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Ciao!
Rademarchera sinica?
Tasha
Viandante
la pianta nella foto dovrebbe essere Pteris vittata, piuttosto rustica.
Ciao!
Tasha
Monza
Ciao
le Aechmea fasciata con brattee arancioni NON esistono: sono normali Aech. fasciata con le brattee spruzzate con qualche tinta, forse anilinica… Se ne trovano in giro di tutti i colori: rosse, fuchsia, azzurre, blu, giada…
Infatti, se guardate bene la foto, in alcuni punti la tinta si è sgretolata, lasciando intravedere il vero colore delle brattee, rosa.
Per Datura/Luk: dovrebbe essere una Billbergia x windii, al massimo una Billbergia decora (credo più la prima, ma non è semplice da dire).
Ciao
Tasha
Monza
Ciao
nessuna delle orchidee in foto è ibridabile con Bletilla, spiacente. Comunque sia, seminare le Bletilla potrebbe sempre consentirti, col tempo, di ottenere nuove varietà della specie anche se, come capisci, la minestra è sempre quella
Il vero nome delle “Cambria” (nome di un grex) è Vuylstekeara, ibridi tra Odontoglossum, Miltonia e Cochlioda.
http://www.orchids.it/2005/01/08/vuylstekeara-cambria/
Ciao
Tasha
“Interspecie”? Credo tu intenda “intergenerico”. Lo dice la parola stessa: Dendrobium x Dendrobium, Phalaenopsis x Phalaenopsis, Cymbidium x Cymbidium (con qualche problema, credo, di compatibilità/fertilità tra Cymbidium simpodiali e monopodiali, ma vabbe’) e così via. Nelle foto vedo diverse x Doritaenopsis che sono infinitamente incrociabili con Phalaenopsis.
Ciao!
Scritto Da – nelumbo on 21 Febbraio 2012 19:14:58
Ciao
le tue orchidee sono molto belle, davvero!
Phalaenopsis e Cambria (quest’ultimo nome non esiste come nome di ibrido) NON sono incrociabili poichè assolutamente incompatibili: sono troppo distanti tra di loro, anche perchè una è una monopodiale (Phal.), l’altra una simpodiale (Dendr.). L’unico modo per incrociarle sarebbe cercare (se mai fosse possibile) di ottenere una fusione in vitro tra i due protoplasti (cellule somatiche private della parete cellulare ma non della membrana plasmatica, ovviamente, attraverso i soliti enzimi della lignina/cellulosa/pectina)attraverso chemio o elettroporazione, procedendo allo sviluppo della -eventuale, ipotetica- fusione all’interno di un bioreattore. Il tutto ampiamente lontano dalle nostre attrezzature, vero?
Le orchidee sono generalmente ibridabili tra membri dello stesso genere, generi affini e, non sempre, della stessa sottotribù e ancor meno tra membri di tribù diverse.
Per la semina, leggi qui:
http://www.orchidando.net/pages/seminare.htm
Non ho esperienza diretta di substrati casalinghi, ma non vedo perchè non dovrebbero funzionare: nel mio laboratorio per la clonazione e la semina in vitro delle orchidee mi avvalgo di prodotti che provengono dal commercio. Non sono molto abile col fai da te
Non demordere: è un’esperienza bellissima!
Buona fortuna!
Tasha
Buongiorno a tutti
mi spiace tantissimo: è sempre stato molto cortese con tutti noi.
Mi spiace veramente tanto.
Tasha
Buongiorno
per Giulio: non avevano piante esotiche, tillandsia o altre bromeliaceae ma, ovviamente, vista la zona (Lago Maggiore, Cannero) un sacco di agrumi.
Per Maria: li ho staccati tutti e li ho dati ad un vivaista che la sta riproducendo. Se dovessi averne altri, te li mando: ricordamelo più avanti, ok?
Ciao
Tasha
Ciao
Per Federico: si trova raramente in vendita: io l’ho trovata, tempo fa, in un vivaio di Cannero (Verbanio Cusio Ossola) di cui non ricordo il nome, ma credo sia l’unico della zone, percui…
Per Rafa Nada: sì, è suscettibile all’acqua nella rosetta delle foglie, molto meno alla neve (che, prima o poi, però, si scioglie:-)
Ciao
quote:
Tasha complimenti a te, seguo sempre i tuoi post, ho degli amici a Monza e mi chiedevo se posso passare, magari in primavera a vedere la tua foresta incantata,
ciao Mau
Certo Maurizio!
