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Fai attenzione e preparati per il peggio perché e’ una specie delicatissima che al minimo abbassamento di temperatura inizia a decadere. Fuori in Italia non si puó, sapendo che gli alberi adulti, in Florida muoiono sotto i +5 C e sopra i +38 C. Resiste a qualche colpo di fresco (8-10 C) ma non c’e’ verso di mandarla in riposo. Diminuire troppo le annaffiature serve solo a danneggiarla ulteriormente.
Prova a mantenere minime di 16-18 C, massime sopra i 20 C e cerca di fargli raggiungere ogni tanto i 26-28 C anche in inverno. Vuole acqua buona, non sopporta la salinitá, ne i suoli basici.
Carlo
Scritto Da – Carlo Morici on 02 Novembre 2007 22:32:36
Ho una Arenga micrantha in Sicilia e non va per nulla male. E’ lenta perché ha circa sei anni ed in effetti non supera il metro d’altezza e non fa piú di due foglie l’anno. Tuttavia va decisa e non ha mai sofferto il caldo estivo.
Carlo
Prova Butia capitata (polpa del frutto) e Jubaea chilensis(contenuto del seme).
Carlo
Ho due Dypsis lutescens a Messina. Una, comprata quando avevo 11 anni, 22 anni fa,non supera i 3 m perché vive esposta al maestrale e quasi tutti gli anni perde 2/3 del fogliame, anche se non e’ mai gelato. L’altra invece e’ molto piú grande (5 m?) e deriva da un ricaccio della prima, diviso circa 15 anni fa. Quest’ ultima e’ piantata in luogo protettissimo, in un angolo della casa esposto a SE, a pochi centimetri dal muro bianco e dallo scolo di una grondaia. Le si bruciano solo le punte delle foglie piú vecchie. Siccome il suolo e’ molto sabbioso non ho problemi di marciume anche se la grondaia la inonda continuamente d’acqua in inverno.
Carlo
quote:
A proposito di C. crinita, quella del Palmetum ha già fruttificato?
Pietro Puccio
Si, due anni fa iniziarono timidamente (sono due le grandi), e adesso a “scatafasci”.
Carlo
Grazie Piera. Per adesso non ho altre foto a portata di mano. Piú avanti sará.
Pietro,
Al Palmetum la velocitá di crescita e’ piú o meno come altrove sulla costa Sud delle isole. Il caldo sottostante non sembra influire, anche perché le zone con “calore di fondo” sono ben poche.
Secondo me, 25 anni per un C.crinita e’ troppo, Qui forse ce ne metterebbe una quindicina, ben curato ma senza forzature.
Il mediterraneo, dalle minime dolci ma dalla latitudine nordica, permette di coltivare molte tropicali ma le rallenta.
La Chambeyronia della foto e’ arrivata dalla Florida nel 1997. La gemella della tua, seminata nel 92 e’ a Mortelle.
Non avevo visto la sezione palme. Ma si ho visto una Livistona nella sezione generale?!?!
Carlo
L’impollinazione manuale non e’ mai troppo complicata. In linea di massima si aspetta che si “schiudano” le prime “squame” della “pigna”. Il cosidetto metodo asciutto consiste nel soffiare il polline dentro con una cannuccia da bibite, ed il metodo umido, generalmente per i coni piú grandi, si fa iniettando con una siringa senza ago il polline mescolato con acqua. L’impollinazione va ripetuta piú giorni di seguito perché il cono diventa ricettivo poco a poco.
Cerca hand+pollination+cycads e troverai vare pagine utili
Carlo
Bella, ma cosa ne dite delle altre bellezze usate come vile sfondo? Pandanus furcatus, Livistona mariae, e Sabal sp?
Carlo
Se e’ quella che ricordo ad Agosto 2005, e’ cresciuta un sacco. Era all’angolo accanto al Trithrinax?
Carlo
Si che fanno semi, avendo maschi e femmine, anche in climi diversi da quello d’origine. Tuttavía in natura la maggior parte delle specie e’ impollinata da insetti specifici e dunque in coltivazione bisogna ricorrere all’ impollinazione manuale, che fatta due o tre volte e’ una barzelletta. Dunque anche se le piante sono piantate in prossimitá e’ molto improbabile che senz’aiuto portino avanti i coni.
