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dimenticavo. cresce veloce, acqua e mangime e vola. In un anno ottieni una pianta di 1,5m e in due un alberello da mettere a dimora. Non preoccuparti se all’inizio sembra sottile, ingrassa con l’età come gli umani 😀 e lascia perdere i rametti laterali, che tanto si autopotano. Nei primi anni è solo un astone, ha una forte dominanza apicale, non tentare un’impalcatura a vaso basso come un pesco, tanto sfugge sempre in cima e comunque deve prima salire e poi fiorisce. Se va tutto bene in 5 anni hai una gran bella pianta
Scritto Da – lilio apulo on 10 Marzo 2007 21:28:58
germinano con la facilità dei semi di zucca 😀
c’è qualcuno che si è brigato di andare a raccogliere semi di titanum e da un paio d’anni si trovano facilmente, anche se si va da 5 dollari a seme in su. In vitro forse si, tante altre aracee, tuberose o non, vengono moltiplicate così.
Ok non ci resta che aspettare che qualcuno riesca a moltiplicare le cydacaee in massa e ci daremo alle piante marziane 😀
potrebbe essere una Rhipsalis piuttosto che un Epiphyllum ma non è facile vederlo nella foto 😮
il titanum, come le altre specie, va in riposo in inverno (curioso visto il luogo d’origine) ma è un riposo ‘al caldo’, il tubero deve stare sui 10°C almeno e non deve al contempo disidratarsi. Ho coltivato l’hewittii da seme che è una specie simile, ma dopo due anni li ho persi 😡 proprio per non averli tenuti umidi durante il riposo. Ok, la foglia è alquanto simile, il fiore in effetti è diverso e caratterizza le varie specie. Ma la coltivazione è diversa per le varie specie. Il konjac è certamente il più facile di tutti e anche uno dei più grandi, se si esclude titanum ed hewittii e il tubero si conserva tranquillamente senza torba, sabbia, segatura etc, a temperature freschette (box o cantina) ma può essere lasciato in terra tutto l’anno nell’Italia meridionale, provvedendo ad un buon drenaggio. Coltivazione simile per peonifolius e bulbifer, albus, napalensis ma questi marciscono facilmente se li lasci in terra e i tuberi non sopportano bene la conservazione ‘ a secco’ come il konjac e vanno messi in sabbia. Le altre specie non le ho coltivate
Il Sauromatum può stare in terra senza troppi problemi, così come Arisaema candidissium
se lo fai per collezionismo ok, se invece falci basso come me, allora coltiva il konjac e basta perchè sono tutti uguali, almeno in foglia. Le specie tropicali come il famigerato titanum o l’hewitti sono difficili da mantenere se non hai una serra calda.
Arum cornutum è il Sauromatum guttatum o Typhonium ed è molto facile
uff 😡 non l’ho fotografata al tempo giusto, anche perchè non pensare che i fiori di sansevieria siano questa gran bellezza. Sono piccoli, assomigliano a dei caprifogli in miniatura (anche se sono liliacee … all’antica) e profumano intensamente di sera. Ho diverse sansevieria specie/forme sparse fra casa, sorella, ufficio, direi che è una delle migliori piante d’appartamento esistenti. Vedo di mettere delle foto appena ho tempo 😉
Scritto Da – lilio apulo on 01 Febbraio 2007 20:37:34
Skyline non è il nome valido di una cultivar particolare, quella è la specie pura e basta. I soliti olandesi si inventano parole per facilitare la commercializzazione. ora qusta specie, prima classica pianta da collezionisti, è stata immessa sul mercato in modo massivo, compare su tutte le riviste d’arredamento come pianta per gli ambienti ‘moderni’ proprio per il suo profilo (skyline 😉 ) minimalista. Quest’estate mi è anche fiorita.
Sansevieria trifasciata Moonshine invece è una cultivar di trifasciata a foglie glauche
quote:
Che faccio??
