Forum replies created
Ciao a tutti,
Grazie mille Pietro, per queste notizie storiche molto interessanti ed affascinanti. Spero in una prossima puntata . Le foto sono utilissime per distinguere le 2 specie.
Gabriel:-)
Ciao Paolo,
Anch’io l’ho fatto, ma il trapianto delle piantine non ha dato buon esito. Avevano 3/4 anni. Ho sentito anche altri casi del genere. Stessa cosa con Jubea.
Gabriel
Ciao Pietro e tutti ,
All’utlima pagina di oguno dei documenti “linkati” vi sono i dati concernenti le temperature minime assolute dal 1985 (e molto altro) di Lugano (276m s.l.m. e Locarno-Monti 366m s.l.m.)
I mesi che vi ho “linkato” sono novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo.
http://www.ti.ch/DFE/USTAT/NOTIZIARIO/comunicati/2008.01.pdf
http://www.ti.ch/DFE/USTAT/NOTIZIARIO/comunicati/2008.03.pdf
http://www.ti.ch/DFE/USTAT/NOTIZIARIO/comunicati/2007.09.pdf
http://www.ti.ch/DFE/USTAT/NOTIZIARIO/comunicati/2007.10.pdf
http://www.ti.ch/DFE/USTAT/NOTIZIARIO/comunicati/2007.39.pdf
Sono dati pubblicati dall’UFSTAT, forniti de Meteosvizzera ( organo ufficiale di meteorologia svizzero).
Per Locarno (196m s.l.m.) sono plausibili i dati di Lugano con correzione di 0,5°C a favore di Locarno
per tenere conte della minore altitudine.
I dati di Lugano sono rappresentativi per la maggior parte delle zone a Lago della città (da Cassarate a Gandria le minime sono un po’ più alte e in zona Paradiso un po’ più basse) e per la zona più urbanizzata. Per le zone collinari di Lugano in caso di tempo perturbato da 0,5°C a 2°C in meno, in caso di inversione termica, equivalente o migliori fino a 2°C. Nelle zone a nord della zona a pianura della città si possono avere fino a 3°/4°C ( fino a 9° per l’aeroporto di Agno) di scarto sfavorevole in caso di inversione termica (cielo sereno, senza vento) e temperature omogenee o superiori in caso di tempo perturbato.
Spero di non aver annoiato troppo con tutte queste informazioni.
Gabriel:-)
Grazie Pietro,
avevo inteso che fosse l’esperienza solo di “alcuni”, ma ho fatto riferimento alle minime assolute, perché personalmente mi dice comunque di più e per evitare ogni rischio di ambiguità .
Per delle piante da clima temperato come Phoenix canariensis, Butia capitata, ecc… ovvero piante che non hanno esigenze tropicali o subtropicali, il fatto di vivere in posti con delle medie mensili molto alte a parità di minime e di durata del gelo rispetto è veramente un vantaggio, rispetto alle stesse specie in climi dagli inverni temperati freschi?
Penso ad esempio ai frequenti danni a Phoenix canariensis o Washingtonia nel nord o centro della Florida…. Oppure penso al disastro dell’85/86 in cui i danni gravi, le defoliazioni o addirittura le morti, a parità di minima, ci furono nei luoghi in cui le temperature erano alte e le piante in piena vegetazione (esempio certe zone del sud-est o sud-ovest della Francia) rispetto ad altre zone in cui si sono salvate ( Nord ovest della Francia). Non sto confrontando globalmente queste regioni, ma le ho citate per fare un esempio puntuale di una dinamica in cui un gelo intenso è preceduto da temperature molto alte. Queste situazioni sono abbastanza frequenti in certe zone del nord e del centro della Florida.
Dico questo anche in termini generali, per invitare i partecipanti tutti a specificare, se possibile, a che luoghi ed a quali esperienze la letteratura citata, o a cui si fa allusione, fa riferimento.
Gabriel
Ciao ffeeddee, Caioe a tutti
Strano anche da me le plantule tengono perfettamente e non sembrano minimamente disturbate nemmeno dalla neve. Devo dire che sono plantule nate e cresciute in situ, da semi di esemplari adulti della zona (tra cui anche quello di Locarno probabilmente attaccato dal rincoforo).
Saluti,
Gabriel
Grazie Pietro,
Che dire? E molto interessante, e che rusticità ! Se capisco bene è immaginabile che possa sopportare punte di -5°/-&° e magari anche fino a -10°C? Mi piacerebbe usarla come tappezzante
Gabriel
Si Pietro ho notato che non hai fatto la temuta riduzione, mi aspettavo già un sonoro 8a/7b Per fortuna sei stato magnanimo sennò mi avresti fatto venire l’ansia:-) e la paura di piantare anche gli oleandri e soprattutto correrei il rischio di diventare collezionista di laurocerasi e forsizie ( con tutto il rispetto per queste belle piante ). Comunque se fosse proprio necessaria, capirò, capirò…
In ogni caso, se qualcuno volesse altri ragguagli sulle coltivazioni delle zone dei laghi vi consiglio i siti seguenti:
il sito di Gian http://www.gardapalme.it
e le foto di Christian Gianinazzi, botanico e ricercatore.
http://community.webshots.com/user/christian_g
Naturalmente per quel poco che so, sono sempre a vostra disposizione.
