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Ciao Esotico,
la Cyphomandra Betacea non è così rara come pensi, poichè, al pari degli agrumi o ad altre piante subtropicali, viene coltivata in piena terra anche in alcune zone della Liguria climaticamente favorite, proprio come quella dove l’amico Paolo aveva il giardino: la sua pianta, alta più di due metri, cresceva vigorosamente e produceva degli ottimi frutti che ebbi la fortuna di gustare in più di un occasione. 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Rafa_nada,
forse nella scorsa estate, insospettito dalla stasi vegetativa alquanto anomala della tua Myrciaria Cauliflora, avresti dovuto svasare l’essenza e controllare lo stato di salute dell’apparato radicale riuscendo magari a scoprire la causa di questo insolito problema…ora è tardi e bisognerà aspettare la Primavera.
io penso di essere stato fortunato con la mia Jaboticaba così come penso che fra tutte le essenze, esattamente come fra noi umani, ci siano quelle più delicate, fragili o al contrario più robuste: in passato avevo ripetutamente acquistato dei Manghi innestati che in modo alquanto inspiegabile e nonostante il loro ricovero invernale sono comunque morti…oggi ne possiedo due (uno è quello di Paolo) che dopo aver ben vegetato e fiorito nel balcone esterno e durante la scorsa estate, si apprestano senza tanti problemi a svernare nuovamente nella solita e miracolosa veranda.
Dimenticavo (per Mirko)
che è normale talvolta la parziale defogliazione di alcune essenze con l’approssimarsi dell’inverno e come naturale conseguenza alla minore insolazione. 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Mirko,
anch’io possiedo la Myrciaria Cauliflora (Jaboticaba) già da alcuni anni e per evitare che perda le foglie, invece di tenerla in casa dove i termosifoni sono la causa principale del defogliamento, la faccio svernare in veranda, (senza riscaldamento alcuno), dove il fresco e l’umidità prodotta dall’insieme delle altre tropicali favorisce un ambiente idoneo e indispensabile anche per farle graduatamente riposare.
Il “computer di bordo” di queste essenze tropicali coltivate in un appartamento eccessivamente riscaldato va normalmente in tilt e queste particolari piante, pur abituate al caldo umido delle zone di provenienza, per un’errata interpretazione dei segnali ricevuti, continuano a vegetare in condizioni precarie fino al ritorno della stagione calda che le ritroverà ahimè, spesso debilitate e in una situazione di stasi vegetativa che le porterà lentamente e irrimediabilmente alla loro morte.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
allego una vecchia foto di un curioso bonsai che riuscii ad ottenere da una piccola essenza di Annona Cherimoya nel lontano 2005 e che (ahimè) morì non molto tempo dopo……
(probabilmente era come far dormire un cane S. Bernardo in una cuccia per Chiwawa…) 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Bravo Sal…ce l’hai fatta con le foto!
molto interessanti, come sempre, le tue osservazioni!
e complimenti anche a Gabriel per il contributo apportato all’argomento. 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Sal,
queste sono le mie piante grasse (Sempervivum?) raccolte in alta montagna, vicino ad un torrente e posizionate con successo e da anni fra le fessure del muro in pietra attiguo alla mia baita posta a 1500 metri di altezza, in una valle poco conosciuta ma dagli scorci incantevoli.
Non so se sono più grato io alla pianta per la gioia che puntualmente mi regala, o se è superiore la sua riconoscenza nei miei riguardi, manifestata ogni anno con questa stupenda fioritura. 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Augusto,
si tratta di semi di breve germinabilità ma se hai pazienza li potrai trovare su “Fleur des tropiques” che esporta semi di essenze tropicali dall’isola della Reunion, controllando periodicamente i prodotti offerti da questo sito.
Purtroppo questi semi non sono sempre disponibili e le rare volte che li ho visti in vendita, venivano spediti già germinati e all’interno di torba umida contenuta in una busta chiusa.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Complimenti Lucia,
il tuo intervento mi è piaciuto molto!
Complimenti anche per le tue piante 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Grazie amici per averci resi partecipi delle vostre esperienze personali e un particolare grazie anche a Sal73 per aver introdotto un argomento che da molti anni mi assilla:
se noi tropicalisti estremi utilizziamo serre, verande, riscaldamento, pacciamature e ogni sorta di artifici per far sopravvivere le nostre amate piante durante l’inverno, cosa fanno, (mi domandavo da tempo), gli abitanti dei tropici per coltivare e salvare dal troppo caldo le opposte ed amate coltivazioni europee?
