Forum replies created
Ciao
potrebbe essere un semenzale di Aegle marmelos, i semi sono spesso di forma particolare. Se cerchi su internet con “aegle marmelos seeds” trovi alcune immagini. Non ho delle immagini dei miei semenzali, quindi non ti so dire “a memoria” se assomigliavano a questo. Quello che ti posso dire è che la Aegle è molto difficile, vuole suolo drenatissimo (quasi come un cactus), in inverno non vegeta quindi niente acqua ed è un bersaglio sicuro dei ragnetti rossi.
Luca
Luca
Locarno/USDA 8
La pitaya è una brutta bestia. Io faccio scendere i rami verso il basso legati poi stretti (per motivo di spazio). Questo stimola la fioritura. Naturalmente mi scordo fioriture abbondanti come ai tropici, ma questo autunno ho visto maturare due belle pitaye rosse rosse. Poi per quanto rigurada il sapore non ve le consiglio. Non erano saporite in Viet Nam da dove mi sono portato la talea e non sono saporite neppure in Svizzera. Molto meglio un fico d’India maturato al sole! Io fecondo i fiori (fecondazione omologa) appena si aprono i fiori verso le 22.00 di sera. È impressionante la velocità con la quale si formano i frutti.
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Augusto,
per fortuna il mio si è ramificato ad appena 1.20 m dal bordo superiore del vaso così lo devo potare solo un po’ in primavera per contenerlo (la mia serra è alta al colmo solo 3.40 m). Però i frutti grandi come le piante nelle piantagioni me li scorso, al massimo 20-22 cm. Ma è sempre una soddisfazione, anche se finora i miei tentativi di trasformarlo in cacao commestibile sono falliti (sono restati acidi come dello yogurt andato a male).
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
quote:
Ma hai piante di cacao non i frutti?
Ciao Augusto,
intendevi “con”, sì crica 10 anni che porta regolarmente da 4 anni dai 5 ai 9 frutti. Però è sempre in serra calda (minima 18°C anche in inverno) e con umidità elevata. Proprio l’umidità è importante specialmente per le foglie che sono molto sottili e deperiscono e muoiono anche con sbalzi idrici marcati (quando vado in vacanza metto sempre il goccia-goccia anche se qualcuno mi bagna la serra) Ho già fatto l’esperienza di perdita quasi totale delle foglie perché il pane di terra si era asciugato per 2 giorni. Pure i frutti sono molto sensibili e se la pianta soffre un po’ la “siccità” la cascola è quasi totale. Ho il sospetto che molte piante coltivate fuori dalle aree di riproduzione non siano delle buone varietà da “frutto”. In molti orti botanici europei si vedono piante che pur se coltivate bene non fioriscono mai.
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Mirko ,
se hai pazienza, qunado saranno maturi saranno di sicuro freschi…
http://i578.photobucket.com/albums/ss226/exopath/DSC_0870.jpg
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Horace,
io coltivo l’Isoplexis canariensis dal 2006 ma in vaso. La lascio all’esterno (a mezz’ombra in estate perché mi sembra patisca troppo il sole diretto del mezzogiorno, d’altra parte è pianta di foresta laurofilla)fino alle prime brinate e poi la ritiro in garage (aperto). Dai termometri minimo-massimo ho anche avuto dei picchi di -5°C in garage negli scorsi anni, superati bene dall’Isoplexis canariensis protetta solo da un telo di tessuto non tessuto. Tengo l’umidità del vaso al minimo tanto da non far appassire le foglie. Di solito la poto dopo la fioritura in primavera avanzata per stimolare la crescita di nuovi rami dalla base. Fiorisce abbastanza regolare. Ho rinunciato all’idea di metterne una a dimora perché tutti i miei spazi protetti con poca umidità invernale (pioggia-neve) sono ormai sovrafollati. Per la riproduzione utilizzo gli scarti della potatura (10-15 cm) con trattaemnto ormonale, ma il tasso di riuscita anche sotto “nebbiolina” è basso.