Lo apro??
dai, non è mica il gioco dei pacchi 😀
mi sembra maturo al punto giusto. Sarà commestibile??
uhmm, forse bisognerebbe ripiegare su qualcosa di meno esotico 😉
L’Italia ha tante specie di quercia 🙂
direi che l’estate prossima ce la faranno. Ho anche trovato che in US la chiamano Tweleve Apostles perchè pare fiorisca quando il ventaglio ha 12 foglie
Grazie Pietro,
nel frattempo mi sono maggiormente documentato e ho visto anche foto di piante coltivate a Rio (aiuole spartitraffico) in pieno sole. Ho anche avuto notizie incoraggianti sulla rusticità, alcuni inglesi le hanno nella solita Cornovaglia e sopportano punte di -5°C con lievi danni.
Al momento ho diverse piante … per sperimentazioni
bye
Angelo
intervengo brevemente per dire che la prima agave è la xylonacantha, la seconda è una forma di potatorum non parryi. I ferocactus sono il gracilis/coloratus e il glaucescens
le due cycadacee sono Dioon spinulosum e Dioon edule, entrambe messicane. Strano che tu abbia raccolto i semi in Thailandia, non fruttificano al difuori del loro habitat, per la mancanza dell’impollinatore specifico. In Thailandia ci sono diverse specie di Cycas ma il meccanismo di impollinazione è molto differente da quello dei Dioon.
L’Aloe non mi sembra una ferox, anche se molto filata
perchè la sua grande Roystonea ormai è solo una foto 😡
quote:
Per la Roystonea direi di aspettare che cresca un po e sicuramente la puoi mettere in piena terra… tutte le palme in sicilia stanno benissimo…
uhmmm… non dire così, Pietro potrebbe risentirsi 😀
Scritto Da – Lilio apulo on 01 Ottobre 2006 20:16:32
se può interessare, un pò di anni fa ho fatto delle piante da seme e le ho tenute due anni all’aperto sul balcone di casa, abbastanza soleggiato. A fine inverno gli apici erano morti ma ripartiva rapidamente. Poi le ho regalate a degli amici nel Salento (zona Nardò, buon microclima) ma non sono sopravvissute a lungo.
Se fosse un problema di portinnesto magari il Cercis sarebbe da provare, ma non so fino a che punto varrebbe la pena.
Piuttosto, se qualcuno ha voglia di divertirsi, si potrebbe tentare di innestare Poinciana gilliesi su Cercis per avere un vero albero, …diciamo un surrogato per poveri 😀
se può interessare, la Murraya tollera qualche grado sottozero senza grossi danni qui. Perde un pò di foglie, ma spesso rimane sempreverde. Piuttosto tende facilmente ad ingiallire, ma non credo sia un problema di calcare, perchè so di vecchie piante di vent’tanni in terreno calcare o in splendida forma.
Sto coltivando delle piante giovani, alcune fatte dalle piantine ‘volanti’ altre da seme, quindi sono ancora lontano dalla fioritura. Sono piante di foresta, vogliono terreno umido e ricco di sostanza organica e luce indiretta. Per il resto non so, le mie sembrano crescere rapidamente … per ora 😀
bye
Angelo
a meno che non si tratti di ciliegio di Rio 😀
ok grazie, allora sono sulla buona strada 😉 devo solo farla ‘allargare’ un pò.
bye
Angelo
Pietro, ma a Palermo fiorisce regolarmente ?
Io ne ho una da tre anni ed è una selva, ma di fiori finora niente. So che se si gela la canna dell’anno prima la fioritura è persa, ma non si sono gelate e continuano a ricrescere normalemnte, a parte una prima foglia un pò annerita.
bye
Angelo
ah, se fosse per me Pietro, conserverei i vecchi nomi, non tanto perchè ci sono affezionato, ma giusto per occupare meno spazio in memoria 😀
si fa ‘na fatica a seguire tutti questi cambiamenti.
Giusto per dirne un’altra, l’agapanthus fa parte della famiglia monotipica delle Agapanthaceae, dopo essere stato rimbalzato fra Liliaceae, Amaryllidaceae, Hyacinthaceae, Alliaceae
e il Doryanthes riposa in pace nella sua famglia delle Doryanthaceae, dopo le varie crisi d’identità fra Agavaceae e Liliaceae.
