Forum replies created
Ciao,
l’Asimina richiede tratificazione fredda dei semi. Io li semino direttamente dopo la raccolta (e la scorpacciata di frutti) in vaso e li lascio tutto l’inverno all’esterno in cassone freddo. Le piante male sopportano il disturbo alle radici quindi le trapianto in vaso singolo quando raggiungono i 10 cm.
Attenzione con i polloni basali perché se l’innesto è alto…. Quando ho provato con l’innesto (si consiglia l’innesto a spacco) ho avuto 100% di riuscita. (utilizzando marze raccolte prima dei geli e conservate in frigorifero in un sacchetto di plastica dopo trattamento anticrittogamico). Io coltivo la varietà SUN FLOWER che è autofertile e fruttifica già dopo 2-3 anni dall’innesto. Negli USA vi sono infinite cultivar di Asimina, molte di sapore superiore alle cultivar che possiammo purtroppo trovare in Europa.
Nemmeno io ho mai visto frutti in vendita, probabilmente perché il frutto a maturazione ha una limitata conservabilità ed è molto soggetto alle lesioni da pressione.
Luca
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Stefano,
grazie comunque per la risposta. A maggio ho messo una desfontainea a dimora, riparata ma in ombra al 80% in estate. Il caldo di agosto non lo ha preso così male. È vero quello che dici con le innaffiature. Anche se fa caldo in estate occorre fare attenzione di non bagnarle troppo. Idealmente occorrerebbe solo umidificarle a “nebbia” per far raffreddare la pianta lasciando però il terriccio appena umido.
Il berberidopsis è ancora in vaso, prima lo devo moltiplicare, poi proverò a farlo arrampicare su un sempreverde.
ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Antonino, cosa intendi con “dopo la germinazione null’altro”? Io coltivo alcune tillandsie (della maggior parte non ho la specie esatta) a dire il vero più come decorazione tra le orchidee che per passione. Di solito dopo la fioritura lascio l’infiorescenza e ho produzione di semi. Dove volano (a causa dei ventilatori), se è un posto idoneo (a volte pure sull’alluminio della struttura della serra) germinano, ma le piantine si sviluppano molto lentamente. Buona notte.
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Laretta!
Purtroppo da me le minime vanno a -4/-5°C quindi anche provando nel posto più riparato, al massimo resiste la parte sotterranea e rispunta in primavera, ma non potrà mai arrivare a fiorire e tanto meno fruttificare. E visto che le mie disponibilità in metri quadri sono limitate devo ottimizzarne l’utilizzo.
ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Dovrebbe resistere a -7°C se è sinonimo di Agave lophantha. Mary e Gary Irish nel loro libro “Agaves, Yuccas and related plants” (Timber Press), libro tra l’altro molto utile con molte indicazioni sulla coltivazione e le temperature minime, non citano però la funkiana nemmeno come sinonimo.
ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao a Tutti,
scusate il lungo silenzio. Purtroppo la tecnica non permette ancora di spedire le banane via internet….. Il mio banano è una semplice dwarf cavendish. Anche perché è la sola che da adulta mi sta in serra e li fruttifica. Non la metto all’esterno in estate semplicemente perché il vaso è troppo pesante e la parte aerea troppo voluminosa e non ci passa dalla porta senza rovinarla. Di solito fruttifica dopo circa un anno e mezzo dopo che ho separato e rinvasato il pollone prescelto.
Onestamente però il gusto delle banane non è così superlativo come si potrebbe pensare, semplicemente di banana. All’esterno non la posso lasciare anche se potrei coltivare la Musella lasiocarpa o la Musa basjoo che negli anni favorevoli fruttifica abbondantemente da noi.
Buona serata
Luca
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao
la ghiaia costituisce solo lo strata superficiale per mantenere umido il terriccio e lottare contro le malerbe. La virginiana cresce in terreni sabbiosi (ho raccolto i semi da un albero di 270 e più anni, almeno stando al cartello informativo http://tree-species.blogspot.com/2009/04/chandler-oak-live-oak-quercus.html, che si trovava su un terreno molto sabbioso nel centro di Savannah). Purtroppo li ho raccolti di notte (ero lì per un congresso ed avevo “libera uscita” solo dopo le 18.00) e non mi sono accorto che la maggior parte era già stata degustata da altrettanti vermetti.