All’orto botanico delle Isole di Brissago è coltivata all’aperto, sopporta l’umidità con le minime di -2°C, ma ogni tanto deve essere sostituita perché non riparte come si deve in primavera.
Posso aggiungere che le piante coltivate in modo “naturale” sono molto più eleganti di quei poveri mostri “pompati e nanizzati” che ogni tanto si trovano nei garden center.
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Scritto Da – Luca on 12 Agosto 2011 13:04:05
Ciao,
a parte la fioritura che al nord è sempre una lotteria (le mie o fiorioriscono fino a morire(o quasi) o altrimenti per anni nulla). Terriccio, concimazioni, innaffiature, esposizione al sole, tutto ho provato ma non influisce molto sulla loro disponibilità a fiorire. Dimenticavo ho avuto piante siciliane, piante acquistate al Nord, piante innestate e piante no, poca differenza. però per l’inverno ho constatato che soffrono molto se le tengo troppo fredee (sui 10°C) in inverno. Ora in autunno lascio asciugare completamente il terriccio e lascio cadere le foglie, poi le appendo in serra calda (sui 18-20°C), appena sotto il colmo in orizzontale (è l’unico posto che mi rimane inutilizzato e al sicuro dalle annaffiature quando sono assente e spetta ad altri questo compito). Da quando faccio così non hanno più difficoltà a vegetare in marzo-aprile.
Naturalmente pure quest’anno fiori nisba!
Luca
Locarno/USDA 8
Eh sì, vale veramente la pena! specialmente per le piante da zone a clima mediterraneo come Sudafrica e Australia (la Grevillea robusta fiorisce persino, anche se non così copiosamente come quella dell’Orto botanico di Napoli), tutto senza protezione invernale, ma ci sono anche piante da clima subtropicale. Anche se è al Nord crescono ad esempio l’avocado o l’argania.
Dopo il cambio di direzione meno di dieci anni fa il giardino ha cambiato radicalmente aspetto in positivo. Vi sono però ancora molte aree da ripristinare specialmente per errori di piantumazione avvenuti in passato e di attacchi di armillaria in altre aree. Il tutto è reso più complesso dal fatto che il giardino è su un’isola e quindi occorre trasportare tutto via barca.
Naturalmente il mio giudizio è totalmente di parte visto che faccio parte della commissione scientifica del parco…. Buona notte a tutti
Luca
Locarno/USDA 8
Scritto Da – Luca on 10 Agosto 2011 00:04:13
ops, ho dimenticato di metterlo. Di solito in inverno ho minime di -3/-4°C con alcune notti (3-4 all’anno) con picchi negativi di -5/-6°C ma solo per periodi di alcune ore.
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Traudi, quanti anni ha la tua pianta? al di fuori della zona d’origine la speranza di vita è abbastanza limitata. Le mie esperienze sono folgoranti per anni, poi da una settimana all’altra di solito dopo la fioritura primaverile collassano e sono morte. L’ultimo mio cadavere misurava 2.5 di alterra e era allevato a “pseudospaliera” contro un muro ad ovest. Prendeva però sempre dell’acqua piovana pure in estate. Ora ho un baby di F californicum e uno di F. x california Glory, entrambe contro muri ad ovest e senza innaffiature, la F californicum pure con protezione invernale (non riceve nemmeno la pioggia quando c’è il vento). Poi se quardi i giardini in Cornovaglia o in Irlanda ci trovi delle piante enormi all’aperto in balia di pioggia vento neve … Ma anche lì prima o dopo se ne vanno in paradiso……
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Cio il problema con la Michelia figo è che mal sopporta i vasi e ancora di meno il calore e il sole a livello delle radici. La mia in vaso pativa da morire tutte le estati e si defoliava parzialmente in inverno. L’ho piantata all’ombra di una camelia terreno acido acido e leggero e in un anno ha fatto una crescita di circa 20 cm, la fioritura è però meno abbondante di quanto stava in vaso. io la apprezzo però per il profumo che inonda il giardino in primavera, e anche solo qualche fiore basta all’uopo. Per le talee ho provato una volta verso fine maggio con trattamento di polvere ormonale e taglio longitudinale di 2 cm alla base della talea (come per le camelie), circa 70% di riuscita. La crescita delle talee dopo radicazione è comunque lenta.