Inoltre come s’e’ gia scritto, se si hanno poche piante e’ possibile che non coincidano i momenti fertili. Addirittura varie specie non riescono a “conare” tutti gli anni. Il polline peró e’ conservabile e trasportabile.
Avere le piante e’ il problema.
Carlo
Fertlizzanti “da urlo” era solo un modo di dire e mi riferivo alla quantitá. Dallo sterco di pecora ai chimici piú svariati, s’e’ usato di tutto.
Carlo
Si, ma Luigi55 usa serra e luci artificiali. Guarda come sono cresciute pur essendo state seminate a settembre. Secondo me, se continua a pagare la bolletta della luce, fioriranno fra 1-2 anni. Io non ho mai seminato ibridi di plumeria, ma solo le specie naturali. Sia le mie “naturali” come le ibride seminate dai miei amici, sono fiorite dopo 2-4 anni. Tutto questo alle Canarie, in serra il primo anno, e con fertilizzanti da urlo.
Se fioriscono da talea? Chiaro! Ma dipende molto dalla talea. Una talea apicale presa al tempo giusto da un albero forte fiorisce immediatamente, a volte anche prima di radicare. Una talea di “seconda scelta”, ci puo mettere due anni di buona coltivazione.
Carlo
Io propongo una prospettiva ottimista, le tue plumerie sono grandissime per essere nate a settembre. Quest’anno sicuramente non fioriranno, ma se continui cosí potrebbero anche fiorire a fine estate 2008 o nel 2009.
La storia che ci possono mettere anche dieci anni credo che si riferisca a individui particolarmente “sfortunati”. Due-quattro anni e’ una approssimazione piú esatta.
Carlo
Clavija domingensis e’ in due parole bellissima e rarissima. La terza e’ resistentissima.
Il genere Clavija appartiene alle Teophrastaceae, ed ha varie specie in Centro e Sud America ed una sola ai Caraibi: Clavija domingensis.
Vive alle mezze altitudini dell’isola di Hispaniola, dunque non ha una necessitá continua di caldo ma comunque in habitat non conosce minime prossime allo zero. L’ unica pianta coltivata al Palmetum di Tenerife e’ ancora in vaso da 8 anni ed ha resisitito l’impossibile. L’estate scorsa ha passato 20 giorni senz’acqua scordata in una serra che raggiungeva ogni giorno i 40 C. Ha defogliato completamente ed e’ ripartita bene una volta annaffiata, anche se con chioma ridotta.
I semi sono ortodossi e di facile germinazione. E’ bella, forte e facile, ma per adesso rara.
Pietro complimenti per la pianta. Non so cosa dire per il freddo, ma proverei prima in un vaso grande da riparare sotto una tettoia in inverno. Pensa che ha un solo apice che pertanto andrebbe protetto… qualcosa come il guscio sulla pomelia.
Carlo
E che una punta e’ una punta e intorno a Messina c’e’ tanta acqua e poco altro. 😛 Fra Capo Peloro e le Eolie la differenza e’ minima. La punta, la punta!!
Si, Pietro, devo andarci.
Mi sembra di sapere che il mare piú caldo e’ proprio dove mi sono fatti i miei primi bagni: il Tirreno fra le Eolie e lo Stretto di Messina. Ma e’ anche vero che la costa di Donnalucata potrebbe avere un clima ideale. Le punte estreme della Sicilia, restano a salvo dalle onde di clima continentale che vengono dal centro dell’isola. Se non mi sbaglio il “tuo” scirocco (a PA) viene dal centro dell’isola, e’ caldo e secco e brucia i Rhopalostylis. Il mio invece(a ME) viene dal mare, e’ caldo-umido e favorisce la crescita, anche ad Agosto.
>… minime di qualche grado sotto lo zero, nel ’99, mi pare, in un vivaio, a sud di Siracusa.