Allora dopo questa divagazione, ritornando al composto, ho usato 2 parti di sabbia mezza parte di perlite e mezza parte di terra (del giardino). Ho seminato subito le ghiande al mio rientro dopo averle lavate e trattate con funghicida a fine novembre. Ho lasciato i vasi all’esterno seppur riparati dalla pioggia (per germinare pure la virginiana vuole un periodo con umidità associata a basse temperature). La foto che ho postato prima è del 20 aprile dell’anno successivo. Come detto crescono molto lentamente. Luca
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao,
visto il tema della discussione (proteacee) colgo l’occasione per pubblicizzare (non profit) specialmente per i “nordisti” la bella collezione di proteacee presente alle Isole di Brissago (Ticino) poco lontano dalle più note Borromeo. L’attuale sito web (www.isolebrissago.ch) del Parco Botanico del Cantone Ticino purtroppo non rende al momento giustizia alla qualità della collezione presente. Si tratta in particolare della collezione continentale a cielo aperto più a nord di proteacee (la temperatura invernale in effetti grazie alla termica del lago scende raramente sotto lo 0°C. Logicamente vi sono coltivazioni più a nord di queste piante dove la corrente del Golfo lo consente). Una visita vale veramente la pena. Tutta la collezione è impostata principalmente sulle zone a clima mediterraneo sparse nel mondo.
Luca
Luca
Locarno/USDA 8
L’importante è iniziare in piccolo, così si ha tutto il tempo per la scelta del parco da acquistare…. 🙂 Scherzi a parte, al nord anche se in posizione favorevole la virginiana cresce molto lentamente. Luca
href=”http://s578.photobucket.com/albums/ss226/exopath/?action=view¤t=Quercusvirginianabis6.jpg” target=”_blank”>
Luca
Locarno/USDA 8
buona sera,
la birra funziona bene; occorrere però coprire il recipiente se piove, perché la birra diluita non funziona. Per singole piante si può usare il rame che è sempre evitato da limacce e Co. Un bordino di lamiera di rame di 2 cm tutt’attorno e le piante più sensibili sono salve. In alternativa vi sono molluschicidi a base di ferro: Ferro-III-fosfato tossico solo per le limacce e non per altri animali. Io uso il prodotto Ferramol in granuli della ditta Neudorff, autorizzato per la coltivazione biologica. Non so se è commercializzato in Italia.
Buona notte
Luca
Locarno/USDA 8
Ed invece molte proteacee specialmente se della costa ovest dell’Australia sono innestate su specie della costa est perché resistono meglio all’umidità del terreno e meno soggette a infezioni fungine. Oppure con gli ibridi ricadenti per formare alberelli (anche se personalmente non mi convincono esteticamente). Io utilizzo portainnesti di Grevillea robusta. Già al secondo anno dalla semina possono essere utilizzati i semenzali per un innesto a spacco. Pure la mia Robyn Gordon è innestata. Per quanto riguarda la Grevillea della foto iniziale è difficile. La morfologia delle foglie ricorda la Gravillea lavandulacea var.lavandulacea(ve ne sono diverse varietà eppure ibrîdi con altre specie) pure l’habitus prostrato coincide. Mi disturba la marcata colorazione rossiccia dei rametti.
Attenzione pure con la Grevillea juniperina che molto spesso è “spacciata” come rosmarinifolia…. E attenzione alla ricerca di fotografie di Grevillea con google, si vendono tante di quelle bufale! Io mi fido solo di pochi siti come http://asgap.org.au/ (su questo sito sono pure discusse le tecniche di coltivazione inclusi gli innesti)
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Caio,
la serra , o meglio la veranda dove si trovano in inverno, è praticamente sempre aperta. Non ho mai visto impollinatori sui loro fiori forse anche perché nello stesso periodo mi fioriscono una quarantina di agrumi. Concorrenza sleale! Il mio avocado è Brogden, ho portato le marze dagli USA dove lo danno come autofertile e adatto all’allevamento in vaso. Non mi resta che perseverare. ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Come per altre Boraginaceae anche nel genere Echium vi sono specie biennali e specie perennizzanti anche se di breve durata. Pure la nostra erba viperina (Echium vulgare) o l’Echium russicum sono biannuali ma possono in alcuni casi vivere anche 4-5 anni, mentre altri come l’Echium fastuosum o il webbii sono considerati perenni e formano un fusto legnoso. L’Echium pininana è biennale ma può a volte sopravvivere per 1-2 ulteriori anni, l’Echium simplex da letteratura muore sempre dopo la fioritura. Il wildpretii fa la stessa cosa anche se ho trovato una notizia su presunta “semiperennalità”. Ti posso però confermare che da mie osservazioni in natura (Teneriffe) tutti i wildpreti che avevano fiorito erano poi morti come da foto. Lo scorso anno ho seminato Echium wildpretii ssp. wildpretii e proverò a piantarlo ma con copertura invernale. Buona notte
Luca
Locarno/USDA 8
Allora allora..
d’apprima la protezione su una giovane aiuola di proteacee sudafricane. Sembra fragile ma ha già resistito a raffiche di vento e a 30 cm di neve. Mi ha permesso di svernare in piena terra all’esterno pure la Greyia sutherlandia.
