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Cioa Giuliana,
sì in effetti anch’io mi sento in difficoltà a contraddire Pietro, la cui preparazione conosco di fama… 🙂 in effetti si tratta di semi simili anche se non imparentati, per “convergenza ecologica”, che li rende entrambi atti alla dispersione pre mezzo di correnti marine…
anch’io ebbi semi di Terminalia catappa; la differenza che posso ricordare, è la mancanza di “carena” laterale, e il fatto che la superficie è poroso/fibrosa, mentre di Heritiera è legnosa/liscia
-Ma hai seminato le Heritiera? Sono nate?
ciao,
fabrizio
Scritto Da – fabrizio on 14 Gennaio 2009 04:34:20
Ciao Angelo,
il secondo è quasi di sicuro Heritiera littoralis, una Malvacea/Sterculiaceae affine a Hibiscus o Lagunaria, con foglie appuntite e crescita a mo’ di mangrovia; il seme va piantato subito, in terricco poroso e al caldo, e germoglia in 2-4 mesi almeno, può nascere anche più di una piantina; sono robuste ma temono il gelo.
Il primo è di sicuro una Caesalpiniaceae come dicevo, ma se potessi far vedere il seme all’interno sarebbe più facile capire!
ciao
fabrizio
Ciao Stefano,
Avevo cercato l’anno scorso una ditta che avesse Malesherbia linariifolia, e trovai questa, http://www.chileflora.com , ora andando a riguardare il catalogo salvato vedo che ha anche Lardizabala e Gevuina, come pensavo! Non ho ancora mai acquistato da questa ditta, so che ci si è già rifornita una signora in germania che vende semi da tutto il mondo, e mi diceva che “…potrebbe essere meglio”, ma cmq vale la pena di provare, e lei stessa ogni tanto acquista là. Non so in cosa “lasci a desiderare”, forse nella freschezza dei semi; non so se lo facciano, ma dovresti provare a chiedere un piccolo imballo umido (vermiculite, ma basta anche avvolgerli in un fazzolettino di carta appena umido e poi in una bustina di plastica), a partire da quando i semi son maturi; o che almeno ti consentano di prenderli, non appena maturano là (credo tra febbraio – marzo, perciò sbrigati!)
Il mio è un listino dello scorso anno, finora non ho rivisitato il sito, ma sono specie “classiche” del posto, dovrebbero averle abbastanza stabilmente.
Per la Gevuina, invece, c’è minor rischio di perdita di germinabilità: a me morirono (per altre ragioni), ma ne ottenni semi al 70% vitali in maggio, (nel 1998), da una ditta non “locale”, la sandeman, che importa e rivende (non so se operi ancora), ed erano in pacchetti “asciutti”. Ero sfiduciato, ma dopo qualche mese (sono lenti e irregolari, similmente alle affini Macadamia), ebbi una discreta germinazione.
Auguri con le semine, e se riesci ad accordarti con loro fammi sapere!
ciao
fabrizio
Senz’altro ti avvertirò! Se trovi tu qualcuno, raccomandalo di spedirli (o porli fin da quando sono estratti dal frutto), in vermiculite appena umida
Quello è gia un ottimo segno, in genere non scampano a questa piccola patologia “cronica”!
Lardizabala biternata la offrì anni fa la Chiltern, ma erano un po’ secchi, si disidratano subito… come le affini akebia ecc … Maturano in febbraio, e andrebbero acquistate subito e seminate immediatamente.
Se le avessi “scaldate”, penso però che almeno una (che stava per germogliare) ce l’avrebbe fatta!
Se le vedo in giro ti faccio sapere!
ciao
fabrizio
Ciao Stefano,
Umbellularia sopporta male i trapianti, spessissmo muore o ne risente… poi vuole terra di tipo vulcanico, pomice ecc, arricchita con substrato acidificante,e teme molto i ristagni idrici; anche le mie, seminate autonomamente, hanno crescita molto lenta (una però è nettamente più veloce), e un appassionato californiano mi confermava la stessa lentezza anche nel suo habitat, almeno su piantine messe a dimora da lui… Le tue soffrono di seccume nero sulla punta delle foglie? Anche questo sembra accompagnarle sempre,,,
facci sapere ancora,
ciao e Buon Anno!
