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L’amico Pietro mi ha anticipato!
confermo che è una Papaya “maschio”…quella “femmina” produce singole fioriture.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Complimenti, Maurizio,
la prima foto da te inserita dei “frutti tropicali a colazione” ricorda casualmente una ricca tavolozza da pittore!!!! 😀 😀 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Pietro, ciao Maurizio,
ho trovato in rete questa tavola illustrativa del Lansium Domesticum che potrebbe essere utile per l’identificazione dell’ essenza in questione:
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Maurizio,
scusami, ma mi permetto di insistere poiché la tua essenza ha una fioritura a grappoli sui tronchi lignificati che preclude ad un’ altrettanta fruttificazione caratteristica della Jaboticaba (Myrciaria Cauliflora) con frutti scuri e dalle piccole e tenere foglie (posseggo un giovane esemplare), oppure (come penso nel tuo caso) del Lansium Domesticum che ha le stesse caratteristiche di fruttificazione (ma con frutti chiari) e dalle foglie simili a quelle ritratte nelle tue foto.
Ti allego la foto della mia giovane piantina di Lansium Domesticum:
E ancora due foto prese in rete dove si può notare la similitudine delle foglie del Lansium Domesticum con quelle della tua essenza:
Caro Maurizio, potrei anche sbagliarmi.. e allora?
…non ci rimane che attendere la prossima fruttificazione della tua magnifica tropicale! 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
secondo voi il frutto è pronto da raccogliere o no?
Se ricordo bene, Paolo li raccoglieva in autunno…ma tu puoi percepire la maturità del frutto in questione saggiandone la consistenza con le dita.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao a tutti,
anch’io ho praticato diversi innesti su quattro essenze ottenute da seme con marze fresche ricavate da un Avocado di recente acquisto.
Alcuni innesti, praticati più di un mese fa, non hanno funzionato ma io li ho prontamente rinnovati con altre marze.
Gli innesti che apparentemente hanno attecchito non hanno ancora germogliato ma hanno conservato in buono stato l’unica foglia da me lasciata sulla marza quale prova indicativa di buon attecchimento.
Questi innesti li copro per una settimana con una busta semi trasparente inumidita all’interno per evitare la disidratazione dell’innesto.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Maurizio,
a me sembra il Duku Fruit o Lansium Domesticum.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Eugenio e benvenuto in questo forum.
Qualche anno fa, in occasione di una breve ed indimenticabile vacanza nella tua meravigliosa isola, ho potuto personalmente sperimentare la competenza e la professionalità di Daniela Strina (dell’omonimo vivaio) la quale potrebbe consigliarti nell’acquisto di una pianta da fiore sicuramente più idonea al tuo clima.
Antonio
P. S.
Salutamela!
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
Probabilmente dopo il trapianto e per quest’anno le nuove radici non sono ancora in grado di alimentare e di sostenere una normale fruttificazione,
E invece no, cari amici, la Carambola di Paolo, dopo una severa potatura di contenimento, ricomincia incredibilmente a rifiorire in diversi punti dell’essenza,
ma specialmente, come detto prima, dove ho accorciato i giovani e vigorosi rami…
……incrociamo le dita! 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Buddino,
elimina il parassita possibilmente con un’azione meccanica, utilizzando un cotton fioc o un pennellino imbevuto di sostanze oleose contenute in prodotti di varie marche, specifici contro la Cocciniglia Cotonosa.
Personalmente, avendo numerose piante fruttifere tropicali di varie dimensioni, ho adottato la tecnica dell’ispezione serale con una pila da pescatore fissata sulla fronte e utile ad evidenziare qualunque principio di infestazione della sopra citata Cocciniglia nei punti più nascosti ed improbabili: il raggio della luce artificiale di questa pila amplifica notevolmente il biancore del parassita evidenziandolo e facilitando la sua eliminazione, lasciando a noi le mani libere per le operazioni di cui sopra. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao amici,
rieccomi ancora una volta qui con voi per la condivisione di una splendida fioritura e la conseguente fruttificazione della Passiflora “Inspiration”, regalatami da Paolo lo scorso anno.
Era da tempo che il caro e compianto amico, dopo una mia negativa e passata esperienza con la Passiflora Ligularis, lenta e non fruttificante, insisteva per convincermi affinché anch’io la coltivassi in vaso qui a Torino.