Su un’aiuola di australiane la protezione è meno tecnologica ma pure efficace. Il tutto è smontabile e rimontabile in un paio d’ore, le fondamenta in metallo zincato restano però in loco pure in estate cosi non arrischio di lesionare le radici nell’autunno successivo.
La Banksia spinulosa è in primo piano, le foglie in inverno tendono ad avere un riflesso che da sul giallo ma in primavera riacquistano un bel verde scuro. La mia dovrebbe essere una forma compatta (max 1 metro di diametro, 50 cm di altezza) ora è di circa 50-60 cm di diametro ma i fiori sono di 20-25 cm di lunghezza e circa 10 di diametro! Quindi sempreverde e perenne (poi ti posto pure un commento su echium)
ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Pietro
Grazie della risposta. Ebbene sì ne ho tenuto conto. All’inizio con solo qualche fiore pensavo fosse quello il problema (mi capita la stessa cosa con l’avocado presunto autofertile) ma ora la fioritura dura almeno due settimane , quindi dovrei azzeccare qualche combinazione fertile.
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao
La spinulosa fiorisce a fine autunno solitamente. Dovrebbe resistere a -8/-10C. Io posso solo confermare -6C. Le riparo tutte in inverno con dei mini tetti in policarbonato per non dovermi stressare troppo se nevica. Se desideri posso impstare qualche foto così i forumisti del Sud si divertiranno un sacco a vedere come devono arrabattarsi i forumisti del Nord, peggio ancora se extracomunitari. Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao,
E. wildpretii è una pianta biannuale. Il primo anno forma la rosetta il secondo anno fiorisce fa maturare i semi e muore. Quelli della foto sono effettivamente morti. Ma pure da morti stanno in piedi! Con i confronti di altitudine occorre essere prudenti. E poi anche sul Teide le cime sono spoglie di echium. Per il riparo bastano 3 mattoni e una lastra di vetro. Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Laretta,
occorre un sostegno se la pianta non riesce a sviluppare un sufficiente sistema radicale e se cresce troppo in fretta e non abbastanza compatta. Sul Teide, dove il vento soffia parecchio forte e le temperature sono basse pure in estate la crescita è moto compatta. In quanto a temperature minime io ho trovato minime credibili sui -7°C se però protetta dall’umidità (riparata dalle piogge in inverno).
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Vito,
purtroppo a volte queste tentazioni dei vivaisti si rivelano belle mele ma … avvelenate. Il problema con molte proteacee sudafricane e australiane è che mal sopportano il caldo (sopra i 30°C in estate) e vogliono una posizione ventilata con terreno leggero e acido (pH 5-6) ma poi non sopportano nemmeno il troppo freddo in inverno soprattutto se in combinazione a molta pioggia.
Un po’ meno sensibili sono le grevillee delle zone australiane tropicali che sopportano pure le alte temperature in estate. Pure altre proteacee australiane come le Hakea sono più facili da coltivare, purtroppo però sono pure meno appariscenti, ma in parte con fiori profumati.
Per quanto riguarda le protee la più “facile” è la P. cynaroides (-8°C a dipendenza della provenienza)che è molto meno soggetta delle altre pure alle morti “improvvise”. Questa è purtroppo un altro vizio delle protee. La mattina sane apparentemente, la sera morte “asciutte” in piedi con tutte le foglie “prosciugate” non appassite. A volte sono colpite le piante durante o subito dopo una abbondante fioritura. Altre protee “meno difficili” sono la P. subvestita, la P. venusta, la P. caffra, (entrambe possono sopportare più di -10°C) o la P. nana (molto bella) e la P. aristata. Purtroppo non sono le Protee più frequentemente offerte nei vivai. La P. neriifolia, pure se resiste a -6°C, è molto soggetta alle malattie fungine fogliari, i suoi ibridi lo sono un po’ meno. Pure la P. mundi è molto resistente ed inoltre fiorifera.
