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Ciao Angelo, che temperature hai avuto in serra fredda?
Io ho una piccola pianta e speravo di poterla trattare almeno come annuale “da taglio”.
Eh?
Quel mango sta benissimo.
Lascialo andare avanti così. Dagli solo luce, aria, evita che prenda freddo e non lo annaffiare troppo. Se non lo uccidi con “troppo amore”, andrà avanti a meraviglia. Sopratutto non esagerare con l’acqua, segui il consiglio di aecreazioni, aspetta che il terreno almeno in superficie sia asciutto prima di dare di nuovo acqua.
Le foglie delle piante appena germogliate fanno delle strane “evoluzioni” nei primi flussi di crescita. Quando la pianta si è stabilita le cose saranno più regolari e prevedibili.
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lunica del suo genere che ho visto e differente delle mimose e acacia comuni che si trovano ovunque nel vibonese dove frequentavo spesso.
La pianta è bella anche se a colpo d’occhio, onestamente, mi ricorda molto una albizzia. Qui dopo le capitozzature tende a produrre quei lungi rami senza divisioni come quelli dell’immagine. Forse mi trae in inganno il fatto che l’albizzia qui è molto coltivata mentre le altre no, e quindi sono normalmente portato a riconoscere la sagoma come una sagoma d’albizzia.
quote:
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Ho trovato persino riferimenti (è credibile) ad una rarissima variante completamente bianca (in Florida).Scritto Da – Pancrazio on 12 Settembre 2012 22:04:25
che sia la Delonix decaryi?
Ah, per quanto ne so è perfettamente possibile. Del resto la mia fonte è solo aneddotica, e non ho visto alcun supporto a queste affermazioni.
Dico solo che, a senso, una varietà a fiore bianco potrebbe esistere, non che esista realmente. Insomma, credere che esista una delonix regia a fiore bianco mi richiede uno sforzo minimo, e sicuramente minore di (per esempio) un iris a fiore rosso. Del resto nel fiore della delonix è già presente il bianco come colore, come del resto il giallo. Magari il fondo del fiore è proprio bianco, e se i pigmenti che forniscono il rosso e il giallo non vengono sintetizzati, il colore restante è proprio bianco.
(Sono nel campo della speculazione a livello da “bar sport”).
In ogni caso la delonix è talmente tanto coltivata e diffusa che qualche varietà orticola dovrà pur esistere!
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E’ una variante poco comune della specie tipo, esiste anche completamente gialla.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Ho trovato persino riferimenti (è credibile) ad una rarissima variante completamente bianca (in Florida).
Scritto Da – Pancrazio on 12 Settembre 2012 22:04:25
Grazie ad entrambi dei consigli.
@pietro: Avrei della terra d’orto, ma francamente non so se sia il caso d’usarla. La sua tessitura è franco argillosa, con un ph leggermente alcalino. Di per se per la delonix non dovrebbe essere un problema, ma le mie esperienze pregresse con la mia terra di campo usata come materiale da vaso mi hanno mostrato che ha una immensa capacità di accumulo d’acqua che poi cede molto lentamente. La consistenza del terreno secco diviene notevole e il ritirarsi per perdita di volume è percepibile, come del resto ci si aspetta da un terreno con una buona componente argillosa. Insomma, se la uso per un vaso che deve stare in casa, dopo che l’ho bagnata ci possono volere anche 3 settimane prima che asciughi di nuovo, ed ecco, non so se può fare al caso mio. Bisogna considerare che resterà per diversi mesi in un ambiente costantemente a 16-20 gradi.
Il terriccio in cui è adesso è proprio da semenzale (terriccio universale puro o quasi, io per lo meno non vi ho visto altre componenti), quindi vorrei provvedere ad almeno un leggero rinvaso che mi permette di controllare l’umidità invernale con maggiore dimestichezza.
Mi spiace che non sia come il pachypodium, in effetti svernare queste apocynacee è una bazzecola. Ma la mancanza di un fusto succulento avrebbe dovuto darmi un indizio.
