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I suoi frutti sono eduli, commestibili oppure no?
Ci volevo fare le marmellate io, è per questo che l’ho presa, soprattutto per questo. 😛Il frutto della P.Caerulea è, senza dubbio, edule; il suo gusto è, però, generalmente definito “insipido”, specie a confronto con quello di altre varietà particolarmente apprezzate (alata, edulis, ligularis, maliformis, mollissima, quadrangularis,….).
Personalmente trovo eccessiva la definizione “insipido”, anche se concordo nel porre il frutto della Caerulea al gradino più basso della scala dei valori.
Per quanto riguarda la marmellata, quindi,…….? Provare e riferire !Approfitto, infine, dell’occasione per dare una importantissima informazione a chi coltiva Passiflore per mangiarne o, comunque, utilizzarne i frutti.
Il frutto della P. non del tutto maturo è da considerare “VELENOSO” per la presenza di “glucosio cianogenetico”! Il frutto va, quindi, raccolto e utilizzato solo quando è completamente maturo!Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
Rileggendo per caso questa mia risposta, mi sono reso conto di non aver dato chiare indicazioni per capire quando il frutto della Passiflora (qualunque specie) sia da ritenere maturo; faccio ammenda 😳 e provvedo immediatamente anche con l’aggiunta di foto 😉 .
IL frutto va raccolto quando si presenta con la buccia corrugata e raggrinzito; alcuni, anzi, suggeriscono di raccoglierlo quando sia caduto a terra (mi sembra eccessivo! 😮 ).
Le foto allegate si riferiscono al frutto di INCENSE (Incarnata x Cincinnata) coltivata in piena terra; le dimensioni sono: 4x5cm. (il vasetto di torba vicino misura 5×5); il colore verde oliva è il colore di questa specie a maturazione.
Approfitto dell’occasione per suggerire a coloro che risiedono al Nord, o comunque in zone con inverni rigidi, di orientarsi, nella scelta delle specie da coltivare su questo ibrido o, anche, sulla pianta madre P.INCARNATA che resistono a temperature ampiamente sotto 0°C.
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
Anche se non hai fornito tutte le informazioni richieste penso di poterti dare ugualmente qualche suggerimento.
Prima di rispondere ai tuoi cinque dubbi ritengo necessario avvertirti che, poichè tu vivi a Verona, il voler coltivare la Vitifolia è un’impresa eroica 😮 (ancor di più poichè non disponi di serra riscaldata). La Vitifolia, infatti, cresce in natura nelle foreste delle terre basse del Nicaragua, Venezuela, Colombia, Equador e Perù: è, quindi, una Specie TROPICALE 😎 : le colline veronesi hanno un clima alquanto diverso 😡 . Ciò detto desidero chiarire che non è affatto nelle mie intenzioni dissuaderti dal tentare e, men che mai, avvilirti! Personalmente, nel campo del giardinaggio, più volte mi sono lanciato (e continuo a farlo) in pazze imprese quasi senza speranza 😛 : più è difficile l’obiettivo, maggiore sarà la motivazione e più gratificante il risultato (se ci sarà risultato 😀 )!
Rimettendo i piedi a terra 🙂 , cerco di rispondere ai tuoi cinque quesiti.
” 1- quando devo ritirarla”.
Lucia ti ha già risposto; aggiungo che non devi aspettare l’inverno, ma provvedere non appena le temperature scendono sotto 12°C .
“3- non avendo una serra…..”.
Direi che c’è poco da scegliere: in casa, vicino ad una finestra dove prenda il più possibile luce e sole, assicurandole temperature mai inferiori a 12°C.
“2- è in quel momento che la devo potare? e quanto?”
vedi Sez. MONOGRAFIE Passiflora cap.3° Coltivazione sub e).
“4- quando posso pensare di cambiare il vaso….”
la presenza di boccioli e la lunghezza dei getti mi fa ritenere che la pianta abbia almeno 2 anni (probabilmente di più). Il vaso di 20 cm. è insufficiente: dovresti trasferire la pianta in un vaso (meglio se di coccio) di 30/35cm.; ancora più necessaria e urgente è la sostituzione del terriccio con quello da me descritto(Monografie cap.3° Coltivazione sub b) per evitare ristagni d’acqua che potrebbero creare marciumi radicali. Indubbiamente operare mentre la pianta è in piena vegetazione (boccioli) è alquanto rischioso: l’operazione andrebbe fatta al primo accenno di rallentamento e, comunque, con tutte le accortezze da me descritte a pag.3 della discussione “Passiflore” (21.2.05) in risposta a GIANNI.
