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Non hai portato i semi? Con questo colore non ne avevo mai viste. Inoltre sembra che il fiore sia doppio.
Maurizio
Ciao Francesca, sicuramente è una solanacea appartenente al gen. Datura. Credo che sia un varietà di Datura metel.
Maurizio
Secondo me, mi sbaglierò, ma mettere il polline al centro del fiore non serve a nulla. Il polline deve essere collocato sulla superficie degli stigmi per poter dirigere il tubulo pollinico nell’ovario
Maurizio
Scritto Da – Maurizio on 31 Agosto 2007 22:07:50
Si ottengono ibridi se si deposita polline compatibile sulla superficie superiore sugli stigmi, le 3 strutture a forma di chiodo presenti alla sommità del fiore, appena sopra le 5 antere, le palettine gialle che portano il polline.
Io ottengo ibrido prendendo le antere di una specie e sfregandole fino a depositare una buona quantità di polline sui 3 stigmi. Allego comunque una immagine dove sono precisate le morfologie del fiore che sono implicate nella pratica di impollinazione.
Tanti saluti
Maurizio
Bella notizia Franco: -18 °C non sono uno scherzo.
Personalmente preferisco essere prudente nell’indicare le temperature minime invernali indicative sopportate dalle piante. Mi rendo conto però che le variabili a cui sono sottoposte non sono poche. Un muro, un ostacolo ai venti freddi e quant’altro possono creare un microclima migliore o peggiore per la loro sopravvivenza invernale.
Nel mio giardino ho posto alcuni termometri collegati via radio a centraline in casa e vi assicuro che, pur essendo tutti all’aperto, vi sono differenze costanti di 3-4 °C da una posizione ad un’altra.
Cara Lucia, tra gli ibridi che ho realizzato non vi sono solo la P. ‘Guglielmo Betto’ e la P. ‘Fata Confetto’ dotati di buona e apprezzata rusticità.
Le P. ‘Vivacemente’, ‘Allegra’ e ‘Leida’ sono simili alla P. ‘Incense’ (P. incarnata x P. cincinnata: – 8°C), se ne è parlato recentemente, e sono coltivabili all’aperto nella pianura padana.
Non ho ancora avuto modo di sperimentare la P. ‘Paola Gastaldo’, profumatissimo ibrido di P. incarnata e la P. ‘Asterix’, ma ne sono ottimista. Gli ibridi tra P. incarnata e P. caerulea (P. ‘Clara’, P. ‘Èspero’) corrispondono alla antica P. x colvillii e sopportano temperature invernali minime superiori ai – 10 °C. Infatti vengono indicati da Torsten Ulmer a -12 °C.
Tanti saluti
Maurizio
Ciao Lucia,
la temperatura minima di – 7 °C indicata per la P. ‘Guglielmo Betto’ da Torsten Ulmer sul ‘Colour Atlas’ è una sua supposizione. D’altra parte in questi anni da me non si sono mai raggiunte temperature severe e comunque oltre i 5-7 °C, se non qualche sporadica e breve discesa.
Ho avuto comunque dati da altri miei amici tedeschi, dove gli inverni sono più rigidi, di una migliore rusticità di questo ibrido che sicuramente è vicina a quella della P. incarnata.
Quest’ultima viene infatti classificata come resistente a -15°.
Ho sperimentato in piena terra con successo la P. tucumanensis che, nel mio giardino e per gli inverni accaduti in questi anni, si è comportata come la P. incarnata, anzi più rapida nella ripresa primaverile.
Riguardo alla rusticità della P. ‘Fata Confetto’, come ho detto, si tratta di una temperatura minima presunta, non ancora confortata da dati sperimentali.
Trattandosi di un ibrido di (P. incarnata x P. tucumanensis) x P. incarnata non è difficile immaginare che possa sopportare temperature invernali minime attorno ai – 10 °C.
Che vale è però la sperimentazione: questa è già in atto nel clima del mio giardino, avendo un esemplare in piena terra.
Tanri saluti
Maurizio
Ciao Lucia, il diametro del fiore di Fata Confetto è di circa 9 cm.: http://www.passiflora.it/RegistrazioneFataConfetto.htm
Nel modulo di registrazione ho indicato la temperatura presunta di – 10°C proprio grazie alla rusticità dei genitori. Comunque ho un esemplare in piena terra (in fioritura) da circa un mese e vediamo come si comporta nel periodo invernale.
