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Ciao Pietro e a tutti ,
Non ho potuto ancora leggere l’articolo, ma lo farò al più presto. Intanto però mi sorgono delle domande, probabilmente molto ingenue per la maggior parte di voi. Vi sarei molto grato se poteste aiutarmi a sciogliere alcuni dubbi. Spero che questi dubbi possano permettere una riflessione sintetica sulla tematica delle zone USDA.
Perché mai, non si potrebbe usare il sistema USDA in Italia? (non dico che cambierebbe la vita dell’acclimatatore, ma potrebbe essere un’indicazione tra le tante, un punto di partenza, come dice Pietro)In effetti il rischio esiste sempre, negli USA e altrove.
Se penso che negli Stati-Uniti, questo sistema è applicato da nord a sud, da est a ovest in zone climaticamente estremamente diverse l’una dall’altra. Ci sono zone 9 in California, in Florida, in South Carolina, in Arizona, in Texas ecc…..e zone 7 e 8 in regioni climaticamente ancora più diverse…..
Senza pensare poi che ogni signolo Stato americano ha delle dimensioni notevoli e che ad esempio nella stessa California a parità di zona USDA vi possono essere grandi differenze di clima. Ci sono zone con estati torride ed altre in cui le estati sono molto fresche.
Eppure lo usano (non tutti, ma molti). E anche gli Inglesi usano questo sistema e non hanno nessun problema a decretare Londra come zona 9a.
Perché non applicarlo in Italia, pur senza apprensioni o illusioni eccessive? Ma in tal caso l’enorme lavoro necessario alla sua concretizzazione giustifica il risultato?
E come dice Domy, i dati della maggior parte delle stazioni meteo ufficiali
permettono di fare un lavoro che sia utile a chi fa acclimatazione spinta?, dunque spesso non nelle sfavorite “pianure aeroportuali”?
E come si calcolano le zone? Come si usano?
Vorrei farvi partecipi di alcuni miei dubbi.
1)Il periodo di calcolo dev’essere di 30 o di quanti anni?
2) Da quando far partire questo calcolo?
Da un anno standard per tutti ad esempio 1960/1990 e poi nel 2020 si farà l’aggiornamento delle zone sulla base del trentennio precedente? Una cosa così? Oppure ognuno calcola il trentennio o il periodo che vuole, partendo dal punto di sua scelta?
3)E per quanto riguarda il calcolo? Una zona è considerata 9a se facendo la media delle minime annuali assolute si ottengono valori compresi tra -3,8°C e -6,7°C. E questo che viene prescritto dal dipartimento dell’agricoltura americano?
Se è così questo scarto già permette un certo margine di manovra a parità di zona o sottozona. O mi sbaglio?
4) Una volta che si è inserito la propria località in una zona, bisogna andare a vedere quali sono le piante indicatrici previste per quella zona?
Nel sistema ufficiale queste piante indicatrici sono scelte in funzione della loro capacità di vivere in tutte le varietà di climi di una zona USDA data?
Quali piante indicatrici usare?
Di solito la letteratura più accreditata, che uso fa di queste zone?
Per quanto riguarda “Gardenia”, ricordo cha tempo fa, avevano fatto delle cartine climatiche regione per regione ( con il sistama classico delle piante indicatrici) e dando spiegazioni interessanti sulle possibilità concrete di acclimatazione. All’epoca fu per me un punto di partenza molto apprezzato.
Bene per ora mi fermo qui, salutoni a tutti,
Gabriel
Ciao Daniele,
può darsi benissimo, ma devo confessarti che i Raphis li conosco veramente poco. Mi ricordo però che Pietro mi aveva insegnato che un segno distintivo tra excelsa e humilis sono le estremità dei segmenti. Il primo ha le estremità acuminate, il secondo le ha più ottuse.
tanti saluti,
Gabriel
Ciao a tutti,
anch’io penso come Giuseppe.
