Forum replies created
- 21Topic
- 330Risposte
- 351Post totali
Cari amici,
purtroppo anche l’ultima delle nove Papaye da seme stà passando a miglior vita…
ma non importa poichè ho ancora quella di Lucia che anzi, in questi giorni di primi caldi, stà cominciando a rivegetare producendo nuove piccole foglie.
La Papaya è veramente una bellissima pianta fra le tropicali ed io sono orgoglioso di possederne almeno una che spero possa fiorire (come nell’autunno scorso) e magari fruttificare.
Spero di potervi aggiornare in futuro con buone notizie e con qualche bella foto 😀
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Giuliana,
non sono un esperto di peperoncini poichè ne coltivo solo una varietà e cioè quella illustrata nelle foto, ma dalla tua descrizione mi sembra di riconoscere la varietà “cappello turco” oppure “cappello del vescovo”.
In questo forum ci sono molti esperti, veri appassionati del settore che potranno soddisfare sicuramente la tua richiesta..nel frattempo visita questo sito che potrebbe esserti utile per l’eventuale riconoscimento e buona fortuna:
http://www.ricetteecooking.com/view.php/id_709/lingua_0/whoisit_1
Antonio 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ieri ho tenuto per la prima volta, quest’anno, la veranda aperta per alcune ore del pomeriggio, facendo prendere una boccata di aria primaverile alle mie piante tropicali…speriamo che duri..
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Meno male..eravamo preoccupati…
ma guarda che la pianta del caffè la puoi tranquillamente coltivare in vaso e ripararla l’inverno come faccio io che la possiedo già da cinque anni e che quest’anno forse produrrà i sospirati frutti.
Carissimo Costiero, goditi la vacanza e centellinala fino all’ultimo secondo…a noi, non rimane che invidiarti…
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Anch’io, così come te, controllo sul nascere qualsiasi problema come afidi, acari, cocciniglia ecc…
Tutte le sere, prima di andare a dormire, faccio un controllo accurato con la torcia e l’indomani intervengo.
E poi arriverà finalmente il caldo e tutte le piante verranno spostate sull’altro balcone con esposizione a Est…non vedo l’ora! 😎
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Perchè (haimè) abito in condominio, come avrai visto dalle foto…però ho il vantaggio, durante il lungo inverno torinese, di poter riparare la pianta in questione nella calda veranda in compagnia di altre numerose piante tropicali…della serie:
chi si accontenta gode.. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
E come le concimi…con la polvere da sparo??? 😀
Scherzi a parte…facci sapere in quale zona climatica risiedi, poichè a Torino, dove io vivo, mi posso solo accontentare della coltivazione in vaso per questi simpatici “diavoli” 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Benvenuto Gadio,
per quel che riguarda le talee di Selenicereus megalanthus non posso aiutarti, ma se invece ti accontenti dei semi medesimi, li puoi trovare su Ebay al prezzo di Euro 1.70 più 4.00 di spedizione.
La vendita di questi semi è valida fino al 28 marzo 2009 ed è stata reinserita da poco.
Buona fortuna e buona coltivazione 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
capo verde, trovato veludo, calabaceira e simbron, cibi da uomo primitivo e ormai in via di disuso , ma si favoleggia sulle loro virtu’ medicinali.
Costierooooooo….ma dove sei finito…non è che ti sei avvelenato assaggiando semi e frutti strani???? 😀
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
ne coltivo ogni anno 130 di 100 varietà differenti
Complimenti Kirmen…ma che fine fanno tutti quei peperoncini?
…non credo che te li mangerai tutti… 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Scritto Da – Antonio 46 on 06 Marzo 2009 23:51:07
quote:
è molto meglio e piu pratico riseminare ogni anno le piantine
Ma vuoi mettere la soddisfazione di raccogliere dal 2003 numerosissimi peperoncini dalle ottime proprietà organolettiche su di un “albero” ottenuto da seme raccolto in un Orto botanico italiano, varietà Goat’s Weed, alto un metro e mezzo (e purtroppo deceduto solo in questi ultimi giorni per sopraggiunta vecchiaia)
Ogni anno riproducevo dei nuovi piantini che poi andavo puntualmente a regalare, mentre ostentavo con orgoglio la vetusta “mamma” semplicemente impegnata, all’arrivo della bella stagione, a canalizzare le proprie energie per la produzione di foglie, fiori e di saporiti frutti.
Nel germinatoio riscaldato sono già spuntati i nuovi figlioletti, e il più sviluppato e prestante fra questi, prenderà a breve il posto di rilievo che aveva la loro mamma.
Allego le foto della cara estinta in un momento di raro splendore. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Caio e grazie per il benvenuto.
Oggi sarebbe per me impensabile affidare i miei preziosi semi di piante tropicali, spesso arrivati da molto lontano, alle mensole al disopra dei termosifoni di casa mia, ma c’era un tempo, prima dell’arrivo del germinatoio autoriscaldato e autocostruito, in cui questo metodo rappresentava l’unico mezzo per poter arrivare ad una discreta e alterna conclusione dell’ambito progetto.
Spesso, con grande preoccupazione di mia moglie, le sopraccitate mensole erano ricolme di vecchi vasetti dello Yogurt con il loro prezioso contenuto messo a germinare insieme alla mia fantasia, simili a piccoli soldatini rigorosamente inquadrati e allineati, in apparente attesa di nuovi ordini.