Gabriel
Caro Pietro,
Volevo scusarmi per non averti nemmeno ringraziato per il calcolo che hai fatto per la stazione di Agno. Anche se non rappresentativa si tratta pur sempre di dati e di un’elaborazione molto utile.
Per quanto riguarda la classificazione 8b, per Lugano, visto che si vuole operare all’insegna di una certa prudenza mi sembra plausibile. Questo escludendo i microclimi più favorevoli ( ma in un territorio come il nostro non sono percentualmente poco significativi…..) e comunque penso che altre località dei laghi possano avere classificazioni superiori. E poi c’è il problema dell’acclimatazione e di certi matti come me ( al di sotto di zona 9a non guardo nemmeno )
Gabriel
Ciao Pietro,
credo proprio che non ci basiamo sulle stesse stazioni. Nel 2005 la stazione ufficiale (che non è nella migliore situazione in assoluto) di Meteosvizzera dava una punta di -5,6°C, altre stazioni nelle zone più sfavorite -7°/-8°C ( quelle più favorite -4°C) , e -10°C all’aeroporto di Lugano-Agno (la stazione che intendi tu) che a Lugano non è per nulla, ma in una zona completamente al di fuori della città , assolutamente non limitrofa e notoriamente (per noi) sfavorita. Non ha le caratteristiche tipiche della città di Lugano (nemmeno latu sensu) e rappresenta l’eccezione in negativo. E un po’ come confondere l’aeroporto di Firenze con la città di Firenza. Per Agno si tratta di un’ insieme di microclimi sfavorevoli ( una pianura in una conca geliva o Tahlkessel come dicono i tedeschi) , che ha forte impatto sui giorni di gelo e sulla sua intensità e sulla calura estiva spesso insopportabile. E proprio una zona da aeroporto, o industrie…. Sono molto sorpreso che sia 8b/9a, pensavo molto meno. A dire il vero non l’avevo nemmeno considerato nelle zone meno miti, perché ripeto è proprio l’eccezione non rappresentativa delle zone lacustri, la zona in cui tutti eviterebbero di piantare delle esotiche. Sulla base di questo posso tranquillamente affermare che la città di Lugano è incomparabilmente migliore (il comune in senso stretto, le zona della cintura urbana e anche oltre) e ora mi sento molto più confortato a ritenerla 9a (seppure non voglia essere radicale in questo). Quello che mi preme è che non si confondano situazioni che non possono essere confrontate.
Proprio qualche tempo fa, discutevo di questo microclima sfavorevolissimo dell’aeroporto di Agno ( questo il nome della località ) con un associato del centro metorologico lombardo che mi confermava come questo clima non potesse assolutamente essere considerato rappresentativo della città . Se vuoi ti mando in privato la mia corrispondenza con questa persona. Spesso anche i tedeschi o altri sono ingannati da certi siti meteo che sotto menzione “Lugano” danno i dati dell’aeroporto di Agno, e si fanno illusioni pensando che la vegetazione di Lugano (quella vera ) riesca a sussistere con la situazione climatica di Agno ( che loro pensano essere Lugano)
Tanti saluti,
Gabriel
Ciao Gabriel,
ho fatto un pò di conti sui dati ufficiali della stazione meteo di Lugano (LSZA 67700), non per sfiducia, ma per essere certo che ci si riferiva a dati confrontabili. Applicando alla lettera il metodo USDA si ricava una media delle temperature minime estreme annuali nel trentennio 1978-2007 di -6.6, quindi al confine tra 8b e 9a. I valori più bassi sono distribuiti abbastanza uniformemente nel trentennio (-11 nel ’91, -10 nell’85 e ’05, -9 nell’86, ’01 e ’02); in alcuni inverni le minime si sono mantenute costantemente sotto lo zero per molti giorni. Sulla base anche del comportamento delle specie da te citate, direi che in linea generale (escludendo quindi paricolari microclimi) si possa parlare di una zona 8b con possibilità di coltivazione di specie marginali della zona 9a in posizione riparata.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
[/quote]
Ciao Pietro
Devo dire che non è facile da stabilire.
Se mi baso sulla letteratura europea, e su quella che fa riferimento a esperimenti in zone miti (Costa Azzurra come andamento estivo più caldo) e dunque non molto calde (queste ultime che una volta si chiamavano temperate calde e/o subtropicali) direi senza troppi problemi 9a (margine medio per le più miti in assoluto e 9a margine freddo per le molto miti), 8b fino a 8a ( margine caldo) per le mediamente e meno miti. Questo tenendo conto
1)delle popolazioni selvatiche di piante sensibili al freddo,
2)della presenza di Phoenix centenarie che hanno dovuto subire più neve di quelle di altre regioni (per cui la mitezza e altre condizioni, ad esempio inverni molto soleggiati e di solito aridi,mostrano qui la loro importanza). Il semplice gesto di legare le foglie aumenta enormemente le possibiltà di presenza sul territorio. E nulla o quasi ha a che vedere con le temperature.
3) Contesto storico regionale:Conoscenze di cura inferiori e delle scelte più drastiche nell’eliminazione di esemplari colpiti da eventi climatici eccezionali. Oggi secondo me se ne recuperebbero di più. Il bilancio tra superstiti e caduti oggi sarebbe diverso.