Hai amici di Monza? Dovresti selezionare meglio le tue frequentazioni, eh!
Ma non ti fare film sulla mia foresta: come ho già detto tante volte, è solo una quantità di piante accatastate e malamente assortite…
A proposito di orchidee blu, la realtà è che quelle che si muovono realmente sulla colorazione blu/azzurra sono poche e, più spesso, sono decisamente violacee (solo che, tanto “per fare scena”, gli ibridatori danno loro nomi che suggeriscono tinte blu, azzurre etc….).
Credo che le orchidee viste al supermercato da Maria siano effettivamente delle Phalaenopsis a fiore bianco i cui fiori sono stati spruzzati (aerografati) direttamente con qualche tinta blu. Non credo sia possibile colorare i fiori di qualsivoglia pianta addizionando il terreno con una soluzione colorante che, giocoforza, non verrebbe mai assorbita dalle radici e non arriverebbe mai ai fiori (magari il solvente sì, ma il soluto (colore) rimarrebbe tutto nel terriccio).
Una mia amica, un giorno, camminando in un vivaio, notò una Aechmea fasciata dai fiori blu. Curiosa, non resiste e tocca le brattea di quel colore marziano: è tornata a casa con tutte le dita blu! Il colorante si era staccato dalle brattee e si era attaccato ai suoi polpastrelli.
Che dire: de gustibus. 😀
Ciao
Tasha
Monza
Buongiorno Calin
non sarà facilissimo reperire Santalum album: si potrebbe chiedere a Lucia, la proprietaria del vivaio che gestisce anche questo forum, se può avere delle piante o, almeno, i semi.
Bisogna poi considerare che sono piante emiparassite e, quindi, si presuppone si debbano coltivare, nello stesso contenitore o, ai tropici, in prossimità della pianta, anche la pianta “ospite” che Santalum possa “aggredire”.
Buona giornata
Tasha
Monza
Ciao
sullo sfondo non ci sarà la bellissima Ceylon, però qualche fiore esotico sboccia, nononcurante delle temperature esterne, pure qui….
Ciao
Tasha
Monza
quote:
grazie Tasha, mi hanno sempre affascinato le orchidee ma la loro consistenza numerica mi spaventa…ed ora ci sono pure gli ibridi,
mi puoi consigliare un testo per cominciare a capire almeno da dove cominciare???
e cosa strana, qui in Alto adige in casa ho coltivato di tutto, ma mai che un’orchidea abbia resistito,
grazie e complimenti per il tuo sapere e le tue piante,
estendo i miei complimenti a molti altri del Forum, per la disponibilità, i consigli, siamo un bel gruppo,
Mau
Maurizio
anche a me fà sempre girare la testa pensare alla vastità di alcune cose: lo spazio astronomico, il numero delle specie di orchidee, la quantità di batteri, alghe e microrganismi in una goccia di acqua, la quantità di insetti che vivono in una foresta, la quantità di foglie generata una ad una che costituisce e nutre una sequoia, il numero di parlamentari e i loro appannaggi… Ma sono soprattutto questi ultimi che, oltre a farmi girare la testa insomma… ci siamo capiti. Valà, per carità di patria…
Comunque, da alcune stime, pare che le specie di orchidee siano oltre 25.000 (chi dice meno, circa 17.500, chi dice assai di più ma è un discorso piuttosto complesso perchè alcuni considerano varietà quelli che altri considerano specie e via andando…) e gli ibridi registrati siano circa 100.000 oltre alla sterminata quantità di ibridi non registrati. Insomma, un oceano.
Pensa che viene pubblicato un bollettino che, regolarmente, pubblica la serie di ibridi registrati in uno specifico periodo, titolato “Sander’s list”.
