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(non ho capito il riferimento all’Howea)ho sempre letto che il vaso per questa pianta serve “stretto e profondo”
Non ho mai visto una palma “uscire” dal suo vaso! 😉 Anzi, proprio per la Howea, la terra continua a diminuire, nonostante non esca con l’acqua delle innaffiautre…. e questo fenomeno io non lo comprendo…
Ciao Piera,
l’uso di vasi con rapporto profondità/larghezza maggiore di quello usuale è consigliabile (non necessario) per quasi tutte le specie di palme, naturalmente il termine ‘stretto’ deve essere inteso relativamente alla profondità, la larghezza deve essere comunque commisurata alle dimensioni della pianta. Per un certo numero di specie, che però non rientrano nei normali circuiti commerciali, una profondità extra è invece necessaria per il modo caratteristico con cui germinano, la nuova pianta può infatti avere origine a profondità anche dell’ordine del metro sotto la superficie.
Restringimento e accorciamento del pane di terra sono un classico dei terricci torbosi, non so però se è questo il fenomeno a cui ti riferisci.
Per ‘uscire’ dal vaso, una palma deve rimanervi per anni ed anni, cosa che a te non succederà mai 😉 , mentre a me, per pigrizia, succede spesso 🙂 .
Pietro Puccio
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Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
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…tutto quello che “so” e che “sento” in merito al verde, alla coltivazione di piante in vaso, è solo frutto dei miei esperimenti e della mia personale esperienza! …. e dalla lettura di “qualcosa”.
……………
ma dai!non ci posso credere….non sapete rispondere alle mie “ignoranti” domande
Cara Piera,
per sgombrare un equivoco che mi sembra ricorrente, ti assicuro che per quel che mi riguarda personalmente e per quel che so della maggior parte dei più assidui di questo forum siamo tutti nelle tua stessa situazione. L’unica differenza può essere tra chi ha iniziato prima e chi dopo, chi, come te è attentissimo nella cura delle piante e chi come me è sciatto. Credo proprio che questo continuo preoccuparti della tua (presunta) ‘ignoranza’ rispetto all’altrui ‘scienza’, lungi da invogliare ad intervenire, metta in soggezione.
Proverò a riferirti ciò che ho appreso su alcune delle questioni che hai sollevato.
“Per esempio… una domanda che mi pongo sempre…. come fare a sapere che tipo di concime ha bisogno la mia pianta?“
Dipende dalla specie e dal periodo vegetativo, oltre che dalla presenza o meno dei nutrienti necessari nel terreno. Facile a dirsi… In teoria se nel terreno fossero disponibili tutti gli elementi necessari alla crescita, non occorrerebbe concimare. I concimi non stimolano la crescita (questo lo fanno gli ormoni), ma sopperiscono alle deficienze del substrato rendendo (o dovrebbero rendere) facilmente disponibili per l’assimilazione tutti i nutrienti necessari alla crescita. Poichè in dipendenza della specie e del periodo vegetativo (primavera, estate, fioritura , fruttificazione ecc) le esigenze nutrizionali della pianta variano, per una crescita ottimale le dosi dei vari elementi andrebbero variate di conseguenza, dando alla pianta ciò che serve senza fare accumulare nel substrato elementi che comunque la pianta non assorbirebbe. Dico subito che a mio modestissimo parere tutto ciò va bene per una produzione industriale, ma come ho sempre ripetuto, confortato naturalmente da altrui pareri, un concime equilibrato con microelementi sotto forma di chelati è accettabile per tutto e per tutti, naturalmente usato con moderazione ricordando che un vaso è un ambiente molto limitato e quindi meno tollerante degli eccessi della piena terra.
Se invece si vogliono seguire i protocolli ottimali di concimazione bisogna, specie per specie, fidarsi dei risultati delle sperimentazioni fatte su larga scala e ‘aggiustarli’ sul proprio ambiente di coltivazione.
“Può un concime alzare o diminuire l’acidità nel terreno?“
Sì, dipende dalla forma chimica dei costituenti.