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Giuseppe,
ma mia serra è a 5 metri da un lampione stradale, ma questo non influisce minimamente sulla fioritura di cattleye, laelie o altre orchidee. A volte la foritura avviene qualche mese prima o dopo del solito, ma questa è normale variabilità. Posto una foto di Cattleya rex. Dopo anni di ricerca, finalmente l’ho trovata nel 2008, e poche settimane fa la prima fioritura!
Ciao
Scritto Da – luca on 19 Luglio 2011 23:22:07
Ciao Angelo,
per quanto riguarda la crescita lenta, la mia pianta interrata in giardino in agosto del 2007 con circa 30 cm di altezza, attualmente non supera i 50 cm, è perfetta supera gli inverni con neve e pioggia, anche -5/-6°C senza problemi.
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Carlo,
l’altro giorno ho visto l’inizio del post e volevo mettere qualcosa sulla resistenza al freddo. Ma innanzitutto complimenti a Martina per le fotografie , la gloriosa non è così facile da fotografare. Con la sua vegetazione dietro i fiori spariscono, ma così, ben fatto! Tre anni fa, stanco di dover tutti gli anni trovare vasi sempre più grandi per ospitare i cormi che di anno in anno si moltiplicano come le cavallette di biblica memoria, ho provato ad interrare a ca. 30 cm alcuni cormi in autunno. Premetto che li ho interrati in una aiuola di proteacee del Sudafrica che in inverno è protetta dalla pioggia e dalla neve. Quindi da ottobre a marzo asciutto al 100%. Ebbene i cormi in questo modo hanno superato l’inverno 2009-10 e 2010-11, partendo in aprile dalla superficie. Attualmente hanno già fatto la prima fioritura e si arrampicano a formare nuovi boccioli. Non so dire se si tratta di cultivar/selezioni più o meno resistenti. Ho sia una cultivar acquistata circa 15 anni fa come Rothschildiana, sia una cultivar acquistata nel 2008 come lutea ma poi rivelatasi appena più chiara di R. ma non lutea. Questa seconda l’ho interrata solo lo scorso ottobre, sempre nella stessa aiuola. Mi ricordo di aver letto anni fa che contro un muro verso sud, dove non riceve l’acqua piovana, può restare a dimora tutto l’anno, eventualmente con una buona pacciamatura. Io non ho messo alcuna protezione. È interrata a 20 cm da un muro di contenimento (devo però dire che all’interno del muro, per proteggere le radici delle mie protee e altre sudafricane ho messo delle lastre di 6 cm di polistirolo interrate per 50 cm. La foto sotto e di circa due settimane fa.
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Scritto Da – luca on 19 Luglio 2011 21:34:23
Scritto Da – luca on 19 Luglio 2011 21:35:12
ti rispondo in privato visto che qui non si fa pubblicità. Mandami una mail .
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Scritto Da – luca on 03 Giugno 2011 16:03:09
Ciao Angelo,
leggo solo ora e punto nel mio orgoglio ti invito a controllare le date da: estratto mia tabella exel con tutte le moltiplicazioni (semine, talee, divisioni, innesti, ecc) dal 1999 in avanti (ad oggi 1404) e un paio di foto dalle quali risulta (venia per la mia calligrafia) semina 3.1.2003 appena ricevuto i semi e messi in frigorifero, e 11.4.2007 ore 18.00 ora in cui ho fatto le fotografie. Avevo docuemntato tutto nel 2007 perché ero molto frustrato ed ho segnalato la cosa a chi mi ha venduti i semi.