@aecreazioni: Quindi aumenta la propria resistenza col tempo. 2-3 gradi di minima sono notevoli, praticamente sono le minime della mia serra fredda (salvo quei giorni eccezionali dove scende ad 1). Oppure ho capito male io e i +2-+3 gradi erano le minime assolute fuori dalla serra?
Per l’innesto, non so che dire. Io non saprei dove trovare le marze (francamente, non le ho neppure cercate). Ma è una pianta stra-diffusa in tutto il tropico e non dovrebbe essere difficile. Qui in italia, a quanto si sente dire, qualche pianta in forza da fiore c’é. Ma se uno stesse proprio alle strette, potrebbe cercare le marze alle canarie (probabilmente è il posto di più facile accessibilità per quanto riguarda la delonix, sia per numero di piante che vicinanza geografica che barriere doganali).
Scusate, mantengo in vita il vecchio tread con le solite noiosissime domande sulla coltivazione della pianta.
Ho acquistato una delonix regia a murabilia ieri.
Vorrei rinvasarla e prepararla al meglio per l’inverno. La pianta, mi pare di capire, per la buona stagione non presenta particolari problemi di nessun tipo, ma durante l’inverno tende a morire. Che tipo di terriccio gli propongo? Un mix di pomice/lapillo e terriccio universale è molto drenante (è quello che uso per le caudiciformi) ma tendenzialmente è leggermente acido, mentre da quello che leggo dovrebbe poreferire terreni calcarei. Inoltre un mix troppo sciolto diviene secchissimo senza annaffiaure.
Se non sbaglio la pianta è di origine malgascia. Allora, stavo pensando, in merito alle annaffiature invernali non la posso trattare come un pachypodium?
Oppure devo bagnare con moderazione anche nel cuore dell’inverno?
Probabilmente la ricovererò in carma da letto, in posizione poco luminosa e secca, per cui sarebbe mio interesse che perdesse tutte le foglie…. in qualche modo penso che questa completa perdita di foglie potrebbe rendere più facile lo svernamento.
Suggerimenti di altri che hanno felicemente svernato la delonix?
In merito alla fioritura. So che è presto per pensarci, dato che non ha passato neppure il primo inverno, ma… nessuno ha mai pensato di usare il “cavallo di troia”? Per molte altre piante funziona. Si prende un rametto di una pianta in forza da fiore, e si innesta sulla pianta ancora sessualmente non matura. Il rametto e quello che cresce dal ramatto dovrebbero mantenere l capacità di differenziare dei fiori. Così teoricamente, disponendo del materiale per gli innesti, si dovrebbero poter avere delonix che vanno a fiore anche molto giovani.
quote:
ramboutan, mangostano e durian? Direi di sì…
E’ roba che non regge manco in florida dove hanno il cocco, figuriamoci da noi.
@pietropuccio: ricordavo della tua pianta, è un peccato che sia morta. Ma poi l’hai messa in piena terra od è sempre rimasta in vaso?
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A Donnalucata (frazione di Scicli, Ragusa), fiorisce in piena terra delonix regia, quindi credo che sia una zona ottimale per poter testare una cultivar di jackfruit
Esatto.
E’ inutile chiacchierarne “per sentito dire” o per supposizioni, l’unica è provare. Detto per inciso nei libri degli 70 si diceva che in sicilia non sopravvivesse il mango. Quindi, direi, che le impressioni sono come minimo ingannatrici. Del resto non stiamo parlando del Durian, che non cresce neppure in florida, ma di una pianta che in florida cresce a fianco a fianco col mango, e di cui sono disponibili cultivar di varia resistenza al freddo.
Crescerà? Boh, magari muore. Allegherà? Boh, magari dopo aver scoperto che cresce si scopre che non allega o che i frutti sono cattivi/acerbi. Ma senza provare, scusate, come si fa a dirlo?
Il jackfruit secondo me ha delle chances, ma più che dal freddo è danneggiato dalla mancanza di caldo, nel senso che reggerebbe anche delle leggere brinate, ma non vuole stare per lunghi periodi sotto i 10 gradi.