“Come faccio a sapere se ci sono troppi sali nel terreno?
Questi sali che fanno una volta immessi nel terreno? va bene danno “da mangiare” alla pianta, ma quelli in eccesso?
Come fare a capire che sono troppi? sono sicura che la pianta “me lo dice” prima di morire, ma in che modo? … fin’ora non ho “capito”
Qui spero che ti risponda la nuova iscritta ‘Anubia’ 🙂
……..
“Spero con tutto il cuore di non farvi diventare “matti” mi dispiacerebbe assai!
Diciamo che ci stai provando! 😀 😀
Pietro Puccio
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Pietro
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Ciao,
per più consistente intendevo meno leggero, quindi meno torboso, se hai la possibilità di avere comune terra da giardino, potresti aggiungerne una parte al miscuglio. Ho consigliato un vaso più grande visto il problema del ribaltamento, le dimensioni del vaso vanno scelte commisurate alla pianta, del resto le palme ti fanno capire quando stanno ‘strette’ perchè tendono a sollevarsi ed a superare il bordo del vaso per la spinta delle radici che si ammassano sul fondo (non ho capito il riferimento all’Howea). L’accestimento della D. lutescens avviene sia dalla base della pianta, sia – e questo è infrequente nelle altre palme cespitose – anche lateralmente dalla parte più bassa del fusto.
Pietro Puccio
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Pietro
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In teoria starebbero bene così come ora, interrare troppo la base aumenta i rischi di marciume, ma visto che è tenuta in casa al caldo e… che sei tu che la curi, il rischio è veramente remoto. Puoi anche metterle ora in un vaso più grande, senza toccare il pane di terra, usando un terriccio più consistente. Quelle della foto sono più piante ottenute da seme, la specie (Dypsis lutescens) è di per sè cespitosa e fra non molto cominceranno ad accestire. Le radici si allargano e vanno in profondità, dipende dalle dimensioni che man mano raggiunge la pianta e dallo spazio (in larghezza e profondità) che hanno a disposizione. Si tratta di una delle palme più eleganti per il portamento, il colore verde lucido delle foglie e per i fusti slanciati con sfumature dorate e benchè in natura sia limitata ad una stretta fascia costiera sabbiosa del Madagascar, si è diffusa rapidamente in tutti i tropici.
Pietro Puccio
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Complimenti per la fioritura! I keiki puoi lasciarli se vuoi o puoi togliere quelli che hanno un buon numero di radici abbastanza lunghe (ad es. intorno a 5 cm) e trattarli come tratti la pianta madre.
Pietro
Pietro Puccio
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In merito all’humus..
per le piante acidofile uso il concime di cavallo: ho letto che aiuta ad acidificare il terreno; per le altre, quello bovino…
come classificare quello di lombrico?Per questa domanda chiedo l’autorevole intervento di Pietro Puccio.
Ma io cosa c’entro??
Ad ogni modo, l’humus, se di humus si tratta, ha per sua natura pH acido – piuttosto variabile – fino in alcuni casi alla neutralità, e ciò in dipendenza delle sostanze di origine e di come si è formato. Lo stesso vale per l’humus “di lombrico”, in più quelli in vendita confezionati potrebbero avere delle sostanze aggiunte che ne varierebbero il pH originario, comunque orientativamente si dovrebbe essere nel campo dei pH acidi.
Pietro Puccio
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Euphorbia tirucalli
Ciao Martina,
sicuramente tu ne sei a conoscenza, ma visto che il forum è pubblico mi sembra giusto ricordarlo, il lattice della tirucalli, come quello di quasi tutte le euforbiacee, è tossico e può provocare reazioni allergiche anche gravi, in particolare evitare di toccarsi labbra ed occhi dopo averla maneggiata (ovviamente se ci si lava bene non c’è problema), nel qual caso il rischio di dover andare al Pronto Soccorso è tutt’altro che remoto. Personalmente non ho mai avuto problemi, ma sono stato sempre attento, ma amici (tra cui un botanico ed un agronomo!), per eccesso di sicurezza, in ospedale ci son dovuti andare di corsa.
