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Hola Senor Pindo.
Sei stato molto chiaro.
Il fatto di avere l’accortezza di trapiantare tutte le essenze con il colletto a filo terreno, o anche qualche cm al di sopra di esso, è un requisito fondamentale per avere un’ottimo esemplare.
Quindi se hai collocato da poco in terra il tuo Syagruss, conviene che inzi da capo l’impianto. La palma và alzata di quei pochi centimetri necessari al suo effettivo benessere.
Altrimenti se l’impianto ha già diversi mesi, è mi sembra il tuo caso, potrai asportare alcuni cm di terreno tutt’intorno alla palma, creando una sorta di buca.
Alla buca nel periodo invernale, dovrai però creare un canaletto di scolo, per evitare i ristagni idrici.
Non sò se hai molte speranze per la prima palma in foto, però proverei lo stesso.
Per le macchie sulle foglie foto.4 sono caratteristiche di una temperatura rigida invernale.
Buon lavoro.
Scritto Da – caio on 27 Marzo 2012 21:26:03
E’ quasi incredibile che al riparo di uno scantinato non riscaldato riesca a sopravvivere.
Qui vive e fruttifica solo molto vicino al mare ed in posizione riparata.
Non ama le minime sotto lo zero e i repentini sbalzi di temperatura.
Angelo che temperatura minima hai avuto nella tua cantina ?
Ne sono curioso, perchè il Tamarillo in fatto di minime temperature è abbastanza esigente.
Grazie, saluti.
caio.
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Ha resistito perfettamente all’inverno, e sia la parte legnosa, sia la parte verde non hanno subito danni
L’anno scorso l’ho trapiantata, molto piccola a maggio : posso adesso che e’ lignificata anticipare il trapianto in terra, viste le temperature piu’ che miti ??ANGELO
Vabbene, al limite Giulio c’è lo ha ricordato questo singolare personaggio, il che non è male.
Sul tema volevo aggiungere, vi siete mai visti arrivare un’e-mail per richiedere una particolare disponibilità di semi da un indirizzo e-mail, tipo xxx@agrixxxxxsrl.it ?
Capito un vivaio che vi chiede i semi! 😀 😀 😀 ………questa è proprio il massimo.
La scorsa domenica a Velletri, in provincia di Roma, si è svolta la XVIII° festa dedicata alla Camelie.
Questo è il primo anno che la manifestazione si svolge senza la presenza di uno dei “padri fondatori”, il Generale Ettore Rolando che già dai primi anni 70 si era prodigato con profitto nella coltivazione delle Camelie, è riuscito praticamente a vocare un territorio alla Camelia, ora adottato come fiore “Comunale”, è anche vero che per la particolare conformazione del terreno vulcanico dei Castelli Romani la Camelia ha vi ha trovato uno dei suoi habitat più favorevoli.
Ho così rispolverato questo post, per inserire un link dove viene spiegato in maniera semplice e precisa tutto quello che si deve sapere per coltivare con successo queste stupendi piante.
http://www.trafioriepiante.it/Infogardening/giardino/SegretiCamelie.htm
Buona lettura, saluti.
caio.
Non lamentatevi, a me ai vivai TSL mi hanno venduto delle Jubaee per Brhaea Edulis.
Direi che visto che ci avevo guadagnato ho fatto finta di nulla.
Non per difendere i vivaisti, ma il 90% sono solo venditori, quindi quando comprano a lotti, se salta un etichetta la merce viene venduta con il nome dell’etichetta non dell’essenza.
Anche io all’inizio ho comunque comprato fischi per fiaschi a mia insaputa e credo anche del vivaista.
ora se il vivaista è serio se gli riporti la pianta, o ti dà quello che cerchi o almeno ti restituisce i soldi.
Certo che devi affrontare un nuovo viaggio, però a Pistoia penso che la riesci a trovare senza problemi un Sabal 🙂
Io ho provato con due Zamie furfuracee collocate all’esterno è protette da Nord ed east, con copertura naturale (pino domestico)diciamo che il primo inverno perdono le foglie, verso Lulgio arrivano le nuove foglie, ma meno vigorose delle precedenti, il secondo anno stesso trend, il terzo, vedrai le ultime 3 o 4 foglie in miniatura e di colore giallo, poi al quarto inverno Kaput.