A tal proposito sarebbe utile e interessante sapere da GIANNI, che abita a Rovigo (anche se dispone di una “serra temperata a 20°C”), quali sviluppi ha avuto la sua Vitifolia.
Nel caso decidessi di rinviare il rinvaso con sostituzione del terriccio, ti raccomando di fare la massima attenzione alle innaffiature: accertati, ad ogni innaffiatura, che l’acqua fuoriesca da fondo del vaso e aspetta che il terriccio sia asciutto prima di innaffiare nuovamente.
“5- due ore di sole……”
Non sono sufficienti
😡 .
Spero di esserti stato utile e, nel caso avessi bisogno di chiarimenti o ulteriori consigli, ti rinnovo la mia disponibilità. Ti prego soltanto di tenermi informato sugli ulteriori sviluppi affinchè la tua esperienza possa essere di qualche utilità anche ad altri.
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
Chi inserisce un messaggio nel Forum (e solo Lui o l’Amministratore del Forum) ha successivamente la possibilità di modificarlo o cancellarlo del tutto. Nel primo rigo in capo al messaggio proprio (dopo il LOG IN) compaiono, oltre le quattro icone uguali per tutti, altre due icone: l’ultima con il simbolo di un secchio (puntandola con il mouse appare “elimina risposta”) e la terz’ultima con il simbolo di una matita (“modifica messaggio”). 😉
Come ho scritto nel mio precedente messaggio (“ulteriori seguiti verranno inseriti qui'”), non si deve aprire una nuova discussione, con titolo diverso, ad ogni risposta, ma continuare sempre sullo stesso messaggio utilizzando “Rispondi” (in alto a destra o in basso a sinistra a fianco di “Nuova discussione”, da utilizzare, appunto, quando si apra una Nuova Discussione).
Altra possibilità di rispondere, sempre continuando la stessa discussione, è data cliccando sulla penultima icona “rispondi citando”, che si trova tra “modifica messaggio” ed “elimina risposta” (come ho fatto ora io 😉 ): il messaggio citato può essere parzialmente cancellato prima di inserire il nuovo messaggio (come ho fatto ora io .
Spero di essere stato chiaro: in caso contrario, non esitare a chiedere ancora 🙂 .
Per quanto riguarda le tue domande sulla Vitifolia ti risponderò più tardi o, al massimo, domani; è necessario, però, che prima tu mi fornisca alcuni chiarimenti.
1_ Quali sono le temperature minime registrate nella “corte chiusa” e quando e per quanto tempo si verificano.
2- Se lo sai , quale è l’età della tua pianta; quali dimensioni ha raggiunto ad oggi?
3- Misure del vaso attuale e composizione del terriccio (solo torba? con aggiunta di perlite, sabbia, vermiculite, pomice?).
P.S.:
😉 Rispondi utilizzando “Rispondi” (in alto a destra o in basso a sinistra)in questo messaggio
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
Innanzitutto benvenuta nel Forum e nel club dei pazzi innamorati della Passiflora 😉 .
Prima di entrare nel merito delle tue domande ti suggerisco di cancellare il primo messaggio che hai duplicato con questo su cui ti ha risposto Lucia, al fine di evitare confusione e sovraffollamento nel Forum. Il successivo messaggio che hai inviato lo consideriamo un seguito di questo, e, quindi, ulteriori seguiti verranno inseriti qui’
😉 .
Per quanto riguarda la tua richiesta di informazioni ti consiglio di leggere nel Forum le seguenti discussioni dove troverai molte risposte alle tue domande; dopo che avrai letto, se avrai ancora bisogno di ulteriore aiuto non devi fare altro che chiedere e ti sarà risposto 😉 .
DISCUSSIONI GENERALI pag.4
“Passiflore”
MONOGRAFIE
DISCUSSIONI E COMMENTI pag. 1
“Risposta a Lucia”
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
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ho recentemente raccolto qualche seme dalla mia aristolochia gigantea e mi piacerebbe scambiarlo con semi di passiflora (qualsiasi, ‘che è una pianta che non ho affatto), o plumeria..
giuseppe
posso inviarti 10 semi di Passiflora Capsularis (var.vanilla cream)freschissimi, raccolti dalla mia pianta nel marzo scorso; non voglio semi in cambio.
Ho bisogno, ovviamente del tuo indirizzo: ti invio, a parte, il mio indirizzo e-mail (che non esiste nel mio profilo) sul quale indicherai il tuo di Roma.
