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Per Carlo
Essì, si sono presi proprio una bella strinata, ma non sono morte, solo un po’ bruciacchiate: ci sono alcune piante, nei parchi di alcune zone della Lombardia, quelle più miti, grandi e bellissime (ma è da vedere una pianta che cresce a Intra, sulla riva piemontese del Lago Maggiore: colossale!). Nel Verbano e in alcune zone nel Varesotto, poi, si sono spontaneizzate: ce ne sono ovunque e rappresentano un problema, talvolta, vista la rapidità nella crescita e le dimensioni che assumono, quando crescono lunghe le rive delle strade, ad esempio.
Se avete un po’ di pazienza, nei prossimi mesi potrei fare delle foto.
Ciao!
Tasha
Monza
Ciao, Federico
a proposito di ulivi che morirebbero a quelle temperature, mi intrometto un secondo per segnalarti che, qui nella mia zona, l’anno scorso ci sono state alcune “toccate” fino a -12C (caso eccezionale per la nostra zona, fredda ma non gelida) e quasi due settimane senza che la temperatura andasse mai sopra lo zero. Inoltre, credo nel 2001, per quasi un mese la temperatura si mosse tra valori (abbondantemente) negativi e, raramente, appena positivi. Ora, è vero che non si arrivò mai a -12C, ma pensa a un mese tra -9 e +2: meglio una notte a -12C 😀 Nessun ulivo è morto (tutti hanno mantenuto la fronda), così come non sono morti gli aranci amari, gli Eucaliptus, le Camphora (queste si sono prese una strinata, recuperata abbondantemente con la bella stagione), le Grevillea rustiche, le Billbergia rustiche etc. Certo bisogna dire che che, in barba alla temperatura, ogni pianta occupa il suo posto più o meno soleggiato, più o meno asciutto o protetto.
Le acacia dealbata, la bayleana e anche la retinoides invece, inaspettatamente (da noi ne crescono alberi infiniti), “ci sono rimaste sotto”.
Ciao e buona giornata
A proposito, dato che ti piacciono le orchidee: mi è nato un keiki di Dendrobium kingianum che, se vuoi, ti posso regalare! E’ piccolo, però promette bene!
Tasha
Giuliana
“Foto sempre pessime”? Giuliana, Sie sind immer so nett! Vielen Dank! Was kann (oder “darf”, -es geht besser-) ich sage? Sie gehen immer einer Sache auf den Grund… 😀
Scherzo! 😀
Un saluto dal Nord della Pianura!
Tasha
Monza
Piera
purtroppo non saprei che dire: di solito le piante crescono meno quando le condizioni di coltivazione non sono proprio idonee… Io, ad esempio, ho smesso di buttare soldi in piante a vegetazione invernale perchè, semplicemente, non riesco a garantire la luce necessaria alla loro crescita, quindi siamo sulla stessa barca, come vedi…
Le Cattleya, ma anche i Gladiolus e molte bulbose sudafricane e tante altre piante, mi piacciono tantissimo, ma spesso ho dovuto rinunciarvi perchè ogni vegetazione era più piccola della precedente, debole e poco “lignificata”…
Forse le Masdevallia di cui parli non sono abbastanza illuminate o l’umidità non è sufficiente? E il concime? Non è che, forse, le foglie che stanno producendo le tue Masdevallia sono perfettamente normali e, invece, erano filate quelle precedenti? Spesso, le piante acquistate nei garden vengono dall’Olanda o dal Belgio, dove vengono coltivate fittissime e, quindi, le foglie diventano molto alte, cercando di sovrastare le foglie delle vicine. E’ un effetto che, del resto, viene utilizzato per anticipare la vendita di alcune palme, come la classica Howea forsteriana.
Alcune ditte producono faretti che similano abbastanza bene la luce che si muove sulle frequenze dello spettro solare: se, e dico se, credi che il problema possa essere quello della luce, potresti allungare o potenziare l’illuminazione con queste luci, magari collegandole ad un timer…
Un mio amico, un fisico, ha fatto una ricerca molto attenta ed è venuto fuori che ci sono faretti molto buoni, anche se non pensati per la coltivazione delle piante, comunque adatti, che costano meno e sono molto più grossi, quindi il cono di luce che generano è molto più grande e illuminano più piante. Ora, non è che voglia fare pubblicità… quindi non la farò ma, se qualcuno dovesse chiedermelo privatamente… 😀
Ciao e buona coltivazione con le Masdevallia, che trovo bellissime: piccole ma con dei fiori che sono fantastici, così geometrici, semplici.. un contromanifesto alle Cattleya!