Giusto per formarsi un’idea…
http://www.rhs.org.uk/Plants/RHS-Publications/Orchid-hybrid-lists
Ricordo che la famiglia delle orchidaceae è la più grande famiglia di piante con i suoi 796 generi e la quantità di specie di cui sopra: segue quella delle Poaceae o Gramineae(declinata nelle molte sottofamiglie di cui si compone: Arundinoideae (nome a cui si sarebbero ispirati i botanici per nominare un’orchidea asiatica: Arundina graminifolia), Bambusoideae, Centothecoideae…
Dei buoni libri sull’argomento:
Flora’s orchids, Timber Press 2005, in inglese, 368 pages (ISBN: 088192721X ISBN-13: 9780881927214)
The New Encyclopedia of Orchids: 1500 Species in Cultivation, Timber Press, 2008, in inglese, ISBN-13: 978088192876 ISBN: 0881928763
Encyclopaedia of Cultivated Orchids, Alex D. Hawkes, Faber and Faber, in inglese, 1965
quest’ultimo è vecchio come il cucco, ma sempre un gran bel libro.
A proposito della foto che hai postato e che assomiglia al mio Zygopetalum… che dire: convergenza evolutiva, no?
Si vede che l’accostamento maculato e blu è irresistibile per gli insetti!
A proposito del mio sapere, lasciamo perdere: sono gli altri che sanno per me. Io, al massimo, cito. E a volte anche male, aggiungerei.
Sui successi, poi, che dire? Oggi mi sono accorto che è mezza morta una pianta cui tenevo tantissimo: così, senza apparente motivo, “ha tirato la gambetta”. E sì che è sempre stata monitoratissima: disinfettata, concimata, illuminata a dovere. Niente daffare. Ingrata.
Per quanto riguarda le tue orchidee, dico che anche tu, con qualche dritta, riuscirai a coltivare quello che vuoi: basta tanta luce. Tutto il resto viene in seconda battuta.
E se queste ingrate non vogliono crescere in Alto Adige, hai sempre l’opzione Ceylon, no?
Ciao e buon lavoro con le tue piante!
Tasha
Monza
Per George
molto probabilmente stiamo parlando di piante diverse: quello nella foto assomiglia a Zygopetalum “imagination” o a qualche forma di qualche specie di piccole dimensioni: difficile dirlo.
La prima pianta raffigurata nel messaggio di Maurizio è una Vanda tessellata var. roxburghii: bellissima.
Le altre sono un mix di Vanda (Vanda Rothschildiana, Vanda Blue magic, Vanda Robert’s Delight “Red black” etc.).
Ciao
Tasha
Monza
Ciao Gabriele e Federico
scusatemi se mi intrometto in questa discussione: il profumo di questo gelsomino dai fiori simili a rosette o a garofanini è fortissimo e molto buono. Viene voglia di mangiarsi i fiori, tanto è buono.
Ho più volte usato i fiori per aromatizzare il te.
Questa varietà trae il suo nome da quello del Duca Cosimo de’ Medici, detto “Il Gran Diavolo”: la storiella vorrebbe fosse stato lui a coltivarlo per primo in Italia e a vietare che anche solo un pezzetto delle sue piante uscisse dal suo giardino, sotto pene durissime.
La solita storiella vuole che un “giovine” riuscisse a rubarne una talea che radicò e da cui trasse altre piantine, vendute a caro prezzo, diventando così ricco da potersi sposare e vivere felice e contento.
Questa forma strodoppia produce quasi sempre fiori più impressionanti che belli (anni or sono ho avuto un fiore crestato di quasi 5 cm. di diametro: niente male per un gelsomino). In questa varietà sono pochi i fiori belli per perfezione (simmetrici, ben conformati).
A me, comunque, ben riusciti o meno piacciono sempre.
Come dicevo, la forma è simile a quella dei Tagetes, delle Rose o dei Garofani bianchi, con qualche rara sfumatura viola.
Sono profumatissimi (anche di giorno) e, pur
essendo quella strodoppia una varietà di Jasm. sambac, hanno anche profumi diversi (almeno nelle mie piante).
E’ un gelsomino con fama di essere esigentissimo da un punto di vista termico: in realtà, le mie piante resistono bene al freddo in posizione riparata ma non riscaldata (svernano benissimo in un sottotetto molto illuminato e non riscaldato).
Ciao
Tasha
Monza
Ciao a tutti
i primi quattro esemplari sono tutti ibridi di Cattleya e di altri generi affini (Brassavola, Rhyncholaelia, Laelia, Sophronitis, Guarianthe etc.): la terza nella foto mi sembra affetta dal virus ORVS.