Per quanto riguarda la Plumeria leggi cosa scritto, credo più volte, da Pietro Puccio nel Forum: prima di vedere fiorire una Plumeria da seme, nella migliore delle ipotesi, occorrono da cinque ad otto anni! 😡 😡 . Io ne ho 8 da tre anni, alte circa un metro, e …..attendo e…pigolo sempre più piano 👿 👿 👿
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
In un momento di distrazione 😳 ho definito “Specie” i Pelargoni Imperiali: si tratta invece di un gruppo di ibridi ottenuti incrociando ripetutamente una specie (P. Cucullatum) con altre quattro.
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
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é tempo di sostituire le vecchie piante nelle bordure e nelle fioriere… ma se avete intenzione di comprare dei gerani (i soliti) provate il Pelargonium Macranthum, ne rimarrete entusiasti. Ne esistono di varie forge e colori… tutti fantastici e profumano di Citronella…
Il nome scientifico Pelargonium Macranthum è ormai da tempo in disuso ed è stato sostituito con Pelargonium x domesticum. Il nome con cui comunemente vengono chiamate queste specie è Pelargonio Imperiale ed è il nome che viene usato nei vivai: se qualcuno chiedesse dei P.Macranthum o, peggio, P. x domesticum, verrebbe sicuramente guardato come un marziano 😀 .
Ciò premesso, condivido pienamente l’entusiasmo per la specie per le splendide varietà, dai fiori con forme e colori appariscenti, mentre non mi risulta che esista qualche varietà profumata di P.Imperiali (a meno che non si intenda definire profumo quello (leggerissimo e, a mio parere non tanto gradevole) caratteristico delle foglie di tutti i Pelargoni: per quanto ne so, i P. che profumano di citronella, menta, rosa, limone, arancio,……,sono i P. a foglia profumata (che per compenso, a fronte del profumo, hanno fiori assolutamente insignificanti o, comunque, piccoli
😡 )
Un’ultima precisazione per evitare sorprese non gradite 👿 : la splendida fioritura dei P.Imperiali avviene una sola volta a Primavera 😡 .
Altra informazione opportuna per chi volesse coltivarli in piena terra: i P.Imperiali temono gli inverni piovosi che producono marciumi radicali 👿 : le mie 6/7 varietà che avevo in piena terra da circa 5 anni, si sono ridotte a 0 😡 a seguito dell’inverno piovosissimo registrato in Sicilia quest’anno. 👿 .
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
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I suoi frutti sono eduli, commestibili oppure no?
Ci volevo fare le marmellate io, è per questo che l’ho presa, soprattutto per questo. 😛Il frutto della P.Caerulea è, senza dubbio, edule; il suo gusto è, però, generalmente definito “insipido”, specie a confronto con quello di altre varietà particolarmente apprezzate (alata, edulis, ligularis, maliformis, mollissima, quadrangularis,….).
Personalmente trovo eccessiva la definizione “insipido”, anche se concordo nel porre il frutto della Caerulea al gradino più basso della scala dei valori.
Per quanto riguarda la marmellata, quindi,…….? Provare e riferire !Approfitto, infine, dell’occasione per dare una importantissima informazione a chi coltiva Passiflore per mangiarne o, comunque, utilizzarne i frutti.
Il frutto della P. non del tutto maturo è da considerare “VELENOSO” per la presenza di “glucosio cianogenetico”! Il frutto va, quindi, raccolto e utilizzato solo quando è completamente maturo!
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
Capitolo 3: COLTIVAZIONE
a) Dove: piena terra – in vaso.
Nel cap.2° “Classificazione-luoghi d’origine” abbiamo visto il notevole numero di Specie esistenti (520) e la loro distribuzione geografica molto ampia (foresta Amazzonica, terre basse, Ande da 1800 a 4000m., Nord America,….): ne consegue che alcune Passiflore possono essere coltivate in piena terra (e non in tutta Italia); altre in vaso, in balcone o terrazzo all’aperto, per ritirarle, poi, in alcune zone in appartamento (d’inverno), altre, infine, solo in serra.
Nel cap. 7°”Specie ed ibridi”, costituito da singole mini schede botaniche, caso per caso, saranno indicate le varie possibilità.