Tasha
Monza
Ciao
Cymbidium, inteso come genere, è un gruppo di piante in parte terrestri, in parte epifite: non si trovano benissimo nel terriccio… Alcune specie, però, crescono comunque bene anche nel terriccio, se di buona qualità.
Per gli pseudobulbi di Cym. insigne, se sono quelli che gli inglesi chiama backbulbs (pseudobulbi privi di foglie, vecchi, ma ancora vivi), vale la regola di riattivarli chiudendoli dentro un sacchetto di polietilene (tipo sacchetti gelo o quelli della frutta, del supermercato) riempito con dell’agriperlite o altro inerte (o bark con polistirolo o sfagno puro) mantenuto appena umido, non fradicio: la temperatura dovrebbe aggirarsi sui 20C°: nel giro di mesi, se lo pseudobulbo sopravvive, dalla base emetterà un germoglio con le relative radici. A questo punto si può togliere dal sacchetto e mettere in un vaso, molto piccolo, a radicare e a vegetare. Le piante ottenute, poi, impiegheranno da 3 a 4 anni per rifiorire. E’ un processo molto lungo, sia la riattivazione degli pseudobulbi, che la fase successiva. Qualche volta l’ho fatto.
Se, invece, intendi divisioni di un cespo più grande, invasare normalmente, diradando le annaggiature: le orchidee appena invasate devono stare un po’ asciuttine (le radici sono rotte, la pianta ne risulta menomata quindi si ammalano facilmente per una umidità che non riescono ad assorbire e che langue nel vaso…).
Il terriccio “buono” è venduto comunemente dai vivai che trattano esclusivamente orchidee, qui da me abbondanti, e, comunque, costituito in gran parte da bark (corteccia di conifera privata dela resina). Si può aggiungere, poi, agriperlite, lana di roccia, sfagno e, all’occorrenza, anche la torba.
Ciao e buon lavoro!
Tasha
Monza
Ciao
convengo con quanto dice Piera: il terriccio è evidento fradicio, marcio. La pianta, quindi, deve essere rinvasata, anche subito, facendo attenzione a togliere tutto il substrato che resta attaccato alle radici, con attenzione, per non rovinare il velamen radicum. Le radici, poi, vanno lavate sotto l’acqua corrente, dopo aver tagliato alla base quelle marce (sembrano vuote e non sono turgide, oltre ad essere marroni).
Usare, per il rinvaso, bark puro o bark + sfagno: occhio che i terricci che vendono per le orchidee nei garden fanno quasi sempre schifo, poichè contengono torba, assolutamente inadatta alle orchidee epifite. Dopo il rinvaso, non concimare per un mesetto, se non utilizzando quello fogliare (tipo Peters). I vasi che utilizzi per il rinvaso devono essere nuovi o disinfettati, altrimenti torni punto a capo. Anche la pianta meriterebbe una disinfettatina (anticrittogamici a base di alluminio, tipo Aliette…), soprattutto alle radici.
Tenere assolutamente vicino alle finestre, il più possibile, senza, per questo, bruciare le foglie con il Sole delle ore “più calde” (vai a capire… con questo freddo…): le orchidee reagiscono in maniera fantastica alla luce artificiale: se il tuo amico ha voglia, può allungare le giornate con una lampada a basso consumo puntata sulla pianta, a circa 50 cm. di distanza (ma anche di più o di meno, in base alla potenza del bulbo).
Gli sbalzi notte-giorno (circa 5/7 gradi) fanno benissimo alle Phal., anzi, è il metodo che, a livello industriale, viene utilizzato per obbligarle a fiorire.
D’estate le pianta DEVE essere portata all’esterno, all’ombra, ma non profonda: qualche raggio di Sole, non rovente, deve arrivare.
E’ vero, spruzzare la pianta, leggermente, aiuta a creare una atmosfera umida molto favorevole alla pianta, ma ricorda che non si deve mai concentrare acqua all’interno delle foglie, altrimenti la pianta muorirà…
Bagnature: bagnare quando anche il fondo del substrato è asciutto quanto la parte più alta (essendo meno ossigenato, è più soggetto a marcescenze che si trasmettono alla pianta). Il terriccio delle Phal. deve essere costantemente “fresco” e saltuariamente “bagnato” (solo in occasione delle innaffiature). Si possono anche fare dei buchi lungo la parte più bassa delle pareti del vaso, per aumentare la ventilazione.