Pietro Puccio
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Pietro
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Benissimo, risolto il mistero. Qui (Sicilia) si trova abbastanza facilmente nei vivai, anche Lucia l’ha in catalogo e ti potrà dire qualcosa di più. Non l’ho mai coltivata, ma per sentito dire non presenta problemi di coltivazione nei nostri climi (sud).
Auguri per la laurea! 🙂
Pietro Puccio
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Ciao Maurizio,
proprio parlando al telefono nel pomeriggio con Elio Gulino che mi raccontava dei suoi esperimenti di impollinazione delle passiflore, di cui ha appena inserito un messaggio, si è accennato alla tua misteriosa pianta ed ho avanzato timidamente (visto che eri stato proprio Tu a identificarla come Bignoniacea ) che potesse trattarsi di una Acanthacea. In ogni caso, almeno solo per curiosità, quando puoi inserire le foto?
PS: comunque esiste qualche genere appartenente alle Bignoniaceae che presenta caratteristiche confrontabili con quelle da te citate.
Pietro Puccio
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Ciao,
Considerato:
a) che non sei riuscito ad identificarla,
b) che il numero di specie supera 800,
l’impresa mi sembra più impossibile che difficile.
Il donatore non ha dato alcuna notizia di come ne è venuto in possesso, perchè a volte queste notizie sono molto utili.
Solo per curiosità e per vedere se ho capito, si tratterebbe quindi di un rampicante legnoso con infiorescenza terminale, foglie semplici (se somiglia al sambac, oppure….), disposte (opposte, alterne, decussate….), cirri? Sezione del fusto quadrata (è così?). Sono presenti frutti sulla pianta?
Per il momento può bastare, tanto avrai già risolto il mistero…
Pietro Puccio
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Ciao Martina,
si tratta, come certo saprai, di una pianta che vive in simbiosi con le formiche e le foglie rigonfie a tipo borsa sono il ricovero che la pianta crea per loro. La formazione di queste foglie modificate è piuttosto casuale (per noi, non per la pianta…) probabilmente ancora non c’è stato lo stimolo a produrle.
Pietro Puccio
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Potresti aumentare la percentuale di agriperlite, tende pure a venire in superficie, ma forse meno del polistirolo.
Spero comunque che ti venga in aiuto Elio Gulino che ha sperimentato molte ‘composizioni’ di substrato e qualche sistema per arieggiare i substrati molto compatti 🙂 .
Pietro Puccio
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Ciao Piera,
purtroppo non ho nessuna foto di piante in natura e credo che in rete ce ne siano poche, visto che prevalgono le piante coltivate. Per la crescita, le concimazioni possono aiutare durante il periodo vegetativo, ma sono luce e temperatura (oltre alla conseguente predisposizione genetica) in primo luogo a determinarne i ritmi (ed in natura anche piogge, con l’eventuale loro alternanza, ed umidità).
Pietro Puccio
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Ciao Martina,
se gli steli hanno una sezione decisamente quadrata è molto probabile che hai risolto il mistero.
Pietro Puccio
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Ciao Tina,
forse è meglio un riepilogo fotografico.
La Zamioculcas è una pianta erbacea consistente in ciuffi di foglie che escono da radici tuberose, non ha quindi ‘rami’, ma foglie composte come quelle ad es. delle leguminose. Questa è una foglia (ma tu la conosci bene):
Per la moltiplicazione si può tagliare in porzioni, ad es. così:
che possono essere posizionate a radicare orizzontalmente (per me preferibile per la ‘stabilità’) o infisse comunque inclinate:
Ma si possono usare le singole fogliole, magari cadute o rotte:
da posizionare anche qui orizzontalmente (preferibile sempre per me) o infisse a vario angolo:
Naturalmente quelle posizionate in orizzontale vanno pressate di più nella terra di come sono in foto.
