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Grazie mille!
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
ho visto che in California, Jay Rusks (uno dei pionieri della Cherimoya ha iniziato una coltivazione commerciale di caffé, nella zona di Santa Barbara… mi ha spiegato però che è una collina esposta a sud e molto riparata…
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Grazie della risposta ! Sì in effetti sono intenzionato a sperimentare… mi confermi comunque che è un poco, sia anche poco più delicata del mango?
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Buon giorno a tutti, ritorno nel forum dopo parecchio tempo.
Volevo confrontarmi su una questione relativa al caffé e in special modo chiedere un parere all’espertissimo Dott. Pietro. Qui nel “nord” della Calabria, nel mio giardino in zona costiera cresco agevolmente diverse specie subtropicali inclusi Mango, Cherimoya, Guava, Banani, Pithaya, dunque diciamo un microclima al meglio. Addirittura con l’inverno di quest’anno sottolineo che non c’è stata neve e nella notte di Capodanno quando in collina ha gelato intorno ai -3, lì sulla costa una pianta di Mango al PRIMO anno di trapianto non ha avuto danni ed è attualmente pieno di foglie nuove, dunque la temperatura è rimasta certamente sopra lo zero.
In queste condizioni avrei voluto provare a inserire una pianta di caffé, tuttavia parlando con il Dr. Torre mi sconsigliava amichevolmente, pur avendogli fatto presente che appunto il Mango non ha problemi nel mio clima.
Senza voler mettere in dubbio la parola del Dr. Torre, mi fa piacere avere comunque altri riscontri. Saluti
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Caro Claudio, spero di non essere stato io a suscitare questa impressione; non intendevo in alcun modo dare un’idea di prevaricazione né verso gli utenti del forum né verso Jon. E’ chiaro che siamo qui tutti per condividere e imparare. Ma per quanto riguarda i punti di vista che ho espresso, intendevo solo dire che avevo già avvisato che la sua specifica zona è sfavorevole per le piante più delicate -mentre altre zone dell’area ne consentono la coltivazione. Un saluto a tutti
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Io infatti ho appunto detto che tutta l’area attorno a Cosenza (e non certo solo il tuo cortile) è altamente sfavorita da questo punto di vista; ho parlato di tutta la valle del Crati, soprattutto la bassa valle. Ciò non vuol dire però che tutta la Calabria citra (ossia, la provincia di Cosenza) sia nelle stesse condizioni, poiché sono appunto le condizioni orografiche della valle a creare quelle condizioni sfavorevoli.
Per quanto riguarda Corigliano, ci sono aree interne della piana di Sibari soggette a fenomeni di forte inversione. Dipende dalla collocazione del tuo amico e ovviamente di che piante si parla. Ma anche lì tutto può cambiare in base all’orografia dell’area specifica. Pochi giorni fa sono stato a Roseto Capo Spulico, che è un pò più a nord sulla costa, è e ho visto diversi banani che dopo un inverno come questo non hanno neppure ingiallito del tutto le foglie.
Buona notte !
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JON: senza offesa, ma a volte mi sembra di dover ripetere cose che ti ho già scritto in altri post, e cioé: la tua area -l’area di Cosenza- non è tutto “il cosentino” e non può essere considerata indicativa del fatto che nel cosentino si siano raggiunte certe temperature. L’altitudine non c’entra niente, è la particolare orografia della zona di Cosenza che la rende una città con temperature minime decisamente sfavorevoli rispetto a tutte le zone attorno, poiché rimane stretta tra la Sila e la catena costiera senza “sbocco” al mare. Questo vale per tutta la valle del Crati e dell’Esaro, e in particolare per l’area tra Torano e Cosenza. Non solo non c’entrano niente invece con questo fenomeno tutto il litorale costiero tirrenico e jonico, ma anche aree interne o collinari che però “guardano” al mare, come quelle a ridosso della Sibaritide. Per la cronaca, se tu sei a 300 m di altitudine, nella mia zona alla medesima altitudine non ho riportato danni a Casimiroa e Cattleyanum, visto che qui in collina si è avuta una sola notte a -1 (stazione di Castrovillari), niente a che vedere con la -7 attorno a Cosenza. Del resto nel mio giardino di Sibari coltivo banani e pithaya che non hanno riportato danni. Le stazioni costiere come Belvedere o Cirò sono rimaste, ovviamente, vari gradi al di sopra dello 0 nelle notti peggiori.