Se uno ha una zona che in inverno è spesso investita dallo scirocco e quindi risente regolarmente di temperature che si rialzano anche di molto, forse può essere un qualcosa da provare (costa meridionale della sicilia? pantelleria?). Certamente non si può partire dal seme, ma bisogna procurarsi delle cultivar note per la loro resistenza al freddo (ad esempio la black gold), perché il jackfruit presenta una discreta variabilità rispetto alla tolleranza al freddo a seconda dei cloni. Ma questa è una regola che vale sempre; se si deve fare qualcosa di difficile la cosa migliore è partire dal miglior materiale di partenza in assoluto, per aumentare le chances.
Niente fiori sul mio, ne crescita. Ma il tempo è stato fresco fin’ora, e sono in fiore solo i mango che son stati tenuti al caldo. Inoltre il mio è una margotta piuttosto fresca, serviranno un paio d’anni prima che si “assesti”. Vediamo come fa’. Di certo, qui da me, quest’anno, non gli è mancato il “freddo”, se è vero che è quello che induce la fioritura (ma ho qualche dubbio in merito…).
Parlando in via del tutto teorica (consigli dati da uno che ha “letto” e non assaggiato) ti consiglio, della lista che hai fatto, Ice Cream, Dwarf Namwah, Dwarf Brazilian. Tanto tu sei siciliano, quindi problemi di “piante in vaso” o ricoveri da freddo non li dovresti avere. E comunque le tre sopra sono tutte ottimamente resistenti al freddo (sempre parlando della resistenza limitatamente alle selezioni commestibili).
Dovrai assaggiarle e poi decidere quale (e come) conviene tenerle, ma a mio parere sono un ottimo punto di partenza. Eviterei quelle del gruppo cavendish perché si trovano bene, sia le piante che i frutti (al supermercato ).
Ti butto lì quelle due tre cose che so. Si, tutte le musa fanno i polloni.
– balbisiana e balbisiana x gigantea
Semi. A meno che tu non trovi quella triploide, immagino introvabile, è immangiabile.
balbisiana x gigantea
Non conosco.
– basjoo e basjoo sakhalin (cosa cambia tra i 2?)
Banano da fibra. Frutto non commestibile. Immagino che shkalin sia una cultivar/clone particolare (più resistente al freddo?).
– ensete glaucum
. ensete uganda
I frutti degli ensete non sono commestibili. Non sono musa, e quindi non pollonano. Si possono comunque riprodurre agamicamente ma è “complicato”.
– helen’s hybrid
Dovrebbe essere commestibile e resistente al freddo.
– Musella lasiocarpa
Ornamentale. Pollona.
– gran nain
Banano del tipo Cavendish, Abbastanza alto per il tipo (oltre i due metri e mezzo se non ricordo male). Solite Banane da supermercato.
– Burmese blue
Non conosco.
– ice cream
Banano del tipo ABB. Molto resistente al freddo (per un banano), frutti saporiti, dolci (non è un platano per intenderci). Viene abbastanza alto (oltre i 3 metri). C’é chi lo da come il più resistente al freddo tra i banani a frutto dolce.
– Dwarf Namwah
Banano del tipo AAB, con buona resistenza al freddo. Pianta nana rispetto alla versione sviluppata normalmente della Namwah, alta tra i 2 metri e i 3 metri (è un fatto su cui le fonti non conocordano). Molto resistente.
– double mahoi
Banano del tipo Cavendish (banana da supermercato). Fruttifica abbastanza basso dicono, e a volte da due caschi per pianta.
– dwarf brazilian
Di origine brasiliana. Abbastanza alto (3 metri circa). Frutti di ottima qualità .
– dwarf green
Non conosco.
– little prince, molto bella mi pare che abbia un tronco ingrossato
Versione nana. Mutante di Super Dwarf Cavendish? Comunque non credo fruttifichi.
– thai black
E’ una cultiuvar di balbsiana. Frutti con semi.
– siam ruby
Molto tropicale, credo soffra parecchio sotto i 10 gradi.