E’ ovvio che le due zamie, più grandi di quella che hai tu attualmente le ho collocate in sequenza, quindi non è un fatto di inverno eccezionale, è proprio che la pianta soffre troppo gli stress termici ed in pratica si annichilisce pian piano.
La terza, che ho ora lo stress del primo inverno lo stà ancora scontando oggi a distanza di tre anni, non si è ancora perfettamente ripresa, migliora di anno in anno, ma ora è in vaso e l’inverno lo passa al calduccio.
Poi possiamo anche considerare che tra la tua zona e la mia vi sono minio due gradi di differenza, che non sono pochi, ma non sono sufficienti per la specie.
Conosco un amico del Forum, che è molto vicino al litorale di Tor San Lorenzo, che la tiene da anni in vaso ed serra fredda con ottimi risultati.
Puoi provare ?
Ma i rischi sono alti.
Saluti.
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Se la tua zamia ha passato fuori gli ultimi due inverni è già un buon inizio.
L’hai tenutà però al riparo che è già un ottima protezione, inoltre se hai muri adiacenti che sono riscaldati, anche quelli possono falsare la tua prova.
Devi trovare un posto dove la zamia possa godere il riparo, tipo un grande pino ecc. e riparata dai venti.
E’ una pianta proprio al limite per le nostre latitudini, hai un bell’esemplare, vale la pena rischiare ?Mi rendo conto che è rischioso metterla fuori….perchè è un’altra cosa.
Ho letto sul forum che all’orto botanico di Palermo la coltivano in piena terra….ma Palermo è tutt’altra cosa…
Sarebbe intressante sapere se c’è qualcuno che la coltiva in terra al’esterno alle mie latitudini o lungo il litorale che va da Roma sud a Napoli…….escluse le Isole dell’arcipelago campano dove di nuovo troviamo un microclima molto diverso dal mio simile a quello siciliano.
Ringrazio di nuovo.
Raimondo
Focene(RM)150 mt. dal mare
Zona climatica 9a (USDA)
Csa: Clima Temperato caldo (Köppen)
Lauretum Caldo (Pavari)
Salve Angelo, dove hai praticato il taglio mi sembra che i rami sono in ottime condizioni, anzi ho l’impressione (ma potrei sbagliarmi) che hai forse abbondato con nell’asportare il “secco”.
Prima di praticare i tagli post-invernali, sbuccia la pelle del tronco per vedere se sotto all’apparente secco vi è del verde.
Questo perchè l’Avocado tende con il tempo e lo stress a prdere il colore verde, per lasciare il psot al marrone e poi al classico grigio con “crepe”
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La parte bassa e’ ancora completamente verde….
Angelo
Si anche qualcosa in meno.
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Quindi resiste al freddo (sporadici e brevi -3°C)?
Se la tua zamia ha passato fuori gli ultimi due inverni è già un buon inizio.
L’hai tenutà però al riparo che è già un ottima protezione, inoltre se hai muri adiacenti che sono riscaldati, anche quelli possono falsare la tua prova.
Devi trovare un posto dove la zamia possa godere il riparo, tipo un grande pino ecc. e riparata dai venti.
E’ una pianta proprio al limite per le nostre latitudini, hai un bell’esemplare, vale la pena rischiare ?
Si nonostante è un’infestante, resta però semplice il suo controllo.
Ha delle radici superficiali, quindi basta in estate togliere i nuovi nati ogni 30 – 40 gg.E’ un bell’alberello che vale la pena coltivare.
Ciao.
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grazie caio per le informazioni. in parole povere è un infestante.luk
Salve Luk, rimane un piccolo alberello non più alto di 2-2,50 mt, con portamento semi-prostrato.
E’ deciduo, è un ottimo alberello ornamentale.
Sotto la sua chioma, ti nasceranno 10.000 piccole piantine, è il solo piccolo neo che ha. 😀
Ciao.