Pietro Puccio
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Ciao Tina, si moltiplica facilmente tagliando la foglia in porzioni di 5-6 cm che vanno pozizionate orizzontalmente e semicoperte in in terriccio poroso e mantenuto umido (senza esagerare) ed a temperature intorno ai 18°C di minima. Poi avere molta pazienza e non preoccuparsi se dopo qualche mese si disfano, perchè nel frattempo, se tutto è andato bene, si sarà formato una specie di tubero sotterraneo da cui, con molto comodo, spunterà la prima foglia.
Pietro Puccio
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Ciao Sonia,
la pianta mi sembra in forma, forse, se ho visto bene, il fusto è un poco raggrinzito, ma ciò potrebbe essere dovuto ad un ottimo drenaggio ed innaffiature parsimoniose.
Pietro Puccio
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Ciao Piera,
per quel che riguarda la concimazione, se non ho compreso male, in questo modo dovrebbe accumularsene di più nel substrato, essendo diminuite le innaffiature intermedie che contribuivano a dilavare i sali in eccesso; se la pianta ha rallentato il ritmo vegetativo, credo sia più prudente aumentare almeno di una le innaffiature a vuoto e abbassare la concentrazione. Ma in questo, come sempre, è fondamentale l’occhio del padrone per potere giudicare ed intervenire correttamente.
Per quel che riguarda le brattee, quelle più specificatamente chiamate brattee involucrali (che cioè circondano il fiore o l’infiorescenza), la loro funzione fondamentale è quella… di attirare l’attenzione per l’impollinazione. In genere sono presenti nelle piante i cui fiori sono piccoli o incompleti, come è il caso delle aracee dove l’infiorescenza è costituita da uno stelo (spadice) su cui sono distribuiti minutissimi fiori incompleti. In particolare la brattea che circonda per buona parte lo spadice di molte aracee (ad es. nei Philodendron) viene pure chiamata ‘spata’.
Per la grandezza delle foglie, sicuramente le piante non hanno ancora raggiunto le dimensioni da adulte, quelle che hanno quando sono coltivate nel loro ambiente, quindi possono ancora crescere, sul colore intervengono molti fattori e fermo restando che l’osservazione dei particolari è importantissima (ed in ciò sei estremamente acuta), è bene sempre aspettare a trarre conclusioni.
Pietro Puccio
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Quest’anno sta facendo anche i semi….
Ottimo! Prova a seminarli (non mi pare sia dioica) e poi ne sperimenti una in piena terra.
Ciao
Pietro Puccio
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Grazie Piera, molto interessante, mi sono conservato il tutto perchè al momento non ne ho nessuno, non essendo riuscito a farli durare più di due, tre anni. Complimenti per le piante, che sono in gran forma e naturalmente tienici aggiornati. Per la concimazione solitamente è consigliabile diradarla o abbassarne la concentrazione quando l’attività vegetativa si riduce, ma se vedi che le piante rispondono bene….
Ciao
PS: le foglie rosse (sono in effetti foglie modificate) si chiamano brattee (e secondo me lo sapevi benissimo 😉 )
Pietro Puccio
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… mi indicate come e dove per inserire foto?
Esattamente come fai nel forum g.it.
Ciao
Pietro Puccio
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Non so perchè e da cosa derivi questa mia convinzione, ma ho sempre pensato che le piante sempreverdi abbiano foglie coriacee e lucide…, ma dalla foto mi devo ricredere o è solo un’illusione ottica?
Ciao Piera,
hai visto benissimo, le foglie sono piuttosto tenere, morbide e non lucide. Come è anche vero che parte delle piante sempreverdi, in particolare quelle usate per la decorazione degli interni, hanno foglie coriacee e lucide, il che è anche una esigenza di tipo estetico.
Pietro Puccio
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Foto di Tina
Queste sono le foto inviatemi da Tina per inserirle nel forum:
In attesa di altri interventi chiarificatori, questa è la mia impressione. Escluderei trattarsi di brunfelsia, le brunfelsia hanno foglie alternate, mentre la pianta in foto le ha opposte; le caratteristiche visibili parrebbero quelle di una acanthacea e visto che… è di moda, direi una cv di Ruellia brittoniana.