Un’ ultima considerazione per ciò che riguarda l’altitudine, citando Vanderplank: “l’altitudine in sè non incide sulla P..Sono le condizioni trovate all’altitudine che incidono”. Per ritornare, per esempio, a quanto detto a proposito delle Tacsonia nel cap.2°-Interventi, ove si riuscisse a ricreare le condizioni esistenti nelle alte Ande (temperature mai superiori a 27° di giorno e non inferiori a 5° la notte; aria abbastanza umida, ma ben ventilata), la coltivazione conseguirebbe sicuro successo: per successo intendo non la semplice sopravvivenza, ma anche la fioritura e, possibilmente, la fruttificazione.
b) Terreno – terriccio
Il terreno di coltivazione deve essere il più possibile simile a quello che la P. trova in natura: sabbioso, povero, assolutamente drenante; Ph possibilmente neutro, o, al più, leggermente alcalino, da 6.5 a 7.5.
In relazione a quanto ora detto per la coltivazione in piena terra si consiglia di impiantare la Passiflora vicino ai muri perimetrali della casa, o vicino i muretti di recinzione del giardino, dove, sicuramente, si trova terreno povero e pieno di detriti, che creano le condizioni ideali di drenaggio; al momento dell’impianto è opportuno, comunque, sostituire la terra della buca (che deve essere più grande del pane di terra della piantina da interrare) con la miscela più sotto descritta.
Per la coltivazione in vaso, ognuno ha la sua “ricetta miracolosa” in merito al terriccio, anche se, in pratica, tutti sono pienamente concordi sulle caratteristiche sopra dette (sabbioso, povero,….); ciò che varia è la scelta dei componenti da utilizzare (perlite, vermiculite, pomice, sabbia di fiume – terriccio pronto a base di torba, terra di giardino – humus di lombrico, stallatico) e le percentuali di utilizzo degli stessi.
Nel ribadire, ancora una volta, che la sola cosa veramente importante è che il terriccio abbia le caratteristiche dette, a titolo esemplificativo descrivo quello da me utilizzato oggi dopo anni di sperimentazioni (fallimenti e successi!); a maggior chiarimento è bene tener presente che, talvolta, la scelta di uno piuttosto che un’altro componente non è necessariamente conseguente ad un giudizio di merito; la scelta della perlite al posto della sabbia di fiume, nel mio caso, è obbligata: la sabbia di fiume dalle mie parti è introvabile; inoltre, se fosse reperibile, mi creerebbe problemi di carico sul terrazzo per il suo peso specifico elevato.
I componenti da me usati:
1- terriccio a base di torba (reperibile in qualsiasi Garden-center in confezioni da 10litri-20-40-….).
2- agriperlite (Garden-center e Consorzio agrario in confezioni da 10 e 100litri).
3- Humus di lombrico (garden-center in confezioni da 1 e 3kg o da 2,6,25litri): In caso di difficoltà di reperimento l’humus di lombrico può essere sostituito dallo stallatico maturo (in confezione presso garden center). La mia preferenza va, comunque, all’humus di l:, che è assolutamente inodore, e, ancor più importante non ha problemi di sovradosaggio (come invece lo stallatico, specie se non maturo), col rischio di ustioni.
La preparazione del terriccio consiste nel mescolare bene i tre elementi sopradetti, rispettando le seguenti proporzioni: 5 parti di terriccio a base di torba – 5 parti di agriperlite – 2 parti di humus di lombrico.
Ultimo accorgimento importante da adottare specialmente per la coltivazione in vaso, la creazione sul fondo di un efficiente drenaggio, ottenibile con uno strato di almeno 2/3cm. di palline di argilla espansa (confezioni reperibili nei garden center); in piena terra lo strato di argilla espansa può essere sostituito da pietre e/o pietrisco reperibili in loco (a costo zero!), ma con uno strato di maggiore spessore (da 5 a 10 cm.).
c)Innaffiatura
Tra le tecniche colturali l’innaffiatura è spesso ritenuta la più facile e, forse, la meno importante: niente di più falso, in special modo nel caso della Passiflora!
Per le piante in piena terra, ovviamente, le innaffiature saranno soltanto ad integrazione, ove necessario, di quella che piove dal cielo! In ogni caso, un importante principio (sia in piena terra che in vaso) da tenere sempre presente è “non innaffiare se il terreno non si è asciugato”; secondo principio: “le innaffiature devono essere abbondanti ed uniformemente distribuite su tutto il terreno o tutto il vaso”; usare, quindi, la rosetta per l’innaffiatoio e regolare il diffusore della lancia sulla posizione “a pioggia”. Nella coltivazione in vaso per capire se si è data la giusta quantità d’acqua, innaffiare fin tanto che si vede defluire l’acqua nel sottovaso; in piena terra attendere che l’acqua cominci a ristagnare: a tal fine, in ambedue i casi, la somministrazione dell’acqua deve avvenire lentamente.
