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Egregio Pietro,
la questione sull’esportazione dei manghi di Sicilia derivava dal fatto che io avessi riportato di averli acquistati presso Piazza Vittorio a Roma, negli alimentari pakistani (o indiani). Posso confermare la notizia, ho acquistato manghi di Sicilia quasi ogni giorno per tutta la mia permanenza a Roma di circa 20 giorni.
Per quel che riguarda le annone, per rispondere invece a Giuliana, la coltivazione riguarda più che altro la Calabria, e specialmente il reggino (sebbene da quel che so vi sono piccole coltivazioni anche in Sicilia). Questi frutti comunque non arrivano sul mercato neppure nelle altre provincie della regione, e si esauriscono tutti, pertanto, nel mercato locale (anzi localissimo).
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Caro Caio, scusami tanto ma purtroppo non ho consultato il computer per alcuni giorni.
Le tue risposte sono come sempre molto esaurienti e te ne ringrazio di cuore. Per quanto riguarda il discorso di valutare la situazione, diciamo che non è una cosa che sto iniziando ora, come sai, è solo che ogni volta che qualcuno ha esperienze approfondisco in termini di confronto.
Per quel che riguarda le piante che menzioni, la feijoa sì quella ne ho moltissime piante; cattleyanum giallo anche, non ci sono problemi; avocado anche non ci sono problemi e ne parlammo già tempo fa. Ora proverò in collina la casimiroa che ho acquistato; ma ho deciso che non proverò in collina mango, annona e psidium, piante che mi limiterò a collocare nel mio piccolo giardino al mare. Magari in collina mi camperebbero 10 anni, ma poi quando succede il peggio nei farei troppo un dramma.
Grazie ancora!
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Qui in Calabria, nel reggino, ci sono coltivazioni di annona in quantità, che tra l’altro sono situate in collina (bassa collna, certo). Peccato che l’esportazione non sia un fattore rilevante; ci pensavo proprio in questi giorni perché, trovandomi per lavoro per qualche giorno a Roma, sono stato a Piazza Vittorio e ho avuto la piacevole sorpresa di trovarvi in vendita, nei negozi pakistani e indiani, dei Manghi dalla Sicilia.
A parte la parentesi, qui il periodo di maturazione è intorno a dicembre.
Caio, ne approfitto per un’altra parentesi dato che hai parlato del tuo clima. Leggevo in un vecchio post le indicazioni di temperatura che fornivi, e mi ha davvero piacevolmente sorpreso constatare che il guava tropicale riesci a coltivarlo. Cioè, sapevo che sei in una collocazione mite, però in effetti molta letteratura darebbe lo psidium guava davvero sensibile al gelo e forse persino più dell’annona, mentre nel tuo caso è avvenuto davvero il contrario. I siti americani lo equiparano praticamente al mango. Non è la prima volta che i dati reali contraddicono la letteratura, perché ogni pianta è un caso a sé e poi altri fattori, ovviamente, intervengono oltre alle temperature.
Volevo però chiederti a questo punto qualche informazione in più sulle temperature che si hanno da te. Tu parlavi di gelate tra 0 e -3, ma quante notti all’anno gela, e quante notti all’anno si arriva a -3? Quanto spesso si scende sotto i -3 ? E la minima assoluta -7, che menzionavi, con quale occorrenza si ha?
Infine, i limoni in pieno campo riportano mai danni e se sì che tipo? Escludi la domanda se sono in prossimità di muri.
Scusa le tante domande, ma mi pongo sempre il problema visto che la mia masseria è sì in Calabria, ma in bassa montagna (570 m), ove comunque come sai gli agrumi prosperano e anche molte subtropicali.