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Salve a tutti !
per rafa nada: lascio i dati ai più esperti, ma volevo solo dirti che io ho una pianta da vari anni in un giardino a Sibari, nell’alto jonio cosentino. La zona è un pò sfavorita rispetto ad altri tratti di costa immediatamente vicini, perché non ha alle spalle colline (come le aree confinanti), ma la piana, per cui si verificano ogni tanto fenomeni di inversione. Tuttavia il giardino in questione è a soli 500 m dal mare, per cui è altamente probabile (anche se non lo so per certo perché non ci abito in inverno) che quando nella piana si verificano occasionali gelate, le temperature nel mio giardino rimangano comunque ben al di sopra dello 0: questo è quello che mi fa almeno presumere il fatto che ogni inverno i miei banani non perdono le foglie e a volte persino non le ingialliscono. Tutto ciò anche complici i muri della casa. Scusate se mi sono dilungato ma quello che volevo dire è che in base alla mia esperienza, con le temperature da te indicate puoi crescere la pithaya ma prendendo tutte le precauzioni affinché non sia colpita dal gelo: addossandola a un muro che volge a sud. Ciao
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è difficile capire senza una foto
comunque in generale le radici non sono un problema, ricrescono subito; tutto dipende dal bulbo e dal suo stato di vitalità. Devi evitare che il marciume arrivi al bulbo e lo divori, per il resto non c’è problema; fai asciugare anche di più se necessario. Buona giornata
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Sarebbe meglio se posti una foto perché è abbastanza difficile che d’estate i banani patiscano eccesso d’acqua.
Se però c’è marciume devi togliere la pianta a radice nuda e intervenire, ma anche lì occorrono foto. Se il marciume è sullo pseudo-tronco puoi semplicemente tagliare qualche cm più sotto, se è sul bulbo è più complicato.
Buona giornata
P. S. in che paese sei esattamente e a che altitudine?
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Di queste cose si è parlato molte volte, anche con specifico riferimento alla Calabria; ad ogni modo, ecco il mio contributo basato sull’osservazione diretta:
PREMESSA – Anche se ovviamente più a sud si va e più le condizioni diventano favorevoli, le possibilità di coltivazione di queste piante si estendono all’intera regione e non si limitano come qualcuno ha detto al reggino; il punto è un altro, e cioè che la Calabria in tutta la sua estensione ha una varietà infinita di climi, in provincia di Reggio come di Cosenza, a seconda delle condizioni orografiche, influenza del mare, ecc. Come ho detto varie volte, ci sono zone a livello del mare molto sfavorite poichè sono chiuse verso il mare e risentono di forte inversione termica, come la valle del Crati che include anche Cosenza, e ci sono zone medio-collinari che ancora presentano minime dolcissime (a questo riguardo nella Calabria “nord” sarebbe sufficiente confrontare le minime di Cosenza con quelle di Bonifati, che a quasi 500 m di altitudine, pur avendo massime più basse di Cosenza, non subisce quasi mai episodi di gelo che invece a Cosenza sono usuali per qualche notte all’anno). Pertanto ogni area fa circostanza a sé stante.