Ciao Luca e Benvenuto!
Hai delle specie molto interessanti, soprattutto noto Solanancee insoliten e molto belle! Ma dove scrivi solo “semi”, intendi dire che ne hai una (piccola) riserva tua e basta, o hai piante che ne producono? Infatti, non so se il mio clime nel lazio andrebbe bene, e se ci sono pochi semi , soprattutto di specie meno diffuse, preferirei andassero a chi ha maggior probabilità di portarle avanti… se invece hai piante madri, allora è diverso!
Ti manderò una lista (molto provvisoria, stagionale e variabile come nel tuo caso), di semi o talee che potrei aver disponibili.
La Quassia, in particolare, la hai come pianta madre? Mi interessa molto, ma so che i semi sono pressoché impossibili da conservare:ne ho acquistati 5, ben imballati in vermiculite umida, ma sono già tutti parzialemnte marcescenti…. 😡 Se avessi una pianta madre sarebbe l’unico modo per procurarne di davvero vitali!
ciao
fabrizio
Ciao!
Qui a roma (in zona urbana, monte mario) in un giardinetto ce n’è un esemplare di circa 3 mt, ripetutamente potato, che fruttifica anche in abbondanza; più che le minime termiche, perciò, credo che sia importante il riparo dai venti, e il fatto di crescere fra palazzi la aiuta molto!
Io ne acquistai, di ancora contenuti nel frutto freschissimo, e sebbene seminati al caldo, terreno drenatissimo ecc ecc, mai germinarono; non sono riuscito mai a capire quale fosse il problema…
cmq non ti scoraggiare e prova lo stesso, magari scaldando dal basso fino a 30 C° circa! Tieni anche conto che può impiegar tempo, e se non marcisce c’è sempre possibilità
Ciao
la prima sembra una Caesalpiniaceae (non mi viene in mente quale in quasto momento… potresti aprire il frutto?)
la seconda, se è liscio e legnoso somiglierebbe a un seme di Heritiera, Malvacea “tipo mangrovia” dell’Asia sudorientale, può darsi l’abbiano importata a Mauritius…
Grazie Ana Patricia per il bellissimo e interessante “reportage”!
Non ti preoccupare per il tempo che ci vorrà, Fabio e io ti ringraziamo fin d’ora, ma non c’è nessuna urgenza!
Molto importante anche sapere questo particolare, delle Urania che migrano perché le piante in zona iniziano a sviluppare tossine… è un fenomeno diffuso in molte specie, ad es. in Africa varie specie di Acacia, brucate ripetutamente da Giraffe, iniziano a produrre Acido Cianidrico, e se le giraffe non riescono a spostarsi (come accade ad es quando sono in aree protette recintate), si ammalano e spesso muiono per l’intossicazione. Altre piante ottengono lo stesso effetto contro gli erbivori, siano Insetti o Mammiferi o altro; ad es specie del Genere Quercus iniziano a produrre tannino in quantità maggiore, quando sono sotto attacco. Per la pianta, produrre queste sostanze ha un “costo metabolico”, perciò l’evoluzione tende a selezionare quelle che riescono a farlo solo in risposta a un attacco, non “in continuazione”.
Sai quali genere di tossine produce Omphalea? Perché in parte queste tossine “servono” alle Urania, che pare mangino apposta le foglie di Omphalea proprio per diventare “velenose” a loro volta…. ma sono sempre LE STESSE TOSSINE, che invece prodotte in quantità maggiore risultano dannose agli stessi bruchi? sarebbe interessante capirlo!
