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Quanto ad altre piante esotiche, Pietro, ce n’è a iosa, e dalle fioriture strepitose. Una in particolare mi ha colpito, ma non riesco a trovarne il nome scientifico, perché nessuno la riconosce. E’ un alberello di modeste dimensioni, con foglie spesse, pelose, rotonde a forma di cuore, verde scuro, e mazzetti di fiori rosso-arancio, dalla corolla tubulare e di consistenza tipo papavero. Il contrasto di colore fra foglie e fiori è simile a quello, ma solo per il colore, del “verde melograno dai bei vermigli fior”. Fa un sacco di semi, sotto la pianta ce n’è un tappeto: sono degli involucri grossi circa il doppio di una nocciola, con dentro semi a spicchio in formazione tipo aglio. Purtroppo quelli che mi sono portata a casa sono secchi, spero in agosto di trovarne di freschi. A Sharm mi ha detto il giardiniere dell’albergo che questa pianta si chiama “cordia”, ma io non sono riuscita a identificarla. Chi mi aiuta? Grazie e ciao a tutti.
Tina
Ciao Tina,
il giardiniere è un bravo giardiniere, la pianta si chiama proprio Cordia esattamente in botanichese Cordia sebestena, queste sono alcune brutte foto della mia a inizio fioritura, i semi germinano abbastanza facilmente, come mostra l’ultima foto di uno germinato alla base della pianta. Sei sicura che i tuoi siano secchi?
Pietro Puccio
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Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
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E’ proprio questo il momento giusto ed anche la ricetta; solitamente radicano facilmente. La temperatura dovrebbe essere orientativamente intorno ai 25°C. Occorre fare asciugare il taglio (un giorno dovrebbe essere sufficiente). Quella della tua amica non ha mai fruttificato? Di solito, anche se non abbondantemente, fruttifica.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Gianni,
in teoria ciò che vogliono è sole, caldo e acqua (in contemporanea), poi si può scendere a qualche compromesso riguardo a sole ed acqua, scegliendo una posizione meno assolata per diminuirne le esigenze idriche. Non ho mai concimato e sono sempre in fiore, solo un rallentamento in pieno inverno ed in piena estate (per mancanza d’acqua), si tratta però di piante in piena terra.
Pietro Puccio
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Pietro
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In agosto dovrei tornare a Sharm el-Sheikh, se tutto va bene. Hai qualche consiglio da darmi su semi e talee da… prelevare? Ciao,
Tina
Ciao, se ti riferisci alle plumerie, agosto non è affatto un buon momento per prelevare talee; quando la pianta è in piena vegetazione la probabilità di attecchimento si riduce notevolmente. Di semi forse non ne troverai più, essendo già volati via. Di molte altre specie tropicali potrebbero esserci invece semi già maturi.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Tina,
i semi sono proprio nei ‘salsicciotti’ (follicoli) e come detto sopra “vanno prelevati quando stanno per aprirsi”, da soli naturalmente. E’ probabile che siano giunti sulla pianta a buon punto di maturazione e che siano fertili.
Pietro Puccio
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Ciao Traudi,
visto che sei stata così gentile da sacrificarti mandando a me l’unico “semone” è giusto mostrartelo almeno in effigie:
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao,
vedi se qui c’è qualcosa che può esserti utile…
I – COLTIVAZIONE
1 – Crescita in natura
Ai fini della coltivazione occorre tenere presente il ciclo annuale di vegetazione nei luoghi di origine: America centrale, dal Mexico al Venezuela, e Caraibi. Le aree in cui cresce la Plumeria sono caratterizzate da due distinte stagioni, una secca e relativamente fresca, orientativamente da novembre ad aprile, corrispondente al nostro inverno, ed una caldo-umida e piovosa da maggio ad ottobre.