Va ricordato, inoltre, che l’eccedere nell’innaffiatura non induce le P. a produrre un forte e largo apparato radicale.Infine, tenendo presente l’ambiente umido in cui normalmente vivono le Passiflora, è buona norma, durante la stagione secca, spruzzare con un vaporizzatore le piante, evitando di bagnare i fiori.
Per quanto riguarda la frequenza (“solo a terreno asciutto!”) ricordarsi:
un vaso di terracotta traspira e, quindi, la terra asciuga prima, quello di plastica non traspira; se il terreno o il vaso sono sottoposti alla massima insolazione la terra asciugherà prima; se la terra di coltivazione è, come deve essere, altamente drenante, il terreno asciugherà più rapidamente.
d)Fertilizzazione
Abbiamo detto prima che la P. in natura vive in terreni sabbiosi e poveri (ved. b)terreno-terriccio); da ciò ne discende che il bisogno di concimazioni è molto limitato: l’eccedere, peraltro, cosi’ come detto per le innaffiature, non induce la pianta a produrre un solido apparato radicale.
Nonostante ciò, specie nella coltivazione in vaso, un pò di concime alla ripresa vegetative può essere utile.
Il fertilizzante da usare è opportuno abbia un basso tenore di N(azoto): l’eccesso di questo elemento fa sviluppare con vigore la pianta, ma la rende restia a fiorire. Per essere più precisi va usato un fertilizzante con elevato tenore di P (fosforo) e K (potassio), che contenga anche microelementi (Mg-SO3-B-Cu-Fe-Mn-Zn).
Per i possessori di camini o stufe a legna un’utile informazione: la cenere di legna ha un elevato contenuto di potassio; anzichè buttarla via spargerla intorno al colletto delle piante quale naturale concime per stimolare la fioritura e la fruttificazione.
e)Potatura
Riguardo alla potatura della P.esiste una quasi unanime convergenza di opinioni: alla potatura viene attribuita quasi esclusivamente la funzione di contenimento delle dimensioni della pianta ai livelli desiderati. Il periodo consigliato per l’intervento è la primavera, o comunque, il periodo di crescita, con esclusione assoluta del periodo di dormienza della pianta per evitare rischi di infezioni fungine.
Riguardo al come intervenire è preferibile eliminare interi getti, sin quasi alla base, al fine di incoraggiare l’emissione di nuovi, piuttosto che accorciarli della metà o di 1/3.
Per le specie erbacee come l’Incarnata è necessario tagliare la parte morta quasi a livello del suolo alla fine dell’inverno e prima della ripresa vegetativa.
In qualunque periodo, comunque, è possibile eliminare eventuali getti indesiderati o parti secche della pianta.
Per quanto mi riguarda, limito al minimo indispensabile gli interventi con l’asportazione dei getti che seccano.
f) Supporti per la crescita (tutori, grigliati, reti)
Le specie di passiflora a cui ci interessiamo, come già detto, sono tutte rampicanti (v:cap2°-struttura); dobbiamo, quindi, fornire alle nostre piante, che in natura si arrampicano su alberi e cespugli, un supporto su cui crescere.
Nella coltivazione in piena terra abbiamo prima detto di piantare la P. vicino a muri o reti di recinzione. Sul muro si può fissare un grigliato o una rete di plastica (quella usata per proteggere le colture da uccelli e insetti), o, più semplicemente, piantare un serie di fili pendenti su cui la P. si avvinghierà con i suoi viticci. La rete di recinzione, ovviamente, non necessita di altro: bisogna solo ricordarsi che la P. tende a salire rapidamente verso il bordo superiore della rete per poi continuare a correre sullo stesso; è, quindi, necessario indirizzare i getti, che continuano ad allungarsi, verso il basso, sia per riempire i vuoti creati dalla tendenza della P. a spogliarsi nella parte inferiore, sia per evitare un appesantimento in cima alla rete che, specie in presenza di forti venti, può causare la torsione e anche la rottura dei paletti su cui è fissata la rete (a me è successo!).
Sempre in piena terra è, ovviamente, possibile far arrampicare la P. su alberi sufficientemente alti, cosi’ come avviene in natura.
g) Impollinazione.
Pochi concetti fondamentali su questo argomento; eventuali approfondimenti potranno essere oggetto di specifiche discussioni a parte.
In piena terra, ovviamente, di norma provvedono alla bisogna gli insetti impollinatori. Il problema si pone per le piante coltivate all’interno o in balconi/terrazze in città, dove difficilmente o, comunque, non in numero sufficiente si registra la presenza degli insetti; in tal caso bisogna provvedere con la impollinazione manuale se si vogliono ottenere frutti. Con l’utilizzo di un piccolo pennello morbido si raccoglie il polline dalle antere di un fiore aperto, per poi strofinarlo sullo stigma di un altro fiore; l’operazione va fatta dopo mezzogiorno o nel primo pomeriggio (quando il polline è ben maturo) e in condizione di assenza di umidità o, peggio, di pioggia.