E’ anche importante saperlo per Fabio, per regolarsi, quando un giorno alleverà le Urania: dovrebbe riprodurre (da talea, speriamo riesca!) varie piccole piante, in modo da “spostare” i bruchi dall’una all’altra, se iniziassero a presentare sintomi di sofferenza, possibile intossicazione…
Poic’è il problema, che alcune specie vegetale “comunicano” fra loro emettendo molecole volatili; perciò -mi pare che càpiti proprio con le Acacia- se un esemplare è “sotto attacco” da parte di un erbivoro, esso “avverte” gli altri della stessa specie emettendo molecole nell’aria, e anche le altre piante iniziano, preventivamente, a secernere tossine anti-erbivoro. Speriamo che non sia così anche con le Omphalea! Perché allora, in quel caso dovrebbe tenerne “divise” almeno due piante in due serre distinte, e sarebbe molto più complicato gestirle…
Ma in ogni caso val bene la pena di sperimentare!
ciao
fabrizio
Ciao Ana Patricia,
risulta che c’è una tua risposta dopo le ore 19, ma non “si legge”… forse è “saltata”?
Sarebbe interessante provare a trattare i fiori con colchicina, potrebe raddoppiare il corredo cromosomico e renderla di nuovo fertile…
il thomsoniae allora potrebeb essere responsabile dei calici più chiari
Ciao Ana Patricia,
grazie per la tua risposta!
Anche se forse non sono particolarmente “belle” come piante, sono sicuramente interessanti da un punto di vista evoluzionistico… a me interessa ad esempio, la riduzione del numero di stami in Omphalea diandra, e lo sviluppo a partire dai cotiledoni
A Fabio invece servirebbero proprio come “alimento”, per delle farfalle che vuole allevare, e i bruchi si possono alimentare (a quanto pare) solo sulle specie di Omphalea… perciò, se ne hai pochi, eventualmente tieni conto solo di Fabbio, a me pure interesserebbero ma lui ne ha più “urgenza”!
Sarebbe davvero un favore enorme, perché permetteresti a Fabio di allevare delle bellissime farfalle che , forse, ancora qui nessuno riesce ad allevare, proprio a causa della irreperibilità della pianta…
Ma che tu sappia, sono “veloci” nella crescita? Lui le terrrebbe in serra, da quanto ne so; ma se fossero troppo “lente” per natura, allora usarle come nutrimento per i bruchi sarebbe lo stesso difficile…
Ciao, e Grazie (intanto anche a nome di Fabio, che non passa di qui spessissimo)!
P S
Studi materie naturalistiche, a quell’Università?
Di sicuro sono Sapindaceae, ma ricordi com’era fatto il frutto? Mi sembra che siano parecchio disidratati, anche questi ti suggerirei di seminarli subito!
ciao
è un seme solo, o sono due affiancati? in ogni caso mi sembrano carnosi, secondo me dovresti metterli a bagno e seminarli al più presto!
Ciao Angelo,
Non so se tu sia già partito… Le specie più interessanti però, a mio parere, sono in genere quelle meno appariscenti; nel senso che, ad esempio, Delonix, Jacaranda ecc ecc per la loro bellezza sono molto diffuse e ormai facilmente reperibili altrove (anche a nord di roma la Jacaranda di un mio amico, vecchia di solli due anni, ha fiorito e fruttificato!)
…invece, sono spesso le locali “erbacce” a poter essere più interessanti, in quanto difficilmente reperibili in commercio, proprio perché “non belle”. Se poi si tratta di erbe/arbusti che appaiono diffusi, sarà molto improbabile che ricadano tra le specie “protette” perché a rischio di scomparsa.
Vorrei però aggiungere che, pur di fatto subendolo (e senza voler invitare nessuno a ignorarlo), non ha mai personalmente condiviso questo “proibizionismo”, come già scrissi negli anni passati sui miei articoli per l’Adipa. Conchiglie, coralli, poi… sulle spiagge, finiscono miseramente disgregati in rena nel giro di pochi mesi; è così, c’è poco da fare… però, se il turista ne raccoglie anche “mezzo”, anche una briciola…. Senza tener conto che, ad es alle Maldive, intere piste di atterraggio aeroportuali, nonché gli stessi candidi “bungalow” pare siano stati costruiti, dai locali, adoperando chilometri e chilometri di barriera corallina, distrutta e tranquillamente impiegata come volgarissima “calce”!!!!