Al sopraggiungere della stagione secca la Plumeria entra in uno stato di dormienza, con arresto totale di vegetazione e perdita parziale o totale delle foglie. Con l’aumento della temperatura e della insolazione verso aprile la pianta esce dallo stato di dormienza e generalmente ancor prima delle foglie o contemporaneamente alla loro crescita, sviluppa l’infiorescenza; non è raro quindi vedere verso giugno piante fiorite ancora prive di foglie. Durante questo periodo le ramificazioni nate alla base della infiorescenza (generalmente tre, meno frequentemente una, due o quattro) si sviluppano ed in varietà particolarmente fiorifere ed in condizione di coltivazione ottimale alla cima di uno o più di questi nuovi rami può prodursi una nuova infiorescenza. I rami che non hanno fiorito (a volte possono fiorire successivamente nel prosieguo della stagione vegetativa) riprendono la loro crescita continuando ad allungarsi; una caratteristica infatti di questa pianta è quella di ramificare solo in corrispondenza della infiorescenza, a meno che l’apice vegetativo non sia stato danneggiato od il ramo tagliato.
1.1 – Coltivazione in vaso
Tranne situazioni climatiche particolarmente favorevoli, quali si incontrano nelle aree costiere della Sicilia, questo albero tropicale deve essere coltivato in vaso per potere essere riparato in inverno, dato che non sopporta temperature intorno allo zero, o poco sotto, specie in connessione ad elevata umidità ambientale e del suolo. Quanto segue naturalmente può essere applicato alle piante in piena terra, mutatis mutandis.
– Inverno
Nel tardo autunno, col diminuire delle temperature e della luminosità ed il conseguente rallentamento della vegetazione, le innaffiature andranno progressivamente diradate fino ad essere sospese del tutto e le piante poste in luogo riparato dalla pioggia, se non lo sono già, o all’interno nei climi meno favorevoli. In questo periodo la Plumeria non ha praticamente bisogno di cure e può essere quasi ‘dimenticata’, il locale può essere poco luminoso, o quasi al buio (anche se personalmente lo sconsiglio), ma ventilato ed asciutto e con temperature che non scendano mai sotto i +6, +7 °C. E’ in questo periodo di stasi vegetativa, o meglio verso il suo finire, che vanno effettuate le operazioni di rinvaso e/o di rinnovo, anche parziale, del terriccio. Se si hanno problemi di spazio, come ad esempio nei classici balconi del centro storico di Palermo, può essere utilizzato per molto tempo un vaso della stessa dimensione, togliendo delicatamente il terriccio in superficie o lateralmente al pane di terra, insieme con le radici più sottili, cosa che non reca gran danno dato che queste generalmente in inverno seccano; lo spazio lasciato libero sarà riempito con terriccio fresco. In questo periodo, come in natura, la Plumeria perde in tutto od in parte le foglie; se necessario possono essere tagliate (non strappate per evitare marciumi all’attaccatura al fusto) lasciando una piccola porzione del picciolo, che successivamente cadrà da solo; in letteratura si consiglia di lasciare 2 cm, ma ovviamente non è il caso di essere precisi al millimetro.
Infine, sempre sul finire dell’inverno, è il momento di potare, se strettamente necessario anche per ricavare talee per la moltiplicazione, con un attrezzo sterilizzato effettuando un taglio netto ed inclinato per consentire lo scivolamento di eventuale pioggia sul moncone. E’ da tenere presente che il o i rami che nasceranno sotto il taglio potranno impiegare, a seconda della varietà e delle condizioni di coltivazione, anche più di un anno per fiorire.