Va ricordato, infine, che alcune specie sono autoincompatibili, e, pertanto, il polline deve essere raccolto dal fiore di un’altra pianta della stessa specie, spesso di clone diverso: se non si dispone di un’altra pianta uguale, il polline della tanto vituperata Caerulea può essere usato con successo, almeno per quanto riguarda la fruttificazione in sè: i semi contenuti nel frutto sviluppatosi se seminati, ovviamente, non produrranno piante uguali alla madre, ma un ibrido di Caerulea.
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
Scritto Da – Elio Gulino on 20 Giugno 2005 21:06:28
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
La “voglia di imparare, di crescere e di cimentarsi…” è una qualità importante ed un atteggiamento estremamente positivo avendo contribuito all’evoluzione ed al progresso dell’umanità: senza di ciò saremmo ancora all’età della pietra!
In quanto a “pendere dalle labbra…”, ti consiglio di non prendere per Vangelo nulla e nessuno aprioristicamente: ho conosciuto tanti “depositari della verità”!
E’ importantissimo fare domande e ascoltare le risposte, ma non mettiamo mai da parte il nostro cervello ed il nostro spirito critico! Quanto raccolto va analizzato, verificato, digerito e, poi, finalmente acquisito nel nostro patrimonio di conoscenze.
Dopo questa “filosofica” premessa, rispondo “telegraficamente” ed in maniera incompleta, sempre per la stessa motivazione contenuta nella precedente risposta (sezione monografica finalmente sulla linea di partenza!).
– L’equazione “terriccio sbagliato = morte o difficoltà di crescita” non ha effetti istantanei ed automatici, specie per alcune piante più rustiche (e la Caerulea lo è): alla lunga vengono, però, i nodi al pettine!
– L’emissione di polloni, anche a notevole distanza, è una caratteristica della C. e di altre Passiflore (v. Incarnata, Incense,…): va tenuta sotto controllo estirpando sul nascere ogni piantina indesiderata (per evitare “lottizzazioni selvagge”), o estraendo con accortezza quella/e che ci dovessero servire per ottenerne delle nuove.
– Il dr. Vecchia e il suo sito saranno oggetto di discussione nel 1°cap. “Fonti di informazione” della sez.Monografie.
“Arrivederci”, a giorni, nella sez.Monografie!
🙂
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
Sono particolarmente contento che l’argomento Passiflora riscuota tanto interesse; ma si corre il rischio di anticipare quanto dovrebbe essere contenuto nella sezione monografica che è stata ideata per dare una certa razionalizzazione agli argomenti onde evitare dispersioni che renderebbero diffile eventuali ricerche successive sugli argomenti trattati, e, anche, ripetizioni degli stessi.
Sono quasi alla fine dei “ritocchi” all’impostazione da dare alla monografia e spero di dare finalmente il via nei prossimi giorni! 🙂 Il principale motivo del ritardo è dovuto proprio al fatto che non riesco a trovare il sistema per utilizzare il materiale interessante già immesso nel Forum ( e temo non ci sia nulla da fare; se qualcuno può suggerire soluzioni sarà il benvenuto!).
Nonostante ciò, mi sembra corretto rispondere, sia pur brevemente e parzialmente, rinviando il resto alla tanto attesa Monografia.
Il libro dell’arch. Sgaravatti, unica monografia in italiano sulla P., è un’ottima fonte di informazione. Alla voce TERRENO E MESSA A DIMORA (pag.13)dice che il terreno deve essere povero, sabbioso e ben drenato; e questo, mi pare che sia esattamente quanto da me affermato nella risposta a Gianni; quando parla di utilizzo della torba dice chiaramente che va miscelata con materiali inerti; il terriccio universale di cui parla appresso è proprio il “terriccio a base di torba reperibile in qualsiasi garden center” da me nominato nella risposta a Gianni.