Tante volte, nella mia fervida ed illimitata fantasia, ho immaginato un ricco petroliere di Abu Dhabi ostentare con orgoglio agli amici una rara collezione di bacche di montagna e stelle alpine viventi all’interno di una serra raffreddata artificialmente…..
Sarebbe dunque molto bello ed auspicabile, cari amici, oltre alla testimonianza di Sal73 e specialmente con voi che avete avuto la fortuna di girare il mondo, la condivisione delle vostre esperienze personali in merito a questa sconosciuta ed affascinante, poco discussa questione. 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
non avrei mai immaginato di ereditare un giorno, purtroppo e per i motivi che sappiamo, questa magnifica Clausenia Lansium che apparteneva al compianto amico Paolo, autore peraltro di questo topic.
L’essenza in questione, che ha nelle sue foglie un profumo caratteristico e quasi indescrivibile di agrume amaro, si è subito adattata al clima estivo torinese impalcando diverse volte fino a raggiungere oggi il doppio dell’altezza originale.
Questa Clausena Lansium, sicuramente per me molto interessante e che ha un valore affettivo aggiunto per quanto detto sopra, rappresenta, con il suo portamento dalle caratteristiche foglie perennemente verdi e aromatiche, un ulteriore arricchimento per la mia collezione di fruttiferi tropicali.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Esotico 123,
in un programma televisivo dedicato alla sopravvivenza e alle cose strane da mangiare, ho scoperto che questa grossa larva, ricca di proteine e di proprietà nutritive, è molto appetita da molte tribù di paesi esotici che la considerano una prelibatezza da consumarsi sia cruda che allo spiedo (tipo arrosticini abruzzesi).
Penso che se potessimo ospitare periodicamente questi indigeni nel nostro paese, organizzando dei tour con capienti pullman e con un “nutrito” programma di tappe ( sempre in orario di pranzo) nei luoghi più infestati della nostra povera Italia, potremmo forse riuscire a debellare definitivamente questo flagello o “ultima piaga”…
..e per la nostra attuale classe politica??…
dovremo sicuramente escogitare qualche altro sistema…
…probabilmente risolvibile con l’importazione di affamati e poco schizzinosi cannibali! 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
Esotico 123 scrive:
Cosa pensate, e’ pratico cercare di fare l’impossibile di andare contro natura e forzare le piante tropicali a crescere all’aperto a piena terra in zone troppo fredde dinverno?
Ciao Esotico 123,
quello che dici è giusto e spesso motivo di riflessione da parte di chi, così come me, sacrifica la vita di migliaia di vegetali innocenti con la speranza o l’illusione che questi si possano prima o poi adattare, sia in vaso che in piena terra, al clima da noi impostogli per una sorta di capriccio o per soddisfare il nostro ego.
La cosa buffa ed affascinante è che noi, apparentemente coltivatori crudeli ed insensibili, al contrario, mostriamo tutti una spiccata sensibilità e amore, nello specifico, verso l’affascinante mondo vegetale tropicale per il quale non badiamo al dispendio di risorse economiche e allo spreco di energia intellettiva e fisica.
Non importa se lungo il percorso e dietro di noi ci lasceremo numerosi “cadaveri” (vegetali): prima o poi riusciremo sicuramente ad entrare in possesso del segreto che li manterrà finalmente e grazie a noi in vita!
“Fatti non foste (fummo, dico io) per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” cantava Dante citando il coraggioso Ulisse…
…se noi, carissimo Esotico123, ci accontentassimo di coltivare gerani e Surfinie, o ancora alberi di pere o di mele, molto probabilmente non aggiungeremmo nessun tassello di conoscenza botanica in più di quanto già si conosce a svantaggio di questa affascinante coltivazione che, a giudicare dalle crescenti domande di nuovi forumisti, suscita sempre più interesse fra neofiti e appassionati di piante tropicali come noi.
Carissimo Esotico 123, la tua osservazione, peraltro molto intelligente, è come una lancia che colpisce diritto al cuore; è una giusta provocazione che se presa troppo sul serio potrebbe stravolgere la nostra vita e minare alle nostre ambiziose velleità botaniche…..meglio non pensarci troppo, chiudere tutt’e due gli occhi e ricominciare a riempire nuovamente i nostri cassetti di sogni tropicali! 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
mi credete? nooo.
Ciao Sal73 e benvenuto fra noi
…io ti conosco e ti credo!