– Primavera
All’inizio della primavera, non appena le temperature minime esterne lo consentono (superiori ad almeno +10, +12°C), le piante riparate all’interno vanno messe in piena luce in posizione preferibilmente esposta a sud, dato che per fiorire bene hanno bisogno di almeno 6-8 ore di sole al giorno. Appena le piante danno segno di iniziare a vegetare si possono riprendere con gradualità le innaffiature, lasciando asciugare bene il terriccio tra l’una e l’altra. E’ anche il momento di concimare, utilizzando preferibilmente concimi a lenta cessione ricchi in fosforo e poveri in azoto, per evitare una eccessiva crescita dei rami, con conseguente problemi di ingombro. Occorre comunque moderazione nelle dosi, dato che queste piante in natura vivono in suoli molto poveri e le fini radici che vengono emesse alla ripresa vegetativa sono particolarmente delicate e possono essere sensibili ad un eccessivo accumulo di sali nel terriccio, specie in un ‘ambiente’ limitato come quello di un vaso. Parallelamente all’aumento delle temperature e dell’insolazione si sviluppano le infiorescenze e le foglie, a volte queste ultime con leggero ritardo rispetto alle prime, come in natura.
– Estate
E’ la stagione della piena fioritura e vegetazione della Plumeria; i fiori iniziano ad aprirsi a fine maggio- primi di giugno o poco più tardi, a seconda della varietà, dell’esposizione (più o meno favorevole) e dello stato di ‘salute’ globale della pianta. Le innaffiature vanno effettuate con regolarità, lasciando però sempre asciugare il terriccio. In questo periodo possono esserci attacchi di parassiti, acari (il classico ‘ragnetto rosso’) in primo luogo e cocciniglie, specie in situazione di scarsa ventilazione, che in caso di gravità vanno affrontati con i prodotti specifici.
– Autunno
Già a fine settembre inizia ad essere evidente un rallentamento della vegetazione, la crescita delle foglie rallenta drasticamente e le infiorescenze residue producono fiori sempre più piccoli e di colore più pallido. Parallelamente le innaffiature vanno diminuite in quantità e sempre più distanziate nel tempo, per preparare le piante alla stasi invernale.
II – RIPRODUZIONE
2 – Esistono tre differenti modi di riproduzione della Plumeria: da seme, da talea e da margotta. A questi si può aggiungere l’innesto, che non è esattamente un metodo di riproduzione, ma presenta certi vantaggi nel campo amatoriale.
2.1 – Riproduzione da seme
E’ questo ovviamente il metodo naturale, ma a parte l’uso per ottenere nuove varietà è il meno utilizzato nel campo amatoriale. Ciò è dovuto in parte alla solitamente scarsa o nulla fruttificazione nei nostri climi e nelle piante coltivate in vaso (in piena terra in certe varietà può essere relativamente abbondante), in parte al fatto che le piante ottenute non è certo che abbiano le caratteristiche dei genitori, ma sopratutto per il tempo necessario alla prima fioritura, 3-5 anni in teoria, che possono essere molti di più nei nostri climi. I caratteristici ‘follicoli’ impiegano 8, 9 mesi a maturare ed i semi vanno prelevati quando stanno per aprirsi. I semi sono piatti, romboidali con una caratteristica ‘ala’ lunga 2, 3 cm. Prima della semina molti consigliano di distendere per una notte i semi tra due strati di carta assorbente inumidita e mettere a dimora solo quelli che al mattino presentano un evidente rigonfiamento, tralasciando gli altri perchè molto probabilmente non ‘vitali’, la germinazione comunque può avvenire anche senza questo pretrattamento. I semi vanno interrati per tutta la loro lunghezza, l’ala può essere tolta o lasciata a mo’ di segnale. Per il terriccio esistono tante formule ed ognuno può prepararsi il proprio, ciò che è importante è che deve essere poroso, drenante e poter trattenere l’umidità, come ad es. uno costituito per il 50-60% del classico terriccio per la semina di succulente, ulteriormente ‘alleggerito’ con agriperlite o sabbia di fiume o pomice di pezzatura 3-6 mm. Per diminuire il rischio di marciumi in fase di germinazione il terriccio può essere sterilizzato o trattato con apposito fungicida. Il vaso con il terriccio inumidito va quindi messo in un luogo molto luminoso ad una temperatura orientativamente non inferiore a 20°C; per mantenere l’umidità può essere chiuso in un sacchetto di plastica trasparente o coperto con analogo foglio. La germinazione avviene solitamente nel giro di 2, 3 settimane.