– hua maho
– malbhok
– chini champa
– rose New Dessert
Non conosco.
Ma cosa ti interessa, la musa come ornamento o la musa per il frutto?
Dove hai recuperato questa lista?
Sebbene le SDC crescano e fruttifichino come tutte le Cavendish, essendo le SDC una mutazione che è stata conservata a scopo ornamentale la fruttificazione non è particolarmente abbondante: leggasi: puoi ottenere una pianta che ti va a frutto dopo 5 anni, se ti va bene, se ti va male ti trovi con una foresta di foglie che non fanno mai niente.
Le SDC in realtà sono più difficili da mandare a frutto delle regolari cavendish, ma hanno l’indubbio vantaggio che sono più facili da tenere in vaso.
Se ci vuoi provare hai tutto il mio supporto, anche io ho una SDC, ma non la considero il mio “cavallo vincente”.
quote:
Infatti l’eccesso di acqua e le temperature basse creano la formazioni di funghi che in poco tempo portano la pianta alla morte.Ma la tua è in piena terra a Firenze?
Si, è quella che vedi qui sopra.
Piantata a aprile dell’anno scorso, lo speudofusto è morto in poco tempo dopo una notte a 3 gradi. Ad agosto era come in foto, la foglia pù alta ha la punta a 1,8 da terra (per dare una scala alla foto). A settembre l’ho tolta da terra ed invasata per farle superare l’inverno. Le foglie ad oggi sono morte tutte tranne quella centrale che stava uscendo.
Ora, il uno dei due pseudofusti ha retto all’inverno, ma adesso avrebbe bisogno di caldo per “andare in sicurezza”, spero che arrivino temperature un po’ più clementi nei prossimi giorni. Se sarà così la ripianterò in terra, appena avrà ripreso a crescere.
Può darsi che il vaso di creta sia la quadratura del cerchio, in effetti: del resto la DC ha due problemi opposti: vuole bere (sennò secca troppo) e non può sopportare il ristagno idrico. Il vaso di creta permette all’acqua di evaporare su tutta la superficie quindi magari riesce a tenere le cose “più in ordine”.
Personalmente come fogliame la trovo una musa molto bella.
Si, la cavendish è più delicata, almeno, da quello che si dice di quelli che hai citato. A quanto si dice non sopporta gli stop di vegetazione troppo prolungati, quindi se si ferma troppo a lungo parte il marciume. A me sta dando qualche noia, quest’anno ho mantenuto il fusto, aveva anche ripreso lentissimamente a crescere, ma se le temperature non risalgono in fretta può darsi che anche quest’anno debba ripartire dal pollone.
Non ho presente le vostre minime, ne le vostre massime. Suppongo che siano più clementi delle mie, ed io pianterò il DC in terra tra una ventina di giorni, quindi dire che per te possa andare bene ora. L’importante è che la pianta mostri un qualche segno di “movimento”.
I banani sono disinteressati alle qualità fisiche del terreno, a meno che non divengano duri come roccia (cosa che non si dovrebbe verificare dato le loro richieste d’acqua), ma pretendono che i terreni siano ricchi di nutrienti. Torba o concimi chimici non gli fa differenza, quindi se trovi che sia più conveniente, concima. Anche riguardo al ph sono indifferenti, almeno fino a 8,5, se la memoria non mi inganna.
Per quanto riguarda la tolleranza al terreno umido, secondo me non c’é pericolo che patiscano eccedenze idriche quando sono in piena crescita. Ho sentito dire che è impossibile bagnarli troppo durante la crescita (stagione calda) e considerando che l’ottimo sarebbe 2000 mm annui di pioggia (verosimilmente divisi in una stagione umida e una secca) non credo che si possa davvero eccedere, specie in sicilia. Quindi non occorre il drenaggio. Piuttosto provvedi con una buona pacciamatura intorno al tronco per ridurre la traspirazione dal suolo e poter annaffiare in maniera un po’ più distanziata. Spollona regolarmente, fino a che la pianta non è alta almeno un metro, poi rilascia un pollone per sostituire il primo fusto dopo che sarà fiorito. Ciao!