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Sal73
riporto qui di seguito la mia esperienza personale con una strana opuntia ancora oggi in mio possesso:
http://www.compagniadelgiardinaggio.it/phpBB3/viewtopic.php?f=7&t=20721#p212097
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
Io ho avuto la fortuna di assaggiare ripetutamente e in diverse occasioni I frutti del Psidium Cattleianum lucidum a bacca gialla nel giardino di Paolo e coltivati a siepe (che lui definiva simpaticamente “tropicali da poveretti”), trovandoli, anche se ricchi di piccoli semini, (come del resto il fico d’India), veramente squisiti.
La medesima essenza regalatami dal caro amico un paio di anni fa ha finalmente prodotto durante l’estate scorsa numerosi frutti che temo, così come quelli di Angelo e coltivati all’incirca sulla stessa latitudine, non riescano a maturare.
Fra qualche giorno ed insieme ad altre tropicali, l’essenza in questione verrà trasferita in veranda dove potrò sperimentare la possibilità o meno di una maturazione tardiva dai dubbi risultati organolettici (fino a prova contraria)…. vi saprò dire! 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Maurizio,
adesso che vedo l’essenza in questione in tutta la sua interezza, con quel lunghissimo ed esile tronco, mi rendo conto che non si tratta di una semplice Papaya…. 😳
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Maurizio,
la tua essenza è chiaramente una Papaya mentre quella di Augusto (il fusto è purtroppo nascosto nella foto) potrebbe effettivamente essere una varietà di Brachychiton.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Claudio e benvenuto fra noi.
Da quello che ho visto su Google Earth, pur trovandoti ad una latitudine favorevole ma con 440 metri s.l.del mare, al centro ma purtroppo lontano dall’influenza benefica dei due mari che ti circondano, (influenza indispensabile a mitigare i rigori invernali a favore del tuo Litchi coltivato in piena terra), opterei dunque per una protezione seria in vista del prossimo inverno.
La pianta in questione, piuttosto lenta e delicata di suo, è troppo giovane, indifesa e assolutamente non ancora acclimatata per poter superare la sua prima vera “prova di sopravvivenza”!
In questi ultimi quattro anni, sia pure indirettamente, ho avuto l’occasione di seguire l’andamento vegetativo del Litchi dell’amico Paolo di Alassio (recentemente scomparso).
Pur lentissima nella sua crescita, questa magnifica essenza era la sua preferita fra le numerose tropicali ospiti del suo “Eden” affacciato sul mare; solo di recente, questa sua “pupilla”, cresceva rigogliosamente, arrivando soltanto lo scorso anno e per la sua grande soddisfazione, quasi alla fruttificazione!
L’amico Paolo teneva così tanto a questa essenza che solo a questa e in via del tutto eccezionale, le aveva costruito una mini serra con pannelli in vetro, (probabili residui della sua vecchia serra) a protezione del preannunciato, scorso, rigido inverno.
Pochi mesi fa, in occasione di una mia visita al giardino di Paolo coltivato da una brava persona che se ne è preso cura, l’ho trovata in ottima salute e ormai sufficientemente matura per il classico “taglio del cordone ombelicale” e per marciare, grazie al clima straordinario del luogo che la ospita, finalmente con le proprie gam….radici! 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Benvenuto Angelo
e grazie per le preziose informazioni
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
La mia piantina di Caffè trascorre l’inverno all’interno della veranda con una temperatura minima di 12 gradi circa; naturalmente con meno luce e con meno temperatura l’esigenza idrica di quest’ultima si riduce di molto, ed è prudente, più che bagnarla da sopra, immettere acqua nel suo sottovaso, buttando l’eccedenza non assorbita dopo un ora circa.
Per valutare quando è ora di bagnare usiamo il “ditometro” oppure impariamo a soppesare i vasi che ospitano le nostre essenze; dopo un pò di volte e con un pò di esercizio impareremo sicuramente a capirlo. 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Datura,
nella foto che ritrae il tuo giardino, non vedo il Psidium Guajava (dalle foglie più grandi, leggermente pelose e con nervature in rilievo) ma semplicemente un Psidium Cattleyanus a bacca rossa.