Riporto le mie osservazioni dirette relative ai singoli frutti menzionati nel topic, con riferimento alla mia area (Calabria del nord, entrambe le coste):
1- datteri: come si è spiegato tante volte, anche se la pianta vive bene in condizioni mediterranee, il frutto non raggiunge piena maturazione neanche in Sicilia; ciò non toglie che nelle aree più calde dell’estremo sud ed isole possano aversi frutti gradevoli, seppure in nulla comparabili a quelli commerciali; questo dalle mie parti avviene regolarmente, in particolare conosco varie piante dal lato jonico (più secco);
– mango: anche se molti sono scettici al riguardo, ho visto piante di mango che vivono benissimo da queste parti, ovviamente SOLO ed ESCLUSIVAMENTE in giardini immediatamente a ridosso della costa; quando sono stato in Sicilia ho trovato vivaisti che non mi credevano, ma queste piante le conosco “di persona”; l’unica cosa che si può dire è che sono lì da pochi anni, eppure hanno passato annate come il feb 2008 che è stato abbastanza pesante per il sud Italia (e in ogni caso, nelle aree di riferimento non si è andati sottozero in tali occasioni); una delle piante l’ho vista a Scalea, che è quasi l’ultimo paese a nord, sulla riviera dei Cedri;
3 – papaya: nello stesso posto in cui si trovava quest’ultimo mango, la papaya tenuta all’aperto era morta, e ne rimaneva una in serra freddo; questo conferma quanto detto dagli amici siciliani che persino dalle loro parti la papaya non passa l’inverno se non in serra fredda,
4 – il guava è più resistente del mango e può dunque sopravvivere agevolmente nelle stesse aree; ne conosco una pianta da queste parti, sempre molto vicino al mare, che è molto grossa e produce frutti regolarmente e a centinaia fino a Natale! Poi il guava cattleyanum si sa, quello resiste di più e ne possiedo io stesso piante anche in collina ad altitudini consistenti, fin dove reggono gli agrumi …
5 – anche l’avocado qui cresce benissimo anche in alta collina; ci sono piante enormi che conosco a 400 m di altitudine; a 500 m di altitudine quest’anno ho dimenticato una pianta in vaso di appena 20 cm, ci ha nevicato sopra e a parte qualche foglia bruciata non ha avuto problemi; negli anni credo ’80-’90 furono impiantati diverse coltivazioni pilota di avocado in Calabria e sino alle aree costiere della Lucania, che poi furono estirpate non perché non sopravvivessero o non fruttificassero, ma solo perché non competevano con logiche commerciali da esportazione (per la stessa ragione alcune furono estirpate anche in Sicilia);
6 – i lime vivono nelle aree costiere; sullo jonio qui ci sono aree di produzione commerciale di limetta mediterranea, che è appena poco più rustica del lime;
7 – il guanabana non può crescere nel Mediterraneo, ma c’è l’annona della stessa famiglia; nel reggino si produce commercialmente, da queste parti vegeta ottimamente nelle aree costiere e le piante che conosco sono molto produttive; si potrebbe provare forse in bassa collina, ma non posso garantire, e stranamente non è diffusa nonostante la vicinanza con RC.
3)
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Ciao Giuliana, e grazie, anche se almeno per quanto riguarda gli agrumi non ho una particolare conoscenza: so solo quello che sanno più o meno tutti quanti hanno a che fare con l’agricoltura in una terra come la mia dove, come in molte zone del Sud, gli agrumi sono una coltura fondamentale e una presenza in ogni giardino !
Per quanto riguarda il pomelo, so che la pianta cresce tranquillamente anche qui, come in tutte le zone dove gli agrumi più delicati vivono bene, ma è poco conosciuta e quindi ben poco diffusa; sicuramente non ci sono produzioni commerciali, anche perché in Italia la comprano solo gli stranieri.