La colorazione delle pseudofusto mi pare assolutamente normale.
quote:
Che il frutto sia dato della più alta qualità ne nutro forti dubbi.
Anzi le cultivar del genere sono quasi “estinte”, questo per lo scarso valore commerciale del frutto
Uhm, non so.
Da quello che ho visto nella frutticoltura “qualità del frutto” e “valore commerciale” vanno raramente a braccetto.
Tra i fattori che possono rendere un ottimo frutto “non commerciale” ci sono l’alternanza della produzione, come dici tu; la scalarita di maturazione (che obbliga a diversi passaggi di raccolta, con aggravio dei costi); la pezzatura del frutto (che può alzare i costi di raccolta per chilogrammo di frutta, oppure può mettere la varietà del tutto fuori mercato, vedi i calibri minimi della frutta nella UE); le preferenza dei consumatori per frutti più grandi o con un diverso rapporto polpa/seme: le abitudini dei consumatori che guardano con diffidenza varietà diverse da quelle che sono abituati a consumare;, l’attitudine al trasporto della varietà, senza la quale non si raggiungono i mercati; la capacità di sopportare trattamenti post raccolta, sennò marciscono; la suscettibilità a determinati patogeni… tutte considerazioni che per un frutteto amatoriale perdono un po’ peso.
Insomma, a me viene sempre in mente il mango Tommy Atkins, che è il secondo mango nel commercio mondiale, ed è generalmente ritenuto di qualità mediocre, ma di aspetto stupendo. Quello che interessa al venditore è che sia bello, non che sia buono!
Comunque tutto può essere, non sono certo un esperto di avocado. Poi non scordo quanto sottolineavi prima, e cioé che magari i gusti degli americani son diversi. Bah, sapro fare un report completo quando l’assaggerò.
Molto interessanti le tue esperienze con la zutano, -8,5 è un discreto colpo di freddo, è probabilmente non è neppure il massimo che può sopportare: a occhio direi che sono rustici come gli agrumi più rustici.
Non so se sia “la più rustica”, è difficile dirlo con cose così indeterminate come la resistenza al freddo.
Comunque a quanto si dice è notevolmente rustica, e in diversi forum americani la danno come la più rustica.
Dal sito della “California Rare Fruits Growers”:
Mexicola
Origin Coolidge, Pasadena, 1910. Mexican. Tree tall and spreading, vigorous. Fruit small, 5 oz., round pyriform, skin paper-thin, purplish black, waxy bloom. Flesh highest quality, seed very large. Hardiest cv. known, seedlings useful as rootstocks in far north. Recovers rapidly from freeze. Defoliated at 20° F, trunk killed at 17° F. Season September.
Che tradotto:
Mexicola:
Origine in Collige, Pasadena, 1910. Messicana. Albero alto e dalla chioma espansa, vigoroso. Frutto piccolo, 5 once, piriforme-rotondo, pelle sottile come carta, porpora-nera, cerosa. Polpa della più alta qualità, seme molto grande. E’ la più rustica delle cultivar note, i semenzali sono utili come portainnesti al nord. Recupera rapidamente dalle gelate. Defogliata a 20F (-6,5C), tronco ucciso a 17F (-8,5C). Matura a settembre.
Non lo prendo come un vangelo, ma mi sembra promettente.
Ciao Caio, grazie per le interessantissime informazioni.
Io a differenza tua vedo con favore quello studio che ho trovato. Natualmente è solo uno studio, senza altre verifiche o studi più estesi concordo che te che lasci il tempo che trova. Però una frase mi ha colpito, a pagina 4, ed è quando dice:
This longer cold period is a possible cause for the increased cold hardiness of the
avocado trees growing in Gainesville. This trend would be expected in plants that have
capacity to acclimate to cold. If they did not acclimate, avocado trees in Gainesville and
Homestead should be killed at the same temperatures (Fig. 3).