2.2 – Riproduzione da talea
La talea si preleva con un taglio netto alla fine dell’inverno, scegliendo preferibilmente una porzione di ramo cresciuto nella precedente stagione della lunghezza compresa tra 20 e 40 cm (potrebbe essere anche più lunga, ma potrebbe dare problemi di stabilità), con talee di lunghezza inferiore si hanno meno probabilità di riuscita. Il taglio, se in corrispondenza ad una ramificazione, va fatto a qualche centimetro dalla stessa. La talea viene quindi fatta asciugare per almeno una decina di giorni in ambiente fresco e ventilato, può all’occorrenza essere conservata per più tempo, anche mesi, ma è bene evitare un suo eccessivo raggrinzimento, sintomo di disidratazione, perchè contrariamente a quanto spesso ritenuto, in queste condizioni il radicamento è meno probabile. Al fine di minimizzare nei nostri climi il rischio di marciume è opportuno interrare la talea per una lunghezza intorno a 3 cm, ossia inferiore a quella consigliata nelle pubblicazioni e siti specializzati, anche perchè l’emissione delle radici avviene solamente dal ‘callo’ che si forma alla base. Importante è inoltre la stabilità della talea durante la radicazione, che avviene con l’emissione di radici filiformi molto delicate e la cui rottura può ritardarne il processo, occorre quindi mantenere ben ferma la talea con un tutore od altro. Le talee poste a radicare vanno posizionate possibilmente in pieno sole ed il terriccio, la cui composizione può essere la stessa di quella indicata per la semina, mantenuto sempre leggermente umido. La radicazione avviene nel giro di qualche mese ed è testimoniata dalla produzione di foglie dalle dimensioni tipiche della varietà di appartenenza.
2.3 – Margotta
La margotta può effettuarsi su porzioni di fusto di qualsiasi lunghezza, anche ramificati. Si opera nel modo classico in autunno ed all’inizio della primavera, quando le radici hanno già riempito il manicotto, si procede al taglio ed alla messa a dimora in vaso. In questo modo possono facilmente ottenersi piante di discrete dimensioni e di più sollecita fioritura.
2.4 – Innesto
Si può ricorrere a questa tecnica per le varietà più delicate, innestandole su varietà risultate più resistenti ed eventualmente poco fiorifere, per salvare porzioni di fusto troppo corte per farne una talea con buona probabilità di radicazione o semplicemente per avere sulla stessa pianta varietà dai colori diversi. Possono utilizzarsi diverse modalità, ma ciò che è importante è utilizzare sezioni dimensionalmente simili per il nesto ed il portainnesto, al fine di far combaciare il ‘cambio’, ossia quella porzione anulare dei fusti in grado di fondersi per proliferazione cellulare creando una continuità tra le due parti. L’innesto andrebbe fatto quando la pianta individuata come portainnesto è in piena vegetazione, mentre il ramo ad innestare dovrebbe essere prelevato da una in stato di dormienza, per conciliare le due situazioni si può prelevare il ramo da innestare alla fine del periodo di stasi e conservarlo come per le talee, tagliandone la porzione finale al momento dell’innesto; per la riuscita dell’operazione infatti il taglio ed il congiungimento delle parti deve essere effettuato in un breve lasso di tempo. Per tenere ferme ed in contatto le due parti si può usare del nastro adesivo capace di resistere alle intemperie per qualche mese, tipo quello per imballaggi o isolante.
III – MALATTIE ED AVVERSITA’
3 – La Plumeria è una pianta molto resistente alle malattie, nei nostri climi il suo peggior nemico è il marciume apicale, che compromette la fioritura, e quello radicale che può portare velocemente alla morte l’intera pianta, dovuti alle basse temperature ed alla umidità ambientale e del substrato. L’unico rimedio è evidentemente la prevenzione: deve essere particolarmente curato il drenaggio dei vasi, preferibilmente in coccio, il terriccio deve essere poroso e drenante, come detto; se coltivate permanentemente all’esterno, dove le minime invernali lo consentono, deve scegliersi una posizione esposta a sud, riparata per quanto possibile dalle piogge invernali, per rispettare il periodo di riposo invernale.