Gabriel
Ciao a tutti
– Caro Domy,
ti ringrazio per le gentili parole. In effetti non mi sembra sia successo mica nulla. Abbiamo solo delle idee divergenti (e neanche più di tanto). Ma questo secondo me è assolutamente normale e discutendo con garbo, rispetto e magari anche un ogni tanto le divergenze possono offrire spunti interessanti ed essere uno dei tanti piaceri della vita. Alla fine penso che se il discorso interessasse davvero, la partecipazione ci sarebbe. Non vedo perché non dovrebbe esserci. Il posto non manca
Anzi era l’occasione per introdurre nuovi elementi di discussione.
Le colture effettuate in luoghi interessati dalla Corrente del Golfo mi sembravano e mi sembrano essere gli esempi più chiari per esporre la mia idea secondo cui, per valutare le possibilità “colturali” di un clima occorre un’ insieme di criteri il più possibile diversificato e completo. Ma avrei potuto anche scegliere anche altri esempi.
Quanto all’esempio del Mais è interessante, ma come applicare questo sistema alle nostre colture?
– Carlo, grazie mille per queste considerazioni sui criteri da usare e grazie mille anche per le informazioni specifiche concernenti i Phoenix canariensis ( per i quali nutro una passione mica da ridere ).
Salutoni a tutti
Gabriel
Ciao Domy e a tutti ,
Domy e tutti :
Guerra di trincea?
Spero tu non abbia avuto seriamente questa impressione. Sono veramente sorpreso di questa interpretazione della discussione e spero non si riferisca a me.
Ma se veramente fosse il caso, vorrei scusarmi di cuore con tutti voi, e vi posso assicurare che le mie intenzioni erano veramente opposte a qualsiasi tipo di guerra.
Pensavo che la discussione fosse interessante e speravo nella partecipazione di chi ne sa molto più di me. Mi dispiace veramente se è stata noiosa, e se ha allontanato altri partecipanti.
-Corrente del Golfo.
Non solo riminescenza scolastica
ma a dire il vero non capisco bene che cosa tu voglia dire.
Non vorrei insistere ma se avrai la bontà di spiegarmi che cosa intendi con “temperatura media minima richiesta per quella coltura” te ne sarei molto grato.
– Carlo
le Canarie sono DA SOGNO in se stesse, non solo i magnifici Phoenix canariensis e le altre meraviglie che là si possono ammirare ( anche grazie al mitico Palmetum). E interessante notare che nonostante vi siano quasi 10°C di differenza di media annuale tra i luoghi in questione, entrambi abbiano la fortuna (seppur non nello stesso modo e con la stessa facilità) di avere queste meraviglie di piante. Ovviamente alle Canarie ancora molto più meravigliose, ma questo lo so anch’io che sono proprio un profano……..di quelli tosti E di coccio per di più….
Cosa pensi invece,se posso, dell’uso dei “gradi giorno” in ambito acclimatatorio e degli elementi di discussione sollevati?
-Lilo
Penso proprio che lo si possa dire. In ogni caso il confronto con Catania è molto interessante, anche se io non ci avrei mai pensato, tale e tanta è la differenza tra i due climi. Ciò che avevo tentato di proporre era invece di considerare che in certe zone ad esempio della Francia meridionale, Italia settentrionale o centrale, vi sono dei luoghi con medie annue più alte ( ma non come quelle di Catania) di quelle francesi o inglesi citate, ma con un capacità minore di accogliere piante sensibili al gelo e in molti casi al freddo.
Questo per dire che se può essere molto interessante valutare la complessità dei climi tramite medie annuali, per capire le potenzialità delle varie zone bisogna secondo me scomporre i vari elementi.
Inverno:
-medie delle minime, e delle massime.
-soleggiamento
-intensità del gelo
-giorni di gelo
-durata del gelo
-frequenza di ondate di freddo intenso.
– Estate:
-Medie delle minime e delle massime
-frequenza di temperatura sopra i 20°C,25°,30°C ecc…..
-soleggiamento
ecc…..
-Pietro
Concordo su tutto.
Cordiali saluti
Gabriel
Grazie mille Maurizio per queste informazioni molto interessanti.