Considera che la P. ‘Gugliemo Betto è rusticissima e sicuramente regge i – 15 °C. Purtroppo è molto invadente. D’inverno perde la parte aerea, ma fiorisce già a maggio producendo una enorme massa di fusti e di foglie.
Se queste sono le premesse…
Ciao
Maurizio
Aspetto anche io con curiosità l’apertura dl grande fiore… Poi mi insegni come hai fatto per farla fiorire.
Ciao
Maurizio
Ecco la fotografia della mia Musella. Molto più piccola della tua… quindi chissà quanto devo aspettare per vedere i fiori.
Ciao
Maurizio
Da almeno 3 anni. Domani faccio la foto e la invio. Comunque i segni della fioritura no n ci sono affatto.
Maurizio
Possiedo anche io un bell’esemplare di Musella lasiocarpa e la sto coccolando nella speranza di vederla fiorire. Oggi ho cambiato vaso con uno più grande visto la quantità di grandi foglie che ha prodotto la grande massa di radici che lo avevano riempito. Ma non vedo segni di fioritura…
Maurizio
Roland Fischer usa la colchicina per produrre piante tetraploidi (cioè con cromosomi raddoppiati
= 2n).
Siccome sono farmacista posso procurare la colchicina e ho chiesto a Fischer in quale percentuale (parti per milione) va utilizzata e con quale tecnica. Naturalmente non ha risposto ed ha divagato. Devo dire però che non ho voluto approfondire l’argomento e che preferisco utilizzare specie con cromosomi in numero naturale. Oltretutto la colchicina è davvero pericolosa e preferisco non correre rischi, così ho lasciato perdere il discorso.
Comunque, sicuramente lui tratta i semi in germinazione con colchicina per un tempo definito che conosce.
Questa sostanza agisce in una fase particolare della divisione cellulare: nel momento in cui nella cellula i cromosomi si dividono in due e quindi raddoppiano. La fase successiva è la divisione della cellula originale con n° di cromosomi raddoppiato in due cellule singole ognuna delle quali ritorna ad avere il n° di cromosomi normale e tipico della specie. La colchicina blocca la fase di divisione cellulare successiva al raddoppio dei cromosomi e quindi si ottiene una cellula con cromosomi raddoppiati che non riesce però a dividersi in due cellule normali.
In un secondo tempo, passato l’effetto della colchicina, il processo di divisione cellulare riprende normalmente ma partendo da una cellula con n° di cromosomi doppio, con un nuovo raddoppio temporaneo dei cromosomi (=4n).
Fischer lascia agire per qualche giorno la colchicina e successivamente la toglie con lavaggi per permettere la normale duplicazione delle cellule che in questo caso sono già con cromosomi di numero raddoppiato. Ho cercato di essere divulgativo senza utilizzare i termini tecnici, solo per completare il discorso di Elio. Ecco l’origine degli ibridi tetraploidi tra cui la P. ‘Inspiration’.
Tanti saluti
Maurizio
Ciao Martina, bentornata complimenti per la tua disponibilità. Probabilmente tu hai tutto: non ti manca nulla. Ho avuto nuove bellissime fioriture e qualche volta le pubblico. Stamattina l’Angelo Blu, un mio ibrido del 1999, ha aperto 2 fiori.
Maurizio
Cara Lucia,
io credo sempre nella buona fede delle persone (e delle ditte) e posso capire che per incompetenza a volte ci rifilino una cosa per l’altra.
Oltretutto anche volendo imbrogliare per far fuori fondi di magazzino si tratterebbe di bugie dalle gambe corte che comunque creano una cattiva immagine alla ditta interessata.
Ma, forse hai ragione e forse vale anche il proverbio di Andreotti che pensar male degli altri non è una bella cosa, ma spesso ci si indovina…
Di pasticcioni e superficiali ce ne sono in giro tanti: l’aspetto commerciale a volte prevale sulla correttezza, sulla professionalità e sulla affidabilità.
Un noto e pubblicizzato vivaista del centro Italia qualche anno fa aveva etichette di passiflore tutte clamorosamente sbagliate. Mi ero offerto di sistemarle (gratis) ma sto ancora spettando la risposta.
Ciao
Maurizio
Non c’è problema, Elio, vedo che stiamo dando informazioni (al di là del messaggio originario) e che ci completiamo a vicenda. Solo che il povero Paolo si trova una infestante P. caerulea anziché una P. ‘Incense’
Ciao
Maurizio
Gli ibridi a volte vengono impollinati accidentalmente dagli insetti con polline di altre specie presenti nei paraggi, oppure intenzionalmente per ottenere altre e diverse cultivar.