Ciao e grazie
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Senza voler assolutamente contraddire ciò che ha detto Paolo, che è giustissimo, vorrei solo precisare però di stare attento se in effetti, pur non essendoci le radici non ci sia magari un pezzo di rizoma. Te ne accorgi perché è come un cuore fi carciofo bianco-rosato (passatamela). Se un pò di rizoma c’è le piante possono riprendersi, se le curi bene. Ciao
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Buon giorno a tutti
La Thai Red non so, ma la Siam Ruby è attualmente in vendita su ebay, solo che il costo è 23, 40. Comunque se digiti “musa ruby” ti compare.
Per quel che riguarda il tema del thread, l’Ensete Ventricosum, io so che è relativamente rustico, almeno in termini di sopravvivenza; mi chiedo dunque se il fatto che esso sia morto ad Ale a Roma non possa dipendere da altre cause; ad esempio è ben noto che esso soffra terribilmente il marciume radicale.
In serra fredda ho i miei dubbi, come una volta mi spiegò Pietro, che la temperatura resti a 4-5 gradi se fuori si è a -6, anzi non è possibile. Ci sono molte tecniche per far sopravvivere i banani durante l’inverno, ma in un clima rigido come quello di Horace io credo che l’unico che possa funzionare è quello dell’espianto e conservazione a nuda radice sino a primavera. Con questa tecnica si riescono a coltivare banani dalla tarda primavera all’estate in posti freddissimi tipo il Tennessee. Non so però se funziona questa tecnica anche con l’ensete, non so infatti se l’apparato radicale è conformato uguale al Musa.
Negli Usa la situazione è che ci sono minime più basse in rapporto alla latitudine, es. in sud del Texas dove siamo a latitudine 27, molto in giù, anche nell’area più mite che è la rio grande valley si hanno minime paragonabili normalmente ad una zona costiera della Calabria o della Sicilia (che sono 10 gradi più su di latitudine), e non solo: occasionalmente ogni tot anni si ha un picco di freddo impensabile nelle nostre aree miti, tipo -10/-15, che puntualmente lì distrugge agrumeti, palme etc. Questo comporta che le usda considerano le minime di queste zone, dove però le massime sono ben più alte, in quanto influenzate dalla latitudine, e quindi anche l’inverno si sta normalmente sui 20 gradi netti, cosa che qui non avviene se non forse a Lampedusa.
Questo comporta un clima sostanzialmente differente, in cui una pianta può essere facilitata o ostruita, a seconda della sua biologia, dai fattori diversi che lo caratterizzano.
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Scritto Da – iyared on 19 Giugno 2009 13:49:16
Giuliana, l’avocado impiega molto tempo per germogliare; non abbandonare quella povera piantina, in fondo ti chiede solo un pò di affetto e pazienza!
E poi il gatto come lo fai giocare?
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Pungolo, il dato 0.2 da dove lo trai? Intendo, stazioni professionali o termometri? Perchè un conto è il microclima di un giardino e un conto è l’area, come già Pietro ha chiarito molto meglio di me. Poi che sia una zona mite, sicuramente (e magari anche una zona bellissima! ), ma il discorso che facevo io è che il paragone con aree del sud neppure si pone per un ovvio discorso di latitudine.
Per quel che riguarda il guava, Caio, il mio stando all’aperto nel vivaio danni ne ha riportati eccome; le foglie apicali sono tutte bronzee.
Un caro saluto a voi tutti
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Ciao a tutti
Ale, spero sia chiaro che da parte mia non vi è alcuna animosità o velleità polemica, voglio chiarirlo perchè i tasti del computer non permettono di esprimere gli umori… Sono certo che lo stesso sia da parte tua e di tutti qui sul forum 🙂
Detto questo, io non sono un esperto, ti ringrazio del complimento, ma davvero non lo sono in alcun modo. Comunque per il poco che capisco ho voluto esprimere ciò che ho detto per sollecitare un amichevole confronto.
