Forum replies created
Salve Giuseppe, piacere di conoscerti. Anche io sono un collezionista di fruttifere esotiche (soprattutto tropicali), che purtroppo sono costretto ad allevare in vaso, dato che non ho nemmeno un fazzoletto di terra. Sono a Salerno, quindi mai avuto problemi di adattamento: l’unica pianta che m’è morta sul terrazzo per il freddo è stata l’ananas, che aveva passato indenne il primo inverno. Pensa che qui a Salerno, in centro (dove pare ci sia un particolare microclima, già noto ai tempi della Scuola Medica Salernitana), ho visto fruttificare il ceriman (MONSTERA DELICIOSA)! Io ho la casimiroa, la jaboticaba, la pitanga, la grumichama, la lucuma, la dovyalis, la cherimola, la carissa, la melarosa, l’avocado, la macadamia, il lici, il wampi, il psidio, il guava nano, la feijoa, il syzygium paniculatum, il pepino; tutto ‘outdoor’. La carambola, il miracle fruit, l’alchechengi peruviano e il tamarindo, indoor nel periodo invernale. Il mango purtroppo m’ero rassegnato a non averlo, ma di recente ho scoperto che ne esistono alcune varietà nane (come la Julie e la Carrie) che fruttificano bene in vaso, restando esigue. I miei prossimi obiettivi?
Tanti! Alcuni nomi: Carissa karandas, Dovyalis hebecarpa, Eugenia aggregata, Eugenia guabiyu, Aegle marmelos, Dimocarpus longan, Anacardium occidentale (sperimentazione!), Blighia sapida, Ugni molinae etc.
Ho già avuto modo di conoscere telematicamente il sig. Pietro Puccio, che è persona cortesissima. Spero di avere presto tue notizie.
Saluti e buone feste,
Michele
Oooops, forse l’accostamento della Hovenia non è che sia felicissimo!
Più calzante, al riguardo, è senza dubbio il rinvio a quello che succede per piante come le orchidee: in questo caso, infatti, addirittura è impossibile che i semini germoglino se non nelle immediate vicinanze della pianta madre. Io di orchidee non ne capisco nulla, ma non ho mai sentito che si riproducono da seme.
Lucia, usi qualche metodo particolare per far germinare i semi di Hovenia?
A presto,
Michele
Gentile amico, anche io mi trovo nella stessa situazione: ho provato più volte a riprodurre da seme il boldo (pianta fantastica) ma senza successo. All’Orto botanico di Napoli, dove allignano diversi esemplari spettacolari, mi fu detto che l’unico modo per ottenere nuovi esemplari da seme era attendere che germinassero al suolo quelli che spontaneamente cadevano dalla pianta, dal momento che i tentativi di semina in semenzaio precedentemente fatti erano stati tutti fallimentari. Mistero ? Mica tanto! In realtà per germinare i semi del boldo necessitano della collaborazione di un micelio fungino che si trova unicamente nella terra vicina alle radici della stessa pianta. La medesima cosa avviene più o meno per la Hovenia dulcis, altra belissima pianta (ma meno interessante del boldo, a mio personalissimo e modesto avviso). Se potrò ti aiuterò, visto che anch’io sono in cerca di piantine di boldo (… l’avrai capito!); se mai ti dovese capitare di averne qualcuna in più o se fossi a conoscenza di come venirne in possesso, ricordati di me…
Michele 😉
Scritto Da – oiaghios on 17 Dicembre 2004 15:10:44
Pardon! Chiedo scusa per la mia leggerezza. Anche se non avevo letto che era vietato fare nomi di vivaisti, il buon senso avrebbe dovuto guidarmi. Non capiterà più.
Saluti
Michele 😳
Bravissimo Francesco! Quello che ho è proprio la Styrax officinalis, detta volgarmente storace. Si tratta sicuramente di una delle piante più affascinanti della flora italiana anche perchè costituisce un vero rompicapo per i botanici: è endemica o naturalizzata in tempi remoti? Innanzi tutto allo stato spontaneo, in Italia, la si trova solo in un’area molto limitata coincidente con la zona dei monti Cornicolani e Lucretili intorno a Tivoli, in provincia di Roma. Alcuni credono che la sua presenza in questi luoghi rappresenti una sorta di relitto di epoche lontane: la pianta avrebbe superato indenne l’ultima glaciazione grazie al particolare microclima che si sarebbe creato nella valle dell’Aniene. Una testimonianza vivente, insomma, di biotipi scomparsi (almeno in Italia); all’incirca quello che è (o dovrebbe essere) successo per l’orgoglio di noi georgofili lucani: il Pinus leucodermis, il pino loricato, eroe del Parco Nazionale del Pollino. Altri credono che sia stata portata in Italia dal Mediterraneo orientale (Grecia o forse Anatolia), dove cresce abbondante. La sua famiglia di appartenenza comprende per lo più specie tropicali come la famosa Styrax benzoin, celebrata pianta medicinale. Le proprietà officinali dello storace sono note da epoca immemorabile: dal suo fusto si ricava una resina suscettibile di svariati impieghi terapeutici. Era medicamento conosciuto dai Greci, dai Fenici e dagli Egiziani. Al giorno d’oggi è pianta assolutamente dimenticata e sconosciuta, pur essendo bellissima per la fioritura e il portamento. Fa anche dei frutti sferici (non so se siano commestibili) decorativi. In Italia a livello vivaistico è rara, quanto lo è in natura. Mi fa piacere che ti interessi una pianta che i più, colpevolmente, ignorano. Bravo!