L’ipotesi è che la differenza di resistenza al freddo che è stata riscontata tra le cultivar di avocado a Gainesville e Homestead è probabilmente derivata dal fatto che le piante a gainesville erano più acclimatate.
Cosa significa per noi italiani?
Beh, una delle cose che si dicono e stradicono di più sulla differenza del clima usda con quello italiano è che li le ondate di freddo durano poco, mentre qui l’inverno è TUTTO freddo, e non solo poche ore la notte. Ma se lo studio avesse ragione, questo freddo costante per queste cultivar di avocado sarebbe un vantaggio, perché le renderebbe sicuramente più resistenti facendole acclimatare. Tutto qui.
Dici una cosa giustissima quando parli di abitudini alimentari, suppongo che spesso si considerino molto meno di quanto meriterebbero, specie nel leggere certe review dall’estero.
So che la mexicola è una scelta subottimale per quanto riguarda la qualità del frutto, ma è anche vero che per me è la scelta tra nessun avocado e un avocado, per cui non c’é battaglia.
Boh, sarebbe una cosa che mi piacerebbe provare, in definitiva che investimento può essere? 20 euro? Non andrò in rovina. Almeno poi potrò parlare per esperienza personale.
Se tu mi sapessi indicare dove posso trovare una pianta da cui prelevare una marza o un vivaio che venda una piantina singola te ne sarei grato… i semi purtroppo li snobbo, perché ho paura che non mantengano le caratteristiche di rusticità/sapore di cui ho letto, e con essi diventa un po’ una roulette. Il ponente ligure mi resta un po’ fuori mano ma non si sa mai, una gita…
Ciao Caio, io non so che cultivar sia di preciso. Comunque ti dico quello che leggo su “Tropical Fruits” di H. Y. Nakasone e Robert E. Paull: nelle cultivar messicane generalmente il frutto è piccolo, spesso scuro (mentre nelle altre cultivar è verde o verde-rossastro), con un grosso seme. Il contenuto di oli delle cultivar messicane è il massimo tra tutti gli avocado. Mi dava l’idea che il quadro corrispondesse al frutto di angelo.
Per quanto riguarda il sapore, la buona qualità delle messicane l’ho letta in giro, ma al momento non riesco a ritrovare la citazione.
Le cultivar messicane sono peraltro anche le più resistenti al freddo.
Non sapendo da dove provenga il frutto non azzardo più di così (potrebbe anche essere semplicemente un selvatico). Comunque a “naso” mi darebbe l’idea che sia una messicana, ecco, tutto qui.
Per quanto mi riguarda io mi sono interessato agli avocado recentemente perché sto cercando una pianta innestata di “Mexicola” una cultivar messicana che danno resistente fino a -10 senza danni alle foglie ( http://www.avocadosource.com/journals/fshsp/fshsp_vol_96_pg_212-215_1983.pdf ), e di cui la Morton dice che la polpa sia di sapore eccellente:
“‘Mexicola’ (originated about 1910 at Pasadena, California; propagated about 1912); very small; skin black; flesh of excellent flavor; seed large. Season: Aug. to Oct. Grown only in home gardens in California. Bears early and regularly; very heat- and cold-resistant; much used as a parent in California breeding programs.”
Ma purtroppo per ora non ho avuto fortuna.
Ciao Caio,
cosa ti induce a dire così? Chiedo perché io avrei detto, a naso, tutto l’opposto (messicana) tenendo conto del colore del frutto, delle dimensioni del frutto, del rapporto seme/polpa e della descrizione del sapore (molto buono).
quote:
Questa diceria che il cosiddetto “comune di Sicilia” sia la ‘Orinoco’ è tutta da provare.
Concordo. In mancanza di dati più precisi, conviene derubricarlo da fatto a possibilità, ma darlo per certo rischia solo di fare danni e confusione.
Quanto basse?
La delonix mi piace molto e vorrei provarla in vaso (so della dozzina d’anni che serve per farla arrivare a fiore da seme) ma non ho altro posto che una serra fredda, in cui non gela mai, ma è pur sempre fredda. E a Firenze.