Quindi anche sulla P. ‘Incense’ possono comparire frutti, i cui semi non mantengono comunque le caratteristiche della pianta madre. Ibridi di P. ‘Incense’ x P. caerulea ne sono stati fatti ma non hanno avuto successo commerciale.
Oltre la P. ‘Incense’ esistono numerosi ibridi di P. incarnata x P. cincinnata, con caratteristiche di sfumature diverse, alcuni anche tetraploidi e quindi con fiore più grande, come appunto la P. ‘Inspiration’ o la P. ‘Temptation’.
Ciao
Maurizio
I semi della P. ‘Incense’ non esistono, poiché è un ibrido registrato nel 1975. Trattandosi appunto di un ibrido (P. incarnata x P. cincinnata) la moltiplicazione è possibile solo per parti vegetative (talee, margotte, propaggini, meristemi) e non per seme.
Se nel catalogo della Ditta sono in offerta semi di P. ‘Incense’ probabilmente l’hanno confusa la P. caerulea. Si tratta veramente di un grossolano e non giustificato errore. Evidentemente non si avvalgono di consulenti sufficientemente preparati.
Maurizio
Io vedo una normalissima P. caerulea. A volte sbagliano nell’etichettare le buste di semi…
Dalla dita Bakker, ad esempio, avevo ordinato qualche anno fa il Crinodendron hookerianum ed ora mi ritrovo una bellissima fioritura di Clerodendron trichotomum, uguale a quella della mia vicina. Capita…
Ciao
Maurizio
Ho sempre saputo che la denominazione di ‘Frangipani’ data alle piante del genere Plumeria è dovuto a Muzio Frangipani, vissuto ai tempi di Caterina de Medici (1519-1589) probabile inventore di un profumo a base di ambra e di zibetto, utilizzato per dare un caratteristico aroma ad oggetti fatti di pellame.
La ‘Plumeria’ fu così chiamata ‘Frangipani’ nel linguaggio corrente per l’analogia dell’aroma dei suoi fiori con quello del famoso profumo.
Il monaco Charles Plumier (1646-1704) invece è stato un prezioso viaggiatore botanico incaricato da Luigi XIV° di descrivere la flora delle Antille. Tra i suoi disegni figurano stampe di numerose passiflore che aveva denominato ‘Clematis indica’ e che ho riportato sul mio sito: http://www.passiflora.it/plumier.htm
Il genere Plumeria è stato a lui dedicato.
Maurizio
Ciao a tutti, indubbiamente si tratta della Passiflora x violacea, come aveva detto Martina.
Tanti saluti
Maurizio
E’ semplicemente SPAM, una persecuzione, anche il Guest Book ed il Forum del mio sito http://www.passiflora.it è bersagliato.
Pian piano il mio tecnico ha messo filtri ed ora le fastidiose intrusioni sono più rare. Si tratta di tentativi di vendere medicinali contraffatti e copie falsificate di medicinali di marca. I siti che le propongono sono sempre cinesi.
Tanti saluti
Maurizio
Caro Pietro,
Certamente è un discorso da sordi per la semplice ragione che le Zone USDA mi sembrano pura accademia e sono prive di risvolti pratici nella coltivazione all’aperto delle piante di nostro interesse. E’ infatti questo il punto: una classificazione delle nostre zone fitoclimatiche ITALIANE, utili a fini pratici.
Comunque classificazione da te criticata usa come parametri climatici le temperature medie dell’anno, del mese più caldo, del mese più freddo e le medie di minimi. Ogni zona si suddivide in 5 tipi (Lauretum, Castanetum, Fagetum Picetum, Alpinetum)e 3 sottozone (Calda, Media, Fredda) in base alla temperatura e, per alcune zone, alla piovosità.
Ad esempio il Lauretum:
In base al regime pluviometrico, questa zona è suddivisa in tre tipi:
Lauretum del 1° tipo con piogge uniformi;
Lauretum del 2° tipo con siccità estiva;
Lauretum del 3° tipo senza siccità estiva.
In base al regime termico si suddivide in tre zottozone:
Sottozona Calda.
Sottozona Media.
Sottozona Fredda.
E’ possibile trovare numerose tabelle e mappe su Internet scrivendo semplicemente ‘zone fitoclimatiche italiane’ sul motore di ricerca.