Lasciami chiarire solo un paio di cose:
1) Ho capito bene che tu contesti che una mappa USDA si faccia solo sulle minime assolute; il punto però è che il criterio della USDA è esattamente quello, altrimenti si fanno considerazioni generali sul clima ma a quel punto non parliamo in alcun modo di USDA. Inoltre Pietro ha approfondito il discorso rispetto i parametri USDA perchè ha anche aggiunto le minime medie, che non sarebbero invece contemplate dalla USDA stessa. Resta chiaro che il clima di Roma è ben diverso da quello di Trieste, ma purtroppo se si fa un discorso simil-USDA le due città risultano affiancate per una questione minime assolute. E’ proprio questo che io intendevo dire parlandoti delle località di alta collina dalle mie parti: io so che quelle località hanno un clima per certi versi più caldo di quello di Roma, ma se applicassi un criterio USDA probabilmente cadrei come Roma se non meno, e ciò perchè le minime assolute influenzate dall’altitudine non rispecchiano la totalità del clima. Questo è un problema che riguarda anche i limiti in generale della USDA, ma tali limiti Pietro li ha sottolineati più e più volte e il suo grafico non pretendeva di descrivere appieno i climi delle località menzionate.
2) E’ vero ciò che dici sulle differenze tra Lunghezza ed Anzio, etc. ma anche io lo avevo rilevato. Io ho citato quegli esempi solo per dire che non si possono liquidare i dati delle varie stazioni dicendo che non riflettono il clima di Roma solo perchè divergono dal clima mesocittadino; proprio perchè non stiamo parlando di un’intera regione ma di microclimi, ogni stazione ha valore in sé stessa.
3) Caro Caio, per i limoneti ci sono tante cose da considerare, e comunque i limoni e certe selezioni varietali in particolare possono reggere abbastanza lievi gelate specie se ben posizionati.
Ma a parte tutto questo, io personalmente non discuto che Roma o molte delle sue zone possano essere in zona 9a; che interesse avrei a dire una cosa del genere o a contestare voi che quotidianamente, con amore, fate esperimenti con le piante? Assolutamente no! Sicuramente Roma è in clima mite e sicuramente vi sono tante aree in tale zona (io proprio oggi trovandomi a Roma ho comprato una pianta di guava in un vivaio che la teneva all’aperto!). Ciò che obiettavo è solo il fatto di considerare assurde le rilevazioni relative alle aree periferiche, solo perchè in contrasto con la percezione che può risultarne da una prospettiva mesocittadina. Questo è tutto ci che obiettavo.
Ciao a voi tutti, con rispetto 🙂
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Scritto Da – iyared on 02 Marzo 2009 23:17:12
Ho seguito la discussione e vorrei umilmente dire la mia, altrettanto da parte mia non volendo alimentare in alcun modo polemiche, ma solo un amichevole confronto.
Ale, se ho ben capito tu citi il fatto che nevica in tutta Italia tranne che a Roma come esempio del fatto che quest’ultima dovrebbe competere con le località del sud e addirittura dell’estremo sud. In questo modo ci troviamo al solito problema di sottovalutare il fattore latitudine che è il fattore climatico n. 1. Sulle minime assolute intervengono sempre vari fattori come quelli orografici, ecc. in base ai quali si può veder sopravvivere un mango ad Anzio e talora invece potrebbe avvenire di veder morire un semplice arancio in una piana della Calabria o della Sicilia. Ma se parliamo di clima in termini assoluti e se consideriamo per esempio le medie salterà immediatamente all’occhio un’incidenza del fattore latitudine. Per farti un esempio io in Calabria in terre a 600 m di altitudine ho minime assolute che saltuariamente, trovandomi quasi in bassa montagna, possono scendere qualcosa in più di quelle di Roma, ma se si vanno a confrontare le massime rimangono più alte nonostante la notevolissima differenza di altitudine, e questo va ad influenzare a sua volta le medie. Inoltre anche le minime medie competono o comunque sono molto meno divergenti di quanto sarebbero tra Roma ed un’area a 600 m a parità di latitudine. In virtù dell'”altezza del sole” e per altri fattori, la latitudine non è un dato così facilmente trascurabile, e non basta osservare quanta neve cade per saperla tutta. Sappi che nelle colline della Galilea in località come Rosh ha Nikra dove ogni anno fa anche 15 giorni di neve, si ha produzione commerciale di banane; bisogna considerare molti fattori diversi. Per questa stessa ragione ho visto il banano siciliano fruttificare dalle mie parti a 700 m di altitudine, dove sicuramente si toccano minime assolute più basse che a Roma, mentre la medesima pianta non fruttifica a Roma, come potrai constatare recandoti all’orto botanico sul Gianicolo. Ho avuto l’onore di parlare con un tropicalista di Aprilia, grazie alla mediazione di un amico del forum, e durante la nostra conversazione lui queste cose le dava semplicemente per scontate, perchè è scontato che un paragone climatico tra una località a latitudine 37 ed una a lat. 41 non regge se non con molti se e molti ma. Il caro Paolo, che ha davvero successi con le subtropicali e che vive in un’area del nord davvero fuori dall’ordinario a livello microclimatico, non ha mai preteso confronti con località del profondo sud, ma si è limitato a rilevare che la sua condizione è notevole proprio perchè situata al 44° parallelo.