La quarta è una Vanda semiterete, credo abbastanza vicina a Vanda Mai Thai o a Vanda Tan Chay Yan (forse più a quest’ultima però, vista la quantità sconfinata di ibridi simili, è pura supposizione).
Le cosiddette Cambria non esistono: è il nome di una delle più famose Vuylstekeara (Vuylstekeara Cambria, appunto) che, poi, ha finito per essere associata a tutti gli ibridi tra Odontoglossum, Oncidium ed altri generi affini.
Le foto sono molto belle e mi fanno un’invidia tale…
Maurizio, salutami tanto lo Sri Lanka, una terra che ho conosciuto molto bene e che mi manca molto.
Approfitto per farti i miei tiepidi complimenti per il tuo bellissimo giardino cingalese: tiepidi perchè sono assai invidioso e perchè, del resto, in quei climi basta mettere giù una matita che cresce pure quella… 😀
Tasha
Italia
Ciao
anche quest’anno si è fatta viva con i suoi fiorellini, ed è veramente deliziosa…
Ciao
Tasha
Monza
Ciao
ecco i fiori e i boccioli della mia Stapelia: è in un ritardo eccezionale ed ha perso un sacco di fiori…
Chissà…
Tasha
Monza
Ciao
Ecco le immagini di alcuni protocormi (masse cellulari sviluppatesi dai semi di orchidea in grado di generare da una parte il germoglio vegetativo e dall’altra le radici, in base al geotropismo positivo): insomma, sono la fase iniziale di una pianta di orchidea. Da questo stadio alla fioritura possono passare da 2/3 fino a molti, molti anni anni prima che le piante fioriscano per la prima volta.
Tutte le masserelle biancastre che punteggiano il contenuto della provetta sono semi non germogliati.
Ciao
Tasha
Monza
Salute a tutti
ecco qui: alla fine ci sono riuscito…
sì, lo so, serve un po’ di fantasia per capire di che si tratta, ma comunque… tutti i bitorzoli che si vedono sono germogli che, raggiunta una dimensione decente potranno essere utilizzati per ulteriori propagazioni. La forza di questa tecnica sta proprio nel fatto che, da un singolo espianto, è possibile ottenere una quantità considerevole di piante. Mi spiego meglio per dare la dimensione della tecnologia: da un singolo espianto si ottengono, come in questo caso, una media di 6 nuove piante in circa un mese. Se si impiegheranno tutti gli espianti per la riproduzione, ognuno di loro darà origine a 6 piante (6×6=36) il mese successivo e se queste 36 piante verranno utilizzate sempre per la propagazione si otterranno, in circa tre mesi, 1.296 piante che, se si riutilizzeranno integralmente per la riproduzione, genereranno 1.679.616 piante in quattro mesi e via andando…
Ovviamente è pura teoria, visto che ci sono eventi o altro che limitano anche la riproduzione in vitro: infezioni, inopportunità di portare avanti un certo numero di generazioni in vitro che andrebbero incontro a mutazioni, rallentamenti dovuti a errori nella composizione dei substrati di crescita, condizioni chimico/fisiche inidonee allo sviluppo dei germogli, dei calli, all’embriogenesi diretta e indiretta e per ultimo, ma non meno importante, perchè… che te ne fai di tutte quelle piante? 😀
Di seguito le immagini relative all’ottenimento (quasi terminato) di un espianto apicale di Cymbidium
la parte più sporgente, quella che guarda verso l’osservatore, sta per essere liberata dalle ultime tracce di foglie, per liberare il meristema apicale: verrà quindi troncato da tutto il blocco retrostante e usato per inoculare i tubi di coltura: sembra facile da ottenere, ma non lo è per niente: sono parecchi quelli che si danneggiano durante l’operazione! Oooops! 😉
Ciao!
Tasha
Monza
Buongiorno a tutti
lo scorso inverno cercai di verificare la rusticità di Cyphomandra betacea. Conclusioni: veramente scarsa! Le piante all’esterno, nonostante fossero riparate contro un muro e con tutte le protezioni del caso, sono state letteralmente lessate dal gelo fino quasi al piede (decisi, dunque, di ripararle all’interno: dalla base hanno ricacciato successivamente).