4) la presenza molto convincente di alcune piante (termometriche ) delicatissime, da lungo tempo, seppure coltivate in modo statisticamente insufficiente.
5) minima assoluta 85/86
Lugano:- 7°C, -10,7°C e più basso a seconda dei punti della città .
Locarno: -10°C e più basso a seconda del territorio.
Isole di Brissago: -8,4°C
Cosa ne pensi? Ti sembra proponibile? O è meglio correggere il tutto con 2P?
Un caro saluto,
Gabriel
Ciao a tutti,
Le piante selvatiche più caratteristiche della mia zona a seconda delle esposizioni sono.
In prevalenza Castagno, Faggio, Orniello, Bagolaro, ma anche cospicue popalzioni di Alloro, Trachycarpus, Acacia dealbata, Agave americana. In misura quantitativamente minore Nerium oleander, Myrthus communis, olea europea, Jubea chilensis( in immediata prossimità di piante adulte)
Piante coltivate,
Zone più miti:
Phoenix canariensis, Butia capitata, Washingtonia filifera e ibridi, Phoenix dactylifera ( tutte queste specie hanno superato l’inverno 85/86, ma non gli esemplari più fragili o esposti in situazioni sfavorevoli. A volte anche per la brutta abitudine di quei tempi, di non saper aspettare una eventuale ripresa), Jubea chilensis, Cycas revoluta, Erithea armata, Arancio, mandarino, Kumquat, (limone e cedro nei luoghi più favorevoli oppure a ridosso di muri e con eventuali protezioni occasionali), Aloe striatula, Aloe arborescens (in posizioni molto asciutte e protette)
Eucalyptus camaldulensis, viminalis.
Specie che seppur da esperimenti quantitativamente scarsi sembrano essere promettenti:
Parkinsonia aculeata,
Vari tipi di Sabal, Ceroxylon vogelianum, q
Aloe vera ( A Lugano, Colonia presente da 32 anni senza protezioni invernali, ma in una ” nicchia” che permette substrato quasi totalmente asciutto e muro alle apalle che enfatizza il calore del sole invernale)
Avocado, Yucca elephantipes, (Strelitzia reginae da tanti anni contro un muro esposto a sud), Dicksonia antartica, presente da 7 anni in un giardino di Lugano, mantenendo il fogliame in perfetto stato anche nella stagione invernale.
Eucalyptus a fiori rossi e rosa, Livistona chinenis, Raphis humilis, Grevillea robusta,
in alcuni microclmi particolarmente miti, Jacaranda mimosifolia, ma da pochi anni, percui non si può ancora dire….)
Zone meno miti o in cui vi è minor tradizione di culture mediterranee ed esotiche:
Trachaelospermum jasminoides, Chamaerops humilis, Cordyline australis, Olea europea,
Jasminum polyanthum, Acacia dealbata, Feijoa sellowiana, Nerium oleander ( anche le varietà abbastanza gelive e senza danni) Callistemon citrinus, Musa basjoo senza perdita di pseudotronchi, Agave americana, Agave americana marginata.
Phoenix canariensis, Butia capitata, Washingtonia vanno seguite ed acclimatate.
L’accorgimento piû importante è legare il fogliame per evitare danni meccanici in caso di neve, o permanenza di neve nel cuore. Questo rischio è molto più elevato rispetto al rischio di avere distruzioni totali causate temperature minime critiche.
Ecco per un primo e sommario “identikit”
Ciao ciao
Gabriel
Ho notato che la mia lista non era chiarissima, per cui vorrei specificare che la prima colonna riporta la zona che viene di solito attribuita dalla letteratura europea mentre la seconda riporta la zona USDA che potrebbe prudenzialmente essere attribuita alle località in cui queste piante crescono senza danni e in modo costante da lungo tempo.
Citrus medica 10a 9b
limetta 10a 9b
Citrus limon 9b 9a
Citrus sinensis 9binf.9a
Citrus reticulata 9a 8b inf.
Arancio amaro 9a 8b sup.
Phoenix canariensis 9a 8b sup.
Satsuma 8b 8b.inf.8a sup.
Kumquat 8b 8b inf.8a sup.
Nerium oleander 8b 8a
Laurus nobilis 8a 8a inf.
Olea europea 8b 8a sup.
Arbutus unedo 8a 7b
Magnolia grandiflora 8a 7b
Poncirus trifoliata 7b 7a
Gabriel
Ciao Giampiero, Pietro e tutti,
L’idea è molto buona e pertanto non poteva essere mia . E invece chiaramente di Pietro:
Ora tocca a Pietro ( “Noi si schéeerzaaa Pietrooo” come direbbe Benigni ) definire quali sono le specie note e diffuse e le indicazioni di rusticità ( a meno che il primo elenco fosse da intendere così) e a noi fornire informazioni rispetto alla presenza o assenza di queste specie sulla base della nostra esperienza.
Senza legame con questa mappatura di Pietro, alla quale collaborerò come posso, secondo quello che si deciderà ( se si deciderà ),
mi piacerebbe molto sapere cosa pensate di una classificazione basata in gran parte sugli agrumi.
A pagina 56 del libro “Gli Agrumi” di P.Spina/E.Di Martino ed. Edagricole 1991, si dice:
“Occorre però considerare il rischio delle gelate che al loro verificarsi determinano danni alla vegatazione ed ai frutti.
