.html
Complimenti per le foto, spero ne avrai altre da mostrarci.
Pietro Puccio
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a me la torallii è morta la prima estate, era piccola, circa 40 cm e poche foglie, forse ho sbagliato qualcosa, ho pensato che soffrisse il forte caldo, ma se vive bene al sud…
ciao
Ciao e benvenuto,
a me sono morte ben tre torallyi in piena estate (e piena terra) e non credo per il caldo. Sospetto come concausa il tipo di suolo, in particolare il pH. La torallyi dovrebbe essere tendenzialmente acidofila.
Pietro Puccio
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…..
vi prometto che vi penserò tanto… 😎Ciao, fate ammodo!
Tico
Non pensare a noi (per il momento), fotografa! 🙂 🙂
Pietro Puccio
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se è per questo, c’è una zona in Cornovaglia (Saint Ives) dove … la temperatura non va mai sotto +3°C ma non supera nemmeno i 25°C.
Ci va, ci va, +3,6 è la media delle minime del mese più freddo e qualche rara puntatina sotto zero c’è pure. Di contro la media delle massime del mese più caldo non supera +19°C (!) anche se anche qui c’è qualche rara puntata fino a sfiorare i 30°C.
Pietro Puccio
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Alle Canarie ci sono dei Canariensis DA SOGNO con una media annuale di 18-20 C
Hola Carlo,
invece di intervenire solo con spiritosaggini di tal fatta, perchè ogni tanto non dai un serio contributo (tu che puoi) al forum, come fai con i fora americani ed ispanici?
Pietro Puccio
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Sapreste dirmi come si chiama?
No. Sono tante le specie di palme che hanno semi di questa forma/dimensione, probabilmente una delle solite che gli olandesi mandano in giro, tipo Archontophoenix, Dypsis lutescens, Chamaedorea (solitamente la costaricana) ecc. Una foto potrebbe, forse, aiutare.
Ciao
Pietro Puccio
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Ciao Ale,
non è complicato, semplicemente, almeno per quel che mi riguarda, non ho avuto al momento danni visibili, anche perché non si sono avute situazioni paragonabili a quelle della Sicilia sud orientale (considera inoltre che le piante del giardino sono in massima parte il risultato di una selezione iniziata oltre 30 anni fa). Il problema semmai è dare il giusto valore a queste schede, valore che è sempre largamente indicativo dato il numero di fattori che possono concorrere ad aggravare o alleviare l’effetto delle basse temperature. Nelle tabelle o schede che si trovano nei libri (poche) od in rete viene spesso indicato un preciso valore di temperatura, valore che deve essere preso con le classiche pinze. Infatti all’interno di un giardino, anche piccolo, le temperature possono variare, in orizzontale ed in verticale, di non pochi gradi, quindi è praticamente impossibile valutare con accuratezza la temperatura che ha innescato un dato processo, si ritorna quindi ad un discorso non di temperatura ma di presumibile ‘intervallo’ di temperatura, che poi è quello che ha portato alla definizione delle zone climatiche. Con ciò non sto affatto dicendo che si tratta di un lavoro inutile, può essere utilissimo, tutto dipende dalla affidabilità dei dati riportati e dalla loro corretta valutazione. Tanto per fare un riferimento preciso, i dati riportati da molti californiani nel forum della IPS sono spesso poco affidabili, tanto che, se non ricordo male, più volte c’è stato l’invito a non avere fretta, dato che molto spesso il danneggiamento si evidenzia nella sua completezza dopo un lasso di tempo abbastanza lungo.
Pietro Puccio
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Proposta ovviamente molto interessante, ma forse al momento non c’è materiale disponibile, nel senso che nessuno (forse) ha pensato di annotare tutti i particolari da riportare nella eventuale scheda.
Pietro Puccio
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