P.S. per GIANGI: visto che sei appena arrivato mi rendo conto che forse non ti sarà chiaro cosa sia la storia della sezione monografica; troverai tutti i chiarimenti nella sez. “Discussioni e commenti” nel messaggio “Risposta a Lucia-proposta nuova sezione” del 15.2. 🙂
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
Mi suggerite di cambiarle il substrato ? Mi sembra rischioso per una pianta di circa 150 cm con i boccioli… Grazie
La mia richiesta di informazioni era motivata dal fatto che, se c’è un argomento su cui esiste totale accordo tra i veri esperti (non mi riferisco certo a me ! ), questo è proprio il substrato di coltivazione: tutti affermano che DEVE essere assolutamente drenante e per questo deve contenere il 50% di sabbia (in caso di difficoltà nel reperirla va benissimo la perlite). Utilizzare solo la torba, che trattiene l’acqua e si compatta, porterebbe la P. a morte certa in breve tempo per asfissia delle radici!
😡
Questo argomento verrà ampliato nella sezione monografica.
A questo punto, anche se con la pianta in vegetazione non sarebbe da fare, io procederei al più presto alla sostituzione del substrato (50% terriccio a base di torba reperibile in qualsiasi garden center e 50% di sabbia di fiume, se reperibile, o agriperlite). L’operazione, ovviamente, va eseguita con tutte le accortezze del caso per non perdere la pianta: operare in ambiente protetto, in assenza di vento e freddo e, importantissimo, estrarre la pianta con delicatezza, a substrato asciutto, al fine di non rompere il pane di terra. 😉
Buona fortuna! 🙂
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
……La nuova pianta acquistata è stata coltivata nientemeno che in torba pura…
[/quote]
Gradirei sapere, se possibile, per mia curiosità personale ed anche in relazione alla costruenda sezione speciale, chi (vivaista, privato,…), coltiva Passiflore in torba pura e quale motivazione adduce per l’utilizzo di tale materiale (senza aggiunta di altro).
Grazie
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
Ringrazio per l’apprezzamento, ma ribadisco ancora una volta che quanto abbiamo intenzione di realizzare potrà avere successo solo e soltanto se ci sarà la partecipazione di molti, anche solo con domande.
Il mio compito (e di chi si troverà al mio posto nelle successive monografie) consiste nel disporre un filo logico nell’impostazione della discussione, e nel “dare il la”, capitolo per capitolo, fornendo il maggior numero di informazioni su cui instaurare un dibattito con lo scopo di completare nel miglior modo possibile l’argomento. 🙂
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
il mio messaggio appena inviato ha messo in piena luce le mie capacità nell’uso del P.C. 😡 : deprimente! 😡
La tabella che doveva essere esplicativa è risultata assolutamente incomprensibile e, peggio, non capisco perchè, dato che ritenevo di aver incolonnato correttamente i dati 😳 .
Ho fatto altri tentativi, tutti regolarmente e miseramente falliti 👿 : prima che mi venga il desiderio di prendere a martellate il PC preferisco arrendermi: rinuncio alla tabella e cerco di raggiungere lo scopo in altro modo.
La VITIFOLIA ha foglie trilobate (come la vite), mentre la COCCINEA ha foglie intere-ovate e seghettate ai margini.
La VITIFOLIA ha 2 ghiandole nettarifere alla base del picciolo (talvolta 2 o 3 addizionali al centro del p.), mentre la COCCINEA non ne ha nessuna o, al più, 2 alla base.
I filamenti esterni della corona nella VITIFOLIA sono color rosso brillante o arancio, nella COCCINEA invece porpora profondo e bianco o giallo alla bese.
Mi sono dimenticato, inoltre , di rispondere in merito alla ipotizzata preferenza della Coccinea ad una posizione ombreggiata.
Come tutte le P. originarie delle foreste tropicali, anche la C. è abituata a vegetare in ombra parziale, ma, a mio parere, non dovrebbe avere problemi anche in pieno sole (non cocente): tutte queste P. con lo stesso habitat, hanno, infatti la tendenza ad arrampicarsi sugli alti alberi sotto cui si trovano, sino ad arrivare alla cima degli stessi alla ricerca del sole!
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
In attesa di riuscire a far partire la sezione speciale sulla Passiflora (sto cercando, fra l’altro, di definire meglio l’impostazione della discussione che avevo abbozzato nel messaggio del 17 u.s.) nella quale potremo poi approfondire ulteriormente l’argomento, cercherò di integrare quanto già detto correttamente da Pietro Puccio.
Anche io ho ripetute esperienze negative con la Coccinea non solo per il freddo invernale, ma anche d’estate per altri motivi che non sono riuscito ad accertare: la Coccinea è la mia bestia nera!
👿 !