Questa classificazione, migliorata rispetto a quella del 1937 del De Filippis è adottata anche dal Prof. Pignatti.
Credo in questo modo, per quanto di mio interesse, di aver concluso il discorso.
Tanti saluti
Maurizio
Grazie per le precisazioni, ma rimango del mio parere: non hanno previsto zone climatiche differenziate oltre i 4,5 °C, come se si fossero dimenticati di finire il lavoro…
Quindi per chi coltiva piante esotiche, tropicali ecc., come è nello spirito di questo sito, non serve a nulla o quasi.
Nemmeno condivido che la tabella copre (grossolanamente) tutti i climi della terra. Vi sono zone climatiche come anche recentemenmte visitata della Guiana francese, in cui la temperatura minima si aggira attorno ai 25 °C, e già fa freddo.
Quanto alle piante indicatrici, ricordo che le zone climatiche italiane erano definite proprio in base a questo criterio… zona dell’ulivo, zona degli agrumi, Lauretum, Fagetum ecc…
Ho più volte considerato di adattare le zone climatiche USDA al territorio italiano, e mi sono sentito spiazzato. Mi sembra che questa suddivisione sia stata predisposta da un eschimese che abita ad Ancorage… (e che non si è mai mosso dal suo igloo) dove i -50°C sono una vera primavera.
Infatti mentre vi è un’attenta analisi del profondo e profondissimo sottozero, non vi è più nessuna scala del nostro da zero in su che si ferma alla zona 11 (4,5 °C e maggiori… i maggiori sono davvero tanti sul pianeta).
Perciò per me è da buttare nel cestino. Inoltre la traduzione tra °F e °C introduce inutili decimali e assurdi numeri che nella nostra cultura non hanno senso.
Sto pubblicando sul mio sito un elenco della resistenza al freddo di numerose passiflore (http://www.passiflora.it/temperatureminime.htm ) e potete vedere che le zone climatiche USDA sono assolutamente inservibili.
Ho detto il mio parere e personalmente spero che qualche nostro valido scienziato raccolga il mio invito e pubblichi una suddivisione delle zone climatiche italiane con un criterio più pratico ed oggettivo.
Le varie resistenze al freddo invernale delle numerose piante che ci appassionano sono molto più sottili e variabili, vi sono situazioni microclimatiche ecc… e non è così semplice stabilire se possiamo coltivarle nel nostro giardino semplicemente prendendo per oro colato la tabella USDA.
Maurizio
Ciao, vi è un vivaista francese che la propone:
http://www.tropicaflore.com/
ma è piuttosto caro…
Maurizio
Riprovo con la P. murucuja che ha fiorito nei giorni scorsi
Caro Nicola_P ti ringrazio per la spiegazione ma non ho capito nulla.
o ho inserito l’immagine sulla directory del miop sito http://www.passiflora.it/img.
Poi, dopo aver scritto il testo, ho cliccato su ‘Inserisci immagine’ qui sopra.
Mi compare questa scritta:
e poi sono fermo. Non so cosa fare.
Se inserisco l’indirzzo completo, es. http://www.passiflora.it/img/prova.jpg Limmagine non compare. Ecco perchè rinuncio.
Ma se mi spieghi questo passggio… ti sarei grato.
Tanti saluti.
Un grazie a Martina che ha provveduto a far vedere la Passiflora ‘Aurora’
Non ha funzionato… come prevedevo. Insomma rinuncio a mettere le immagini. Troppo complicato. Tanti saluti
Maurizio
Dai Martina…. dopo 5 righe della spiegazione di Pietro Puccio ho deciso che non insisterò nel pubblicare fotografie. Sul forum del mio sito basta fare ‘sfoglia’ e selezionare l’immagine su proprio PC.
Punto e basta… senza pwd… login registrazioni ecc…. notaio e avvocato.
Lucia mi aveva detto che potevo utilizzare http://www.passiflora.it per aggiungere fotografie qui… ma non mi sembra così semplice. Sono allergico alle password. Le perdo sempre.
Grazie per le notizie su ‘Fata Confetto’ e ‘Lunametista’.
Si vede che le piccole si trovano a loro agio da te e ringraziano per la festosa accoglienza. Complimenti e un abbraccio
Maurizio
Ciao Martina. Mi spieghi come hai fatto?
Tanti saluti, sei bravissima!!!
Maurizio
PS.: come stanno le piccole?