Infine, se la “Biodiversità” è un Valore e un “Patrimonio dell’Umanità”, dovrebbe allora esser concretamente fruibile, a *tutta* l’Umanità, non solo a chi nasce in determinati “angoli privilegiati”…. In fondo, il grande merito dei “Fitofili” o “Plantsmen” (e dei Biofili in generale), è proprio quello di contribuire con la loro dedizione, lacompetenza e l’impegno, a render di fatto godibile questa Bellezza anche là, dove il Caso Cieco (e ingiusto) non ve la distrubuì!
E questa sarebbe oltretutto la migliore, se non l’unica vera, efficace, intelligente e gratificante “Strategia di Conservazione” delle Specie, se è poi davvero ciò a cui si tiene (…ne dubito assai): non davvero la “strategia” passiva/repressiva, che va avanti solo a forza di “paletti e fili spinati”, se non …peggio!
Sarebbe opportuno che noi, appassionati/coltivatori/propagatori, anziché essere marginalizzati e sempre esser costretti a sentirci “in colpa” e perenenmente sulla soglia di commettere qualche “abuso”(???), acquisissimo invece coscienza del nostro (prezioso) ruolo, sicuramente “costruttivo” almeno negli intenti, e di possibile enorme impatto positivo nella “Conservazione”, se 1) riconosciuto e 2) globalmente coordinato!
Scritto Da – fabrizio on 19 Dicembre 2008 15:04:17
Scritto Da – fabrizio on 19 Dicembre 2008 15:06:55
Scritto Da – fabrizio on 19 Dicembre 2008 15:08:28
Ciao Carlo,
se ti capitasse di sapere chi le coltiva -bastano pochi semi- facci sapere!
ciao
Sì bravissima Lucia è lui!!!
Il mio infatti non fa semi, si riproduce però da talea abbastanza facilmente.
Per caso hai anche dati “ufficiali” sulla rusticità? E poi, mi piacerebbe capire quali sono le specie genitrici, una è sicuramente la prima
Sì Fabio speriamo che legga… 😡
La signora Krebs (quella che ha anche le Dioclea, ecc), mi ha detto che anni fa le aveva, ora da un po’ non le prende.. ma il fornitore locale dovrebbe ancora “esistere” spero, le ho chiesto se può informarsi!
Speriamo….. (anche lei ha visto in rete le Urania, non le conosceva e ha convenuto che ne varrebe la pena davvero, pur non essendo lei una cultrice di Farfalle!)
Ne ho uno da due inverni, in vaso 18, addossato a una siepe di Pittosporo contro nord, in zona costiera lazio nord; perde al massimo qualche foglia, ma non dà fondamentali segni di sofferenza
Il mio ha i calici più chiari, quasi lilla; potrebbe essere anche un ibrido con specie affine…?
Ciao Fabio!
cercherò di postarlo al più presto, sì…
In effetti di Reutalis si trova pochissimo, vediamo se ho una foto delle mie, sennò la scatto domani… sono a foglei cuoriformi, simili a Omphalea, e ho anche una foto del seme, quasi identico! Poi, se le Urania la accettino è tutto da vedere… 😡
a domani!
Grazie mille Federico!
Quindi, se carico l’immagine delle pagine, ti dò il link su Tinypic o simile, tu potresti “restituirle” come testo vero e proprio, se ho ben capito… non conoscevo questo programma, sarebbe davvero l’ideale 😉
Ciao fabio,
sono venuto anche qui, grazie alla tua segnalazione!