Nei dintorni di Salerno cresce spontaneamente la liquirizia, così come anche in Lucania sull’appennino (dove è chiamata “radica amara”). E’ un grazioso cespuglietto delle Papilionaceae (se non sbaglio) alto solo poche decine di cm che una volta ho tentato -fallendo- di riprodurre da seme. La cerco anch’io.
Ottimi gusti, Francesco
salutoni
Michele
[modificato da Amministratore]
Salve è un piacere incontrarla su un forum al quale io sono iscritto. Il Litchi è pianta largamente adattabile a climi temperato-caldi: io ne posseggo due esmplari da seme (hanno solo un annetto). Mi impressiona sapere che la Myristica cresca all’aperto in Sicilia, perchè questo significa che potrebbe benissimo allignare qui dalle mie parti. Il che non fa che aumentare la mia frustrazione… non ho nemmeno un fazzoletto di terra 😡 . Le mie piante più rare e “incredibili” per la zona mediterranea? Ho due preziosi esemplari di SALACCA EDULIS ottenuti da seme circa un anno fa e un piccolo esemplare di CLAUSENA LANSIUM, che è pianta adattabile ai nostri climi ma assolutamente introvabile.
Alla prossima
Michele
Caro Ciccio purtroppo non esiste in Italia una letteratura così vasta ed esauriente sull’argomento. Potrei farti qualche nome, tipo Umberto Quattrocchi oppure Guglielmo Betto o ancora Gigliola Magrini (che ha il merito di avermi avvicinato alle fruttifere tropicali); tuttavia credo che la cosa migliore sia consultare testi in inglese che sono ricchi di particolari utili e fondamentali. Al riguardo ti voglio segnalare quella che viene considerata un pò la bibbia in questo campo che è “Fruits of warm climate” di JULIA MORTON, che puoi facilmente reperire in internet (e consultare gratuitamente 😉 ). Interessante è anche il sito del’associazione CALIFORNIA RARE FRUITS GROWERS, dove puoi trovare delle schede dettagliate sulle piante più interessanti compreso il Synsepalum dulcificum.
Quindi studia bene l’inglese che ti servirà anche quando un giorno, ormai completamente schiavo della morbosa passione per le piante, comincerai ad ordinare semi di piante introvabili su siti americani. Comunque internet è una ricca miniera di informazioni; è da internet, soprattutto, che io attingo il più del mio sapere al riguardo.
Stammi bene
Michele
Bravo Maurizio 😉 Ottima idea quella della discussione sul giardinaggio mediterraneo. Sono molto interessato ed incuriosito. Io vivo a Salerno e coltivo (purtroppo solo in vaso) il carrubo, il corbezzolo, il mirto, il melograno, lo storace, il lagano, il giuggiolo (specie mediterraneizzatasi ormai da tanti secoli, secondo alcuni), l’oleandro. Sono alla ricerca di esemplari di piante del genere Pistacia (lentiscus, vera e terebinthus) per il momento. Sulle colline che abbracciano Salerno c’è il trionfo della macchia mediterranea: è sempre bello in ogni stagione paseggiare in una lecceta o in una macchia di corbezzoli, sughere e carrubi. Ma quando fioriscono i cisti, gli asfodeli, i mirti e le ericaceae … beh si ferma tutto 😮
Ciao
Allora Francesco, il Synsepalum dulcificum (che gli anglosassoni chiamano “miracle fruit” per il motivo che conosci sicuramente) è una sapotacea originaria dell’Africa equatoriale, dove predilige ambienti caratterizzati da elevata umidità atmosferica e suoli fortemente acidi (pH 4,5 – 5,5), in siti ben illuminati ma al riparo dai raggi diretti del sole. In natura cresce al massimo sui 4 o 5 metri, ma fuori dai suoi luoghi d’origine al massimo e raramente arriva sui 180 cm.
Cinque sono le cose da ricordare per avere successo col Synsepalum:
1) E’ una pianta acidofila. Io la tengo in un vaso con un mix torba scura per rododendri e corteccia di pino, in parti uguali. Se l’avessi trovata, avrei aggiunto anche della perlite (20 %). L’importante è che il terreno sia ben drenato.
2) Necessita di grande umidità atmosferica, sicchè ottime sono le vaporizzazioni fogliari di acqua non troppo fredda durante tutto l’anno. Ricorda che ha anche alte esigenze idriche ma teme moltissimo i ristagni a causa del delicato apparato radicale.
3) Teme i raggi diretti del sole soprattutto nei mesi più caldi.