Gabriel
Ciao Domy ,
Ti ringrazio per questo tuo dissenso che mi permette, spero, di di esporre con maggior efficacia il mio pensiero e che questo tuo intervento possa far riprendere questo argomento che si era un po’ arenato.
Rispetto a quello che hai “quotato” del mio messaggio, ho solo voluto dire che secondo me, vanno distinte (ovvero non mischiate) le medie delle minime dalle medie delle massime. Questo permetterebbe di capire meglio la mitezza o la continentalità di una zona. Avevo fatto in quel messaggio l’esempio di Cannero Riviera, in cui si coltivano tradizionalmente gli agrumi senza problemi, che secondo il sistema dei gradi giorno, appare più fredda di zone in cui gli agrumi non si possono coltivare o comunque non in modo duraturo. Da qui la mia idea di prendere in considerazione le minime e le massime in modo separato.
Il sistema USDA permette di occuparsi delle medie delle minime (seppur con i limiti che avevo esposto) Sarebbe interessante anche un sistema che si occupasse delle medie delle massime o della medie annue.
Rispetto a quanto dici qui di seguito
[/quote]
una pianta comunque ha la capacità di sopportare una temperatura di picco di minima al disotto della sua tolleranza; invece probabilmente soccomberà se si trova con delle temperature medie sistematicamente inferiori alla temperatura media minima richiesta per quella coltura.
Domy, ma qual’è la temperatura media minima richiesta per un Phoenix canariensis ?
In Bretagna ci sono dei Canariensis da sogno con con una media annuale di 10-11°C. Ci sono invece delle zone che hanno delle media annuali di 13° o 14° , come in certe zone d’italia centrale o settentrionale o in francia meridionale dove i canariensis hanno vita molto più grama, se ce l’hanno.
E anche se volessimo parlare della temperatura media minima delle minime (assolute annuali o semplicemente annuali), il discorso non sarebbe neppure qui così chiaro.
A seconda di come è composta una serie di una media, puoi avere dei risultati molto diversi. Ci può essere una zona dal clima molto costante, con più o meno sempre le stesse minime annuali, ed altre zone più esposte che possono avere grandi scarti ed irregolarità nei valori minimi.
Per questo ci vuole molta prudenza nell’interpretazione in concreto di un dato ottenuto da medie.
Comunque ripeto l’essenziale del mio messaggio, preso nel suo contesto che era quello dell’uso dei gradi giorno, è che questo sistema secondo me è debole per i nostri fini, perché non scinde le medie delle minime, dalle medie delle massime, ed in questa misura, secondo me foriero di risultati alquanto fuorvianti. Una considerazione separata di questi due criteri invece potrebbe essere utile.
Se ho capito bene, secondo te il problema dei gradi giorno non è quello di “mescolare minime e massime”
Saluti,
Gabriel
Ciao Pietro, Ale e a tutti,
Penso anch’io che sia molto importante fare un lavoro del genere considerando con grande attenzione i rischi evocati da Pietro. Senza questa cura, il lavoro darebbe dati in gran parte fuorvianti.
Per quanto riguarda l’assenza di danni, trovo che anche questa eventualità sia degna di nota, specialmente nei casi in cui questo risultato non sia scontato a priori (a qualcuno potrà sicuramente essre utile, direttamente o indirettamente).
La griglia proposta ( ansiosa di essere migliorata ) vorrebbe essere un primo elemento di discussione al fine trovare un sistema che limiti i rischi di una fuorviante valutazione e registrazione dei dati.
Mi pare che gli esempi che si possono trovare sul link che ho mandato nel messaggio predecente ( poi andare su “banque du froid” ed in seguito cliccare “palmiers”), indicano un modo di procedere, in gran parte atto alla bisogna.
Penso soprattutto, che in un modo o in un’altro, sia molto importante parlare di questi temi, con molta attenzione e cura.
Gabriel
Ale,
mi sa che qui siamo solo noi gli “appassionati” del freddo
Ecco un link francese ( vecchio sito dei fous des palmiers) con dati che mi sembra possano interessare.
http://www.chez.com/palmiers/index.htm
Gabriel
Ciao Pietro e a tutti,
Grazie mille per queste chicche! Anche a me piacciono molto queste “trasmissioni”
Spero ci sarà presto un’altra puntata , magari con un’altra “primadonna”
Gabriel
Grazie Ale,
in effetti nel limite del possibile sarebbe utilissimo illustrare i danni con delle foto.