Dubito ==> credo, passaggio effettuato? Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
Scritto Da – luca on 29 Aprile 2011 09:16:10
Ciao a tutti,
in effetti se l’umidità e il calore sono sufficienti, la produzione non è un problema. Naturalmente ci si può scordare frutti delle dimensioni così come mostrate da Antonio 46, i miei sono molto più piccoli. Pure la germinazione, fattore imprescindibile la freschezza dei frutti e quindi pure dei semi. Mi è già capitato di aprire una fava rimasta un po’ troppo sulla pianta e di trovarci i semi con radichette di 1-2 cm! Quest’anno ho provato con la produzione di cacao e quindi nelle mie intenzioni di produrre cioccolato (solo amaro come quello che divoro a tavolette). Purtroppo non sono molto soddisfatto del gusto delle fave dopo fermentazione ed essicazione (anche se dalle foto sembra tutto ok). Ma visto che non ho mai mangiato fave di cacao grezze prima di essere lavorate in coniglietti e altro, proverò ugualmente appena avrò un attimo di tempo. Per il momento le ho stoccate all’asciutto e al fresco. ciao
Per chi è curioso: http://exopath.blogspot.com/2011_02_01_archive.html
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Florio
Ho provato anch’io in passato con il frigo. Sembra però che le Peonie abbiano bisogno di escursioni termiche e non di una semplice stratificazione a temperatura costante. La cosa migliore è seminare subito i semi freschi e seminare in autunno semi asciutti. Poi se hai fortuna (alcune specie come la Paeonia californica non ha bisogno di stratificazione) germinano la primavera seguente. In ogni caso di solito formano prima la radice e solo l’anno successivo la plantula esce dal terreno. In ogni caso è bene resistere ala tentazione di grattare con l’indice per vedere se “qualcosa si muove”. A volte possono passare 3 anni prima di vedere un segno di vita. Per avere fiorite in fretta (tutto è relativo) è più semplice innestarle su un pezzo di radice di peonia erbacea. Inoltre da seme, se l’impollinazione non è fatta a mano castrando il fiore (se vogliamo ibridare) proteggendolo da successive impollinazioni (se vogliamo ottenere la specie), possiamo avere delle brutte sorprese. Anni fa ho impiegato 5 anni per vedere fiorite peonie da seme che avrebbero dovuto essere P. rockii (con i semi pagati molto cari da un vivaio specializzato!!!)per poi scoprire che erano dei “volgari” ibridi. Sono belle, per carità e le ho regalate a destra e a sinistra, ma la frustrazione è stata grande quando i fiori si sono aperti.
Ciao
Luca
Locarno/USDA 8
“Grazie mille per il Suo messaggio, ci metteremo presto in contatto con lei”.
Ciao
Luca
Luca
Locarno/USDA 8
Guarda questa luteola, i singoli fiori misurano 3-4 cm di diametro. Lucahttp://1.bp.blogspot.com/_LbfiZKDrfdg/TUKpUU-Pe0I/AAAAAAAAAOs/8XqF5gQoDMs/s1600/Cattleya%2Bluteola%2B%25286%2529.JPG
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Piera,
guardando la foto ho visto che le scaglie di corteccia mostrano depositi biancastri. Cosa usi come acqua per le annaffiature? Se troppo calcarea brucia le radici. Se hai più piante prova a rinvasarne una togliendo tutto il substrato e sostituendolo. Forse è questo che inibisce la crescita delle radici. Altra possibilità è che il substrato è diventato troppo compatto e inibisce lo sviluppo delle radici. Poi come ha ben detto Nelumbo le piante acquistate sono forzate molto e quindi anche le foglie sono di norma più grandi (basta abbondare con il N e anche le orchidee fanno foglie enormi). Anche la troppa umidità, oltre ad accelerare la decomposizione del substrato nuoce allo sviluppo delle radici.