4) Per vedere una vegetazione rigogliosa occorre sicuramente concimarla. Ideale è un concime solubile del tipo 30-10-10 NPK, da applicare iniziando a fine primavera. Leggerissime ma frequenti applicazioni sono consigliabili.
5) Non rinvasare troppo spesso, ma attendere che le radici occupino ogni spazio del vaso.
Se terrai presente queste semplici regole e avrai fortuna ti ritroverai un synsepalum davvero rigoglioso. Se finora non ha dato segni di vita, forse è anche perchè non c’è caldo sufficiente e poi è pianta di crescita non lenta ma lentissima. Bisogna aspettare la prossima estate per fare qualche diagnosi.
Nel frattempo buona fortuna
Michele
Scritto Da – oiaghios on 13 Dicembre 2004 14:54:45
Scritto Da – oiaghios on 13 Dicembre 2004 14:58:00
Ciao Francesco, anche per me Lucia ha rappresentato il primo contatto con le piante tropicali; o meglio con quelle che mi interessano e cioè le fruttifere. Posseggo anche io un piccolo esemplare di Coffea arabica (1 anno, da seme) che però tengo sempre “indoor”, almeno finchè non passerà qualche annetto. Stesso discorso per il Synsepalum, che tengo all’aperto solo da Aprile/Maggio fino ai primi di Novembre. Ho un piccolo Tamarindus ottenuto da seme (8 mesi): sta all’interno in posizione illuminata, ma temo che soffrirà non poco l’inverno. Per coltivare a Bologna il cacao, che diventa un piccolo albero, credo sia necessaria una serra riscaldata: si tratta infatti di una pianta ultratropicale! Stesso discorso farei per la papaya, che oltretutto è di rapidissima crescita. Del cinnamomum e del piper auritum non ho molte informazioni. Poichè anche da me a Salerno è impossibile coltivare la papaya all’aperto tutto l’anno, ho pensato di procurarmene un esemplare nano (la “pusa nana”) che fruttifica a soli 30/40 cm d’altezza e che quindi può essere tenuta comodamente in un vaso e all’interno; oppure una varietà rustica come la CARICA PUBESCENS, che sopporta qualche grado sotto zero. Il synsepalum può crescere comodamente in vaso quindi nessun problema; guai invece con il tamarindo: è un alberone monumentale (con uno degli apparati radicali più potenti e sviluppati del regno vegetale) che da giovane è sensibilissimo alle basse temperature, ma che una volta cresciuto e consolidatosi dimostra insospettate doti di adattabilità anche ai climi caldo-temperati, anche se a Bologna saresti un pioniere, credo! Ti sconsiglio vivamente di procurarti un Syzygium aromaticum: è un albero che solo per pochi anni potresti tenere in vaso e che poi a Bologna non potresti tenere assolutamente all’aperto. Perchè non provi a coltivare specie subtropicali un pò più rustichette? Penso alla Feijoa, alla Casimiroa, all’Asimina (che è originaria degli U.S.A. sett.), alla noce Pecan, al Psidium cattleianum, al Goumi (Elaeagnus multiflora), all’Avocado (e perchè no, visto che proprio lì a Bologna ce ne erano un paio di esemplari, fino a qualche anno fa), la Dovyalis. Sono tutte bellissime e interessantissime piante che potresti provare ad allevare in piena terra anche a Bologna.
In bocca al lupo,
Michele (Z. 9b/10a)
quote:
Ciao a tutti,
ho 14 anni e in settembre ho comprato da Lucia la coffea arabica, la carica papaya, il theobroma cacao, il tamarindus indica, il synsepalum, il cinnamomum e il piper auritum e stanno ancora tutti bene. In più ho il piper nigrum e due coffea piccoli.
è da qualche anno che mi interesso di piante tropicali, ma finora non avevo ancora trovato un vivaio che vendesse quelle che mi interessano: le piante officinali, con frutti eduli e le piante da cui si ricavano le spezie, come il chiodo di garofano(Sygizum aromaticum).
Abito a Bologna ed ho un grande giardino, però d’inverno devo tenere le piante in casa, con una buona illuminazione.
Francesco
Salve a tutti, appena ho saputo del forum, da Lucia, non ho perso tempo e mi sono subito iscritto. Io sono Michele, vivo a Salerno (Z. 10/a) e sono un collezionista di fruttifere tropicali e di arbusti a bacca edule del bacino del mediterraneo. Proprio con l’aiuto di Lucia ho avviato la mia collezione di piante tropicali: ci conoscemmo a Salerno nell’Aprile 2001 in occasione della mostra-mercato di piante rare. Allora presi da Lucia la melarosa, la casimiroa, il psidio, la carissa, la dovyalis e una cherimola innestata: piante che godono tuttora di ottima salute. Nel tempo ho arricchito il numero di specie e ho affinato le mie tecniche di coltivazione (in vaso). Spero che grazie a questo forum potrò conoscere tanti altri appassionati con cui condividere esperienze e informazioni. Chi coltiva fruttifere tropicali è avvertito… 😉
Ciao a tutti
Michele