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao Gianni,
puoi inserire una foto della tua purpurea (il fiore in particolare)?
Grazie
Pietro Puccio
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Ciao Vito,
la pianta al momento non è molto compatta e pienamente caratterizzata, potrebbe trattarsi di una forma variegata di Yucca filamentosa (molto probabile) o Yucca glauca, ambedue hanno la caratteristica di essere cespugli bassi e resistere a temperature inferiori a – 20°C (!!). Esistono comunque altre specie di Yucca variegate.
Ciao
Pietro Puccio
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E dove si può trovare questa bellissima specie ?
Ho acquistato i semi molti anni fa all’estero e di solito è nei cataloghi di semi di specie tropicali e subtr., ad ogni modo produce molti semi che maturano in estate….. Penso però che il clima di Rovigo non sia adatto per la piena terra ed in vaso, pur fiorendo, non ha la stessa fioritura copiosa.
Pietro Puccio
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Ciao Vito,
felicitazioni per lo scampato pericolo e grazie per l’informazione. Questi dati sono utilissimi, specie quando si riferiscono a piante non molto diffuse.
Pietro Puccio
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Ciao Lucia,
sei sicura che l’auritum sia morto?, Solitamente emette polloni lungo le radici anche se la parte aerea viene azzarata, ti conviene aspettare un poco prima di buttarli.
Pietro Puccio
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Ecco la foto che mi ha inviato Titty:
Titty si possono staccare (è così che si moltiplica), ma si devono necessariamente innestare.
Per Photobucket deve essere successo qualcosa durante la registrazione, ti conviene rifarla con un altro ‘username’.
Pietro Puccio
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(GYMNOCALICIUM mihanovicii)-presenta la sua testa a forma di turbante di colore rosso poichè è stato bombardato con i raggi gamma!
Che vòr dì?!?
Si tratta di una leggenda metropolitana, dalle semine di Gymnocalycium mihanovichii spesso nascono individui parzialmente sprovvisti di clorofilla ed in commercio ne esistono moltissime forme, quando la mancanza di clorofilla interessa oltre il 50% della pianta devono essere innestati per permetterne la sopravvivenza, se la varietà è interessante vengono propagati vegetativamente. Il primo completamente privo di clorofilla e di colore rosso fu rinvenuto in una partita di semine in giappone nel 1941 e da allora è stato propagato in milioni di esemplari.
Detto questo, e non in questo caso, i raggi gamma sono uno dei metodi con cui è possibile indurre mutazioni che possono dar luogo a piante con caratteristiche favorevoli (mutazioni che sono rarissime, comunque), in pratica si tratta di provocare in tempi brevi ciò che avviene in natura con… più comodo.
Pietro Puccio
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il mio piper nigrum e’ (come tutte le piante sulla mia terrazza…) in vaso, ed ha un portamento ricadente, lo alzo da terra man mano che cresce.
Si tratta di una pianta rampicante e come tale va trattata, l’auritum è invece un cespuglio pollonante con fusti che rimangono erbacei per molto tempo.
Ciao
Pietro Puccio
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Ciao Giorgio,
molto interessante la tua esperienza con il Piper nigrum, graditissime quindi le foto ed ogni altra informazione che ritieni utile per la coltivazione. Per la questione dei semi, più che secondo noi è secondo… la pianta. Intanto ai tropici piante da seme iniziano a fruttificare dal 3°-4° anno. Poi anche se la maggior parte delle varietà coltivate è monoica, esistono varietà dioiche (occorrono quindi per la fruttificazione almeno due piante, una che porta i fiori maschili ed una i femminili). C’è da sperare quindi che la tua sia monoica, ma esiste un’altra difficoltà, l’autoimpollinazione (cioè il singolo fiore fa tutto da solo) pare sia biologicamente impossibile occorre quindi un agente che trasporti il polline da un fiore all’altro, pare (scusate se lo ripeto) che ai tropici questo compito sia fatto dalla pioggia, quasi giornaliera, ed in misura molto minore da formiche. Quindi devi in qualche modo ‘attrezzarti’ allo scopo.