Egli sosteneva vivacemente, sulla base della sua lunga esperienza, che anche nel clima pedemontano di casa mia la Passiflora in questione avrebbe fiorito e fruttificato!
Aveva ragione lui, cari amici, infatti le due giovani piantine di dieci centimetri circa di altezza, dopo aver svernato in casa e precisamente sulla mensola della camera da letto, con l’arrivo della bella stagione sono partite alla grande arrivando in questi giorni a fiorire e a fruttificare!
Io all’inizio non ci feci caso, ma poi, informato telefonicamente dall’amica Anna (Annais) che aveva già posseduto la Passiflora “Inspiration” per merito di Paolo, percepii anch’io nelle giornate di pieno sole il profumo intenso ed inebriante dei fiori di quest’essenza, molto simile a quello della violetta!
Fortuna che all’arrivo della bella stagione le avevo sistemate allo stesso modo della Bouganville, interrandole completamente nel terriccio del grosso vaso appoggiato al muro del balcone, poiché, attraverso i fori di drenaggio del piccolo vaso in plastica, le piccole essenze hanno sviluppato ampie radici in grado di reperire le sostanze nutritive indispensabili al loro sviluppo, ricoprendo in questo modo tutta una parete intera e parte della ringhiera del balcone di casa.
Passiflora “Inspiration” fra Buganvillea, Passiflora Ligularis, Mango, Tamarindo ed altro ancora
Ricordo il “Raduno ad Alassio” nel 2011, quando, insieme agli amici Angelo e Sergio (Sherwood) due tropicalisti malati come me, fummo accompagnati da Paolo a visitare il suo magnifico giardino.
Nell’affiancare i famosi muri a secco ricostruiti con grande sforzo fisico ed economico dall’amico, (egli ci investì sopra tutta la sua pensione!) dopo anni di abbandono e naturale degrado, notammo la sua Passiflora “Inspiration” con ancora dei frutti rimasti li appesi e sopravvissuti all’inverno appena trascorso, maturi e ancora buoni per la loro degustazione, occasione che cogliemmo al volo sotto lo sguardo soddisfatto e orgoglioso del padrone di casa.
La polpa era morbida e squisita; qualcuno volle recuperare i numerosi semi contenuti all’interno dei frutti allo scopo di coltivarseli poi a casa propria.
Io, che non sentii la necessità di imitare gli amici poiché Paolo mi aveva messo da parte due piantine della medesima essenza, mi ritrovai mio malgrado con un semino di Passiflora fra i denti che misi subito in salvo in una tasca dei Jeans per un’inspiegabile forma d’istinto, nella maniacale eventualità di un ennesimo ed irrefrenabile tentativo di semina!
Il caro amico Paolo, quando scoprì la bontà di questo frutto della Passione (varietà probabilmente ibrida), sperimentò diversi modi per gustarlo, ma il modo preferito da lui era sicuramente sottoforma di bevanda: egli metteva la polpa di alcuni frutti in un bicchiere con l’aggiunta di zucchero, poi girava ben bene il tutto con un cucchiaino,” lo zucchero” sosteneva lui, “ è leggermente abrasivo e in questo modo e con questa operazione separo la prelibata polpa dai numerosi semi, poi passo il tutto in un colino e ripongo la bevanda nel frigo per essere successivamente degustata”….i semi, aggiungo io, venivano messi da parte per chiunque gliene avesse fatto richiesta, senza badare alle spese di spedizione, (Paolo, era un ligure quantomeno atipico), sempre e generosamente a suo carico!
Il semino finito fra i denti fu seminato e riposto nel miracoloso germinatoio ma non volle mai germogliare!
Ora non rimane che aspettare la naturale maturazione di questi frutti arrivati per grazia di Paolo a Torino insieme alla caldissima estate ancora in corso, e sicuramente, così come ormai consuetudine, seguiranno per voi i relativi aggiornamenti. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Caio,
il mio Hylocereus U. come già da molti anni, trascorre l’inverno nei 14 gradi della veranda in compagnia delle altre numerose tropicali, rivelandosi, ormai per lunga esperienza acquisita, come la più rustica fra tutte le altre piante esotiche con le quali condivide i pochi metri quadri dell’ambiente a loro dedicato.