Gabriel
Ciao Gabrixx,
dovrebbe trattarsi di ragnetto rosso. In questi casi, si dovrebbe assicurare maggiore umidità alla pianta, annaffiandola regolarmente secondo i suoi bisogni e soprattutto vaporizzandola abbondantemente (anche sotto le foglie). Se puoi spostare la pianta in un luogo con condizioni più idonee(in ogni caso non caldo/secco), sarebbe ancora meglio.
Gabriel
Ciao Maurizio e a tutti,
ho scoperto il tuo magnifico sito e la tua impressionante Collezione! Rispetto alla lista delle temperature minime inserita sul tuo sito, vorrei chiederti se ci si riferisce ai limiti di sopravvivenza delle parti aeree, oppure ai limiti entro i quali la pianta può rigenerarsi dalle radici.
Finora ho avuto solo P. caerulea in giardino, ma molto a malincuore ho dovuto estirparla perché diventata estremamente infestante. Si era disseminata in un modo impressionante( nella fase più giovanile da vedere era come prato). Se lasciata andare il legno si attorcigliava ad altre piante stritolandole . A distanza di 3 anni dall’estirpazione di tutte le piante adulte, vi sono sempre piantine che spuntano. Data però la bellezza per me notevolissima di queste piante, mi piacerebbe coltivarne ancora, ma di specie o ibridi (sterili?) non invasive nel mio clima. Il giardino si trova a Lugano.
Vorrei anche chiederti se hai conoscenza di esperienze “passifloricole” nella zona dei laghi?
Tanti saluti,
Gabriel
Ciao a tutti,
Mi dispiace Orazio per i danni alle tue piante.
Anche qui a Lugano abbiamo avuto un repentino ritorno di freddo con delle temperature minime intorno a -1°C.
Mi associo alla proposta di Ale concernente un “post” specifico riguardante temperature e danni da freddo.
Gabriel
Perfettooo
Ale
Ormai ti tocca , inaugurare l’iniziativa, inserendo il primo post ( immagino nella sezione palme e cicadee, se ho capito bene quello che si era detto in precedenza)
Gabriel
Gabriel
Ciao Ale e a tutti,
Si trovo anch’io ottima la tua griglia. Si potrebbe usare questa, e anche Daniele il promotore sembra entusiasta
Gabriel
Ciao a tutti,
Eh eh Pietro
Chissà perché sei stato tirato in ballo ? Ma perché quando si ha la fortuna di essere su un forum sul quale partecipa un hypermegaespertissimo come te, si spera sempre di poter (immeritatamente è vero) beneficiare di qualche suo parere e consiglio.
Comunque è fuor di dubbio che a Daniele, il promotore dell’iniziativa, spetta la messa in opera concreta della sua idea nel modo che riterrà più opportuno, in modo che si possa cominciare con il lavoro. Dal canto mio non ho certo fretta, penso che i miei primi dati con questo sistema arriveranno tra un po’ perché finora non avevo mai registrato i dati di germinazione, e i risultati delle prossime semine non sono certo per domani .
Gabriel
Ciao Ale
Concordo rispetto alla “data di pretrattamento”. In effetti se c’è già la data di semina, è sufficiente mettere la durata in giorni del pretrattamento.
Rispetto alla semina in interno o all’esterno, credo che ognuno farà le sue scelte. Nel caso della semina esterna sarà la località e dunque il tipo di clima a dare le indicazioni (certo meno precise, ma fa parte di quel tipo di metodo, ed anche i risultati vanno poi considerati in funzione di questo). Se poi si vorranno e potranno dare indicazioni più precise, lo si potrà fare sempre sotto “osservazioni”.
Secondo me non è tanto il sistema di germinazione che dobbiamo elaborare, ma il modo con cui i dati vengono registrati.