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buona sera, ho due piantine in vaso che ho comperato lo scorso anno, vorrei metterle nel giardino,qualcuno sa dirmi che esigenze vogliono? diventano alberi grandi? grazieluk
Sono quelle del laghetto 😡
Vediamo se ci azzecchi Costy ……………?
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tutte morte ? e come mai ? il punteruolo o il freddo ? allora quelle all’orto botanico ?
In alto al menù vi è una lente con scritto ricerca, scrivi inserimento foto.
Di Jubaee a Villa Borghese non ne ricordo, mentre quelle di Villa Pamphili sono tutte estinte.
Vi sono rimasti i soli tronchi, Idem per Frascati.
Ciao.
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ciao Caio, io ho una foto di quella di villa borghese, ma non so come inserirla nel forum… mi potresti illuminare 😉
Assolutamente no, è quello che succede in antura quando piove, l’acuqa viene trattenuta negli interstizi fogliari.
I marciumi sono dovuti al fredd ointenso, oppure ristagni idrici, nel tuo caso avendo tolto il sottovaso si può ipotizzare un attacco fungino.
Prova dei prodotti per combatterli e tieni la pianta al momento a mezz’ombra.
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io l’ho lasciato senza sottovaso, l’ho innaffiato solo una volta visto che a palermo da fine dicembre ha piovuto ininterrottamente per 2 mesiil fatto che l’acqua rimane nelle bratee delle foglie vecchie (se cosi si chiamano) non è un problema?
Palermo
Gabriele
Si la precisazione di Fede sui -11 la dice lunga sulla differenza di temperatura tra i due litorali.
Per quanto concerne la salinità contenuta dall’ambiente circostante le spiagge, ho verificato ad Anzio in particolare sulla riviera di ponente circa una ventina di anni fà hanno piantumato almeno un km di strada adiacente le grotte di Nerone, per i primi dieci anni durante il periodo invernale, quindi di minor vigore si presentavano tutte con le foglie “sbruciacchiate”, un orrore alla vista, poi con la veloce crescita della specie il problema è andato via via diminuendo, ora che le chiome rasentano i 4 o 5 piani degli edifici vicini sembra non presentarsi più il problema.
Ieri invece sono sceso a Piana delle Orme per una fiera ed ho visto che di phoenix in zona non ve ne sono quasi più ed ho notato purtroppo le prime washingtonie aggredite dal parassita.
La sorpresa è stata di vedere invece molte Syagruss e Butie intatte, almeno quelle !
Salve Sergio e ben riletto, hao avuto modo di notare le problematiche che hanno le Washingtonie alla presenza di salsedine nell’aria ?
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Se posso,vorrei solo suggerire di non essere estremamente sicuri quando si osserva una Washingtonia da lontano nel dire che sia una specie o l’altra.A meno che le caratteristiche non siano ovviamente eclatanti.Mi è capitato più volte di osservare da lontano degli esemplari che sembravano robusta e che invece ad un esame
ravvicinato si sono rivelati filifera.Senza considerare che esistono anche gli ibridi tra le due specie ed anche in numero notevole.Suggerirei pertanto di sciogliere la “riserva” solo dopo un esame ravvicinato del picciolo fogliare. Saluti,
Sergio.
Assodato che la Palma sulal foto di Fede e una W. Robusta, il problema su danni fogliari non penso sia dovuto alle minime temperature, quanto al salmastro che riceve quotidianamente.
Avete notato se le differenze di bruciatura tra W. Robusta e filifera sono proporzionali alla loro distanza (o maggiore altezza) rispetto al mare ?
Io ho notato qui nella riviera laziale (poi entrano in gioco anche i venti predominanti) che le Washingtonie risentono molto dell’aria salmastra, più sono collocate vicino alal spiaggia e più sono piccole, maggiori sono i danni fogliari.
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sulla spiaggia di Rimini wash. filifera passa l’inverno meglio di wash. robusta.
Ok Raimondo attendiamo le foto, ma uno presentimento che non sia una Macrozamia, bensì una Xantorea, sempre Australiana è, ma di diversa razza.