Le basse temperature hanno un’importanza decisiva perché conferiscono al clima un carattere limitativo per la coltivazione degli agrumi, i quali fra l’altro si presentano secondo la seguente scala decrescente di resistenza al freddo: Poncirus trifoliata, Kumquat, Satsuma, arancio amaro, mandarini, arancio dolce, pompelmi, limone, limetta e cedro.
…….
Accettando questa graduatoria ho pensato di attribuire ad ognuna di queste piante (e ad alcuni altri tipi di piante) i margini superiori di 1 zona USDA inferiore rispetto a quella di solito attribuita dalla letteratura europea (di solito guardo poco la letteratura americana).
letteratura qualificante zona it.
Citrus medica 10a 9b
limetta 10a 9b
Citrus limon 9b 9a
Citrus sinensis 9binf.9a
Citrus reticulata 9a 8b inf.
Arancio amaro 9a 8b sup.
Phoenix canariensis 9a 8b sup.
Satsuma 8b 8b.inf.8a sup.
Kumquat 8b 8b inf.8a sup.
Nerium oleander 8b 8a
Laurus nobilis 8a 8a inf.
Olea europea 8b 8a sup.
Arbutus unedo 8a 7b
Magnolia grandiflora 8a 7b
Poncirus trifoliata 7b 7a
Gabriel
Ciao Paolo,
Pensavo solo alle piante coltivate ma la tua idea di presentare anche le piante selvatiche mi sembra molto migliore. Si ha in questo modo una visione più completa.
Gabriel
Ciao Domy
[/quote]
se una pianta soccombe chi mi dice con certezza, che la causa del decesso, è proprio la temperatura minima inadeguata ?
Esatto, in caso di dubbio è un’aspetto da verificare. Fa parte del lavoro.
Ciao ciao,
Gabriel
Ciao Giampiero
Che foto magnifica! Che belle piante !
Dal momento che Pietro ha fatto il sistema empirico 2p e la classificazione delle piante, magari è meglio chiedere a lui, il problema della Washingtonia.
Comunque penso che viste le diverse premesse tra i due sistemi sia quasi impossibile arrivare a risultati anche solo leggermente univoci. L’importante per me è scegliere quale ed essere costanti nell’applicazione, di modo che giusta o sbagliata che sia la classificazione, o il sitema 2p, almeno abbiamo risultati confrontabili tra le varie località esaminate.
Personalmente penso che ci vogliano vari esemplari presenti. Un esemplare unico, potrebbe essere l’indizio di un microclima, ma andrebbe verificato un po’ più a fondo, qual’ è il comportamento (defoliazioni frequenti ecc..) dell’esemplare, la sua storia, i metodi eventuali di acclimatazione o conservazione, numero degli eventuali insuccessi con la stessa specie ……
E poi anche in caso di esperimento unico ci sono le peculiarità individuali che in certe specie, possono divergere. Washingtonia robusta come sottolineavi non è fores la pianta più affidabile come indicatrice.
Se invece ce ne fossero alcune, sia al giardino, sia nelle zone vicine allora sarebbe diverso.
Per tutti questi motivi sarebbe importante mettersi d’accordo su poche specie, che siano le più “termometricamente” precise e costanti possibili, e ci sono…..ma non lo ripeto più ……..
A seconda delle varietà il comportamento cambia moltissimo. Bisognerebbe almeno sapere quale. Di solito poi sono appoggiate a muri o a sostegni, il che rende difficile la valutazione, dal momento che non tutti i muri sono uguali, ecc….
E poi bisogna definire se si intende la soprravvivenza del fogliame oppure dei rami.
Da me, le più rustiche non pongono problemi.
Ciao ciao,
Gabriel
Grazie mille Carlo!
Starei a leggere per ore, di queste zone in cui crescono le bromeliaee, ma non la Plumeria, ecc…. Lo trovo molto utile ed appassionante. Perché gente come te, Pietro o altri, non scrivete libri di divulgazione su queste attività acclimatatorie? So che lo fate a livello scientifico. ma anche noi vogliamo la nostra parte ….
In ogni caso, non mi perderò una parola che sia su forum o libri, di queste vostre esperienze così affascinanti (almeno per me)
Quanto alla mappa, in effetti penso che non sia fatta per chi vuole spingersi al limite (o comunque a loro non può dare soluzioni), ma penso piuttosto per chi vuole sapere con un po’ più di precisione rispetto alle mappe esistenti oggi, che cosa cresce in modo affidabile. stabile e “termometricamente:-)” significativo (il più significativamente possibile) sul territorio e sulla base di queste “piante termometro” e loro classificazione ( letteratura prevalente), fare le prime riflessioni. Questo mi sembra essere quanto emerso ultimamente.
Sarà forse poco ambizioso, e non riuscirà ad andare a coprire tutti gli aspetti, ma è relativamente semplice da fare, e da comunque un’idea, fondata su fatti concreti.
Poi chiaramente si possono fare molte altre mappe, più precise, più complesse, con o senza piante indicatrici, con o senza zone UDSA.
Certo, e gli americani hanno provato a usare vari parametri con il sistema delle zone Sunset ad esempio..