-Pietro: sospettavo qualcosa del genere da quando ho visto le foto della royal poinciana, ma mi sono sempre mancati dei dati precisi. Quindi il mio assunto che la costa nord sia quella più calda (o per meglio dire, mite) a ragione delle correnti marine più tiepide è almeno parzialmente falso. La costa da te indicata rispetto a quella nord dovrebbe anche godere di un maggiore soleggiamento (che non sarà la ragione del clima più mite, ma male non fa).
Mi interesserebbe approfondire questa discussione. Quale è la zona più mite della Sicilia in assoluto? (Escludendo gli arcipelaghi) Fin’ora avevo considerato la piana di Milazzo e il palermitano, ma leggendo qui sopra pare che non sia così.
quote:
Se e quando puoi mi piacerebbe molto avere un pollone o rizoma e provarla anche da me.Con il Comune di Sicilia da quanto tempo li coltivi?A Firenze sei riuscito a farlo/i fruttificare?Mi pare utilizzi tutti gli anni la tecnica dell’espianto giusto?Perchè con il Comune di Sicilia,non provi a lascialo in piena terra?Tagli le foglie e ricopri lo pseudostem con rotoli di canne,tipo arelle e rotoli di tnt e copri bene il pedale,per quanto freddo faccia dovrebbe farcela,il tronco dovrebbe,così protetto resistere anche a -4/-5,anche se per ipotesi si scendesse a-10
Allora, posso intanto dare la notizia del passaggio a miglir vita della Rajapuri (ho “salvato” il bulbo, nel senso che non è chiaramente marcio, ma potrebbe essere tranquillamente morto).
Il garage freddo si è rivelato troppo freddo e tutte le piante hanno cominciato a dare segni di insofferenza a metà gennaio (tranne la dwarf namwah che era già in cantina da metà dicembre). A febbraio quindi (in concomitanza con l’arrivo del gelo polare) ho spostato tutto dal garage alla cantina. Rajapuri non si è ripresa fino al triste epilogo una settimana fa. Dwarf namwah, dopo il passaggio dal garage alla cantina ha recuperato in maniera impressionante: le zone che marcivano sono seccate, e il marciume ha smesso di propagarsi: le foglie (la mezza foglia, sarebbe meglio dire) si sono mantenute sane e verdi. La pianta non ha perso turgore e al momento è sanissima. Di tutte (comune di sicilia, dwarf cavendish, rajapuri) è quella che ha svernato meglio. La dwarf cavendish, pur essendo in vaso, ha svernato peggio. Solo la super dwarf cavendish ha fatto meglio (bella forza, era in vaso e in casa). E’ un fatto molto interessante perché della dwarf namwah non c’erano dati sullo svernamento fuori terra su internet. Se procede così tra due-tre settimane (tempo permettendo) la metto in terra, assieme alla comune di sicilia. Per la dwarf cavendish invece si tratta di aspettare un altro mesetto almeno direi. Spero che gli pseudofusti reggano così tanto: ormai non hanno più foglie: se risultasse che anche quest’anno gli pseudofusti mi muoiono, concluderò che non è possibile svernarla a Firenze: in effetti basterebbe un inverno che durasse un mesetto di meno e sarebbe sicuramente fattibile.
@Virsing: Ho cominciato a coltivare solo nell’ottobre del 2010 quindi tutti i miei dati sono molto provvisori. Proverò a lasciare il “comune” in piena terra in futuro, ma a giudicare da come si è mostrato quest’anno, dubito che supererà l’inverno. Si, il mio progetto è di utilizzare tutti gli anni la tecnica dell’espianto. Non vorrei procedere alla costruzione di ripari, neppure provvisori, perché perdo già tempo per farne a quelle piante che non posso espiantare, ed espiantare è più comodo.
E’ improbabile che il litchi di milo sia innestato, i litchi non si riproducono per innesto, ma quasi esclusivamente per margotta.