Ho cercato in rete, doveva forse averli B&T ma in ogni caso non li ha adesso (e in genere offre solo qualntitativi, a prezzi elevati…)
Ho due piantine robuste che a rinvasarle prometterebbero bene, di Reutalis trisperma, lo dico perché il seme è identico a quello di Omphalea come lo vedo in rete, potrebbero essere particolarmente affini ma non trovo classificazioni dettagliate, in Rete su Reutalis c’è meno che pochissimo,,,,
Ciao Federico,
Sì, se c’è posto pubblicherei qui ben volentieri quelle mie tabelle di osservazione! Sono solo stampate, dovrei passarle a scanner.. che ho rotto, ma entro pochi giorni potrei rimediare!
Ma dove le inserisco?
Grazie anche a te Pietro Puccio!
Sì, ho una esperienza locale -sia pure un po’ discontinua- di almeno 10 anni per alcune di quelle specie, di 4-5 per altre…. Gli Harpephyllum, Anacardiacea a frutto edule del sudAfrica, indicati per zona 10, li coltivò anche un mio amico vivaista (ora però ha perso il suo vivaio) a Ceri/Cerveteri, in serra fredda e all’aperto, con minime (in entrambi i casi) che cadevano anche a -4C°… e dopo tre anni dalla semina, alte sui 3 mt e oltre, queste piante arrivarono anche a fruttificare!
Poi molto dipende da “come e quando” il gelo si manifesta: per quelle che coltivo io in giardino costiero alto lazio, temp. minime di almeno -1/-2C° (molto occasionalmente -3, e senza alcun riparo) furono sempre tollerate senza danno; però, l’anno scorso ci fu un inverno particolarmente mite; e quando poi, in un’unica notte di metà marzo (2008) si toccarono i -0,5C° (minima assoluta per il giardino, per tutto l’inverno 2007/2008), l’improvviso sbalzo fece arrossare e successivamente cadere gran parte delle foglie di un paio di Harpephyllum particolarmente esposti (non era mai successo in 7 anni che son là, neppure con minime più basse di quella); altri due esemplari, un pochino più bassi (quindi un po’ riparati da altra vegetazione), non riportarono però neanche questo danno.
L’esposizione, anche variata di pochissimo, sembra avere nel mio caso un ruolo cruciale
Molto più delicata la affine Sclerocarya birrea, che spesso muore se lasciata esposta all’aperto; è infatti indicata come zona11, ma la morte dipende più che altro dal fradiciarsi delle radici tuberizzate, se è ben asciutta resiste anche i predetti -4C° (in serra fredda, unico vantaggio il riparo da vento/pioggia)
Robustissime invece due piante anch’esse affini (Anacardiaceae), Rhodosphaera rhodanthema, di cui ignoro la zona climatica, ma dall’origine (foreste australia settentrionale) dovrebbe essere 10-11 almeno… e invece, addirittura da un vaso lasciato all’aperto addirittura ne germinò una in pieno gennaio 2003 (piuttosto freddo), sopravvivendo poi esposta (sul balcone) per tutto l’inverno!
Compilai per l’Adipa nel 2000 una lista con risultati “ragionati” dell’esito di varie specie tropicali poco note nella serra fredda di quel mio amico, e di altre svernate sul balcone; debitamente integrata da altre specie nel frattempo acquisite, potrei forse riportarla qui, se c’è una “sezione” adatta e se può interessare….
Sì pianta lo stesso, ché un aspetto essenziale è proprio quello della “Sperimentzione”!
Infatti, volevo proprio dire che moltissime specie sono ritenute molto meno “resistenti”, di quanto realemnte non siano!
Grazie Pietropuccio epr l’ulitilissimo lavoro, e ti auguro di rimetterti al più presto!
Ci sono cmq delle “discrepanze”, rispetto -se non altro- alle zone climatiche raccomandate per le varie specie; ad es, in piccolo giardino costiero lazio nord, svernano senza riparo Harpephyllum caffrum (z 10), piccole Entandrophragma caudatum (z 11), Khaya nyasica (z 10-11) e varie altre che sarebbero “fuori area”!