Per finire lasciami spezzare una lancia per le Cattleye. È vero che molti ibridi, in parte dai nomi composti quasi impronunciabili, possono avere fiori da 15-20 cm, ma vi sono pure molte specie con fiori piccoli e con colori molto delicati (ad esempio la C luteola o la C forbesii) ma anche molte Laelia hanno fiori quasi microscopici (pensa solo alla L. liliputiana o alla L lucasiana). Ciao Luca
Luca
Locarno/USDA 8
Ben drenata e infagottatta con tessuto non tessuto tiene fino a -4°C, la mia poi è morta alcuni anni fa con un inverno a -6°C. Di solito toglievo a primavera qualche fogia esterna morta dal freddo. (comunque sarebbe morta quest’inverno con tutta questa neve).
Luca
Locarno/USDA 8
A dire il vero se dicono che fruttifica non dicono il falso, pure la M basjoo fruttifica. Il problema è che poi i frutti li assaggiano al massimo le limacce… E in Alto Adige come a Nor delle Alpi non è scontato che un banano sopravviva all’inverno. Quindi se si tratta di una cultivar di basjoo particolarmente resistente al freddo in Europa centrale sono tutti soddisfatti e non si aspettano certo di mangiarle le banane. Il mio casco di Dwarf Cavendish comincia a diventare pesante, poi non saranno la fine del mondo come banane ma si possono mangiare. Loro però stanno al caldo. Anche se nella fredda Svizzera del Sud, ad eccezione di -6°C per 3 ore la famosa notte di dicembre, le temperature minime sono tra i -2 e i -3°C.
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Fede,
permettimi di fare una battuta … certo che complicarsi la vita quando si possono fare le cose semplicemente….
Le macadamie non sono molto diverse dalle altre proteacee, sono relativam,ente schizzinose per quanto riguarda la germinazione e la seguente coltivazione, ma con alcuni accorgimenti tutto o quasi è possibile. Di per se occorre riprodurre semplicemente quanto avviene in natura.
Per le proteacee di clima tropicale non occorre la differenza di temperatura fra giorno e notte per stimolare la germinazione. Una temperatura costante di 20-24°C è sufficiente (io li faccio germinare in serra calda con minimo 18-20 gradi). Importante è un miscuglio ben drenante e tendenzialmente acido (ph 5.5). Io uso: composto molto leggero con torba, perlite, poca sabbia, poca lava di piccola pezzatura. L’ultima semina su 10 semi 8 piantine (Macadamia tretraphylla). Altro punto importante , se non il più importante, i frutti devono avere al massimo 1-2 settimane (da quando sono state staccate dall’albero). Semi vecchi non si svegliano ne con l’acqua ne con la vodka (scherzo). Se dopo due-tre settimane non sono germinati, niet. La stessa cosa capita con la sua cugina sudamericana, la Gevuina avellana (i cui frutti sono ancora più buoni ma in Europa praticamente introvabili). Visto che all’Orto botanico di Napoli vive sia la Macadamia tetraphylla che la M. integrifolia e fruttificano entrambe, penso che più al Sud non sia difficile coltivarla all’aperto (ho i miei dubbi che possa fruttificare in vaso, al massimo cultivar innestate ma questa è tutta un’altra storia, comunque alle Hawaii le coltivano innestate. Se qualcuno fosse in partenza…).
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao Paolo,
io ne coltivo una da qualche anno, è in vaso ma ha già resistito -6°C riparata dalla troppoaumidità invernale. Purtroppo la mia è un maschio (in vaso fiorisce poco, ma l’anatomia del fiore non lascia dubbi). Ho provato ad innestare con marze femmine dalla Francia, senza risultato (sia a gemma che a cuneo). Purtroppo anche chi le offre in commercio non specifica mai il fatto che si tratta di specie dioica, le vende indistintamente come se fossero monoiche. A dire il vero a villa Hambury c’è (c’era?) una bella pianta femmina, ma non mi ricordo di aver visto un maschio. Mi ricordo però di aver fatto una scorpacciata di frutti lasciati li per terra a marcire. Purtroppo non pensavo fosse così robusta e quindi ho lasciato in loco tutti i semi…. Forse la prossima primavera pianto la mia in terra piena così ho un vaso in meno, se vive vive se no era solo …un maschio……
Luca
Locarno/USDA 8
Dimenticavo. Vi consiglio il libro: TEAMING WITH MICROBES di Jeff Lowenfels e Wayne Lewis della Timber Press. È in inglese ma facile da leggere e molto istruttivo: prima della pianta occorre pensare al substrato e a come curarlo visto che 1/3 della pianta ci vive dentro e tutta la pianta vi deve trovare nutrimento.
ciao
Luca
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao
Proprio le proteacee in questo forum non partono! Peccato perché molte specie sono adatte anche al clima mediterraneo.