Grazie Caio per gli auguri ferragostani che ricambio con tutto il cuore…a presto!
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
Dopo una settimana di vacanza in montagna con mia moglie e i suoceri, sono ritornato momentaneamente in giornata ieri l’altro a Torino per delle commissioni e per controllare l’efficienza della centralina preposta all’irrigazione delle mie numerose piante tropicali coltivate in vaso e in balcone, dopo una recente e tragica esperienza causata da un’errata impostazione e conclusasi provvidenzialmente con l’intervento dei pompieri entrati dal balcone del quarto piano per chiudere il rubinetto dell’acqua durante una mia breve assenza!
Il caso ha voluto che proprio l’altroieri mattina il grosso bocciolo dell’Hylocereus Undatus desse chiari segni di imminente apertura
e così anziché rientrare in montagna al fresco, decido stoicamente di rimanere a dormire solo a Torino per poter cogliere e fotografare la miracolosa fioritura della vetusta succulenta che si manifesta al tramonto e che dura solamente il tempo di una magica notte.
Così infatti e alle venti meno qualche minuto, memorizzando mentalmente lo stato del bocciolo in procinto di aprirsi, mi reco di corsa al supermercato attiguo per gli ultimi acquisti; al mio ritorno, con l’attenuarsi della luce del giorno che cede repentinamente il passo alla tenue oscurità, noto un deciso cambiamento del bocciolo e la sua impazienza nel volersi aprire.
Sono le venti passate e la lenta apertura del grosso fiore è quasi percettibile all’occhio attento ed esercitato del suo padrone che rinuncia volentieri alla comoda cena per poter fotografare ad ogni occasione, fra un morso di banana e di crachers, i continui sviluppi del prodigioso evento.
Mentre l’oscurità prende il sopravvento sulla timida luce del giorno, la “fotomodella”, che dimostra tanta pazienza e fotogenicità innata, sia apre quasi del tutto e viene così ritratta nelle posizioni più impensabili, utilizzando anche il telefonino per poter spedire immediatamente le foto dell’evento agli amici più cari.
Molto più tardi, avendo ormai esaurito tutte le mie scorte di fantasia fotografica, decido di farmi una doccia e di andare a dormire sotto le pale del grande ventilatore, nella mia stanza da letto.
Ieri mattina, svegliandomi all’alba e prima di recarmi in montagna per ricongiungermi ai famigliari increduli per tanta passione, decido di ammirare e di fotografare per l’ultima volta lo straordinario evento decisamente atipico per una città del nord come Torino.
L’enorme fiore di Hylocereus Undatus è ormai al culmine della sua magnificenza e mancano solo poche ore alla sua irreversibile chiusura che avverrà proporzionatamente all’intensità della luce solare.
Prima di andare via tento un’ultima impollinazione artificiale con un residuo di fiore del Cereus Peruvianus che ci ha regalato, così come tutti gli anni e ormai da diversi anni, una strepitosa fioritura.
Ora, mentre scrivo con il portatile nella fresca stanza della nostra baita di montagna, rivivo attraverso i numerosi scatti la spettacolare fioritura di ieri, e il mio pensiero va inevitabilmente alla rara probabilità di una conseguente fruttificazione.
Lo scorso anno c’è mancato un pelo ma quest’anno l’anticipazione della fioritura e il grande caldo tropicale di questi giorni potrebbero creare i presupposti per far si che avvenga, (parafrasando il titolo di un vecchio e famoso film diretto da Vittorio de Sica), un “miracolo a Torino”!! 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Angelo,
complimenti per la bella piantina di Tamarindo che assomiglia molto alla mia, durata circa cinque anni e che aveva un portamento simile al bonsai.
L’errore che l’ha fatta morire è stato quello di aver trascurato gli ammendanti nel terriccio per un miglior drenaggio e per favorire l’ossigenazione delle radici.
L’essenza in questione tollera abbastanza bene le potature di contenimento se fatte in estate quando è in piena vegetazione.
Oggi ne possiedo tre giovani esemplari di due anni ottenuti sempre da seme, due dei quali, li avevo regalati a Paolo e che ora sono nuovamente da me.