Per contro è successo già in passato che su questo ed altri fora, amici della zona del Garda o di altre aree del nord (inclusa la pianura padana! 😮 )proponessero l’idea di trovarsi in zone 9a/9b/se
non addirittura 10a. A me queste classificazioni, e lo dico in amicizia, fanno sorridere, sebbene non sia un esperto; perchè se così fosse io ora in Calabria potrei comodamente coltivarmi noci di cocco e cacao anche in bassa montagna. Non è possibile in alcun modo che una località come Limone possa aspirare a medie climatiche in paragone con la Sicilia se non forse con qualche zona di montagna! Questo è un dato ovvio, e secondo me l’affermazione del contrario fa sorridere. Anche a Marrakech ci sono minime relativamente basse e possibili gelate, ma si va a maniche corte di giorno anche a gennaio; anche nel deserto del Negev nevica (cercatevi le foto che sono spettacolari), ma si va a maniche corte anche a gennaio. Non si può applicare meccanicamente la USDA al Mediterraneo… Il punto che Pietro ha cercato di spiegare fino alla nausea è che le USDA valgono per il clima degli Usa. Ho un amico che coltiva subtropicali a San Diego alla punta sud della California, praticamente al confine con il Messico, ed in mesi di confronto siamo arrivati alla conclusione che le sue minime assolute coincidono abbastanza con quelle che io ho a 500-600 m di altitudine (ossia poche gelate invernali e lievi, con rari e occasionali picchi di -3); ciò è singolare considerando che lui è praticamente alla latitudine di Gerusalemme, e significa in pratica che la mia area costiera ha minime assolute ben più alte di quelle sue che è ben più a sud. Ma siccome lui è appunto a una latitudine molto più bassa, le massime del suo inverno sono ben diverse, e dunque se io nei tentativi di acclimatazione mi basassi solo sui dati delle minime, pretendendo di avere un clima uguale al suo, andrei incontro ad insuccessi innumerevoli.
Scusatemi le tante parole, e mi scuso anche dei possibili errori sia terminologici che sostanziali dovuti alla mia incompetenza scientifica in materia; mi baso solo su (poca) esperienza da autodidatta ed osservazioni empiriche. Ma volevo dire la mia su queste cose perchè mi sembra che il lavoro proposto da Pietro sia importante.