Per il Piper auritum, ho una pianta in piena terra da alcuni anni e gli unici problemi sono la sua grande sete estiva (data l’ampiezza delle foglie) ed il fatto che tende ad espandersi in maniera incontrollata, qual’è il tuo problema?
Pietro Puccio
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Scritto Da – pietropuccio on 11 Maggio 2005 15:53:30
Pietro
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Ciao Traudi,
la Petrea è un rampicante legnoso che può essere facilmente coltivato come cespuglio avendo cura di tagliare i fusti vulubili che di tanto in tanto lancia.
Pietro Puccio
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Vorrei metterla in piena terra, mi potresti per favore dare qualche consiglio…che riguarda la sua coltivazione nel giardino.
Sopravvive???
Ciao Martina,
da me vive benissimo, come detto nel messaggio, penso che anche a Gallipoli, sulla costa, dovrebbe resistere in piena terra, al più con qualche foglia rovinata alla fine dell’inverno. Come terreno non ha particolari esigenze e dopo qualche anno dall’impianto resiste anche a lunghi periodi di siccità (ma in tal caso non fiorisce). In definitiva, a parte l’acqua ed una potatura di contenimento alla bisogna, non richiede altre attenzioni.
Pietro Puccio
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Ecco l’alieno di Olindo:
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Ciao,
a questo punto sarebbe utile una foto, puoi inserirla?
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Ciao Olindo,
ma su questi rametti ci sono foglie, magari solo in punta?
Pietro Puccio
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Ciao,
in questo periodo e con queste temperature non dovrebbe succedere nulla in piante in buona salute. Vedo comunque che i propositi di non farsi prendere dall’ansia sono stati subito accantonati 🙂 !
Pietro Puccio
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Ciao,
la posizione mi sembra ideale. Per il concime, i coltivatori, specie americani, consigliano quelli con più alto contenuto di fosforo rispetto agli altri elementi (ed hanno ragione), ma le differenze con un bilanciato si possono apprezzare come media su un gran numero di piante. In definitiva se una pianta è in salute e nel terreno ha tutti gli elementi necessari fiorisce lo stesso e bene.
Credo di avere ambedue le varietà, ma non ho la sicurezza perchè le ho avute, come la maggior parte, senza nome, non sono comunque tra quelle (per fortuna poche) che in questo lungo inverno hanno avuto danneggiati gli apici vegetativi.
Non ti allarmare se il colore dei primi fiori della Slaughter pink non è… pink, in questa varietà i colori virano facilmente dal rosa carico al quasi bianco a seconda della temperatura e della insolazione.
Pietro Puccio
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Ciao River,
le piante che ti sono arrivate sono in vaso, a radice nuda o sono talee non radicate?
Nel primo caso lasciale dove sono, altrimenti per il terriccio, se non trovi di meglio, fai un miscuglio di terra da giardino, terriccio torboso (quello che vendono nei garden e supermercati), stallatico (sempre quello in sacchetti dei garden), se lo trovi, e visto che hai un fiume vicino ghiaia o sabbia grossolana. Proporzioni? Non esistono formule matematiche, io farei, grossolanamente nell’ordine 40, 40, 10, 10%. Per l’acqua al momento molta cautela, visto anche l’umidità ambientale, lasciando asciugare bene il terriccio tra le innaffiature (nel dubbio, astenersi). Se ti sono arrivate talee non radicate o a radice nuda, non è il caso di usare al momento concimi chimici che comunque dovrebbero essere ricchi in fosforo, più che potassio, ma se non li trovi, un bilanciato (es 10, 10, 10 o 20, 20, 20) va bene lo stesso. Infine ricordarsi che muoiono più piante per le amorevoli cure ed attenzioni dei possessori, che per malattie o altro 😉 .