Si, ricordo che (nel 2001?) restai allibito vendendo nei dintorni di Siracusa le Euphorbia ingens con tutte le punte “squagliate”, mentre a Messina non era successo nulla degno di menzioni.
Carlo
Bello. Un clima speciale sulla latitudine 36,5 N. Io vengo dall’altra punta della stessa isola, sullo stretto di Messina a 38 N. Anche quella punta e’ climatologicamente benedetta ma piú umida e fresca, ideale per Howea e Chamaedorea, ma non per Delonix regia.
Forse hai il clima piú “tropicale” d’Italia. Mi sa che ti tocca mandare qualche altra foto per sorprenderci.
Carlo
Pietro, grazie per lanciare la discussione. Sono bulbi affascinanti e facilissimi da coltivare.
quote:
Scritto Da – Pietro Puccio “…come dieci banalissime foglie, se opportunamente disposte, possono assumere un aspetto interessante (almeno per me)”
La disposizione distica del fogliame da un senso di ordine ed eleganza anche se il bulbo emergente ha un aspetto “povero”. Quelle dieci foglie sono magiche e ricordano in qualche modo mille altre piante distiche, come Aloe plicatilis, Ravenala madagascariensis, Wallichia disticha…
A Tenerife ho due forme di B.disticha e confermo confermo quanto dice Lilio Apulo sui diversi comportamenti delle varie forme locali.
Una della Tanzania, che emette foglie con l’ultimo caldo di metá ottobre e le perde solamente due mesi dopo, con i primi freddi (min.+ 10-12 C) di Gennaio.
Una Sudafricana a foglie ondulate, che mi ha regalato l’egregio Sig.L. Apulo, che inizia a fare foglie con le (prime)piogge di metá Novembre e le perde molto piú tardi con i (primi) colpi di caldo di Maggio.
La Sudafricana sembra molto piú adatta ai ritmi mediterranei di Tenerife, ma in realtá nessuna delle due mi e’ mai fiorita e la pianta della Tanzania e’ ben sana e forte anche se vegeta per molto meno tempo.
Carlo
Scritto Da – Carlo Morici on 12 Aprile 2007 01:07:46
Bell’albero. Bei fregi tailandesi sul portone e bel banano con molte foglie decenti ai primi d’Aprile.
La tua costa avrá sicuramente un clima spettacolare simile alla Costa del Sol in Spagna, che ha la stessa latitudine. “Da noi a Nord”, in zona stretto di Messina, c’e’ un clima stabiissimo e umido, “stile Lord Howe” da kentia e chamaedorea ma il flamboyant non funziona. Invece giu da voi “al Sud”, avete il sole da subtropico che sicuramente fará crescere piú veloci un sacco di cose (penso subito alle le Bismarckia e agli Adenium). E, conta, conta… che altro cresce di sorprendente in zona? Ravenala? Heliconia? Da te potrebbero venire bene varie palme “da sole” che altrove in Sicilia sopravvivono ma non trionfano per gli inverni troppo scuri e freddi, come Copernicia baileyana, Wodyetia bifurcata, o la classica Roystonea regia.
Carlo
Il flamboyant e’ uno degli alberi piú comuni, piú veloci e piú amati nelle coste sud delle Isole Canarie. Se ha caldo, non importa il resto. Cresce nei suoli peggiori, senza irrigazione anche nei luoghi dove si contorcono i fichi d’india per la siccitá. Il vento non e’ un problema: se si lascia crescere liberamente in zone caldo-secche tende a formare una cupola perfetta, con i rami che arrivano a terra.
Piú e’ duro il clima, piú spoglia e meglio fiorisce. Ama i parcheggi asfaltati battuti dal sole.
Al contrario, spoglia poco e fiorisce male e tardi ai tropici umidi o nuvolosi, ma anche alle Canarie, se piantato nella costa nord o in generale nei luoghi riparati fra gli edifici.
In Spagna contientale sopravvive e fiorisce non benissimo solo nei luoghi piú privilegiati, come la Costa del Sol e Almuñecar, raramente fruttifica. In Sicilia non ero al corrente che vi fossero esemplari cosí.
E’ l’unico?
Carlo
Carlo
Pazzesco. Che allegria.