Chiudendo con un’ultima cosa: si è fatto presente che i dati riportati da Pietro non varrebbero per Roma in quanto “periferici”. Al riguardo vorrei osservare due cose:
1) dentro Roma vi è un’isola termica determinata dallo smog e dalla concentrazione urbanistica che è alquanto innaturale, e che non penso possa ritenersi un fattore di descrizione climatica se non a fini strettamente pratici; è anzi un fenomeno inquietante, e per questo secondo me non basta spiegarlo con la posizione delle stazioni meteo. Ad esempio, mentre praticamente in tutta Roma si vedono alberi di limone lussureggianti ed in ottima salute, posso personalmente testimoniare che a casa di un amico, appena 20 km fuori Roma sulla Prenestina, dalle parti di Lunghezza, ripetuti tentativi di coltivazione del limone sono risultati in totale decesso della pianta, e persino il nespolo loquat lì sopravvive senza fruttificare a causa di gelate anche a marzo. Nel famoso 18 febbraio 2008 quando a Tor Bella Monaca si toccarono quasi i -6, in area Ponte Casilino e Porta Maggiore, a pochissimi km, non si è andati sotto 0, ma io mi guarderei bene dal considerarla una cosa naturale dovuta alla posizione. Dunque non si tratta solo del fatto, mi pare, che le varie stazioni siano in posizioni sfavorevoli (Urbe, Fiumicino, Ciampino); anzi se consideriamo la concordanza tra le varie stazioni dovremmo considerare che ALMENO quelle testimoniano meglio il clima di Roma.
Che poi sulla costa le cose cambino abbastanza, e dunque che ad Anzio vi siano condizioni più favorevoli, non vedo cosa ci sia di strano, visto che siamo sul Tirreno. E lo testimoniano tra l’altro i tanti successi di Caio così come l’esperienza decennale del già citato tropicalista di Aprilia; il quale, tuttavia, non nega di aver tante volte combattuto con gelate che sarebbero impensabili per le coste dell’estremo sud, e di dover tenere le papaye in serra riscaldata, come non avviene appunto all’estremo sud dove una serra fredda è sufficiente.
Scusate le tante parole, ciao
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Scritto Da – iyared on 02 Marzo 2009 16:36:41
Scritto Da – iyared on 02 Marzo 2009 16:38:35
Scritto Da – iyared on 02 Marzo 2009 16:42:49
Ciao a tutti
da quel che so io l’alchechengi non è annuale. Comunque non credo sia stato un problema di clima, sarebbe troppo presto… (comunque, per curiosità, che minime hai avuto nell’ultimo periodo?)
Comunque posso solo riportare la mia piccola esperienza, molto all’inizio… Io personalmente ho seminato in un vaso molto tardi, a fine estate, ed ora mi ritrovo un centinaio di piantine piccole, che finora non hanno accusato problemi, nonostante negli ultimi 2-3 giorni le minime siano scese un pò.
Magari nei prossimi giorni se ce la faccio posto le foto.
Un caro saluto
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Ciao
Premesso che ci sono persone in questo forum che sapranno consigliarti in maniera più accurata e dettagliata, dico solo un paio di cose che mi vengono in mente a primo acchito.
Teoricamente in vaso si può coltivare quasi tutto (poi ovviamente le considerazioni climatiche sono da considerare, ma qui prescindo da questo), solo che dipende cosa ti aspetti. Ad esempio un avocado in vaso lo puoi mettere ma difficilmente vedrai mai un frutto.
Se dunque ti aspetti la fruttificazione, direi (ma qualcuno corregga eventuali miei errori):
– anzitutto lo psidium cattleyanum (guava fragola), sul quale non avrai neppure problemi climatici;
ancor meno problemi climatici avresti con la – feijoa sellowiana, e credo che in vaso grande anche questa dovrebbe riuscire a fruttificare;
– lo psidium guava si può fare in vaso, ma in inverno avresti bisogno di protezioni;
– coffea arabica vive bene in vaso, ma sicuramente avresti bisogno lì di un ricovero invernale per la pianta o ingenti protezioni;
– certamente gli alchechengi, da coltivare come annuali, o con qualche riparazione invernale;
– kumquat, senza problemi climatici;
– pitahaya, ma con riparo invernale consistente;
– cereus peruvianus, ossia l’apple cactus, credo che non avresti problemi climatici, o comunque te la caveresti con una blanda copertura (all’orto botanico di Roma fruttifica all’aperto, ma lì molto è dato dall’isola termica urbana).