PS: tanto per portare un esempio di come è più importante conoscere bene le esigenze delle piante, che derivano dalle loro condizioni di vita in natura, per calarle nella realtà che ognuno si ritrova nel proprio ambiente, piuttosto che formule e rigidi programmi di innaffiature e concimazioni, circa 15 anni fa mi fu regalata per la seconda volta una talea di Plumeria obtusa, che è molto più delicata della rubra e che a Palermo ‘sopravvive’ solo se riparata ed esposta rigorosamente a sud. Dato che la precedente era morta per marciume in inverno, causa concomitanza basse temperature ed umidità elevata, la misi a radicare in un vaso pieno di sole pietre, più grosse in basso più piccole in alto. La talea ha radicato, è da allora nello stesso vaso e nelle stesse pietre su cui qualche anno dopo diedi una spruzzata di terra per diminuire l’evaporazione estiva. Nonostante ciò ed il fatto che ogni inverno qualche apice più esposto si ‘brucia’ lo stesso, non manca mai di fiorire almeno su una punta.
Pietro Puccio
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Ciao Pietro, vorrei iniziare a concimare le mie plumerie ma non trovo un concime con alto tasso di fosforo, o alto l’azoto o alto il potassio. Potresti forse indicarmi il nome di un concime adatto così lo cerco? grazie e ciao
Date le quantità che ti servono potresti vedere in qualche garden fornito, io ho visto in giro le più disparate combinazioni.
Ad ogni modo se non li trovi puoi optare per un classico bilanciato, magari a lenta cessione.
Ciao
Pietro Puccio
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allora te ne mando un pò di tutti semone compreso così lo vedi bene da vicino 😉 Ciao
Il semone no! Che se non spunta niente mi accusi di trascuratezza, incompetenza ecc. ecc.
Grazie! 🙂 🙂
PS1: ti serve niente (indirizzo…)?
PS2: a parte le battute, i semi delle piante tropicali hanno generalmente una durata della germinabilità molto breve e quando sono a terra vengono subito attaccati da una moltitudine di insetti &Co. So per esperienza diretta ed indiretta che quando si da qualche dollaro per dei semi, la prima cosa che rifilano (o tentano) sono quelli raccolti da terra, quasi sempre non più vitali. Dalle foto, apparentemente solo una parte ha l’aspetto di semi freschi, quindi non ti aspettare molto dalle tue (e mie) semine, ma a volte qualche lieta sorpresa mi è capitata.
Pietro Puccio
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I bacelli in centro in basso non ti sembrano quelli di Poinciana pulcherrima? L’unico semone grande cosa dici, lo apro?
Ciao Traudi, potrebbero esserlo, considerato che è diffusissima ai tropici, anche se mi sembrano piuttosto piccoli per la pulcherrima. Il semone purtroppo non si vede bene.
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ne vuoi? te ne mando volentieri
Se non ti è di eccessivo disturbo, grazie sì.
Pietro Puccio
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Ciao Traudi,
anche se ho qualche sospetto, è praticamente impossibile avere la certezza, posso solo dirti che quelli in alto al centro dovrebbero essere di una rubiacea, e quelli al centro col baccello, una bignoniacea. Ad ogni modo che tu sappia la tua amica ha preso i primi semi che le capitavano a tiro o li ha scelti in base ad un suo criterio (quale?) preciso.