A me piace molto, ma a molti no perché non universale, e non in voga nella letteratura.
Mi piace ancora di più leggere o discutere di esperienze concrete di acclimatazione, ma se si vuole mappare io ci sto per quel pochissimo che posso fare e essendo ben conscio dei limiti dell’operazione
Ciao ciao,
Gabriel
Grezie mille Giuliana per questo intervento che trovo molto interessante e utile ai fini della discussione delle zone climatiche!
Eventualmente potresti dirmi di che palme si tratta o magari mandare una foto.
In ogni caso direi che già si capisce molto di quelle regioni. Per esempio le bougainvillea a Fermo e le Brugmansie sulla riviera romagnola, la scarsità o assenza di Palme a Modena danno già delle belle indicazioni,
Avrei l’intenzione di fare un post: Le piante indicatrici della mia zona. Eventualmente se avessi voglia di continuare la discussione ti propongo di farlo in quella sede.
Grazie mille! Cordiali saluti,
Gabriel:-)
Giampiero ancora una piccola cosa, che forse può essere utile a chiarire l’uso delle zone USDA.
Il limite di -6,6°C é solo il risultato della media delle minime annuali assolute, e in una zona 9a temperature minime assolute eccezionali o comunque rare di -8°C,-9°C sono compatibili. Secondo me ci può stare Waschingtonia robusta 9a.
Capparis spinosa l’ho visto un po’ dappertutto anche in zone sinceramente molto fredde. A Berna dal clima molto rigido con molti giorni di ghiaccio supera da anni l’inverno.
Comunque come dicevo, mi adeguerò alle classificazioni scelte, e non voglio discuterle troppo per non creare confusione.
Spero solo che chi concretizzerà la scelta delle specie ne scelga poche e che spieghi su quale letteratura e come su quali criteri questa letteratura ha classificato.
Una volta chiarito questo, e con il riferimento chiaro tra la pianta scelta e la zona USDA che essa deve rappresentare, si puô cominciare l’opera di osservazione e registrazione delle indicatrici stesse.
Ciao ciao,
gaB-)
Per il Syagrus romanzoffiana mi sentirei di dire che è meno rustica di Washingtonia robusta e dunque piuttosto 9a (margine caldo)
Il suo fogliame è a rischio a partire da -5°C
Ciao Giampiero,
benvenuto in questo post e grazie mille per il tuo interessantissimo contributo.
Ti stavo rispondendo ed alla fine del messaggio ( abbastanza lungo) ho perso tutto ed ora non ho più tempo.
Comunque in sitesi,
-anch’io darò il contributo che posso, qualsiasi sia il sistema.
-Ho una preferenza per l’applicazione diretta delle piante indicatrici, senza elaborazione climatica. Penso che il fatto di usare un sistema non escluda anche la possiblità di fare altri lavori più minuziosi. Ma se cominciamo a fare quello più semplice, magari finiamo prima
-Mi piacerebbe un sistema con pochissime piante, molto note, dal comportamento molto conosciuto, e molto diffuse. Poi quel che si classifica, si classifica. basta che sia scritto chiaro in legenda
Ad es.: Pianta indicatrice Citrus limon = 8b
– L’insieme delle località fa un paese . Più tasselli abbiamo meglio sarà .
– Il sistema delle piante indicatrici è concreto, fotografabile ( e tu te ne intendi moltissimo, ho visto il tuo album, stupendo è dire nulla, complimenti), documentabile.
Per il resto ripeto, discuterò sempre volentieri di questi argomenti, ma aspetto che i Deus ex machina, decidano. Una volta che avranno deciso, cercherò di dare il mio contributo negli angusti limiti delle mie possibilità .
Salutoni a tutti,
Gabriel (zona 12b da me i Cocos nucifera sono infestanti )
Ciao Francesco e tutti,
Ma il Cocos nucifera può essere una pianta indicatrice per la Florida, non per noi
Esatto vanno capite le intenzioni di classificazione degli autori:
1) sopravvivenza?
2) prevalente assenza di danni?
3) miglior rendimento?
Benissimo, ma quale? Quello delle sue piante non decedute? O quello delle piante più comuni di cui abbiamo discusso?
Io sarei per la seconda soluzione (anche se in versione ridotta) perché trovo che una pianta indicatrice, è veramente indicatrice solo se è molto diffusa, se è da lungo tempo testata, e se ha un comportamento molto prevedibile.
Plumeria
Howea fosteriana
Washingtonia robusta
Gli agrumi,
Phoenix canariensis
Acacia dealbata
Nerium oleander
Laurus nobilis
Magnolia grandiflora
Camelia japonica
Aucuba japonica
Ovviamente sono indicatrici di una zona solo le specie che generalmente non subiscono alcun tipo di danno.
Sono d’accordo con la classificazione di Pietro (malgrado alcune perplessitä su agrumi, e qualche altra pianta) che ha il merito di creare delle zone prudenti.
Ma chissà se Pietro userà veramente le piante indicatrici oppure se usera la regola empirica 2P
Non ci capisco più niente
-Mikrotone, il sistema delle piante indicatrici vuole solo mappare o classificare una zona in base a piante presenti su un territorio in modo affidabile.