Le telopee tranne che al nord penso che difficilmente possano attecchire. Io ho Telopea truncata piantata libera e Telopea speciosissima piantata a 30 cm dalla parete a sud-est della mia serra calda. Entrambe si comportano molto bene pure in estate anche se non sono ancora fiorite all’aperto. Ho pure in vaso una cultivar che resta molto compatta e fiorisce abbastanza regolarmente anche se é alta solo 50 cm (pero é da talea mentre le altre sono da seme). Per quanto riguarda i terricci: è il punto più importante nella coltivazione delle proteacee! Prima cosa aspetterei un po’ prima di rinvasarla, le proteacee ad eccezione dell’Embothrium coccineum e forse di un paio d’altre, preferiscono vasi stretti. E comunque, aumentare la capienza di solo alcuni litri per volta, pena una possibile perdita della pianta. Inoltre se la tua pianta é da produzione commerciale, il substrato ha sufficiente nutrimento per almeno un altro anno! Il substrato è uno dei problemi con le proteacee. Io uso una ricetta dell’Orto botanico di Zurigo portata lì da un botanico sudafricano che ci lavora. Miscela: 3 parti di torba, una parte di perlite, una parte di pomice, una parte di sabbia vulcanite, una parte di sabbia, mezza parte di carbone e mezza parte di terra di campo. Sono ormai una decina di anni che coltivo proteacee sia sudafricane, che australiane e cilene e questo substrato è ideale perché molto drenante e quindi evita i ristagni nei periodi invernali. Per le Telopee e l’Embothrium lo faccio un po’ più pesante aggiungendo della sabbia. Importante: la torba non deve essere troppo acida (ideale torba bruna con pH di 4-4.5) e la sabbia non deve essere calcarea ma neutra (quindi occorre misurare il pH se non è indicato). Vi sono alcune sabbie vendute in sacco per lavori di muratura con pH di 14!! Vulcanite e pomice le trovo da noi come materiale da importazione dall’Italia quindi reperibili. Non dimenticare uno strato drenante alla base, io utilizzo almeno 3 cm di pomice grossa nei vasi sopra i 4 litri, e almeno 2 cm per i vasi da uno-due litri. Concime. Come detto bene da Nelumbo: attenzione! Meglio non darne che abusare , la pianta può morire nell’arco di 48 ore (e non è una bufala!). Le proteacee si sono evolute in milioni di anni per sopravvivere in terreni molto poveri (e specialmente poveri di P), hanno sviluppato un sistema radicale molto complesso. Durante la stagione di crescita formano delle cosiddette radici proteoidi (una placca di piccole e corte radici specializzate nell’assorbimento delle sostanze dal terreno). È appunto a causa di queste radici che riescono ad estrarre tutto il P presente nei terreni poveri, ma se noi le concimiamo con P vanno, passatemi il termine, in “overdose” e muoiono. Le piante interrate io non le concimo praticamente mai. Alle volte vi è carenza di ferro (specialmente in alcune Protea sp.) allora somministro chelati di ferro senza altri componenti. La cornunghia va bene , ma pochissima e poi a scadenze mensili. Attenzione a non confonderla con la farina di ossa che contiene quantità elevate di P. Per gli specialisti esiste un concime “osmocote” con praticamente solo tracce di P.