I Leucadendron sono in generale più robusti dei Leucospermum che sono molto soggetti, specialmente in inverno se tenuti all’interno alle malattie fungine. Il mio Leucospermum cordifolium (maladetta Orticola del 2006!) mi ha già fatto palpitare più volte; l’ho salvato tre volte in extremis con una potatura quasi totale da un’infezione fungina sclerotizzante. Purtroppo sia Leucadendron che Leucospermum non sono molto reistenti al freddo (a -5°C in esterno hanno resistito nel mio giardino Leucadendron rubrum e Leucadendron salignum, altri saranno messi alla prova nei prossimi anni). Pure il Cile offre alcune proteacee molto interessanti Embothrium coccineum e Lomatia ferruginea che però possono vivere solo al Nord con clima più freddo ed estati fresche (piantumate a nord-nordest) che resistono a -10°C. Altra proteacea cilena molto interessante è l’Orites myrtoidea, peccato che è praticamente impossibile trovarla in pianta e la germinazione e l’accrescimento sono molto lenti (10 cm in due anni).
Anche per quanto riguarda le grevillee la scelta sul “nostro” mercato non è molta. Per lo meno le varie G. lanigera, G. juniperina, G. rosmarinifolia, G Canberra Gem, G. johnsonii, G. robusta sono relativamente facili da coltivare e sopportano pure terreni relativamente pesanti, anche se preferiscono terreni sabbiosi smossi e sempre un pH di 5-6. Ad eccezione delle ultime due le altre sopportano pure -10°C. In Australia e California sono commercializzate molte Grevillee ibride, molte forme tappezzanti con fioriture molto lunghe e molto appariscenti. Putroppo le importazioni verso l’Europa prevedono la regola delle radici nude, la tal cosa “ammazza” con sicurezza pure le proteacee più resistenti.
Le Telopee, visto che ne accenni, non sono poi così difficili. La T. speciosissima sopporta almeno -6°C e se coltivata su terreno leggero più restare all’esterno pure con precipitazioni (..e neve. La mia ha resistito lo scorso inverno ad un totale invernale di 40 cm di neve…). La T. truncata`è molto lenta nello sviluppo (15 cm in tre anni) ma dopo i primi anni si sviluppa più velocemente ed è molto più resistente (la danno a -18°C). Non ho esperienze con T. oreades, T. aspera o T. mongaensis.
Dal Sudafrica vengono pure le Serrurie, di cui alcuni ibridi sono disponibili pure in Italia. Sono sensibili al freddo (-1/-2°C) ma sono relativamente facili da coltivare in vaso e sopportano pure una leggera potatura dopo la fioritura.
Una chicca per chi vive al sud sono lo Stenocarpus sinuatus dall’Australia e il Brabejum stellatifolium dal Sudafrica, resistono entrambi alle alte temperature e possono essere coltivati come subtropicali. Il Brabejum è chiamato “wild almond”, ma attenzione, si racconta che i primi morti avvelenati tra i coloni sudafricani avessero mangiato appunto frutti di Brabejum che assomigliano molto ad una mandorla.
Mi scuso per questa valanga di parole. Buona serata
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao a entrambi,
la Camellia sinensis è abbastanza rustica, molto dipende però dalla provenienza. Vi sono in genere la Camellia sinensis sinensis e la Camellia sinensis assamica (a volte C. assamica) anche se poi vi sono probabilmente molte selezioni da incroci delle due. La mia è a dimora da 9 anni , già sopportato picchi di -8°C e dopo averla coperta con tessuto non tessuto per i primi anni, ora la lascio completamente scoperta. L’unico lato negativo è che a -3/-4°C i fiori sbocciati si rovinano. Le mie esperienze nell’utilizzo delle foglie sono solo negative. Una brodaglia verdastra dal gusto indefinibile che avrebbe voluto farsi chiamare te verde…
Buona notte
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Stefano,
mi domandavo se le piante che hai mostrato hanno sopportato l’inverno all’aperto. Io te tengo ancora entrambe in vaso, mi manca il tuo coraggio.
buona notte
Luca
Locarno/USDA 8
Leggo ora tutta la storia.
Secondo me si trattava della cuticola dei semi che messi in acqua si è “gonfiata” irregolarmente. Il problema è che se i semi erano già vecchi difficilmente sono germinati pure dopo un “bagnetto”. La curiosità scimmiesca è sempre positiva!
Luca
Locarno/USDA 8
Buona sera,
confermo, tutte le proteacee amano terreni acidi o tendenzialmente acidi. Vi sono protee che possono vivere in terreni con pH sotto il 4! Io comunque cerco di miscelare il substrato in modo da ottenere un pH di 5-6.