La cosa importante secondo me, è che si capisca da queste registrazioni, il modo in cui si è operato ed i risultati ottenuti.
Più il sistema di raccolta dati è ampio, più le esperienze di ognuno (spero molto varie tra loro) potranno trovare un’adeguata registrazione.
E ovviamente ognuno riempirà queste “griglie” come potrà e vorrà.
Al momento di riassumere i dati, si vedrà poi come fare, per renderli praticamente fruibili.
Ci siamo quasi…. secondo me non rimane che l’intervento risolutore di Pietro al quale mi sottoporrò senza batter ciglio
Gabriel
[/quote] 🙂
Ciao Orazio,
Per quanto riguarda la semina all’esterno, si potrebbe semplicemente aggiungere nelle “osservazioni” la menzione “esterno” e la località (comune, provincia) in cui la semina à stata realizzata. Dalla data di semina a quella di emissione fogliare si capirà in che stagione e grosso modo a quali condizoni di temperatura ed umidità i semi sono stati sottoposti.
Secondo me tocchi anche un’altro punto molto importante, ovvero la confrontabilità dei dati. A mio parere però, la libertà di operare con pluralità di metodo, nel tentativo di trovare la soluzione più efficace, o comunque un ventaglio ampio di soluzioni, è forse da preferire all’omogeneità operativa (Ma forse ho frainteso il senso del tuo messaggio).
Nella tabella riassuntiva si potrànno comunque probabilmente classificare e “mediare” i risultati a seconda delle tipologie di metodo usato, e se proprio non si potrà fare a causa dei molti metodi applicati, la tabella potrà menzionare i risultati più rapidi, più lenti e quelli mediani. Per il dettaglio si potrebbe sempre andare a vedere i “post” di ogni specie.
Gabriel
Ciao Pietro,
che splendore la tua cocoides e grazie mille per tutte queste interessantissime informazioni! E impressionante una tale crescita dopo soli 6 anni di piena terra e complessivamente 8 anni di vita. E che adattabilità! Chissà se questa magnifica palma diventerà una presenza familiare nelle zone più miti d’Italia. Immagino che potrebbe vivere bene anche nelle zone più miti della Riviera ligure. Dalle mie parti invece sarei già molto contento delle torallyi e sunkha.
Gabriel
Ciao Pietro e a tutti,
Concordo assolutamente che la menzione della data non è essenziale ma è stata comunque messa, per le evenienze in cui il pretrattramento si protraesse per un certo tempo. Questo dipende comunque dalle modalità adottate da ogni singolo coltivatore e può durare anche 2,3 o più giorni (ad es. in caso di bagno in acqua calda con sostituzione regolare dell’acqua oppure ancora più a lungo in caso di shock termico su un certo periodo). Dando la possibilità di mettere la data si fornirebbero automaticamente anche i dati di queste queste eventuali situazioni.
Concordo assolutamente anche sul fatto che sarebbe soprattutto importante indicare il tipo di pretrattamento. Anche qui a mo’ di esempio si potrebbe forse immaginare la seguente “voce”:
Data e/o tipo di pretrattamento:
In caso di pretrattamento seguito immediatamente dalla semina si potrebbe omettere la data.
Per il tipo di pretrattamento si potrebbero immaginare le seguenti abbreviazioni convenzionali:
A. : Bagno in acqua
S.T.: Shock termico
S. : Scarificazione
T.C.: Trattamento chimico
Ma forse tutto ciò è troppo laborioso e potrebbe essere spiegato più spontaneamente nella voce “osservazioni”:
Gabriel
Ciao a tutti,
Alla luce di tutti gli interventi ed in riferimento all’ idea di Pietro, secondo me ottima, si potrebbe immaginare di usare il sistema dei post per ogni singola specie, magari con alcune “voci” specifiche da definire, e poi inserire una tabella riassuntiva aggiornabile di questi dati. Se tutti fossero concordi su questo non resterebbe che cominciare a definire le “voci” dei “posts”. A mo’ di esempio:
Data di raccolta/ricezione dei semi:
Data di pretrattamento :
Data di messa a dimora :
Data della prima emissione fogliare:
Tempo necessario in settimane :
Percentuale :
Temperatura :
Umidità :
Substrato :
Osservazioni :
Devo dire che per me questo modo così sistematico è un po’ una novità, di solito ho una visione forse un po’ troppo “romantica” 🙂 ovvero non registro mai i dati del procedimento di germinazione, ma grazie a queste vostre idee e sollecitazioni mi rendo conto che può essere una cosa interessante.