Ciao e buon lavoro
Tasha
Monza
Ciao, Moris
non credo proprio di averne avute e, comunque, anche fosse, sarebbe una delle mie vittime, dato che non ho in giro più Cyathea nel mio carnaio…
Ti dirò: le felci arboree mi piacciono molto (sono tra le mie piante preferite) però mi hanno anche rotto: troppo sbattimento per vederle distruggere da una settimana di vento… no, grazie, preferisco vivere 😀
Ciao
Tasha
Monza
Grazie Paolo
Buon lavoro!
Tasha
Monza
Grazie Paolo
posso approfittare di te?
Sei evidentemente un esperto di elettricità (io proprio per niente) e ti volevo chiedere se c’è la possibilità di collegare una serie di 8 ventoline da 12V (quelle dei PC, per intenderci) per ventilare gli scaffali dove, d’inverno, tengo le orchidee, che soffrono molto i ristagni di aria. L’alimentazione deve essere quella della rete elettrica (220V), suppongo abbattendo la tensione con un adattatore.
Ora, potresti spiegarmi, se vuoi, come fare, a grandi linee? Poi chiedo al mio negozio di elettrica di fiducia, ma intento ho un’idea se vale la pena o no…
Grazie
Tasha
Monza
PS
Il Sechium di cui parlavamo in un post apposito sta crescendo pericolosamente…
Paolo
interessante la soluzione delle lampadine…
Potresti spiegarmi, in dettaglio, come si fa a realizzare un “impianto” del genere?
Grazie infinite
Tasha
Monza
Gentile “Licuala”
mi ero ripromesso di impollinare i fiori, poi mi son chiesto perchè far fruttificare e propagare una pianta con così poche attrattive (almeno nella forma che possiedo). Inoltre, pare che, da seme, le piante fiorscano dopo molti anni, troppi. No, grazie. 😀 . Pare che anche le talee abbiano una bassa percentuale di attecchimento.
L’unico modo di propagare questa specie con una certa sicurezza è la margotta, con gli ovvi inconvenienti: rami che si spezzano nel punto dell’incisione, perdita di tempo per le varie operazioni di margottaggio, tempo necessario perchè radichino etc.
Ciao e buon lavoro
Tasha
Monza
Fede
stupenda la tua proprietà, veramente, che invidia…
Anzi, visto che a te piacciono i modi di dire locali, te ne regalo uno, gratis, della mia zona, che manifesta tutta la mia invidia e che puoi aggiungere alla tua collezione: “ma va’ a ciapà i ratt…”
Comunque non hai risposto alla mia domanda: me ne dai un pezzettino? Di un ettaro che te ne fai? 😀 Uè, guarda che scherzo! 😉
Ciao!
Tasha
Monza
Scritto Da – nelumbo on 22 Dicembre 2010 12:25:07
Ciao, Fede
che bella pianta: io ne avevo una identica (ora, finalmente, ne conosco il nome 🙂 ), ma non era così bella e, soprattutto, non aveva a disposizione tutto quello spazio…
Quella sullo sfondo è la tua “selva”? Sembra il fondale pe qualche film tipo “La tigre della Malesia”: che invidia… Me ne dai un pezzettino?
Domanda: da te vivono fuori le Plumeria?
Ciao
Tasha
Monza
Sì, ma ti rispondo privatamente, ok?
Tasha
Monza
Ciusca, Fede, che componimento! 😀
Grazie!
Per te e tutti gli interessati, le foto di altre due piante, purtroppo senza fiori:
Mexipedium xerophyticum
Questa pianta è stata riclassificata solo nel 1992 e, nell’ambito del gruppo dei Phragmipedium, è veramente un caso strano: le foglie sono cuoiose (sembra una piccola Vanda), i rizomi lunghissimi, ama posizioni luminose, quasi soleggiate e piuttosto asciutte (ma non aride), sulle rocce. I fiori sono piccoli e bellissimi: sembrano piccoli granchietti bianchi e rosellini.