Attenzione pure al sole, non dovrebbe mai colpire il vaso. Le radici hanno bisogno di ombra e di fresco. Pensare di compensare con una irrigazione aumentata fa solo deperire la pianta. A proposito di irrigazione solo di primo mattino o alla sera quando il terriccio si è già raffreddato per non favorire le malattie fungine. E sempre in modo parsimonioso, meglio poca acqua alla volta che abbondanti irrigazioni una volta la settimana. Quando sono in fiore, se in vaso, sono ancora più sensibili agli eccessi di umidità.
Una tecnica culturale da me adottata da ormai due anni, e valevole pure per le proteacee, è la somministrazione di micorrize al terriccio di coltivazione. Il prodotto che uso attualmente è a base di Trichoderma atroviride e Glomus spp. Questi funghi favoriscono la crescita, interconnettendosi con le radici le proteggono dagli attacchi fungini ed aumentano di centinaia di volte la capacità di assorbimento dell’acqua. Secernono pure delle sostanze tossiche per i funghi patogeni ed attaccano la parete di molti funghi patogeni (Armillaria, Botrytis, Phytophtora, ecc). Certo l’azione non è al 100% e sono da utilizzare in modo preventivo (io li utilizzo pure per il mio mini-prato verde, consumo la metà dell’acqua per l’irrigazione e pure con queste settimane di caldo l’erba è verde). Possono essere utilizzate pure per irrorazione sulle foglie (preventivamente per le semine) però solo nelle ore serali o notturne, perché i raggi UV del sole le ammazzano. (Ho visto pure i messaggi nel post “come seminare le protee” e mi si sono rizzati i capelli con tutti quei prodotti fitosanitari consigliati contro le malattie fungine in preemergenza. Sfido io che le piantine muoiono, non per i funghi ma per le azioni tossiche dei prodotti).
Ciao
Luca
Luca
Locarno/USDA 8
Ciao,
io ne coltivo una pianta dal 2000 (ottenuta da seme). La coltivazione è molto semplice. Sole e poca acqua durante primavera-estate-autunno. Concimazioni solo leggere e in primavera-estate, in autunno sospendo per lasciar maturare il legno nuovo. Con gli anni ho constatato che anche con una temperatura di 20-22 (serra calda) la pianta perde le foglie in ottobre-novembre. Ad ottobre smetto di innaffiarla e quando le foglie sono cadute (prima che la temperatura esterna si abbassi sotto i 8/10°C) la rientro. Visto che si trova in arresto vegetativo non le occorre molta luce quindi la utilizzo come “pezzo di design” in casa senza preoccuparmi della posizione. Un paio di inverni ho avuto attacco da ragnetto rosso a livello delle gemme; risolto con applicazioni di acaricida. In primavera (può variare di più settimane, di solito metà marzo nel mio caso)la pianta riparte da sola senza innaffiature. A quel momento la sposto in serra calda ed inizio con le innaffiature (con parsimonia). A maggio la metto in esterno al sole ma riparata dalla pioggia. Teoricamente la potrei lasciare tutto l’inverno in serra calda, ma visto che durante l’inverno la serra accoglie decine di altri esuli… Stessa procedura la applico per la mirra (Commiphora abyssinica) e la Fouquieria splendens.
Probabilmente in serra calda e con sufficiente luce artificiale potrebbe vegetare da noi pure in inverno.
Concordo con Horace, non val la pena arrischiare con 3/6°C. Inoltre la digitata non ingrossa così chiaramente il fusto come fanno altre specie del genere.
Buona giornata a tutti
Luca
Locarno/USDA 8
effettivamente pure io sono curioso…. anche se, visto che hai postato le foto della cicatrice, qualche idea m’è venuta. Vorrei segnalarvi un articolo apparso su Gardenia di dicembre tutto dedicato alle numerose varietà di piante di caco (pure nella Svizzera meridionale utilizziamo questa forma per il frutto singolo)con alcune informazioni molto interessanti. Non sono un fan dei cachi anche perché sono cresciuto mangiando unicamente il tipo aaastringente…
Luca
Luca
Locarno/USDA 8