Mi sa che c’è una ‘devolution’ botanica in atto 😛
Quindi devo dare ragione a quel tizio che mi disse che la Zamia appartiene alle Zamiaceae e il Dioon alle dionee 😮
bye
Angelo
la Rohdea japonica adesso è stata ‘traslocata’ nella famiglia delle Convallariaceae, che include la ben nota Aspidistra, Convallaria (mughetto), Liriope, Ophiopogon, Polygonatum (sigillo di Salomone) e qualche altro genere.
La rohdea è molto lenta ed è oggetto di venerazione (come del resto tante altre piante) in Giappone, dove particolari forme variegate o con foglie deformi, secondo il nostro occhio occidentale, vengono vendute a prezzi da 4 a 5 zeri (euro o dollari).
A parte la lentezza, è una pianta robustissima, adatta ad essere coltivata all’aperto anche al nord. In Europa l’unica forma variegata disponibile è quella con margine giallo, che se ben tenuta, assomiglia ad una sansevieria, anzi l’ho ribattezzata sanseviera da esterno. 😀
Quelli che vedi sono i fiori, curiosamente impollinati dalle lumache, le quali però non disdegano di assaggiare le foglie purtroppo.
bye
Angelo
Scritto Da – Lilio apulo on 09 Giugno 2006 18:51:54
la mia esperienza è stata diversa, magari un pò per fortuna. Ho seminato diverse centinaia di semi e praticamente tutti germinati, all’aperto. Raccolsi i semi direttamente dall’albero, puliti, lavato e messi in frigo per alcune settimane, poi seminati all’aperto a fine dicembre. I semi di gingko sono praticamente identici nella struttura e germinazione ai semi di cycas e hanno bisongo di un certo periodo di postmaturazione dopo la raccolta, come descritto. Se i semi sono conservati male, si disidratano troppo e perdono vitalità. La germinazione richiede qualche mese, quindi se hai seminato da poco, abbi pazienza. Se i semi erano buoni, germineranno presto.
bye
Angelo
dovresti interpretare meglio i risultati Blasco. Quello che vedi ora è il risultato dello scorso anno, se quest’anno usi la tua ‘tecnica’ il prossimo anno ricordati di aggiornare il post 😀
il caladium non so, ma le gloxinia le ho da diversi anni senza problema. A Palermo ce la fanno di certo
esatto, quelle sono bacche contenenti 1-3 semi. Quando sono mature diventano rosse e puoi estrarre i semi schiacciandoli fra le dita in acqua corrente.
Il dioscoridis ha diverse forme, quella che dici tu è la var.cyprium, che è generalmante la più coltivata proprio per quel disegno a pois, ma dal fiore secco non lo si può dedurre.
bye
Angelo
maturano a luglio e diventano rosso minio.
Attento a quando li pulisci dalla polpa, schiacciali sotto acqua corrente altrimenti avrai prurito alle mani per tutto il giorno. 😡
Semina a fine settembre all’aperto, la germinazione è irregolare, una parte nasce il primo autunno, altri in primavera, altri ancora l’anno successivo
Scritto Da – Lilio apulo on 17 Aprile 2006 11:10:54
Si, molto semplice e sperimentata personalmente con successo.
Non hanno bisogno del fuoco, ma delle sostanze che si sprigionano dalla combustione delle erbe, che sembrano eliminare alcuni inibitori della germinazione delle proteacee (sudafricane ma anche australianee) e altre piante degli stessi habitat. Bisogna bruciare erbe e foglie e raccoglierne la cenere, quindi versarla in acqua e lasciarla in soluzione. In quell’acqua si mettono a bagno i semi e il gioco è fatto. Alcuni sostengono che sono le sostanze volatili rilasciate nei fumi a stimolare la germinazione, ma hanno provato con diffidenza questo metodo e si sono ricreduti. Questo fatto dei fumi è un pò ‘sponsorizzato’ dall’Orto botanico di Kirstenbosch, in quanto vende ‘fumo’ in forma di dischetti da mettere in soluzione in acqua 😀
Il vero problema l’ho avuto successivamente alla germinazione, perchè i semenzali sono molto sensibili al marciume del colletto, ma questo me lo sono un pò cercato usando terriccio riciclato n-volte 😮
Angelo