Piante ricoverate in serra fredda (per serra fredda intendo una serra non riscaldata, niente a che fare con la serra fredda delle orchidee o serre alpine) le piante si sono molto rovinate e hanno salvato solo un terzo del tronco (erano alte ben più di due metri): con il caldo hanno ricacciato generosamente dal tronco supestite. C’è da dire che l’inverno dell’anno passato è stato abbastanza duro…
Ho notato che crescono molto di più, d’estate, se collocate a mezzombra (e bagnate e concimate generosamente, si intende). Il pieno Sole, almeno sui miei terrazzi, forse è troppo forte e le piante ne soffrivano e rallentavano la crescita. A mezzombra, invece, le piante producevano foglie belle grosse e puzzolenti e i germogli allungavano minacciosamente: in due anni raggiunsero i due metri (dal seme). Poi ho deciso di regalarle: occupano troppo spazio. I fiori sono molto profumati tanto che, in passato, fu classificata come Solanum fragrans.
Nessuna speranza, insomma, di vederla prosperare all’aria aperta in questa zona di Lombardia, salvo posizioni particolamente fortunate (ma dove?) e/o con qualche accrocchio.
Buona giornata!
Tasha
Moza
Buongiorno Andre
le piante in vitro, in condizioni particolari e, soprattutto, in presenza di talune sostanze con effetto stimolante (ormoni et al.), fioriscono anche molto piccole, quando sono ancora allo stadio infantile: è un fenomeno noto sin dagli anni 50 grazie ad esperimenti effettuati sul genere Cymbidium in Cina, poi esteso anche ad altre orchidee di generi diversi (Phalaenopsis etc.). I fiori, ovviamente, sono inguardabili, lontani anni luce dai fiori prodotti ex-vitro.
La pianta delle foto, prima che fiorisse (non ho resistito!), l’ho usata per ottenerne delle microtalee, che oggi stanno producendo germogli multipli: appena posso posterò la foto e, se dovessi dimenticarmene (come mio solito)… ricordamelo! 😀
Sì, in effetti è necessario un laboratorio (e ben attrezzato, direi e, purtroppo, molto costoso, aggiungerei) per realizzare la riproduzione in vitro, tranne rari casi.
Le tecniche di clonazione e di riproduzione in vitro in effetti sono utilizzate estesamente, ma non vuol certo dire che siano scontate: presuppongono conoscenze piuttosto approfondite dei protocolli che, prima ancora, presuppongono conoscenze di fisiologia vegetale, chimica e biologia. Per tali motivi i laboratori sono assai pochi ma capaci di produzioni quantitativamente e qualitativamente elevate. Inoltre, i problemi che “affliggono” la riproduzione in vitro sono molti e di difficile soluzione: vitrificazione, infezioni endogene/esogene, mutazioni somaclonali…
In effetti, uno degli aspetti più interessanti della micropropagazione è la produzioni di piante che possono essere certificate come virus-free (ovvero garantire prive di infezioni di natura virale) ma anche da micoplasmi, batteriosi (infezioni endogene varie, insomma).
Tutti i portainnesti delle drupacee e di molte altre piante da frutto, in Italia, sono prodotti in vitro, altrimenti gli istituti preposti alla certificazione di sanità dei portainnesti non rilasciano la certificazione all’azienda produttrice e, quindi, nessun agricoltore comprerà mai delle piante non certificate che rischiano di risultare infette, condannando alla distruzione un intero frutteto (a volte di centinaia di migliaia di piante, se non di più…).
Buona giornata!
Tasha
Monza
Per Giuliana
Grazie per la simpatica iniziativa editoriale: i costi, ovviamente, saranno tutti a Suo carico…
Comunque, riflettevo (già: capita anche a me…) e pensavo che, alla fine (e questo vale per la gran parte delle orchidee) non è che ci sia molto da dire: la maggior luce possibile (evitando, per la maggior parte, il Sole pieno), bagnare quando asciutto, molta acqua d’estate (se le piante non sono in riposo), meno d’inverno, d’este fuori all’aria aperta. Fine.
Ne verrebbe fuori un libretto striminzito 😀
Queste poche regole valgono per la gran parte delle orchidee: poche (tipo i Phragmipedium, Paphiopedilum, alcuni Dendrobium…) necessitano di un regime (per acqua, luce o riposo) diverso.