Prima di continuare è, comunque, necessaria una precisazione (valida anche per tante altre piante): qualsiasi analisi deve tener conto innanzitutto se si stia parlando di piante giovani (1 anno o poco più) o di piante già mature che, specialmente nel caso della Passiflora, hanno resistenze maggiori alle basse temperature. E, a proposito di queste ultime (temperature) è bene che ci convinciamo che il fissarne delle minime per la coltivazione delle P. è meramente orientativo (dipende dalla persistenza delle stesse in primo luogo e da tanti altri fattori concomitanti) e ognuno dice la sua, spesso cambiando idea nel tempo: le temperature minime citate da Lucia per la Coccinea, tratte da Catalogo della N.C.P.(il cui Conservatore J.Vanderplank è a mio avviso la più alta autorità sulla P.), sono state, nei cataloghi successivi modificate verso l’alto:
Vitifolia 4° Vitifolia wild coll. 7°
Coccinea 10° Coccinea 18°
Ciò premesso, concordo con P.P. (“penso sia stato proprio per le basse temperature”), senza, peraltro, escludere la seconda ipotesi avanzata da Gianni (marciume radicale).
Nel caso delle P. il marciume radicale è il rischio più frequente non tanto o non solo per eccesso di innaffiature (le P. nei luoghi d’origine prendono acqua anche in inverno ed anche abbondantemente), ma più facilmente per scarso drenaggio, sia in vaso che in piena terra, e ancor di più per errato terreno di coltivazione.
Al momento penso che quanto detto sia sufficiente: nella sezione speciale sarà oggetto di approfondimento accurato in quanto, ripeto, è uno dei più importanti argomenti legati alla coltivazione della P. (innaffiature, fertilizzazione e terreno di coltura).
Infine, per quanto riguarda la distinzione tra Coccinea e Vitifolia, sempre rifacendomi a quanto scritto da P.P., penso che questa piccola tabella comparativa possa essere di notevole aiuto, anche in assenza di fiori:
VITIFOLIA COCCINEA
foglie trilobate intere-ovate
(come la vite) seghettate
ghiandole al picc.
2 alla base nessuna
talvolta: o 2 alla base
2 o 3 al centro
filamento est.corona
rosso brill. porpora –
o arancio bianco o giallo
alla base
P.S. x Gianni: tenendo conto di quanto sopra detto e della zona consiglierei di rinunciare sia alla C. che alla V..In alternativa mi orienterei su un ibrido molto bello -P.xdecaisneana (alata x quadrangularis) che resiste a temperature molto più basse,di facile coltivazione e reperibile da Lucia.
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a
Come primo messaggio ritengo sia utile (come hanno fatto altri)dare notizie su di me più ampie di quelle contenute nel profilo utente (età, stato civile, occupazione.
Il mio nome è Elio Gulino, abito a Palermo (come il mio stimato concittadino Pietro Puccio, che colgo l’occasione di salutare e con il quale spero, un giorno di incontrarmi); mi interesso di giardinaggio in genere da circa 16 anni, in particolare di piante tropicali da circa 8 anni.
Il “luogo del delitto” del mio hobby(quante piante sono rimaste vittime delle mie iniziali sperimentazioni e della mia ignoranza?! Non voglio pensarci!) è stato, inizialmente, il mio balcone (m.1.6o x 8)in città; dieci anni fa, appena pensionato, ho comprato una casetta in campagna con circa 1200mq intorno a Castellammare del golfo (prov. TP, 66km da Palermo).
Oggi, quindi,la situazione è la seguente:
il balcone è diventato il “laboratorio” dei miei esperimenti: semine (ho una serra fredda “artigianale” 😀 😀 da me costruita, con dentro due serrette elettroniche inglesi), talee (poche), allevamento e crescita di quanto ottenuto, che, poi,generalmente, trasferisco in campagna; sempre nel balcone tengo qualche pianta che non sopravviverebbe in campagna per motivi diversi (fondamentalmente il vento e le temperature invernali più basse), come Plumerie, Jasminum nitidum, Stephanotis.
in campagna, in questi 10 anni, ho impiantato alberi da frutto, agrumi, olivi, viti, rose, pelargoni odorosi, e, ovviamente, le piante di nostro interesse
(Passiflora, Jasminum, Hibiscus, Plumbago).
In particolare la mia “folle passione” è rivolta al genere Passiflora, sul quale, negli anni, ho cercato di approfondire le mie conoscenze (attraverso libri, internet, …), senza per questo ritenermi un “esperto”: non si finisce mai di fare errori e di apprendere!
Da quanto appena detto risulta chiaro il motivo della mia iscrizione al Forum: apprendere sempre di più e, per quel poco che posso, dare una mano a chi ne ha bisogno.
Elio Gulino
PALERMO
USDAzone 9b/10a