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Già che ci sono questa sera piazzo un’altro messaggio. Posso fare pure un’altro “outing botanico” in questo cerchio ristretto visto che nessun’altro sembra sia interessato a queste specie.
Lucia ha completamente ragione. Molte piante delle regioni a clima metiderraneo o un po’ più fredde hanno bisogno di una stratificazione fredda (ma senza andare troppo lontano le normali peonie da giardino abbisognano di due periodi di stratificazione fredda intercalati a periodi caldi per germinare). Pure io se ricevo i semi a primavera troppo avanzata li metto in substrato appena umido in frigorifero a +5°C. L’altro punto importante è la pazienza. Molti dopo alcuni mesi senza risultato buttano il tutto. Io da più esperienze ho imparato che i semi “selvatici” sono molte volte discontinui nella germinazione. Ho già avuto successo con semine lasciate tranquille per due o tre anni! mantenedo il substrato leggermente umido. Sto cercando ad esempio di far germinare delle Persoonia, da 2 anni in vaso lasciandole cuocere in estate completamente asciutte e al sole e moderatamente umide in inverno a 10-15°C.
Per altre invece come la Gevuina o la Lapageria oltre alla stratificazione fredda è essenziale disporre di semi freschissimi, se già secchi germinano molto difficilmente (semi freschi di Lapageria germinano praticamente al 100%). Il Peomus non lo so perché l’ho acquistato piantina in Germania. A Napoli probabilmente è troppo caldo pure in inverno. L’Embothrium semi freschi, seminarli in substrato acido e lasciarli fuori tutto l’inverno, Le Mutisie sono pure erratiche nella germinazione. La lardizabala pure a me non è mai germinata (solo 2 prove). Le Azara sono relativamente facili da talea a fine estate.
Tra l’altro l’Hovenia è facilissimo riprodurla da talee radicali. ho avuto la sciagurata idea di gettare il resto della potatura del pane di terra della mia Hovenia alcuni anni fa e mi sono ritrovato con una invasione di piantine ovunque….
ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Dalle foto non è un manglesii ma un ibrido. Le foglie di manglesii sono di un verde più chiaro sul grigio e non sono lucide. Inoltre il manglesii è talmente suscettibile alle infezioni fungine che non è praticamente commercializzato come specie (spunta una foglia nuova e ne muoiono tre da fungo).
ciao
Luca
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao a tutti!
Sono un vecchio “guardone passivo” del forum. Lucia mi conosce. Talmente passivo che la mia password non era più valida. Come scusante ho solo che in base alle Regole “si deve rispettare il tema del forum sulle piante tropicali e subtropicali”. Io mi interesso principalmente di piante delle regioni a clima mediterraneo con solo delle puntatine nel subtropicale. Questo anche perché in zona 8 fuori dalla serra nessuna tropicale sopravvive.
Lo stimolo al mio risveglio è evidentemente la domanda sulla cynaroides. Più che un problema i sola temperatura (come con molte altre piante) è la combinazione di temperatura, maturazione del nuovo legno e bassa umidità del terreno che determina la robustezza di cynaroides e co. Inoltre vi sono cynaroides e cynaroides a dimendenza della provenienza dei semi (altitudine).
La mia prima cynaroides ha sopportato -8°C a gennaio ma con comleta protezione dalla pioggia e senza innaffiature già a partire da fine ottobre. Poi è morta di vecchiaia anni dopo. Quella attuale (di 2-3 anni) ha resistito negli scorsi mesi a -5°C per alcune notti (mediamente solo nelle prime ore prima dell’alba), ha pure ricevuto due volte neve soffiata dal vento senza problemi (alcune foglie con le punte marroni, niente più). Comunque vi sono altre protee che resistono ancora di più: Protea caffra, Protea subvestita, Protea dracomontana (le prime due per esperienza diretta). Poi di proteacee resistenti a -8°C ve ne sono pure in Australia e in Cile, e queste tollerano pure più umidità in inverno.
In estate è però importante una buona ventilazione per evitare il ristagno di calore. Umidità e caldo eccessivo in estate possono portare molto spesso a infezioni fungine mortali (nelle proteacee quando si vedono i primi sintomi la pianta è praticamente già morta. A volte muoiono pure da un giorno all’altro senza aver mostrato alcun sintomo di sofferenza in precedenza. La cynaroides è però relativamente resistente a questi scherzi.
Buona serata a tutti.
Luca