Se non avessi visto le foto, avrei dubitato. 40 anni?!? Fai foto, se puoi quand’e’ in piena fioritura e magari anche quando e’ spoglio, per vedere meglio il portamento. A Mortelle lo provai una volta sola. Arrivó a >2 m in un estate per poi morire verso capodanno.
Se a Donnalucata fruttifica il flamboyant, vuol dire che e’ il posto giusto per piantare parecchie cose!
Carlo
Si, aggiugo che sebbene in Hawaiano si dica Pau Melia, oggi alle Hawaii in realtá parlano tutti inglese, e in generale la gente le conosce e le chiama plumeria… pronunziato “plamiria”.
Carlo
Sono molto simpatici, li chiamano “Raccoons”. Curiosamente al Fairchild ti spiegano che fra Alligatori, Iguane e Raccoons, sono questi ultimi i piú pericolosi per i visitatori.
Sono molto carini ma anche “porci” schifosi, che mangiano spazzatura dai cestini e possono (teoricamente) trasmettere rabbia e altro, e sono sempre pronti a mordere la mano che li accarezza.
Vista la crescita “istantanea” della papaya, io dal bicchiere di caffé, una volta superati i 10 cm, la passerei direttamente a vaso di 30 cm. E a luglio a un 40 o 50 cm.
Attenti: vaso piccolo, niente frutta.
I rami sono flessibilissimi e puoi farci quello che vuoi. Prova a educarlo a spalliera, strisciando sul muro, cosí avrá piú caldo.
Carlo
Bellissimo. Le sculture sono un po’ strane, ma sono esposizioni temporali e di tanto in tanto non fanno male.
Alcune note: La sequoia in realtá e’ un baobab, Adansonia digitata. L’Aechmea blanchetiana e’ diffusissima oggi, ma una dozzina d’anni fa era praticamente sconosciuta anche negli Stati Uniti.
Hanno iguane, ma hanno anche scoiattoli, orsetti lavatori e alligatori!
Ciao,
Carlo
E’ vero che la resistenza alle minime assolute e’ simile, ma vi sono differenze fra le varietá per quanto riguarda all’adattabilitá al freddo in generale. Alle Canarie consigliano alcune varietá anziche altre per le zone piú alte (piú fredde e spesso piú umide): Lippens, Haden o i manghi poliembrionici Gomera. Resistono meglio all’umiditá invernale, ripartono piú presto a primavera, etc.
Carlo
Il verde germoglio e’ un bel colore ma non so di che bromelia parli 😛
Forse di Aechmea gamosepala, che in Sicilia cresce alla perfezione?
Carlo
Scritto Da – Carlo Morici on 26 Febbraio 2007 23:18:03
A proposito del banano “comune di Sicilia”. Vorrei sapere se qualcuno ha capito a che varietá “internazionale” corrisponde? Forse al Bluggoe? Credo che sia lo stesso che c’e’ in tutto il sud Italia e Sud Spagna, e che alle Canarie e’ conosciuto come “platano manzano”, in quanto ha un sapore piú dolce e piú acido, che puo ricordare una mela.
Cambiando di banano, Pietro ricorderá che Natale a Milazzo ha in serra fredda uno splendido banano portato da Tenerife, di quelli che chiamano “platano de seda” (banano di seta), con il canale del picciolo aperto e rosato. Spero che quest’anno lo riproduca e lo provi fuori perché alle Canarie mi sembra che va meglio di altri banani in inverno. Ed inoltre il frutto del “de Seda” e’ ottimo, il che non e’ poco, giacché molte varietá poco comuni hanno sapori deludenti.
E’ senz’altro meno rustico del comune siciliano. Ho avuto un Dwarf Cavendish in Sicilia a Mortelle per anni, mal curato. Si bruciava troppo in inverno, pollonava pochissimo. Poi e’ morto del tutto.
Invece la Sra.Passalacqua a Rometta, ne aveva un cespo molto piú curato che le fruttificava di tanto in tanto. Anche li si bruciava un po’ troppo, ma le attenzioni nei mesi caldi erano senz’altro migliori.
Carlo