Saluti, caio.
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Una curiosità Raimondo, ma la Macrozamia Moorei da quanti anni è collocata a dimora e che dimensione ha il tronco ?
Ha avuto danni fogliari invernali o eventualmente estivi ?
Grazie per l’eventuale risposta. 🙂Ciao Caio la Macrozamia è piantumata da circa 4 anni in piena terra e non l’ho mai coperta.
Concordo con ffeeddee.
Non sembra risentire minimamente ne del freddo ne del caldo.
Nessun danno fogliare.
Oggi faccio una foto e poi la posto.
Così magari mi dai conferma che è proprio una Macrozamia Moreei….
Il tronco è molto largo ma non troppo alto…
Faccio una foto e poi la posto.
Chi me l’ha venduta me l’ha comunque venduta per Macrozamia moreei……però tieni in considerazione che non ho una grande esperienza.
Un Saluto Raimondo
Razza Guatemalteca.
Ciao.
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Il tronco di colore rosso e’ diverse dalle altre varietà
Angelo
Si, è più piccola della tua ed è stata “fuori” quest’inverno.
E’ contenuta in un portico chiuso da tre lati, gli apporti idrici dunque sono controllati e di norma vengono eseguiti almeno 4 5 gg. prima di eventuali gelate.
Quest’inverno -5°c, ma ripeto “al coperto”.
saluti, caio. 🙂
Non sarà tanto la dimensione della buca che dovrai creare alla nuova ospite, quanto il mantenimento nel tempo del ph acido.
La buca grosso modo deve avere le dimensioni della chioma, quindi un giusto compromesso sarebbe un 3x3x2, con un escavatorino si può fare con facilità.
Per il mantenimento del ph, dovrai utilizzare acqua demineralizzata (piovana) il terreno dovrai farlo mischiando del terreno locale, con molta torba e residui di pineta e lasciarli maturare almeno per un annetto.
Dopo tutto questo lavoraccio, credo che il vero nemico saranno le massime temperature.
Nulla è impossibile, dipende solo dall’obbiettivo che si vuole raggiungere.
In bocca al lupo. 🙂
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grazie a tutti per i consigli… 😀 magari la buca provo a farla più grande, chissà che nel tempo l’acidità della torba non impregni un pò il terreno attorno…. 😉
🙂
Peppe hai la fortuna di vivere in una delle più belle e soleggiate terre d’Italia.
Stefania se hai qualche indicazione sulle varietà fruttifere, sono “tutt’orecchi”.
Tra l’altro conoscendo bene il clima locale sarà di sicuro un ottimo consiglio.
Hai deciso di abbandonare il caos Castellano ?
Beata te, ogni tanto ci penso anch’io, è basta c’ho stò traffico !
Anche se nella tua nuova zona, come traffico non scherzano, siete solo meglio colelgati con la capitale, che non è poco.
Saluti 🙂
Se può interessare per analogia, visto che non vi è una distanza enorme tra le due località, qui nel medesimo giorno la punta max è arrivata a -8,4°C con una durata di ore 4.
Il totale di ore sotto zero è invece stato di 18 ore.
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Giovanni,purtroppo non so dirti quanto è durata la temperature di -7°C.Posso dire che per quasi un giorno intero la pianta ha sopportato un pò di neve pertanto è probable che sia stata sotto zero la notte e buona parte del giorno successivo.La palma è stata fuori,completamente allo scoperto,in un vaso di plastica,pertanto le radici erano meno protette di quanto avrebbero potuto esserlo con la palma in terra.La resistenza al freddo di questa specie è stata sorprendente così come lo è stata anche quella della Ravenea glauca,anch’essa minimamente danneggiata..Saluti,
Sergio.
Concordo con te Stefania, l’unica differenza tra la tua è la mia zona, la fanno le minime temperature.
Qui ai Castelli quest’inverno abbiamo avuto una punta di -5°C, sul litorale Romano molto meno.