Ti allego la foto della mia vecchia piantina di Tamarindus Indica che ahimè ora non c’è più.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Angelo,
ti allego il link relativo alle mie esperimentazioni botaniche con i semi di questo gustosissimo mango:
http://www.compagniadelgiardinaggio.it/phpBB3/viewtopic.php?f=7&t=27454
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
rieccomi nuovamente con un inconsueta condivisione: l’Harpephyllum Caffrum in fiore!
Anche questa essenza fruttifera, utilizzata in sud Africa come pianta ornamentale, apparteneva all’amico Paolo.
Si tratta di un albero ornamentale sempreverde, utile ed interessante poiché attira gli uccelli e le farfalle nei giardini che lo ospitano.
Dotato di folta chioma, con foglie spesse e ricadenti, questo pruno selvatico che appartiene alla famiglia delle Anacardiacee (Mangifera Indica, Anacardium Occidentalis, Pistacia Vera), è stato piantato in molti viali di città sudafricane dove è particolarmente apprezzato per la frescura della sua ombra.
Il pruno selvatico cresce fino a 15 m di altezza e solitamente si trova nelle foreste fluviali.
Le foglie si sviluppano verso le estremità, formando nella parte superiore una folta corona.
L’ Harpephyllum, nome generico e di derivazione greca, significa falce, in riferimento alla forma delle sue foglie falcate; Caffrum, nome specifico, deriva dal suo luogo di origine, Kaffraria, ma stà anche a significare “indigeni”.
Quando a Febbraio ereditai la piantina di Paolo era alta appena 40 centimetri, ora è un alberello alto un metro e mezzo, e, dopo aver perso la sua prima fioritura, sta’ abbozzando una seconda fioritura che potrebbe potenzialmente trasformarsi in una miracolosa fruttificazione…ma non voglio illudermi, e rimango, insieme a voi, in paziente e trepidante attesa. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
rieccomi con una nuova fioritura ed una quasi certa fruttificazione del mio Guava donato alcuni anni fa dall’amico Paolo.
Si tratta del Psidium Cattleianum a bacca gialla che ebbi modo di assaggiare per la prima volta nel suo magnifico giardino in occasione di una delle mie prime visite.
L’alberello, che dovrebbe avere quattro anni circa e che egli ottenne probabilmente con i semi dei suoi stessi frutti, è molto vigoroso e vegeta in un piccolo vaso senza particolari esigenze;
oltretutto non è una pianta troppo invasiva e, all’arrivo del prossimo inverno, potrà essere tranquillamente ricoverata in veranda senza problemi di spazio.
Ricordo ancora con nostalgia il dolce sapore dei minuscoli frutti che raccoglievo direttamente dall’albero del caro amico e non vedo l’ora di poterlo confrontare con il sapore dei frutti ottenuti nel clima pedemontano…ma, se avrete la pazienza di aspettare, vi saprò poi dire. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
Rieccomi con una nuova ed inconsueta condivisione: la Carambola di Paolo in fiore!
La Carambola di Paolo, alcuni anni fa, al culmine del suo splendore.
Tutto cominciò in quel triste giorno ad Alassio, quando la moglie di Paolo mi autorizzò a prelevare tutte le piante che volevo e che potevo trasportare sulla mia auto per salvarle da una morte certa.
L’Averrhoa Carambola, della quale avevo avuto l’occasione di assaggiarne i frutti, (peraltro molto buoni) e che rievocava in me dei piacevoli ricordi condivisi con il caro amico, si trovava dentro un vaso di plastica nera interrato all’interno della sua serra.
la grossa pianta che poteva avere 7 o 8 anni all’incirca, aveva prodotto delle grosse e lunghe radici che fuoriuscivano dal vaso medesimo; non potendola portare via quello stesso giorno per evidenti motivi tecnici, decisi di ritornare per quella delicatissima operazione dopo alcuni giorni facendomi aiutare dall’amico in comune Gianni di Ovada.
Il delicato recupero della Carambola.
Dopo circa una settimana mi trovai all’appuntamento con Gianni alla stazione di Savona dove l’amico mi venne a prendere con la propria auto;
lungo il tragitto che ci avrebbe condotto ad Alassio, acquistai un grosso vaso di terra cotta che servì come dimora per le ampie radici della preziosa pianta che prese poi la strada di Ovada rimanendovi a lungo, mentre io ritornavo a Torino nuovamente in treno.