E’ poco diffusa anche in natura.
http://www.orchidspecies.com/mexxerophyticum.htm
Phragmipedium kovachii
Questa pianta fu introdotta in coltivazione solo nel 2001 da Mr. Kovach, che ne acquistò alcune piante esitate sulla bancarella di una donna india, in Perù, che le raccolse in natura e che non sapeva di aver fatto una delle scoperte più interessanti nell’ambito dell’orchidologia degli ultimi decenni.
Kovach portò le piante negli Stati Uniti, illegalmente, le fece classificare, si fece dedicare il nome della specie, poi fu scoperto (fu l’Orto botanico a denunciarlo), denunciato, processato e le piante furono restituite al Governo peruviano, scatenando un vero e proprio caso diplomatico, perchè furono reintrodotte nel territorio peruviano senza permessi di reimportazione… insomma: una gran vespaio.
Fu impedito immediatamente l’esportazione, la raccolta e l’espatrio di polline, semi, piante e germogli, restrizioni che furono, in parte, progressivamente ridotte. La mia pianta è stata autorizzata all’espatrio dal Governo peruviano.
I fiori sono assolutamente anomali, nell’ambito dei Phragmipedium, per colore e dimensione:
http://www.phragmipediumkovachii.com/Photogallery/gallery/PK-Ana.htm
Ciao
Tasha
Monza
Ciao
Manihot esculenta viene solitamente propagata da talea e non dalle radici tuberizzate che credo essere prive di germogli (“cieche”).
Buona coltivazione!
Tasha
Monza
Ciao
Ciao
sì, ha fruttificato, con una produzione “media”: la volevo fotografare, ma hanno raccolto i frutti prima che lo facessi (del resto, in queste ultime settimane, avevo ben altro cui pensare 😡 ).
La pianta ha avuto modo di risarcire, durante l’estate, tutti i dannni dell’inverno precedente che, credo, impallidirà di fronte al presente.
Più che altro, quest’anno ho raccolto io i miei primi aranci della varieta “Consolei”, una forma di Citrus aurantium var. amara, innestata sull’arancio amaro e non sul Poncyrus: i frutti sono fortemente irregolari, bitorzoluti, bellissimi. Ora la pianta è fuori (è ancora una piccoletta alta molto meno di 50 cm.) e vedremo come se la cava con l’inverno padano.
Ciao e buona giornata.
Tasha
Monza
Buongiorno, Luigi
credo che, in definitiva e con le dovute eccezioni, sia paragonabile ad un agrume, di cui è parente, tra l’altro.
La pianta che compri deve essere innestata, altrimenti fruttifica solo dopo molti anni e quando acquista le dimensioni di un alberello: decisamente troppo per la coltivazione in vaso.
Ciao e buona coltivazione
Tasha
Monza
Ciao
giusto per curiosità, le foto di una delle mie Agave victoriae-reginae, una delle agave a cui sono più affezionato.
La particolarità è che ha tre apici vegetativi: badate, non tre germogli (uno madre, gli altri derivati) ma una pianta tricefala, evento molto raro. Purtroppo alcune foglie si sono rovinate 😡
Questa, invece, è una Agave victoria-reginae cristata: è ancora piccola, ma promette bene. Si svilupperà a forma di ventaglio, al posto della classica forma a “carciofo” delle Agave.
Ciao a tutti
Tasha
Monza
No, no! E non ho più spazio neanche per una zanzara magra, figuriamoci quel bestione…
La volevo dare ad un mio amico: io gli do la pianta, lui da le zucchette a me! Ovvio, no? 😀
Tasha
Monza
Paolo
neanche un po’… infatti la volevo dare ad un mio amico che ne ha da vendere 😀 Eppoi, da me, verrebbe divorata dal ragnetto rosso nel giro di qualche settimana.
La cosa che mi intriga, è l’idea che sia una pianta perenne e abbastanza rustica.
In effetti, forse, sarebbe da mettere in terra, la mia precocissima zucchetta: comincia, credo, ad emettere delle piccole radici alla base del germoglio. Vedremo.
Ricordo di averne mangiate, in passato, fritte e mi erano molto piaciute.
Grazie per l’indicazione di quel bel articolo.
Ciao e buona coltivazione!
Va bene!
Grazie tante!
Tasha
Monza
Angelo
non credo li venderanno mai, salvo occasionalmente, vista la scarsità di piante e la scarsissima conservabilità/trasportabilità, come accade, del resto, con la Asimina triloba ed altre Annonaceae, ad esempio.