Se in un centro città una pianta indicatrice 8b dovesse per ipotesi essere presente senza problemi, in quantità , da lungo tempo ed in modo affidabile si potrebbe dire che quel centro città è 8b. Magari in periferia è invece una pianta indicatrice 8a ad essere presente allo stesso modo. Avremo dunque due zone ben definite. All’interno di ogni zona si potrebbero poi trovare dei microclimi che permettono l’uso di piante tipiche di altre zone.
Ciao ciao
Gabriel
Buongiorno Giuliana,
Avrei voluto poter dare risposte più ottimistiche ma per Modena, come dice Pietro, penso sia proprio meglio rinunciare a meno che non si prendano misure particolari di acclimatazione. Ho già visto appassionati nordici creare delle vere e proprie serre riscaldate provvisorie, ma mi sembra un po’ un accanimento . Per curiosità e per cominciare con la mappatura delle zone climatiche , potrei chiederti quali piante indicatrici (tra quelle di cui abbiamo parlato ultimamente nella discussione delle zone climatiche) ci sono a Modena e a Fermo?
Cordiali saluti,
Gabriel
Caro Pietro,
Hai ragione, avevo perso il filo ….
Ma mi sembra che tra il tuo primo invito e l’ultima tua elaborazione dell’approccio vi sia, almeno così mi è parso di capire, una differenza, ovvero l’astrazione pressoché totale dai dati di temperatura effettiva, a favore della classificazione (USDA) data dalla letteratura alle specie che si è deciso di usare come indicatrici. L’unico lavoro consisterebbe nell’osservazione di ciò che cresce nelle nostre zone, senza più l’assillo di dove e come sono state prese le temperature, e di come sono state fatte le medie. Il vantaggio è di creare un legame diretto tra la letteratura e la mappatura. Certo può sembrare un po’ arbitrario e adranno magari discusse alcune classificazioni della letteratura ma complessivamente mi sembra di creazione più facile e di maggiore utilità . Essendo poi un approccio prudente, che ha uno scopo di sommaria indicazione, mi sembra che sia un compromesso accettabile.
E ora una lista c’è. Inviterei tutti esprimersi su questa lista.
-Vi sembra rappresentativa?
-Togliereste o aggiungereste delle specie?
-Vi sembra che dalle esperienze consolidate sul campo, o notorie, vi siano errori comparativi di rusticità tra le varie specie?
-Cosa ne dite della griglia seguente? Ho aggiunto delle proposte di rusticità spiegandole brevemente)
Nella mia regione vi sono esemplari sani e con crescita autonoma (rispetto al freddo) di: ( da rispondere con si o no. La classificazione più alta vale come determinazione della zona).
Arancio messicano,(Choysia ternata) 7b?
Camelia(Camelia japonica) 7b?:
Trachycarpus fortunei 8a?:
Alloro (Laurus nobilis) 8a :
Oleandro(Nerium oleander)8a:
Mimosa (Acacia dealbata) 8b:
Kumquat (Fortunella margarita)8b:
Washingtnia robusta, 9a:
Limone (Citrus limon) (9a, è più sensibile dell’arancio, una punta a -10°può distruggere parte aerea, -5°C può far perdere le foglie):
Cedro (Citrus medica) (9a anche se più sensibile del limone):
Chamaerops humilis (8a):
Butia capitata (8b?):
Phoenix canariensis (8b):
Howea fosteriana (9b):
Opuntia ficus indica (9b):
Jacaranda mimosifolia (9b)
Ficus elastica (9b):
Ficus benjamina (9b):
Plumeria alba (10a?):
Carica papaya (10a?)
Roystonea regia (10a?)
Salutoni a tutti
Gabriel
Caro Pietro,
Hai ragione, avevo perso il filo ….
Ma mi sembra che tra il tuo primo invito e l’ultima tua elaborazione dell’approccio vi sia, almeno così mi è parso di capire, una differenza, ovvero l’astrazione pressoché totale dai dati di temperatura effettiva, a favore della classificazione (USDA) data dalla letteratura alle specie che si è deciso di usare come indicatrici. L’unico lavoro consisterebbe nell’osservazione di ciò che cresce nelle nostre zone, senza più l’assillo di dove e come sono state prese le temperature, e di come sono state fatte le medie. Il vantaggio è di creare un legame diretto tra la letteratura e la mappatura. Certo può sembrare un po’ arbitrario e adranno magari discusse alcune classificazioni della letteratura ma complessivamente mi sembra di creazione più facile e di maggiore utilità . Essendo poi un approccio prudente, che ha uno scopo di sommaria indicazione, mi sembra che sia un compromesso accettabile.
E ora una lista c’è. Inviterei tutti esprimersi su questa lista.
-Vi sembra rappresentativa?
-Togliereste o aggiungereste delle specie?
-Vi sembra che dalle esperienze consolidate sul campo, o notorie, vi siano errori comparativi di rusticità tra le varie specie?
-Cosa ne dite della griglia seguente? Ho aggiunto delle proposte di rusticità spiegandole brevemente)
Nella mia regione vi sono esemplari sani e con crescita autonoma (rispetto al freddo) di: ( da rispondere con si o no. La classificazione più alta vale come determinazione della zona).
Arancio messicano,(Choysia ternata) 7b?