Eppoi le orchidee sono piante straordinariamente vitali e che spesso si “piegano” a vivere in condizioni non ottimali: basta evitare di farle marcire per la troppa acqua o disseccare come esemplari da erbario e fornire molta luce.
La fama di piante difficili o impossibili (e certo ce ne sono) deriva dal fatto che le vogliamo trattare come fossero dei ciclamini, ma non lo sono: hanno poche e precise esigenze sulle quali sono piuttosto intransigenti.
Mi hanno dato molte più soddisfazioni di tante altre piante esotiche -o meno- che passano per essere “più alla mano”: più dei ciclamini di cui sopra.
Saluti!
Per Maria:
grazie!
Tasha
Monza
Ciao
ricovernado le piante in previsione dell’inverno, ho trovato queste Deuterocohnia:
Deuterocohnia lorentziana s. lorentziana
Deuterocohnia lorentziana s. ?
E’ piuttosto grande: circa 1/2 metro di diametro, ed è caratterizzato da rosette piuttosto grosse.
Deuterocohnia lottae s. lottae
Scoperta non molti anni fa, produxce fiori rossi e non verdi, come fanno tutte le altre Deut.: al momento non ha ancora fiorito.
Non ama il caldo e cresce molto meglio in posizioni soleggiate ma, possibilmente, fresche e ventilate.
Deuterocohnia ?
E’ stata scoperta in natura circa sette anni fa: non è chiaro se sia una specie, una varietà o un ibrido naturale: è molto bella ma lentissima
Deuterocohnia chlorantha
Sono tutte abbastanza rustiche: le ricovero in soffitta, comunque alla luce, senza riscaldamento. E’ fondamentale non bagnarle mai dall’alto, d’inverno: le rosette devono sempre rimanere asciutte, altrimenti marciscono.
Ciao
Tasha
Monza
quote:
Tasha ma non è che sei il proprietario del National Orchid Garden di Singapore? 😀
Fede! Ma che dici, dai, non mi prendere in giro! Che tipo che sei… Dovresti sapere che io ne molte, molte, molte di più, eh! 😉
Buona giornata!
Tasha
Monza
Giuliana
che piacere sapere della Sua Gomesa!
Per un primo piano dei fiori invio un link:
http://www.pbase.com/bjramsay/image/105786412
io non ci provo neanche a fare la foto, valà… 😀
Saluti
Tasha
Monza
Giuliana
ecco qui:
http://www.animalsandearth.com/en/search/tags/query/Grammatophyllum%20speciosum#1#images#viewed#
Purtroppo non la coltivo, ma non per la mia cronica mancanza di spazio, ma perchè non l’ho mai trovata in vendita… 😀
In compenso ho un paio di varietà di Grammatophyllum scriptum, più piccole.
Curiosità: la più pesante pianta conosciuta di Grammatophyllum speciosum fu esibita nel 1851 al Palazzo di Cristallo, a Londra: pesava due tonnellate e portava steli fiorali lunghi oltre tre metri, ciascuno dei quali portava circa 80 fiori.
Saluti
Tasha
Monza
Federico e Giuliana
anzitutto grazie per la serie di 😮 !
Giuliana, la pianta è ancora giovane e le temperature di queste due ultime settimane non aiutano molto “a spander profumi” quindi, se Le sembra già molto profumata, vedrà i prossimi anni!
A proposito di profumi di orchidee, la risposta è ni (no + sì): se, per profumo, si intende l’essenza floreale (la serie di sostanze odorose che emana il fiore), il profumo di alcune orchidee sarebbe anche estraibile attraverso la tecnica dell’enfleurage o con l’esano non fosse che… i fiori costano troppo, spesso profumano solo in certe ore del giorno e la consistenza estremamente complessa, cerosa e ricca di acqua (dall’odore quasi sempre di cetriolo) delle corolle farebbe degradare l’essenza durante le fasi di estrazione o si mischierebbero a questo, alterandolo.
Se per profumo si intende l’essenza estratta da una qualsiasi parte di una pianta di orchidea, la risposta è sì!