A giorni ti spedirò i semi richiesti: spiacente per il ritardo, ma è stato un periodo un po’ congestionato…
Ciao
Tasha
Monza
Ciao a tutti
la mia zucchetta, presa da un amico ad Ottobre, ha già fatto una cacciata di circa 20 cm.
Il frutto si trova adagiato, senza terra, su una mensola, vicino ad una finestra.
La primavera è lunga a venire… Che faccio? La metto in vaso? Non è che marcisce tutto, visto che dovrò tenerla in casa?
Attendo lumi
Tasha
Monza
Ciao a tutti
mi ero perso un po’ questo interessante post: io ho seminato i semi, appena tolti dal frutto, in un sacchetto di plastica della verdura piena di agriperlite umida (non zuppa): i primi sono nati dopo due settimane, li ho tolti dal sacchetto e li ho messi in vasi con il terriccio. Mi avevano consigliato di seminarli il più presto possibile. Se tutto fila liscio, li lascerò crescere, poi li innesterò con la mia pianta “madre”, una varietà selezionata presa da Lucia.
Anche a me sembrava di aver capito che trattasi di pianta fittonante, ma ho fatto finta di niente e li ho messi nei vasi sbagliati (bassi), evidentemente…
Sul sapore… che dire… a me piace molto, mia madre ne va pazza, ma ammetto che non è che sia sconvolgente, tipo il Mango, l’Ananas o il Jack Fruit o altro: è molto “soft”, discreto, sottile. Buono, in definitiva. Conservabilità e trasportabilità vicina allo zero.
Curiosità: mi sono comprato una pianta di Mangifera indica “Kensington”, ora al riparo: speriamo superi l’inverno…
Ciao!
Tasha
Monza
Ciao Fede
a proposito di cedri…
http://t0.gstatic.com/images?q=tbn:2aes8wq7lLTqWM
Io lavoravo praticamente sotto la sua ombra: è alto 28 metri ed ha una circonferenza di 11.3 metri: niente male, vero?
Ciao!
Tasha
Monza
Scritto Da – nelumbo on 01 Dicembre 2010 09:17:09
Ciao a tutti
di venditori che vendono Puya e altre Bromeliaceae ce ne sono parecchi: io ne ho parecchie specie (purtroppo, visto quanto crescono e quelle spine…)
I fiori sono molto belli: il colore spazia dal giallo-lime al colore acciaio temprato, lucidissimo, quasi a specchio.
Sulla Puya raimondii, che dire… occhio alle bufale! I semi che alcuni amici avevano acquistato, a caro prezzo, si sono rivelati di altre specie. Anche un mio grande amico-nemico francese, che credo essere uno dei più grandi esperti e collezionisti di bromeliacee xerofite, non ne ha neanche una piantina, per i motivi di cui sopra. Magari, però, qualche viaggiatore che ha visitato la zona in cui crescono e fruttificano, potrebbe aver raccolto qualche seme e, quindi, averne delle piantine.
E comunque, per raggiungere le dimensioni delle piante nella foto, impiegano tanto di quel tempo (da alcune decine a molte, molte decine di anni, in base alla quota) da risultare improbabile, per chiunque, anche giovane, godere della fioritura. Inoltre, al Nord, non essendo completamente rustiche, presupporrebbero serre di dimensioni gigantesche, con il colmo alto come una casa. 😀
Mia nonna diceva sempre: “Non si può avere tutto, ma ci si può provare…”
Cara vecchina…
Tasha
Monza
Salve
è una varietà di Schlumbergera truncata
Buona coltivazione
Tasha
Monza
Buongiorno
Sì, ne ho visti alcuni esemplari, molto grossi, in vaso, da un importatore italo/americano: diceva che non hanno niente di diverso dalle altre bromeliacee tropicali (tipo Vriesea, Nidularium etc.), se non le dimensioni, colossali, che impiegano anche una decina d’anni a raggiungere. Diceva che tollera temperature notturne “fresche” (quanto, poi…), dato che, spesso, cresce sulle zone montuose.
Un interessante articolo:
http://www.bromeliads.co.nz/alcantarea.html
e, per tutti gli appassionati di bromeliaceae:
Spero di essere stato utile.
Tasha
Monza
Buongiorno, Augusto
posso sbagliarmi, ma la Thumbergia ritratta mi sembra una coccinea, non una mysoriensis…
Che ne pensa?
Tasha
Monza