Ciao e grazie
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Il cedro viene coltivato dalle mie parti in una zona nota appunto come Riviera dei Cedri, e due comuni dell’area hanno addirittura ricevuto la denominazione da questo frutto; infatti secondo la tradizione ebraica è da poco dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d. C. che le comunità ebraiche ne importarono la coltivazione in Calabria, da subito rendendosi conto di come le condizioni ambientali e climatiche fossero perfettamente idonee a questo fine. Addirittura alcune fonti del giudaismo altomedievale sostengono, nonostante la nota centralità occupata dalla terra d’Israele nel pensiero giudaico, che l’Etrog (ebraico per cedro) cresca meglio in Calabria che nella terra d’Israele, poiché fu un dono di Dio per questa area. L’importanza del frutto dipende in gran parte dal fatto che esso sia impiegato a scopo rituale nella festa dei Tabernacoli, per il quale occorrono frutti integri da piante non innestate, e dunque una tecnica di coltivazione specializzata. Storicamente l’unico cedro ritenuto comparabile a questo, secondo il pensiero ebraico, era lo etrog ha-kushi, ossia il Cedro d’Etiopia, coltivato nell’antica Kush ossia tra le attuali aree di Yemen e appunto Etiopia. In rete ci sono parecchi link interessanti sul cedro in Calabria, anche video su youtube, appena ho tempo ne cerco un pò e li posto.
Ma per quel che ne so il Mano di Buddha, anche se osservabile nei giardini tranquillamente, non viene coltivato per la vendita o la trasformazione neanche qui, penso semplicemente per la poca apprezzabilità commerciale che riceve.
Caio, in tema di agrumi, i tuoi agrumi sono tutti sopravvisuti ai -8 che hai avuto quest’anno, o pensi che sia ancora presto per determinarlo?
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Ma c’è una moderazione su questo forum? Sei tu Lilio il moderatore? (Non sono sarcastico, è che veramente non lo so).
Ad ogni modo, mi scuso sinceramente per essermi involontariamente dilungato su questioni di poco interesse altrui; onestamente mi era parso che il thread fosse alquanto generico e anzi, mi sembra evidente che il tema fosse stato fatto slittare sulla questione dati climatici da te stesso, Lilio, che ti eri tanto meravigliato dei dati del Salento e che avevi addirittura intimato a qualche malcapitato di andarsi a ripassare le leggi fondamentali della fisica.
Per Judenzo, avete per caso investito 25000 euro?
😉
No problem comunque, non intendevo offendere ma solo esprimere il mio modesto punto di vista; vi auguro che questo lavoro vada al miglior fine.
Saluti a tutti
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Scritto Da – iyared on 28 Gennaio 2011 10:23:57
Judenzo, senza nessuna ironia sono sicuro che tu, da agronomo, sappia molto sulle temperature in Calabria; solo che già una volta era uscito un simile discorso e ti avevo cortesemente chiesto di documentare i dati di cui parli, perché quelli che ti ho mostrato io sono dati ufficiali.
Nello specifico, per quanto riguarda il dato di Cetraro posso convenire che la stazione possa godere di un’esposizione particolarmente favorevole ma non vedo perché necessariamente il dato debba essere sballato. E’ una zona molto mite e chi conosce l’orografia del territorio lo sa bene. Sono d’accordo con te che la latitudine è il fattore chiave però quando si parla di 100 km di distanza, come in questo caso tra Cetraro e casa tua, possono intervenire altri fattori; basti pensare che anticamente i cedri venivano coltivati sino a Paola, ma poi si è capito che la zona tra Guardia e Paola pur essendo un pò più a sud era più fredda di quella dove attualmente si coltivano, tra Cetraro e Scalea. A proposito di stazioni vicine inoltre la vicina Belvedere ha segnato 5 gradi, il che conferma il dato perché Cetraro è in posizione più avvantaggiata. Infatti in tutta la riviera dei cedri i fruttiferi subtropicali hanno una riuscita particolarmente fortunata. Io non sono agronomo e potrei sbagliarmi, però ti chiedo solo di documentarmi in cosa mi sbaglio.