Ultima foto d’obbligo prima di lasciare definitivamente l’Eden di Paolo.
Ogni tanto ricevevo brutte notizie dall’amico Gianni che mi informava telefonicamente della lenta ed inesorabile defogliazione della pianta la quale manifestava in questo modo il suo stato di stress.
Ma finalmente arrivò il giorno che potei recuperare la preziosa essenza che soggiornò nella solita veranda fino a quando le temperature esterne mi permisero di metterla fuori con le altre tropicali.
Il rientro della Carambola a Torino.
La Carambola con i primi germogli e le beneauguranti foglioline.
Presto arrivarono anche due piccoli steli fioriferi a dimostrazione e conferma della nota, piena maturità sessuale dell’essenza.
Con l’arrivo del caldo torrido di questi giorni, l’insieme di timide foglioline lascierà il posto ad una folta chioma
e lo stelo fiorifero comincia ad esternare dei piccoli graziosi fiorellini che purtroppo e al momento cadono subito dopo la loro apertura.
Probabilmente dopo il trapianto e per quest’anno le nuove radici non sono ancora in grado di alimentare e di sostenere una normale fruttificazione,
I piccoli fiori di Averrhoa Carambola nella loro incredibile magnificenza.
ma sono già contento, cari amici, di aver salvato una delle piante che mi ha segnato, legato profondamente e simbolicamente nell’amicizia
con il caro amico Paolo. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
purtroppo i frutticini della “prima serie”non hanno avuto seguito e sono caduti senza svilupparsi; adesso è il momento della seconda allegazione e chissà che con il caldo torrido di questi giorni…..
Spero di intervenire nuovamente su questo argomento con delle buone notizie…sarete prontamente informati.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Federico,
il giardino di Paolo è stato affidato alle cure di un signore che coltiva prevalentemente ortaggi; io non sono mai più ritornato in quel luogo pieno di bei ricordi ma penso che fra non molto mi farò un giro da quelle parti e coglierò l’occasione per dare un’occhiata anche alla tua Chambeyronia macrocarpa.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici, rieccomi nuovamente per la solita condivisione.
Incredibilmente, il Mango di Paolo che mostra di gradire appieno l’aria pedemontana di Torino, non solo ha allegato diversi frutticini,
ma ha ritrovato nuova vitalità e tanto vigore al punto da sviluppare per la seconda volta ed in pochi mesi, numerosi steli fioriferi!
Dove trovi, il mango di Paolo, tutta questa energia non si capisce!
l’essenza tropicale, dalle ragguardevoli dimensioni, è coltivata all’interno di una grossa tinozza di plastica ed il suo terriccio è stato integrato dal sottoscritto con concimi mirati alla produzione dei frutti.
Dapprima ero convinto si trattasse di gemme fogliari utili alla sostituzione delle vecchie e malandate foglie dell’anno precedente, ed invece ho ben presto appurato trattarsi, come già detto sopra, di nuovi steli fioriferi che si sono sviluppati anche molto velocemente.
Notare (in alto, al centro e legato alla canna) il vecchio stelo fiorifero apicale ormai completamente sfiorito alla destra del nuovo stelo fiorifero; ed in basso (a destra) l’ultimo stelo semi sfiorito con l’allegagione dei numerosi frutticini
Naturalmente, cari amici, siamo tutti curiosi (io per primo) di vedere come andrà a finire questa fantastica “fiaba”, e farò del mio meglio affinché finisca, così come tutte le altre fiabe, in modo canonico e nel migliore dei modi. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
fra le numerose piante ereditate dall’ amico Paolo, una in particolare presa dal bancale fra innumerevoli succulente, ha prodotto nei giorni scorsi una splendida fioritura che desidero condividere con voi.
L’essenza in questione, piuttosto rara e inconsueta fra le collezioni, si chiama Aworthia Emelyae ed è particolarmente bella e caratteristica con le sue spesse foglie semitrasparenti; durante la fioritura ha cambiato completamente il colore che da verde chiaro si è trasformato in un caldo colore rosato.