– Potresti provare in vaso anche il babaco, che dovrebbe farcela anche quanto a condizioni climatiche.
– Molti coltivano in vaso la carambola, ma anche lì avresti problemi in inverno.
Per quanto riguarda i banani, ne ho visti fruttificare in vaso normalmente qui in Calabria,ma in condizioni climatiche decisamente più favorevoli della tua; mi chiedo in effetti se essendo tu in area in cui già la fruttificazione del banano non è certa, aggiungervi anche le condizioni stentate in vaso non finirebbe per inibire definitivamente la fruttificazione. Comunque puoi provare, meglio il banano comune di Sicilia.
Ho sentito dire di varietà rustiche e nane, ma abbastanza rare; io le ho viste solo su internet, qualcosa come “dwarf brasilian” (potrei sbagliarmi). Invece le varietà nane in giro come la dwarf o super dwarf cavendish da te non vanno bene per il frutto perchè stentano anche a Palermo come giorni fa mi ha attestato un amico.
Ad altri verrà in mente altro e completeranno il quadro.
Ciao
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Ciao a tutti
riapro questo vecchio post perchè volevo chiedere a Mikrotone di che varietà è questo bellissimo banano… (L’altra volta ne abbiamo anche parlato via mail, ma non avevo ancora visto queste foto e non ti ho chiesto di questo in particolare…)
Infatti non mi sembra il comune di Sicilia, anche se potrei sbagliarmi…
Grazie
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Complimenti Paolo, deve essere certo una bella soddisfazione avendole fatte da seme.
Io ho fatto germinare i primi semi di guava pochi giorni fa, adesso ho una prima piantina di 10 cm, che farò svernare in casa perchè anche in clima mite credo sia troppo giovane per star fuori; spero che si tratti di una varietà rapida come la tua a fruttificare…
Circa gli usi, vorrei riportare due esperienze. Una è di quando ero in Etiopia, ove viene usata per ottimi centrifugati chiamati chamaki. In pratica la mattina scendevo di casa e al costo di circa 30 cent di euro prendevo questo bicchierone di succo preparato davanti ai tuoi occhi; la guava era un ingrediente chiave, ottimo l’abbinamento con banana, avocado o mango.
Invece una volta un caro amico mi portò dalla Jamaica il guava jelly, ossia gelatina di guava, che sarebbe una cosa simile alla cotognata della tradizione contadina; quella che ho visto io si faceva dunque con la guava a polpa rossa, ed era ottima. Credo sia una buona cosa per chi non sa come conservare i frutti. Nel caso questa ricetta potrei procurarla con facilità dalla moglie giamaicana di un altro amico.
Buon appetito!
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Grazie a tutti amici
Non credo sia una varietà ornamentale, perchè vi erano frutti grandini sulle piante più adulte…
Comunque, in sostanza, si diceva che -nel caso di una triumph- non vedrei frutti tranne che non vi siano altre fijoe nelle vicinanze; ma quindi, se più triumph stanno vicine si impollinano? Perchè io ne ho piantata più di una… (sempre rimanendo che non conosco la varietà)…
Grazie
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Salve a tutti,
“rivango” questo vecchio argomento per chiedere una cosa.
Volevo capire se comprando una qualità di feijoa qualsiasi, ossia su cui il vivaista non è in grado di dire niente nè della qualità nè dell’innesto, si rischia di trovare piante che non producono frutto. O se qualsiasi pianta fruttifica comunque. Scusatemi ma non so molto sulla biologia floreale della pianta.
Grazie
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Infatti Pietro, grazie, quello a cui miravo con la domanda era proprio capire se il fatto che questa opuntia vegeti bene da anni sia un buon indizio per classificare l’area in questione nella dicitura da te coniata di 9b/10a, ossia nella “fascia limite” italiana.