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No, Fede, mi spiace ma ti sbagli, guarda bene che in Calabria non si è scesi a 0 sulle coste, neanche nel nord della regione (che poi è la zona mia); se vuoi puoi verificare andando su cfcalabria.it sezione “dati tempo reale”; anzi ti dirò di più se vai alla stazione di Cetraro Terravecchia, nel nord sul Tirreno, troverai per ieri addirittura una minima di 10 gradi con massima di 17 ! Le uniche stazioni marittime che hanno segnato valori bassi sono Villapiana nel nord e Rizziconi e Rosarno nel reggino, ma perché sono in mezzo alle piane e un pò distanti dal mare, quindi soggette a fenomeni di inversione. Le temperature intorno allo 0 ci sono state, ma solo in località collinari tra i 300 e i 500 m di altitudine (vedi ad esempio Castrovillari a 362 m, che comunque è rimasta a qualche decimo sopra lo 0). Per il resto guarda che tutte le temp. minime sono ben più alte, il che è significativo se consideri che intorno a Messina si sono segnate temp. intorno ai 4 gradi. Ciao
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Scritto Da – iyared on 27 Gennaio 2011 15:46:00
Non è che i siti discordano, è che come ha accuratamente scritto Pietro il dato di -12 si riferisce a Galatina e quello di -9 a Lecce. In generale il Salento ha un clima paradossale perchè usualmente molto mite, ossia a mio parere è l’area che più di tutto il resto del sud si avvicina già alla Calabria (che a livello costiero è indiscutibilmente la regione più mite dell’Italia continentale), però poi in particolari condizioni, essendo privo di ripari a nord-est, le circostanze precipitano e la differenza si sente tutta… infatti anche ieri notte alcune stazioni hanno toccato valori notevoli, in particolare Supersano -4.7 e la stessa Lecce ovest -4.1 (mentre Lecce stadio e Porta Napoli sono rimaste attorno allo 0); quindi Fede, come noti dalla stazione di Supersano non è che tutta la parte sud è più mite, ma solo la zona di Leuca, e ancor più un ristretto areale sullo Jonio attorno a Gallipoli che davvero si avvicina di più alla Calabria jonica (pur rimanendo ancora delle differenze a favore di quest’ultima…)
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Ciao Caio,
purtroppo foto al momento non me ne trovo, il che è strano poiché ne scatto molte. Appena mi capita ne faccio una e te la posto.
Anche se come alberi singoli si coltivano in tutta la fascia costiera, e nei giardini anche in bassa collina, ti preciso che la zona di produzione non è proprio Sibari, che è più vocata alle clementine e le arance, anche perché essendo a ridosso della piana ci sono dei fenomeni di inversione con minime lievemente più pungenti. E’ molto coltivata invece nelle aree vocate per i limoneti, e cioè nell’alto Jonio tra Rocca e Trebisacce fino all’alta sibaritide, ma in particolare a Trebisacce.
Per quanto riguarda le minime siamo in una situazione estremamente mite; i dati a disposizione sono limitati, ma si può fare riferimento a due stazioni e cioè:
1) Rocca Imperiale si hanno i dati tra il 1929 e il 1934, la minima assoluta è di -1 ma verificatesi solo in due occasioni (negli altri anni le minime mai sotto i 2-4 gradi sopra lo zero, solo in un altro anno si è raggiunto 0.0);
2) Roseto Capo Spulico, ma il problema è che questa stazione da un lato è molto vicina al mare, ma dall’altro è abbastanza in elevazione (a occhio sopra i 300 m), il che è ovviamente da considerare, comunque si hanno i dati tra il 2002 e il 2010 e anche qui il gelo è molto raro con minima assoluta -0.7 (considera però che il 17 febbraio 2008 è stato un evento di freddo quasi epocale al sud Italia in cui Catania Sigonella è scesa a -5 e Trapani è andata per la prima volta lievemente sotto lo 0, e qui si è segnato -0.3.