Alla fine della fioritura, le spesse e caratteristiche foglie dell’insolita succulenta hanno subito un naturale dimagrimento,
mutando l’insieme e la conformazione della stessa che ha assunto di conseguenza un aspetto sofferto ma nello stesso tempo affascinante, il tutto impreziosito da un adeguato vaso di terra cotta in sostituzione di quello di plastica.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Carissimi amici,
domani abbiamo a Torino il primo raduno in ricordo di Paolo, e mi sembra doveroso ricordarlo con le foto che ritraggono la prima fruttificazione del suo Mango.
Paolo ne sarebbe andato fiero e spero di fargli onore nella cura e nelle costanti attenzioni che dedicherò a questa “speciale” essenza che per me e per voi simboleggia tutto il suo amore e la devozione che egli ha generosamente profuso verso il mondo botanico fruttifero tropicale.
Ovviamente seguiranno gli aggiornamenti nella speranza di vedere il piccolo frutto svilupparsi e dare il meglio di se.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Benvenuto Franco e complimenti per i consigli sull’innesto dei nostri Avocado, dettati, evidentemente, da una lunga esperienza sul campo…o almeno così mi par di capire (io ho cominciato quest’anno a cimentarmi con gli innesti)
Tutto ciò stravolge favorevolmente le nostre aspettative!
questo significa che per quest’anno siamo ancora in gioco e che potremo avere a disposizione ancora parecchi mesi per riflettere prima del cruento intervento sulle nostre amate piante.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
ma la temperatura la tieni sempre a 20°C?
a te il mango a mai portato qualche frutto? ciaomarco melillo
Ciao Marco e ben venuto su questo bellissimo forum.
Non saprei dire sull’origine del portainnesto del mio Avocado, anche se penso, dopo anni di esperienza, che le nostre vigorose piantine nate da seme abbiano le caratteristiche giuste per l’eventuale innesto con marze fresche di un Avocado già maturo e produttivo.
Già da parecchio le mie tropicali vegetano all’esterno nell’altro balcone posizionato ad Est in balia dei capricci di questa anomala primavera dopo aver svernato in veranda con temperature minime di 11/14 gradidi di notte e 20 e più circa di giorno.
L’esperienza di una fruttificazione del Mango qui a Torino purtroppo mi manca, anche se, detto a voce bassa, accarezzo il sogno di vedere un frutto sul Mango di Paolo che attualmente è ancora carico di migliaia di piccoli fiori impollinati da numerosi e vari insetti locali. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Federico,
le numerosissime piante nella serra sono andate in buone mani e distribuite fra gli amici di Paolo; le caprette sono state affidate ad un valente allevatore così come il terreno stesso che è stato affidato ad una persona di fiducia la quale lo coltiverà prendendosi cura in particolar modo delle piante tropicali collocate da Paolo in piena terra.
Io non ho più visto il giardino del nostro amico Paolo, ma spero un giorno di poterlo rivedere soffermandomi a meditare su quella che è stata la nostra breve, ma indissolubile amicizia.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Carissimi omonimi,
ora penso sia tardi per innestare l’Avocado…me ne rendo conto vedendo il mio Persea Americana innestato, di poco meno di un metro e appena acquistato un mese fa nel vivaio Noaro di Camporosso (Imperia).
L’Avocado, varietà “Bacon”, era pieno di infiorescenze a grappolo che ormai sono sfiorite e sostituite da una folta chioma.
L’acquisto di quest’essenza, oltre che per il suo valore botanico ed estetico, è giustificato dall’opportunità di utilizzare alcuni suoi rami per futuri innesti su diversi Avocadi ottenuti da seme e già in mio possesso.
Allego foto della medesima pianta e del tipo d’innesto praticato su questa essenza.
La prossima primavera, infatti, appena le piantine in questione andranno in “sugo” (gergo che definisce la ripresa della linfa dopo il riposo vegetativo) tenterò l’innesto. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ed ecco, cari amici, la talea in fiore di Crassula Buddha’s Temple, proveniente dalla serra dell’amico Paolo.
Crassula Buddha’s Temple nella serra di Paolo
Oltre ad essere una bellissima e originale succulenta, la medesima, regala una mini fioritura che non ha nulla a che invidiare alle fioriture più appariscenti delle altre sue consorelle e cugine.
A presto con altre fioriture e novità 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Bravo Federico,
grazie per aver rotto il ghiaccio!
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
A giudicare dal suo inventore, Giuseppe Marino, che pratica il curioso innesto già da molti anni, pare di si….
provaci anche tu!
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B