Per la germinazione, visto che siamo in primavera, nessun problema, li metti in acqua per almeno una notte (quelli più ‘duri’ di più) e li semini. Visto che sono molti, potresti seminarne ora una piccola parte, lasciarne un’altra per giugno inoltrato ed una piccolissima parte potresti darla a qualche tuo conoscente che ritieni possa trattarli come si deve.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
Ciao River,
Acqua (qualsiasi):
– Inverno
Nel tardo autunno, col diminuire delle temperature e della luminosità ed il conseguente rallentamento della vegetazione, le innaffiature andranno progressivamente diradate fino ad essere sospese del tutto e le piante poste in luogo riparato dalla pioggia, se non lo sono già, o all’interno nei climi meno favorevoli. In questo periodo la Plumeria non ha praticamente bisogno di cure e può essere quasi ‘dimenticata’, il locale può essere poco luminoso, o quasi al buio (anche se personalmente lo sconsiglio), ma ventilato ed asciutto e con temperature che non scendano mai sotto i +6, +7 °C. E’ in questo periodo di stasi vegetativa, o meglio verso il suo finire, che vanno effettuate le operazioni di rinvaso e/o di rinnovo, anche parziale, del terriccio. Se si hanno problemi di spazio può essere utilizzato per molto tempo un vaso della stessa dimensione, togliendo delicatamente il terriccio in superficie o lateralmente al pane di terra, insieme con le radici più sottili, cosa che non reca gran danno dato che queste generalmente in invernoseccano; lo spazio lasciato libero sarà riempito con terriccio fresco. In questo periodo, come in natura, la Plumeria perde in tutto od in parte le foglie; se necessario possono essere tagliate (non strappate per evitare marciumi all’attaccatura al fusto) lasciando una piccola porzione del picciolo, che successivamente cadrà da solo; in letteratura si consiglia di lasciare 2 cm, ma ovviamente non è il caso di essere precisi al millimetro.
– Primavera
All’inizio della primavera, non appena le temperature minime esterne lo consentono (superiori ad almeno +10, +12°C), le piante riparate all’interno vanno messe in piena luce in posizione preferibilmente esposta a sud, dato che per fiorire bene hanno bisogno di almeno 6-8 ore di sole al giorno. Appena le piante danno segno di iniziare a vegetare si possono riprendere con gradualità le innaffiature, lasciando asciugare bene il terriccio tra l’una e l’altra. E’ anche il momento di concimare, utilizzando preferibilmente concimi a lenta cessione ricchi in fosforo e poveri in azoto, per evitare una eccessiva crescita dei rami, con conseguente problemi di ingombro. Occorre comunque moderazione nelle dosi, dato che queste piante in natura vivono in suoli molto poveri e le fini radici che vengono emesse alla ripresa vegetativa sono particolarmente delicate e possono essere sensibili ad un eccessivo accumulo di sali nel terriccio, specie in un ‘ambiente’ limitato come quello di un vaso.
– Estate
Le innaffiature vanno effettuate con regolarità, lasciando però sempre asciugare il terriccio. In questo periodo possono esserci attacchi di parassiti, acari (il classico ‘ragnetto rosso’) in primo luogo e cocciniglie, specie in situazione di scarsa ventilazione, che in caso di gravità vanno affrontati con i prodotti specifici.
– Autunno
Già a fine settembre inizia ad essere evidente un rallentamento della vegetazione. Parallelamente le innaffiature vanno diminuite in quantità e sempre più distanziate nel tempo, per preparare le piante alla stasi invernale.
Per il terriccio esistono tante formule ed ognuno può prepararsi il proprio, ciò che è importante è che deve essere poroso, drenante e poter trattenere l’umidità, come ad es. uno costituito per il 50-60% del classico terriccio per la semina di succulente, ulteriormente ‘alleggerito’ con agriperlite o sabbia di fiume o pomice di pezzatura 3-6 mm. Per i vasi al momento possono andare bene da 16-20 e restarci a lungo, con le accortezze di cui sopra.
Infine non avere fretta a fare talee, la Plumeria ha un modo di crescere diverso, come ti accorgerai, dalle piante a cui siamo abituati, prima falle crescere e ramificare, il che significa qualche anno.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
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Ciao Martina,
se gli apici sono sani, assolutamente no, dovresti già vedere sulle punte gli accenni dei boccioli. Perderesti tagliandoli buona parte della fioritura.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
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