Camelia(Camelia japonica) 7b?:
Trachycarpus fortunei 8a?:
Alloro (Laurus nobilis) 8a :
Oleandro(Nerium oleander)8a:
Mimosa (Acacia dealbata) 8b:
Kumquat (Fortunella margarita)8b:
Washingtnia robusta, 9a:
Limone (Citrus limon) (9a, è più sensibile dell’arancio, una punta a -10°può distruggere parte aerea, -5°C può far perdere le foglie):
Cedro (Citrus medica) (9a anche se più sensibile del limone):
Chamaerops humilis (8a):
Butia capitata (8b?):
Phoenix canariensis (8b):
Howea fosteriana (9b):
Opuntia ficus indica (9b):
Jacaranda mimosifolia (9b)
Ficus elastica (9b):
Ficus benjamina (9b):
Plumeria alba (10a?):
Carica papaya (10a?)
Roystonea regia (10a?)
Salutoni a tutti
Gabriel
Ciao a tutti
Grazie mille Pietro di questi dati!
Mi sto sempre più convincendo, che un’approccio come quello da te indicato possa essere il migliore per una mappatura climatica prudente e sommariamente orientativa. Oltretutto mi sembra anche relativamente semplice da creare.
Vorrei proporre a tutti gli utenti del forum di provare a classificare la propria località o la zona che conoscono meglio sulla base della classificazione di questa lista. Non dovrebbe essere molto difficile dal momento che queste specie sono molto diffuse e reperibili sul territorio italiano e che esperimenti con queste piante se ne sono fatti tanti e da lungo tempo.
Si potrebbe poi su questa base fare una mappatura per gli utenti del forum e di chi vorrà usarla. Pensi che si possa fare Pietro?
Solo un paio di perplessità concernenti limone e Citrus aurantium. Secondo me è abbastanza incontestabile la maggior rusticità del Citrus aurantium che potrebbe essere considerato 8b, mentre Citrus limon 9a ( a -5°C ci sono già defoliazioni). E Citrus sinensis? 9a?
Per rimanere all’insegna della prudenza penso anche che le classificazioni per zone secche siano forse da evitare ( mi sembrano arrivare diritte diritte da Dallas ) Va ovviamente anche ricordato che sarebbe bene non prendere come riferimento piante a ridosso di un muro, in cortili interni, in terrazzi coperti, o con protezioni, ecc..
Considerando queste riserve ho provato a fare il lavoro per le zone dei laghi che sono quelle che conosco meglio.
Sono arrivato alla conclusione che nei territori rivieraschi di quelle zone si va da 8b (margine freddo) per le più fredde 8b(margine caldo) per quelle mediamente miti a 9a (margine freddo) per le più miti. Per l'”entroterra” da 8a(margine caldo) a 8b (margine freddo) per le zone più miti ( ad esempio colline in assenza di lago)
Questo sarebbe proprio un punto di partenza poi sta all’opera acclimatatoria vera e propria usare piante appartenenti ad altre zone. A proprio rischio e pericolo, perché non provare un Howea in un cortile interno in zona dei laghi, organizzando delle protezioni temporanee in caso di bisogno…) Ma questa non è mappatura, è acclimatazione .
Salutoni a tutti.
Gabriel
Riecco la lista di Pietro
Phoenix canariensis 8b (8a clima secco )
” dactylifera 8a (7b clima secco)
” roebelinii 9b (9a)
” reclinata 9b (ibridi inferiore)
Butia capitata 8a
Howea forsteriana 9b
Dypsis decipiens 9b
Washingtonia robusta 9a
” filifera 7b (clima secco)
Brahea armata 8b
Chamaerops humilis 8a (7b)
Chamaedorea elegans 9b
Ficus elastica 9b (9a)
Ficus retusa (forse intendi Ficus microcarpa) 9b
Ficus benjamina 9b
La rusticità di queste specie (Ficus) è generalmente maggiore di quella riportata.
Cedro (Citrus medica) 9a
limone (Citrus limon) 8b
arancio (Citrus aurantium) 9a
mandarino (Citrus reticulata) 8b
Kumquat (Fortunella margarita) 8b
oleandro (nerium oleander) 8a
Acacia dealbata 8b
Agave americana 8b (8a)
Opuntia ficus-indica 8b
Aloe arborescens 9a (8b)
Jacaranda mimosifolia 9b (9a)
Grevillea robusta 9a (prob. 8b)
alloro (Laurus nobilis) 8a
canforo (Cinnamomum camphora) 8a
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
[/quote]
Grazie infite Pietro per queste preziosissime informazioni. Che lavoro fantastico! Da appassionato di palme non posso che andare in visibilio e spero nel tempo di trovare alcune delle tue meraviglie in una delle puntate di “tutte le palme anno per anno”
Mi sembra di capire che questo approccio faccia veramente astrazione dal calcolo delle medie delle minime assolute annuali, per focalizzarsi sulle classificazioni date dalla letteratura alle singole specie. In questo senso molto facile da usare.
Non potrebbe forse essere utile anche dare la classificazione che la letteratura (magari anche qui a parità di fonte) attribuisce a piante più comuni e più tradizionalmente e a lungo diffuse sul territorio italiano? In pochissimo potremmo fare la mappa delle zone, con l’approccio che hai spiegato.