Quella più o meno la situazione, ciao
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Ma spoglia d’inverno o è sempreverde (questa seconda opzione mi sembrerebbe strana vista la resistenza)? Grazie
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Ciao Caio
Qui dalle mie parti sulla costa, e in particolare nell’alto Jonio cosentino e Sibaritide, c’è un tipo di limetta molto comune; un paio di paesi costieri ne hanno produzione ingente, soprattutto Trebisacce e aree limitrofe. Ho sempre faticato a capire l’effettiva relazione tra questa limetta locale, che si trova facilmente nei vivai, e le varietà di cui trovavo notizia su internet, ma ho sospettato sempre che si trattasse della limetta palestinese.
Ad ogni modo, parlando di questa limetta locale, devo dire che secondo me è meno resistente al freddo del limone, e dovresti stare attento. Ti consiglio di metterlo solo se hai a disposizione una buona postazione vicino a un muro. Ma anch’io sarei curioso di avere un pò di pareri più autorevoli.
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JON, di dove sei esattamente? Di Cosenza città e se sì, di che zona? Te lo chiedo perché io sono della Sibaritide e credo di essere abbastanza informato sui microclimi dell’area per darti qualche consiglio.
Inutile dire che l’annona non pone alcun problema dalle nostre parti sulle coste, dove le temperature corrispondono grosso modo a quelle indicate da peppe raramente toccando appena lo 0, mentre in alcuni microclimi non si scende mai sotto i 3 gradi.
Quando però si parla di aree interne tutto dipende ancor più dai microclimi e ogni area fa storia a sé; ci sono areali che consentono la coltivazione commerciale di agrumi ancora a 30 km dal mare, ad esempio qui nella Sibaritide, e zone della valle del Crati che ad appena 15 km dal mare presentano minime invernali più rigide. Molto dipende in questo caso dai fenomeni di inversione e dalla posizione rispetto alle montagne.
In tutto ciò la valle del Crati è in generale una zona molto sfavorita, anche se la bassa valle di meno; l’area più sfavorita per i fenomeni di inversione è tra Torano-Fitterizzi. Comunque Cosenza pur appartenendo in generale a questa condizione presenta dei microclimi più favorevoli e tutto dipende dalla condizione specifica.
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per tutte queste domande sul forum ci sono persone più competenti di me, ma dato che nessuno ha risposto esprimo i miei pareri premettendo che potrei sbagliarmi…
Da quel che so il banano in un vaso adeguato può compiere un normale ciclo vitale e fruttificare, il problema però è che in balcone subentrano altri problemi come quello dell’altezza, che va dai 3 ai 4 m.
Comunque dato che hai collegato questa domanda alla questione di Messina, sia chiaro che io non dicevo che a Messina i banani per fruttificare devono stare in balcone riparati; al contrario ho detto che in campo e nei giardini fruttificano talmente bene che era comune vedere le banane appese in balcone a mò di filari di peperoni, per intenderci…
Per quanto riguarda Roma, io non ho mai visto o sentito dire di banani che fruttificano nonostante l’isola di calore urbana; al giardino botanico sul Gianicolo sono stato e le piante non fruttificano, poi in giro nei giardini si vedono più che altro musa basjoo almeno per quel che ho visto io. Non so dunque a cosa ti riferisci ma sarei curioso di sapere se citavi un’esperienza specifica.
Il tropicalista di Aprilia adottava questo metodo: uno strato (anche magari doppio) di coperte di lana alla base attorno al bulbo, coperte però con qualcosa che non le faccia bagnare; molto spesso il problema dei banani d’inverno è il marciume radicale più della temperatura, e ne so qualcosa io che quest’inverno anche se qui al sud le temperature sono state più che agevoli ho avuto danni a qualche pianta proprio per la quantità di pioggia fuori dall’ordinario.