Grazie
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eh sì, per le usda lo so…
comunque è come dici tu, infatti quella geli non ne vede mai; si trova proprio su un lungomare, in una zona che come dicevo è anzi ottimale per la fruttificazione dei banani. Io ne volevo solo trarre uno spunto di paragone per la pitahaya…
Buona giornata
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Grazie ad entrambi
Le fonti danno la opuntia brasiliensis come una 10a. Ora, a parte il giusto discorso di Pietro sulla questione dello sfasamento delle zone USDA quando applicate all’Europa, siete d’accordo su questa classificazione? (Cioè sul fatto che si tratti di una pianta non troppo rustica, in tal caso 10 a sarebbe di rusticità simile a pitahaya e coffea arabica).
Chiedo questo perchè è sempre un tassello in più per capire le potenzialità dell’area.
Grazie
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A questo punto Pietro inviami la lista delle piante che non conosci così facciamo prima…
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia) 🙂
Scritto Da – iyared on 10 Ottobre 2008 11:47:17
Grazie tante, interessantissima la questione dell’Orinoco; questo spiegherebbe anche bene la rusticità delle piante; come accennavo, in un post precedente, ultimamente un amico mi ha detto che in Calabria il comune di Sicilia gli ha fruttificato a 700 METRI di altitudine, che non è poco.
Comunque, per la questione serre, mi spiace insistere ancora e tediare, ma non ho capito alcune cose.
Anzitutto chiarisco che a me servirebbe non d’estate, ma solo per l’inverno, per guadagnare qualche grado nelle (poche, ma ahimè pericolose) notti in cui fuori si va sotto lo 0 di appena qualche grado. Il problema è che mentre sulla costa non gela mai, a una certa altitudine per quanto l’inverno possa esser mite ogni tanto sotto lo 0 ci va; d’estate invece può essere anche più caldo che al mare, dunque non serve la serra.
Ma se ho ben capito tu dicevi che in una serra piccola (io la farei circa 3 per 5 m), la temperatura dentro si parificherebbe con quella fuori; dunque a parte la questione vento non guadagnerei niente in gradi, e un’eventuale gelata colpirebbe anche l’interno? Se è così infatti è inutile che la costruisco…
Io poi la userei solo per alcuni vasi, insomma per piante che trapianto poi in primavera; o per qualcuna che vorrei tenere per “preservare la specie” in caso di qualche gelata che mi brucia quelle in campo.
Grazie ancora e buona giornata
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Grazie tante Pietro, per la tua solita disponiblità
Come ti accennavo sono ben lontano dal 7 b; in realtà i miei comuni di Sicilia, che tu hai visto in foto, hanno passato l’inverno in piena terra senza alcuna protezione e senza nemmeno pacciamatura e ti dico che il fusto non ha riportato danno alcuno, le foglie si sono accasciate ma erano ancora vitali. Chiedevo questo però per la questione di trovare varietà nuove da sperimentare per la fruttificazione, dunque mi sa che la Orinoco è proprio da provare…
Per quanto riguarda la serra fredda, stavo progettandone una artigianale, da costruire in legno e polietilene. Volevo però capire quanti gradi si possono guadagnare, che è proprio ciò a cui accennavi tu, ossia quanti gradi in più rispetto all’esterno possono esserci in una struttura del genere, abbastanza rustica (a differenza di alcune piante…)
Ho cercato anche notizie di materiali coibenti ecologici, alternativi al polietilene. Certo ho pensato al sughero, almeno sui lati, in modo da lasciare il polietilene solo sopra per la luce; il vetro non se ne parla perchè la struttura è troppo artigianale e devo mettere in conto l’idea che potrebbe cedere, sebbene cercherò di rendere la cosa improbabile.
Grazie ancora e buona giornata
P.S. Sapendo che sei patito di meteo, ma anche Palermo le temp. sono 5-6 gradi al di sotto della media stagionale come qui da me in Calabria?
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Ciao Daniele, ti ringrazio.
conoscevo questo prodotto che se ben ricordo dovrebbe chiamarsi Freddi banano. Io a dire il vero temo un pò questi esperimenti; è vero che tutti i banani da frutto sono degli ibridi, ma non so con quali tecniche oggi vengano raggiunti certi risultati. Ovviamente parlo in generale e non per mancare di rispetto al lavoro di questa ditta in particolare, della quale peraltro non conosco molto e non so dunque come lavorino.