Penso a Phoenix canariensis
” dactylifera
” roebelinii
” reclinata
Butia capitata
Howea forsteriana
Dypsis decipiens
Washingtonia robusta
” filifera
Brahea armata
Chamaerhops humilis
Chamaedorea elegans
oppure anche non palme come
Ficus elastica
Ficus retusa
Ficus benjamina
Cedro
limone
arancio
mandarino
Kumquat
oleandro
Acacia dealbata
Agave americana
Opuntia ficus indica
Aloe arborescens
Jacaranda mimosifolia
Grevillea robusta
alloro
canforo
ecc…
Pensi che sarebbe un’iniziativa sensata?
…. mi sembra che la conclusione sia semplice ed immediata, nel mio giardino possono vivere senza alcuna protezione le piante la cui rusticità è fino a 9b, quindi è da considerare Zona 9b (anche se in posizione particolarmente riparata sopravvive qualche pianta a margine della 10a).
salutoni a tutti
Gabriel
Ciao Angelo,
dalla mia scarsa esperienza in materia (1 trapianto di una pianta di 1,50 in piena terra da 4 anni) posso dirti che le radici dell’Avocado non sono tra le più “collaborative” almeno rispetto a tante altre piante ( agrumi per esempio….)
Saluti,
Gabriel
Ciao a tutti
Grazie mille Pietro per queste tue risposte così chiare e per me utilissime. Spero di non abusare della tua pazienza, ma se permetti avrei ancora alcune domande.
1)Una volta che abbiamo applicato con diligenza il sistema teorico delle zone USDA, dobbiamo vedere ciò che cresce nella nostra zona. Se ad esempio scopriamo che una pianta che di solito cresce in climi 9a cresce anche in climi particolarmente miti della zona 8b, potremmo dire che quella data pianta rimane da zona 9a ma che puô vivere anche in certe zone 8b. Insomma la zona 8b non diventa 9a solo perché quella specie vi cresce. E così?
2) Potrebbe dunque avere senso, dire ad esempio, :”questa pianta cresce bene nelle zone 10a più miti ed è invece a rischio nelle zone 9b più miti e 10a meno miti?
3) Dato che Cocos nucifera vive bene anche in certe zone 10b, in cui le minime annuali assolute hanno tavolta caratteristiche più tipiche di quelle delle zone 10a o 9b, e che in quelle zone 10b la sua sopravvivenza sia più legata alla presenza di massime costantemente elevate che non alle minime, non si può forse affermare che sia un caso limite poco utile come pianta indicatrice di una classificazione che privilegia il criterio delle minime assolute? Non indeboblisce il sistema stesso prendere dei casi limite? E a Miami il Cocos nucifera cresce abbastanza bene ma meno bene di Roystonea oleracea. Non sarebbe questa più adatta come pianta indicatrice 10b?
Non si può forse dire che il sistema USDA è usabile con maggior profitto e precisione per le piante che non hanno esigenze troppo tropicali o comunque quelle che non richiedono costantemente temperature massime elevate?
In fondo il sitema USDA non è stato concepito da un dipartimento dell’agricoltura di uno stato tropicale. Anzi la maggior parte del territorio USA, anche quello più caldo e mite non è scevro da eventi particolamente freddi e in funzione di questo aspetto mi sembra essere stato creato. Anche il nome “USDA hardiness zones” mi fa pensare a questo. In quel territorio enorme vi sono i climi più disparati, dalle zone piovose e fresche 9a di Seattle a quelle 8a molto calde e aride di Dallas.
3)Per il territorio italiano.
a) Si può ritenere l’oleandro caratteristico della zona 8b, come fa il National arboretum?
b) Si può ritenere la plumeria pianta indicatrice caratteristica della zona 10a?
c) Si può ritenere la Howea fosteriana pianta indicatrice caratteristica di zona 9b?
d)E il cedro, il limone, l’arancio, il mandarino, il Phoenix canariensis, Washingtonia robusta di che zone possono essere piante indicatrici?
Vorrei precisare che per pianta indicatrici, intendo piante che crescono in modo affidabile da lungo tempo su territorio italiano, in una zona USDA non marginale e senza contare microclimi miti di zone più basse o microclimi particolari come pareti esposte a sud ecc…
Scusate per la lunghezza e la banalità delle mie domande. Ma come ormai sapete non riesco a non condividere i miei dubbi. E siccome si tratta di un sistema in fondo non tradizionale alle nostre latitudini è forse perdonabile (spero per me ) avere dubbi o non capire bene.
Salutoni a tutti
Gabriel
Buongiorno Giuliana,
E difficile dare risposte perentorie, ma temo che sia un’esperimento eccessivamente rischioso. Spero tuttavia di essere smentito. ^Sapendo che tieni molto a questa pianta, penso che sia meglio non metterla in piena terra a Modena. Come minimo richiederebbe protezioni invernali. Anche una punta a -5° può fare sparire la parte aerea di una pianta giovane. A Fermo non so, non conosco abbastanza questo clima.
Salutoni,
Gabriel
Ciao Pietro
ti prego, forum sonnacchioso o meno, non privarci di queste puntuate di “tutte le palme minuto per minuto” . Bellissima pianta, bellissima descrizione, utilissime
spiegazioni. Insomma proprio il top! Grazie infinite! Aspetto già la prossima puntata
Gabriel