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Scritto Da – iyared on 08 Aprile 2010 22:26:02
I caschi grossi di San Remo si spiegano molto semplicemente per via del microclima dell’area del tutto anomalo in rapporto alla latitudine, che poi è lo stesso beneficio di cui gode Paolo. Il Tirreno più a sud dalla Toscana al Lazio paradossalmente non gode dello stesso clima: ovviamente non si parla delle massime che di solito con simili condizioni orografiche sono sempre più favorevoli con lo scendere in latitudine, ma di una particolare protezione microclimatica sulle minime che comunque è rilevante. Io non sono certo un climatologo e non posso parlare tecnicamente in materia né ho dati perentori, ma credo che grosso modo per ritrovare la stabilità sulle minime che si verifica intorno a San Remo si debba scendere sino alla Campania, e probabilmente anche la bassa Campania perché per quel che ne so io, ma potrei sbagliarmi, a Napoli i banani non fruttificano (o almeno in 4 anni che ci ho vissuto non ne ho visti!), però ho visto ottima fruttificazione a Ischia, ma è un altro discorso. Non so dire se la fruttificazione inizia nel salernitano o più giù, ma certamente all’ingresso in Calabria sì, perché già a Scalea che è il secondo comune della regione da nord si vede un casco di banane ogni 15 m!
Poste queste considerazioni si comprende la questione dei caschi a San Remo perché come appunto dicevo, il banano detto comune di Sicilia riesce a fruttificare con buoni risultati in un clima mediterraneo del tipo riscontrabile nelle aree più miti d’Italia: ovviamente la Sicilia su tutte, e Carlo Morici su un altro forum raccontava che durante la sua infanzia a Messina si vedevano i caschi di banane appesi ai balconi; in Calabria, anche nella zona nord, come dicevo e come posso personalmente attestare, su entrambe le coste; lo stesso può dirsi del Salento, dove ho visto anche io personalmente caschi considerevoli.
Comunque devo dire che con particolari accortezze si possono ottenere risultati anche dove apparentemente non si potrebbe, ad esempio un tropicalista di Aprilia raccoglie banane puntualmente nel suo giardino grazie a particolari tecniche.
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Scritto Da – iyared on 08 Aprile 2010 00:41:47
Il problema del casco sugli Helen’s di Paolo è solo relativo al modo in cui si è formato (per come pare almeno dalla foto), non al fatto che nel suo clima non ci sarebbe abbastanza caldo per la formazione di un casco. Sono sicuro anzi che se non è questo, avrà presto risultati.
Lo abbiamo detto tante volte: qui all’estremo sud non ci sono problemi con le banane nelle aree costiere di Sicilia, Calabria, Salento e Ischia, e credo sicuramente in alcune zone della Sardegna; così, alcuni microclimi della Liguria, tra cui quello di Paolo, si avvicinano bene a questa condizione e possono farcela, non sono d’accordo che non ci siano abbastanza mesi di caldo. Prima dell’arrivo delle banane chimicone sul mercato questa pianta da queste parti era una grande risorsa sin dai tempi della Magna Grecia.
Un saluto a tutti
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Peppe contattami, jared_emanuel@yahoo.it
Preciso che non si tratta di vendita, per correttezza
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Ciao Max, visti i risultati, credo che sia di interesse qualche indicazione climatica. Vedo infatti che sei di Vittoria; mesi fa avevo un pò osservato i dati climatici della stazione meteo di lì e avevo notato che praticamente il gelo è assente, e purtuttavia l’escursione è forte, con massime decisamente alte anche d’inverno (come è ovvio per la latitudine), ma una forte inversione notturna con possibilità di raffreddamento più che in ciò che usualmente avviene nelle aree costiere o pianeggianti della Sicilia. Inoltre da un forum di meteo-cultori risultava che in alcuni areali dell’agro di Vittoria il gelo non era poi insolito, anzi per inversione si verificava per alcune notti all’anno seppure rimanendo ovviamente entro certi limiti. Per questo volevo sapere qualcosa delle tue specifiche condizioni, la locazione (urbana o non) del tuo giardino e dunque se in effetti ti capita di vedere gelo e quanto spesso.