Il Psidium Cattleyanum Lucidium è uguale a quest’ultima essenza come portamento e come foglie, differenziandosi semplicemente per le medesime bacche ma di color giallo. 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Hai ragione Antonio, l’innesto, semplicemente a spacco in tutt’e due i casi, è coperto dalla rafia sintetica e dal mastice cicatrizzante.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Esotico 123 (Amopiante?),
la prima volta, come già accennato in questo post, ci sono voluti circa sei anni affinché la mia pianta di caffè, ottenuta da semi e coltivata in vaso, arrivasse al suo primo tentativo di fruttificazione; così non è stato per l’altra giovane piantina che l’ha sostituita e che inspiegabilmente ha preso la scorciatoia, (infischiandosene dei sei anni canonici di attesa), arrivando in questi giorni, come già detto sopra, alla sua prima fruttificazione.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Scusa la franchezza, Esotico 123, ma la tua domanda è alquanto generica e senza senso poiché in rete scopriamo che ad ogni essenza fruttifera corrisponde un innestatore esperto che ha fatto della sua professione, tramandata da generazione in generazione, un’autentica arte; in Piemonte, ad esempio, ci sono dei bravissimi innestatori di barbatelle che hanno dedicato una vita intera ad innestarle sulle viti dei numerosi e famosi vigneti piemontesi diventando giocoforza i migliori in questa specialità.
Se parliamo di agrumi, caro Esotico123, potremmo stupirci nello scoprire che gli innestatori toscani, parlando sempre di qualità, potrebbero dare del filo da torcere ai colleghi siciliani e così via dicendo.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Non ti arrendere, Mirko…
la pianta di caffè la trovi facilmente in molti vivai. 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Benvenuto fra noi, Esotico 123,
ma tu questi peperoncini “estremi” li coltivi per la loro bellezza o per l’uso gastronomico?
…perchè in quest’ultimo caso immaginiamo tu vada a pranzo con l’estintore sotto il tavolo!!! 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Robbi e benvenuto fra noi,
in passato mi è capitato spesso di ammirare la generosa pianta di Psidium Cattleianum Lucidum (a bacca gialla) nel giardino del compianto amico Paolo (Paolo 44) in quel di Alassio e gustarne i suoi dolcissimi frutti, (alcuni raccolti da terra), mentre non sono mai riuscito a vedere i frutti della stessa varietà a bacca rossa dei quali il caro amico lagnava la scarsa quantità ingiustamente non rapportata all’abbondante quantità di fiori prodotti dal suo albero.
Io presumo, ovviamente per deduzione e per esperienza indiretta, che i frutti del Guajava a bacca rossa, seguano lo stesso destino dei medesimi frutti a bacca gialla, e cioè che dovranno essere consumati quando diventeranno morbidi al tatto e poco prima che si stacchino spontaneamente dall’albero.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
vi posto le foto delle due piantine di Avocado che presumo abbiano attecchito con le marze fresche di un altro esemplare adulto e maturo per la fruttificazione che, come già accennato tempo fa, è stato acquistato la scorsa primavera nel vivaio di Noaro a Campo Rosso (Imperia) proprio per lo scopo dell’innesto.
Gli esemplari giovanili di Avocado nati da seme nella primavera 2011 e sui quali ho tentato l’innesto (a spacco semplice o a cuneo) nell’inizio di questa estate sono quattro, ma va da se che solo due hanno resistito alle mie empiriche manipolazioni e soltanto di quello più grande e con la foglia della marza ancora verde, ho la totale certezza che l’innesto abbia funzionato.
Tagliare e ricavare le fresche marze da un piccolo Avocado è sempre una grossa sofferenza per me, e credo che il cinquanta per cento di insuccesso ottenuto sia dovuto al personale timore di sacrificare parte della pianta madre per utilizzare di conseguenza delle piccole ed inadatte marze allo scopo di cui sopra: l’innesto andato meglio, infatti, è quello fatto con una piccola marza semi lignificata.
Anche la scelta casuale di porta innesti troppo giovani e con scarsa circolazione di linfa, penso abbiano contribuito al fallimento stesso.
Purtroppo, qui a Torino, dopo una lunga estate torrida e tropicale, stanno subentrando i primi freddi, le giornate si accorciano, influendo così sullo stato vegetativo di queste essenze…ma vi terrò senz’altro informati sui prossimi sviluppi.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Maria scrive:
“ogni fiore è un sorriso del nostro amico Paolo!”
Bellissima ed azzeccatissima espressione…brava Maria! 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Avete ragione, cari amici…ho capito..ma è che quando ho la nipotina di 18 mesi da guardare (una settimana si, una settimana no) non riesco proprio a combinare nulla…
domani rubo qualche ora al sonno e rimedio….promesso!
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B