Pietro Puccio
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Ciao River,
non è che sei molto apprensiva? Non potresti inserire qualche foto di queste plumerie?
Pietro Puccio
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Ciao Tina,
vedi se riesci con le istruzioni contenute in questa vecchia discussione, oppure se vuoi le mandi al mio indirizzo e le inserisco io.
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Ciao Franco,
se guardi bene la foto della undulata (o supposta tale) presa dalla rete, vedrai che i fiori sono tubolari e rivolti verso l’alto, come i tuoi, la grandezza della corolla non è ovviamente rilevabile non essendoci alcun elemento che faccia da scala (la foto è evidentemente ravvicinata), ma dal rapporto corolla/tubo parrebbe paragonabile a quella tua. Poi il fiore profuma solo (e poco) di notte o poco di giorno (e di notte?).
Per il resto queste le notizie che sono riuscito a trovare.
Esistono “in giro” due Brunfelsia undulata, una che è in realtà la Brunfelsia americana e che in botanichese viene chiamata Brunfelsia undulata auct. non Sw., che in parole povere significa che non è quella descritta da Swartz, ma un’altra (l’americana appunto), e la vera undulata, che non sembra molto diffusa. Ho trovato una foto di questa nel sito:
http://www.bgard.science.ru.nl/images/bgimages.htm
che sembra fatta alla tua ed un disegno originale:
http://digi.azz.cz/showpage.php?BookID=9&PageID=57&lng=2
senza dimensioni, ma sempre dal rapporto con le foglie parrebbe non dissimile dalla tua.
Mi sembra di poter dire che so non hai avuto ciò che desideravi, ingannato un poco dalla rete, molto probabilmente hai esattamente ciò che avevi richiesto 🙂 .
Pietro Puccio
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Ciao Piera,
penso sia sufficiente un locale luminoso con temperature che non scendano orientativamente sotto i +10°C (qualche grado in più naturalmente non guasterebbe).
L’altezza raggiungibile dipende un pò dalle condizioni di coltivazione, intorno a 4m le altezze massime, ma alcuni la coltivano come ricadente in vasi sospesi.
Pietro Puccio
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Ciao a tutti,
ho letto su un giornale che la Dalechampia dioscoreifolia si coltiva come una pianta d’appartamento – è vero???
Io la tengo dalla primavera fino l’autunno fuori, al sole ….sbaglio?
Buona giornata
Ciao Martina, direi che fai benissimo, semplicemente per misura prudenziale, per evitare la perdita delle foglie ed il debilitamento della pianta che potrebbe portare gravi conseguenze, è bene ripararla in inverno.
Pietro Puccio
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Ciao Blasco,
l’uso di conservarle appese a radice nuda in inverno pare sia diffuso in paesi dal clima sfavorevole, tipo Canada. Dato il breve periodo estivo sono stati studiati ed applicati con successo particolari protocolli di coltivazione (in particolare di concimazione). Pare che in tempi remoti qualcosa di simile facesse qualcuno in Sicilia (ma forse la fonte di informazione è la stessa della tua 😉 ).
Riguardo alla ‘defoliazione’ manuale è una tecnica utilizzata anche dal famoso collezionista di Bologna, quando le sue plumerie, per le temperature e l’umidità elevata della serra, non ne vogliono sapere di prendersi un poco di riposo, e ti assicuro che le sue fioriture, per questo e per altro che non so, sono eccezionali.
Pietro Puccio
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……
Sono dell’idea che centri in qualche modo il terriccio, ma non so da che parte girarmi…
Lo penso anch’io, unitamente alle condizioni ambientali di crescita, ma “a distanza” non è possibile farsi un’idea del diverso comportamento, ad es. si parla di ‘terriccio universale’, ma ve ne sono tanti tipi quanti sono i produttori. Le indicazioni generali sono utili, ma poi ognuno deve fare i conti col proprio ambiente di coltivazione ed i materiali che utilizza, fondamentale è quindi la personale esperienza per operare le opportune scelte.
Pietro Puccio
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