Qui purtroppo l’unica passiflora che non è deceduta neanche a -8,4°C è la Cerulea, che è diventata un’infestante.
Poi non è detto che succeda come con la Carissa, che alla quarta prova ho trovato il soggetto resistente.
Saluti, caio. 🙂
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Senti, io in vaso ho due P. edulis flavicarpa, due P. edulis ‘Sims’. In piena terra coperta da solo tnt ho una P. ‘Colvilli Clara’. Le prime devo ripararle dalle piogge altrimenti si marciscono, quella in piena terra naturalmente va da se ed è molto rustica. A volte le Passiflore muoiono perchè stressate, per virus o presenza di nematodi nel terriccio. Io ne coltivo più di 50 ormai ed ogni tanto mi capita ancora di perdere qualche P. caerulea. Se fossi in te ritenterei
Una curiosità Raimondo, ma la Macrozamia Moorei da quanti anni è collocata a dimora e che dimensione ha il tronco ?
Ha avuto danni fogliari invernali o eventualmente estivi ?
Grazie per l’eventuale risposta. 🙂
Hola Angelo, hai fatto una domanda non tanto semplice.
Se per identificazione ci limitiamo alle tre razze principali che caratterizzano la Persea Americana, possiamo dividerle e riconoscerle in questo modo:
La razza Antilliana si evidenzia per i germogli di colore verde e le foglie se stropicciate, non emanano nessun aroma, il frutti sono di grande pezzatura e la loro maturazione nei luoghi d’origine avviene tra l’inverno e la primavera, ovviamente è la razza più esigente in fatto di clima, essendo originaria della parte meridionale del Centro America.
La razza Guatemalteca, presenta i germogli di color viola-bronzato, le foglie non sono aromatiche, i frutti sono grandi e maturano tra l’inverno e la primavera, il suo areale è distribuito sugli altipiani dell’America Centrale, quindi poco più rustica della razza Antilliana.
La Razza Mexicana, ha i germogli di colore verde, ma in questo caso le foglie se stropicciate emanano un aroma associabile al nostro anice. Il frutto è di pezzatura medio -piccola, la loro maturazione avviene tra l’estate e l’autunno, l’areale naturale è sugli altipiani del Messico, quindi ne consegue una spiccata rusticità di alcune varietà di razza mexicana.
La razza Messicana in bibliografia si può trovare definita come Persea Drymifolia, ora abolita ed usato in alcuni casi come sinonimo della specie.
Questa è la divisone “macro” delle razze che tiene in nota i diversi areali di distribuzione naturale e di conseguenza le differenze generatesi tra le varie razze in funzione del lor adeguamento ai vari luoghi, quindi i fattori di riconoscimento sono semplici da individuare.
Di contro, negli ultimi trent’anni la Persea Americana ha riscosso un notevole interesse commerciale, che ha stimolato la prododuzione di una moltitudine di ibridi, nati per soddisfare le più svariate esigenze di coltivazione e commercializzazione del frutto, l’Avocados.
Tenendo ben presente che il suo “sfruttamento” tocca in maniera trasversale quasi l’interno pianeta compreso tra le fasce due fasci sub-tropicali, ragione per cui si è avuta la necessità di adattare gli ibridi in funzione delle caratteristiche dei vari luoghi di coltivazione.
Luoghi anche molto diversi tra loro, dal Brasile ad Israele, dalla California sino alla Corsica ecc.
Spero di essere stato esaustivo, anche perchè di più nin’ zò
saluti, caio. 🙂
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Volevo sapere, senza aprire un nuovo post, una cosa :come si può capire la differenza tra le varieta’ di Avocado ??
Angelo
No dopo due insuccessi consecutivi ho rinunciato definitivamente.
Anche se non c’entra con il post, ho trovato invece molto resistente La Carissa Macrocarpa , anche se non vi è traccia di varietà, penso che a diffierenza delle altre 3 consorelle defunte, questa ha passato indenne i -8°C dello scorso inverno e l’abbondante neve di quest’anno.
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ci hai più provato Claudio?Moris
Ottima fioritura ed ottimo esemplare, complimenti. 🙂