Gabriel
Ciao Pietro,
come sempre grazie mille per le meraviglie che ci fai scoprire! Tra le tantissime altre cose sei un “talent scout” delle piante 😀
Ma per ritornare alla Canna in questione, la rusticità dichiarata del rizoma la rende molto interessante per molte zone italiane.
Il fiore è molto “tropicaleggiante”
Gabriel
Grazie mille Caio! Spero provvedano presto ad eliminare l’esemplare, al fine di evitare altri problemi. Se poi mi dici che è vorace di Trachycarpus è proprio un disastro, perché da noi crescono come l’erbaccia, veramente dappertutto,sempre e comunque e la diffusione del rincoforo sarebbe dunque estremamente facilitata.
Saluti,
Gabriel
Saluti,
Gabriel
Ciao Silvana,
Benvenuta!
Sono anch’io arrivato da poco e non sono un’esperto né in piante né del funzionamento di questo forum, ma credo che per inserire delle foto si debba prima averle su un album in rete e poi fare copia e incolla con l’indirizzo della tua foto, sul messaggio che “posti” su questo forum. Per la Ruttya sono troppo ignorante in materia, ma sicuramente qualcuno degli esperti del forum ti saprà dire di tutto e di più,
Gabriel
Ciao Ale e a tutti,
questi nostri post teoricamente dovrebbero proprio cercare di trovare un modo per fare una banca dati 🙂
Allora cosa si fa? Singoli post tematici per ogni specie? Se si con quali “voci”?
Si fanno tabelle? Ognuno la propria come hai fatto tu Ale (complimenti è molto bella) e la si mette in rete? Con suddivisioni comuni? Se si quali?
Si fa una tabella unica con dati medi? O una tabella unica in cui ognuno può inserire i propri dati?
Oppure parlare a ruota libera un po’ come si fa ora, ma magari facendo signoli post, dove ognuno racconta le sue esperienze, specie per specie?
Gabriel
Ciao a tutti,
Vorrei ancora aggiungere alcune “voci” alla mia proposta:
Numero di semi piantati:
Numero di plantule ottenute ( a un mese dalla prima plantula ottenuta):
Gabriel
Ciao Caio,
grazie di queste informazioni. Parlando con il responsabile degli spazi verdi di Locarno, pare si possa escludere la Paysandisia, in quanto nessuno dei giardinieri spesso presenti nella zona in questione ha mai visto la farfallona che tanto ci fa preoccupare. Quanto alle essudazioni, confermi i miei timori riguardo al rincoforo. Un dato che mi ricordo di quella palma, è che l’autunno precedente il deperimento, la chioma era perfetta, ma non ci fu fruttificazione. Nella primavera precedente il deperimento, non ci fu emissione di nuova vegetazione. Possono essere fatti indicativi? La soluzione è bruciare l’esemplare il più rapidamente possibile vero?
Interessante quanto dici sul Chamaerops. Sotto la Jubea deperita, ve n’è un esemplare, apparentemente in buonissimo stato.
Intanto faccio anch’io gli scongiuri,
saluti Gabriel
Ciao Pietro,
A me piacciono sia la tua idea sia quella di Daniele.
Nel sistema di Daniele, la cosa importante, sarebbe di avere alcune “voci” uguali per tutti.
Faccio un esempio.
Genere, specie, varietà:
Data di raccolta/ricezione:
Data di pretrattamento:
Data di messa a germinazione:
Data della prima emissione fogliare:
Temperatura:
Umidità:
Substrato:
tipo di pretrattamento:
Mezzi utilizzati:
Osservazioni:
Ecco la mia proposta
Gabriel