Grazie !
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Ciao Tamarindo, per la domanda che poni in merito alle possibilità in rapporto alla tua zone climatica, sarebbe utile fornire dei dati in più (paese, altitudine, distanza dal mare, etc) cosicché qualcuno nel forum possa cercare di consigliarti. In generale, ovviamente, sei in una delle zone più favorite d’Italia, condizioni specifiche a parte.
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Caro Caio, non ho capito bene cosa vuoi dire quando scrivi:
“qui dalle mie parti, se arrivi a riscontrare le temperature a circa 600 mt di altitudine noterai delle minime che molto si avvicinano al medio-nord italia, quindi paragonare le minime della mia zona a circa 200 mt di altitudine, con le tue a quasi 600 mt. la dice lunga”.
A parte questo, chiedevo dei limoni non per cercare nuove varietà (ne ho abbastanza piante), ma solo per continuare il nostro precedente ragionamento. Come dici tu si nota subito che il portainnesto è più resistente, questo avviene sempre perché se l’ospite viene freddato, l’altro ricaccia sotto il punto d’innesto, ma non so se in base alle zone in Italia nella vivaistica si lavora su portainnesti diversi.
Buona serata e grazie ancora!
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Scritto Da – iyared on 24 Ottobre 2009 19:20:52
Grazie Caio, non uso mai ormoni radicanti infatti. Pensavo di provare ora e tenere riscaldato, anche se immaginavo che la cosa migliore sarebbe in primavera. Grazie ancora
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Caro Caio, risposta dettagliatissima, grazie ! Sì in effetti starei ore a parlare di queste cose.
Qui come ovviamente saprai i limoni sono in grande produzione nelle piane; poi a pochi km da me c’è la famosa riviera dei cedri, attorno a Diamante. Da qui le comunità ebraiche importano i cedri da piante non innestate per la festa delle Capanne, da quando, dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d. C., Ebrei arrivarono sul territorio e ne iniziarono la coltivazione approfittando del clima molto simile all’area costiera di Israele.
Perciò qui da me, lungo le coste, generalmente non ci sono problemi neppure con piante come il mango. Il punto è che però quando si va salendo in altitudine ad un certo punto un pò di freddo lo si incontra; anzi, secondo me è già davvero notevole che a 560 m di altitudine, che sono abbastanza, io riesca comunque a coltivare gli agrumi e diverse subtropicali !
A parte questo, le temperature che ho riportato sono sicure, comunque nel mio caso può esser dipeso semplicemente dal fatto che le piante erano piccole, d’altra parte i limoni sono ben diffusi anche a quest’altitudine un pò in tutti i giardini. Ciò non toglie che è significativo che le tue piante abbiano resistito a -7 gradi; tanto piùche i dati che mi hai riportato per il 2008 evidenziano che le minime assolute sono più basse da te che non qui (anche se le medie mi sembrano tutto sommato simili). Questa cosa mi fa pensare, ma qui chiedo l’aiuto degli esperti, quanto segue: paradossalmente forse proprio per il fatto che qui in genere i limoni non vanno incontro a problemi climatici, è possibile che i vivai acquistino selezioni varietali senza orientarsi alla risoluzione di questo problema (problema che poi subentra, appunto, solo quando l’altitudine si fa consistente). D’altra parte è possibile che in aree che come dicevi tu si ritengono tradizionalmente più a rischio la vivaistica lavori già con il problema in mente e dunque acquisendo le selezioni giuste. Non so se i portainnesti impiegati sono gli stessi.
Grazie di nuovo e ciao
“E’ improprio credere che si potrà mai sosituire il lavoro agricolo, un sacro compito graziosamente conferito da Dio all’uomo quale fonte del suo benessere e fondamento della sua prosperità”. (Haile Sellasie I, Re dei Re d’Etiopia)
Scritto Da – iyared on 24 Ottobre 2009 00:01:53