La vaniglia (oggi ottenuta in gran parte per via sintetica e avvalendosi di sostanze assai tossiche, poi eliminate -formaldeide, permanganato di potassio, forti ossidanti- a partire da lignina, eugenolo e guaiacolo) viene estratta dalle capsule immature di alcune specie del genere Vanilla, principalmente Vanilla planifolia.
Quest’anno ho provato anche io a ottenere i “baccelli” fermentati e ci sono riuscito: il processo è lungo e un pò macchinoso ma il risultato sono stati dei “baccelli” molto profumati.
Alcuni individui sono allergici alla Vaniglia naturale e, ancor di più, alla vanillina sintetica.
Una curiosità: un prodotto originale ottenuto dalle orchidee era la colla, ottenuta dai fusti di Grammathophyllum speciosum, la più pesante e grande tra le orchidee: un vero colosso di vari quintali, dallo sviluppo simile a Arundo donax. Oggi, ovviamente, non si ricava più colla o altro dalle orchidee che, al contrario di quanto si pensi, non hanno mai dimostrato di avere alcun interesse da un punto di vista farmaceutico o cosmetico (le due grandi industrie, insieme a quella del terrore, che mandano avanti il mondo) ma solo scarsamente alimentare, visto il consumo di vaniglia e dei cormi di talune specie, seppur raramente.
Tutti i vari prodotti -shampoo, creme…- a base di “estratto di orchidea” sono delle bufale: quale orchidea? Estratto di che? Avete idea di quanti anni servano per portare un’orchidea ad una dimensione tale da essere interessante per l’industria cosmetica?
Insomma, in barba alle pratiche che prevedevano decotti di Ansellia africana per prevenire gravidanze o, al contrario, preparazioni a base di Orchis di varie specie per favorire la fertilità maschile (la teoria della segnatura, insomma…), tutte le orchidee si sono rivelate, farmaceuticamente o cosmeticamente, assolutamente inutili: sono apprezzate solo per la bellezza originalissima dei loro fiori. E per la vaniglia, ovviamente.
“Posso fare a meno di tutto, tranne che del superfluo” (Oscar Wilde, mica io).
Buona giornata!
Tasha
Monza
Scritto Da – nelumbo on 19 Ottobre 2011 12:37:47
Salute a tutti
La fioritura 2011 di questa interessante varietà di Bougainvillea, piuttosto rustica: la pianta colossale del mio amico, di cui parlavo in un precedente post, lo scorso inverno, purtroppo, si è presa una bella strinata dal freddo (ma ha ricacciato alla grande, recuperando completamente la parte bruciata).
Tra le brattee si può notare una scena che trovo interessantissima: un ragnetto lupo in attesa della sua vittima, in prossimità dei fiori (si nota di più nell’ultima foto: sotto il fiore appassito si vedono le zampette). Mi ha fatto subito pensare a quei documentari su flora e fauna tropicale, dove diafani ragnetti o variopinte mantidi vengono ripresi mentre si appostano vicino ai fiori in attesa del loro pasto. I tropici a Monza
Fa anche riflettere sulle capacità intellettive di animali che, spesso, pensiamo governati dal semplice istinto, assunto che segue, almeno cronologicamente, quello meccanicistico (e, se mi è consentito, cartesiano).
Insomma, il ragnetto ha visto i fiori (per come li vede lui, assai scarsamente, in realtà), ha pensato fossero tali, quindi visitati dai pronubi, e quindi ha pensato potessero essere il suo ristorante e si è accomodato: piccolo genio…
Purtroppo non è semplice cogliere con la macchina fotografica la magica tonalità argentea delle brattee e che ho visto solo in questa varietà.
Buon week end a tutti!
Tasha
Monza
Scritto Da – nelumbo on 07 Ottobre 2011 20:52:04
Scritto Da – nelumbo on 07 Ottobre 2011 20:54:17
Buongiorno Moris
dipende da quanta voglia e tempo ho a disposizione (e dal clima!) ma, tendenzialmente, da fine Aprile in poi: se vuoi andare sul sicuro, portale fuori all’inizio di Maggio.
Inizialmente le metto in un posto asciutto, dove decido io quanta acqua prendono, successivamente (dopo due o tre settimane) le metto allo scoperto, dove ricevono anche la pioggia.
Comunque, la coltivazione di queste piante richiede una grande pazienza: sono spesso piante lente, soprattutto al Nord.
Arriciao
Tasha
Monza