Se gli è andata male è da seme, e allora vai a sapere quando fruttificherà e come verrà. Ma rietengo improbabile che un vivaio possa proporre litchi da seme, dato che vanno a fiore anche a 25 anni dalla semina, bisognerebbe proprio essere cattivi per farlo!
@aecreazioni: suvvia non siamo così increduli!
http://www.freshplaza.it/news_detail.asp?id=21324
Io sono il primo che si fida poco delle cose aneddotiche, ma è anche vero che certi fruttiferi tropicali (subtropicali) da noi sono così “esotici” e di reperibilità così limitata, che è normale siano solo di recente introduzione e si comincino solo ora a fare i discrimini su dove possono crescere/non crescere. In futuro, salvo cambiamenti climatici, immagino che molti posti che oggi sono ritenuti inadatti per la coltivazione di certe piante vedranno spuntare almeno piccoli frutteti esotici amatoriali. Molte piante io credo che non si coltivano anche perché semplicemente la persona “comune” ha difficoltà a trovare il materiale di partenza. Quanti sono i vivai che propongono oggi litchi nei cataloghi? Quanti erano 5 anni fa? e 10? E 25? Il litchi probabilmente è coltivabile quasi ovunque sotto napoli (certo, escludendo i posti in quota) a patto di avere acqua e terreno ed esposizione adatta. Che poi ce ne siano pochi perché sono frutti anche lontani dalla nostra tradizione gastronomica è un altro discorso ancora.
Per quanto riguarda il litchi di Pescky io credo che avrà difficoltà a fruttificare e sopravvivere, ma perché non provare? Se va male farà qualche frutticino, camperà 3-4 anni e poi una gelata forte se lo porterà via. Se Pescky è un drago della coltivazione ed ha un posto eccezionale magari lo fa vivere anche 10-15 anni e si trova una bella pianta. In ogni caso ha poco da perdere e molto da guadagnare, e in fondo non sta a trento, potrebbe anche farcela davvero. La zona non lo aiuta, ma non lo condanna neppure senza appello.
Il concetto stesso di zona dove si può coltivare una pianta andrebbe un po’ rivisto (è un discorso che esula, ma a cui penso da un po’). Nessuno dice di coltivare mango sulle alpi, però secondo me spesso ci fissiamo troppo sulle zone. I limoni dovrebbero essere limitati alla zona del limone: io però a firenze in ottima posizione ho un limone in piena terra da ormai una ventina d’anni, che si accontenta di un nylon d’inverno. Una ventina d’anni, è un bel po’. Per le mie temperature i limoni dovrebbero essere vietatissimi. Un altro esempio estremo sono gli ulivi: nel 1985 a firenze ci fu un terribile episodio di inversione termica+albedo che fece cadere le temperature a -23 e schiantò tutti gli ulivi della valle. Se ci si basasse sulle zone usda gli ulivi a firenze si potrebbero coltivare tranquillamente, eppure quell’anno morirono tutti. Se ci si basasse sull’esperienza di quell’anno, invece, gli ulivi a firenze non sarebbero da coltivare, in quanto zona in cui possono succedere anche di queste cose; eppure la vocazione alla produzione d’olio della toscana credo sia innegabile. Se l’impressione che si ricava da questo aneddoto è quella che a seconda di cosa si osserva si ottengono dati contraddittori, ho fatto centro, perché per me è proprio quello che accade.
Io credo che l’unica cosa che abbia senso sia il tempo medio tra gli eventi fatali: se in una data zona c’é un evento fatale che uccide la tua pianta più spesso di ogni “tanto” tu puoi decidere che in quella zona non vale la pena coltivare quella pianta: ma se i “tempi di ritorno” dell’evento infausto sono abbastanza lunghi in fondo uno può prenderi anche una soddisfazione e provarci: si sa benissimo che la pianta prima o poi morirà, ma pazienza.
Un bravo coltivatore è in grado di trasformare un evento fatale in un evento che fa danno, ed un evento dannoso in nulla. Certo non si fanno i miracoli, ma con uan buona pianificazione i risultati possono essere sorprendenti. Ma per aver sorprese bisogna provare. Ciao!