In ogni caso mi pare certo che il banano giapponese cui si riferiscono è il musa basjoo, ben nota varietà da fibra, che però solitamente non produce frutti commestibili. Facci sapere se invece questo incrocio abbia modificato positivamente la qualità dei frutti.
Comunque volevo dirti, anche se forse già lo sai, che se sei a Taranto non dovresti avere problemi con il banano comune diffuso qui al sud. Qui in Calabria io ora ne ho piante che vegetano bene persino in alta collina (500m), come già dicevo prima. Proprio oggi, tra l’altro, un amico della zona di Reggio mi ha chiamato informandomi che il banano gli aveva fruttificato al suo paese che è a 700m! E ancora proprio oggi una gentile nonna mi ha portato in regalo due piante dalla sua mini-piantagione personale, ben fruttificante, collocata sulla riviera dei Cedri.
Comunque questa era una parentesi, le informazioni che tu hai dato erano più giustamente calzanti al topic.
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Caro Paolo,
ti ringrazio ancora una volta per la disponibilità nel rispondere. Ovviamente ciò che dici tu lo comprendo; è vero che magari potrebbe essere un’informazione un pò fasulla, ma perchè questo signore che vive in Nuova Zelanda e senza nessun interesse in merito dovrebbe mentire?
In ogni caso, per quanto riguarda la neve Israele devo contraddirti; ci sono aree nivose eccome, regolarmente cioè sulle montagne del nord, ma eccezionalmente anche in collina, 2 o 3 giorni all’anno anche nella stessa Gerusalemme. A questo riguardo:
http://www.corriere.it/esteri/08_gennaio_30/gerusalemme_neve_rabbino_78faefdc-cf1c-11dc-8e3f-0003ba99c667.shtml
Per quanto riguarda la neve sul banano, so che questa discussione è stata già affrontata quando io non partecipavo al forum e vorrei dire qualcosa in merito alla mia personale esperienza. So che in generale è come dici tu, ossia il banano non sopporta il gelo sulle foglie.
Ora, tu sai, perchè ne abbiamo già parlato, che dove sto io è alta collina; essendo però in Calabria, nonostante siamo circa a 450 m nevica molto raramente , di solito una volta ogni tre o quattro anni, per un giorno massimo due all’anno e mai più di 3 ore di fila.
L’anno scorso però, che era il primo anno che avevo in terra uno dei miei banani, ha nevicato. Non ti dico la preoccupazione che morisse; in effetti mi ero già rassegnato a pensare che sarebbe sopravvissuto solo il banano che ho al mare, dove non nevica.
Invece tutt’altro: ha nevicato sopra il banano, e non c’era NESSUNA PROTEZIONE. La pianta era anche piccola, come ho detto, ma è sopravvissuta benissimo e durante l’estate sarà cresciuta -spero di non esagerare calcolando ad occhio- secondo me almeno di un metro se non più. In pratica appena è arrivata la primavera ha ricominciato a crescere.
Io non so che conclusioni trarre da questa cosa, l’ho solo riportata. Secondo me tutto dipende dal fatto che qui anche in questi casi estremi di neve non fa giornate di ghiaccio, ossia, anche nei giorni in cui la notte ha nevicato durante il giorno la temperatura è comunque di vari gradi sopra lo 0. Questo l’ho verificato per certo dati alla mano, e forse è quello che potrebbe fare la differenza.
Grazie ancora e belle le foto del guava!
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Scusate tanto, mi ero dimenticato nello scorso messaggio di indicare il link…
http://www.freshplaza.com/news_detail.asp?id=28634
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Scusatemi, aggiungO. che altezza raggiunge poi l’albero?
E quanti dovrei piantarne per avere i frutti?
Grazie
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)