Hai ragione Caio…questo metodo è stato spesso causa d’insuccesso… ma le sconfitte e le nuove esperienze vissute sulla pelle e su quella di molti altri appassionati come me, sono servite a fortificare la passione latente fino a farla diventare una vera e propria meravigliosa mania, nata , per l’appunto, sulle nostre calde mensole di casa. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Fabio,
mi dispiace aver letto solo oggi del tuo problema…. se sei ancora in tempo, ti consiglierei di sostituire tutto il pane di terra con del buon terriccio da semina e da trapianto della Vigorplant che è servito già diverse volte a salvare alcune mie piante tropicali in altrettante condizioni critiche.
Da internet ho letto che la tua pianta di Mogano dal legno rosso e da cui si estrae il Chinino, prospera nelle foreste e nelle zone pluviali, adattandosi a diversi tipi di terreno e migliorando la crescita su suoli profondi, fertili, argillosi e su terreni alluvionali.
Rimane il fatto che io farei quanto già consigliato qui sopra allegandoti un mio vecchio post che potrebbe ancora esserti utile:
http://www.compagniadelgiardinaggio.it/phpBB2/viewtopic.php?t=14894&start=0&postdays=0&postorder=asc&highlight=
Antonio 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
…due scuole di pensiero…come volevasi dimostrare.. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Caio ha ragione: “è meglio viaggiare in bicicletta che a piedi” ma talvolta la nostra mensola al di sopra del termosifone rappresenta “l’ultima spiaggia” per i tanti appassionati di tropicali che, così come me, sono riusciti inizialmente ad ottenere dei risultati anche soddisfacenti. Altro luogo idoneo alla coltivazione iniziale dei nostri semi potrebbe essere al disopra del nostro frigorifero così come ben descritto dal sottoscritto in un altro vecchio post.
http://www.compagniadelgiardinaggio.it/phpBB2/viewtopic.php?t=8870&start=0&postdays=0&postorder=asc&highlight=
Ciao 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Federico,
ci sono varie scuole di pensiero in merito alla germinazione del seme di Avocado…io personalmente preferisco coltivarlo inizialmente in acqua per poter controllare meglio lo sviluppo delle radici e poi, in un secondo tempo, piantare il seme in terra dentro ad un vaso…da anni faccio sempre così.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
Sapete quanto tempo impiegano i semi di tamarindo a germogliare se seminati a meta’ aprile all’aperto ma in zona riparata?
e’ passato un mese e ancora non si vede niente, eppure i semi erano freschi
Angelo
Ciao Angelo,
il Tamarindo è una pianta tropicale a tutti gli effetti e per poter germinare ha bisogno di molto caldo…quello dell’estate per intenderci.
E’ logico che i tuoi semi posti all’esterno, in questi giorni, non abbiano germinato…avresti dovuto tenerli al caldo in casa e magari sopra la mensola del termosifone.
Se puoi ancora recuperare i semi, prova nuovamente con queste modalità e chissà….
Buona coltivazione. 🙂
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Caro Franco,
non solo ora che le piantine di arancio sono di 10 centimetri ma anche in futuro dovrai tenerle necessariamente nei vasi per poterle proteggere dal freddo delle nostre latitudini.
A meno che non abitassi vicino ad un lago (naturale fonte di calore) questi agrumi, considerati subtropicali, vanno protetti e riposti durante l’inverno in luoghi riparati da eventuali gelate.
Leggiti un mio vecchio post che potrebbe darti qualche spunto per proteggere i tuoi piccoli aranci.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
….E questo dimostra ancora una volta che abbiamo a che fare con una pianta recalcitrante e rognosetta, da non prendere assolutamente sotto gamba.
Sono contento per i risultati conseguiti da Angelo di Milano e devo aggiungere che anche l’ultima mia Papaya ottenuta da seme, dopo l'”estrema unzione” a base di Poltiglia Bordolese all’impianto radicale, pare abbia messo la testa a posto ridandomi fiducia e qualche concreta speranza di sopravvivenza della stessa.
Il freddo sta calando e le giornate si allungano, e con esse la mia speranza, dopo cinque anni di fallimenti, di riprodurre qui a Torino, finalmente una Papaya da seme.
Antonio 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Scritto Da – Antonio 46 on 26 Febbraio 2009 19:34:38
Ciao Franco e ben arrivato.
Della coltivazione della Papaya e del Mango si è detto moltissimo su questo forum ma rimane il fatto che alle nostre latitudini, la sopraccitata coltivazione, risulta comunque sempre problematica e difficoltosa.
Personalmente, sono cinque anni che tento di coltivare la Papaya e se a volte i risultati sono sorprendenti come nella scorsa estate ( ne ho già parlato in questo stesso post) all’arrivo dell’inverno assisto puntualmente ed impotente ad un’ecatombe di questa essenza, senza capire il motivo reale che le fa passar a miglior vita.
Infatti, delle mie nove Papaye ottenute da seme e ben sviluppate durante la scorsa estate, me ne è rimasta solo più una nonostante le cure e lo svernamento all’interno della mia luminosissima veranda che ospita numerose varietà fruttifere tropicali, con una temperatura di 20 gradi circa.
A quest’ultima superstite ho riservato proprio questa mattina un trattamento radicale a base di Poltiglia Bordolese per scongiurare gli attacchi fungini ma temo che sarà inutile.
Mi rimane comunque un ultima Papaya di consolazione: quella acquistata l’altr’anno nel vivaio di Lucia Barabino, e che si conserva in piena salute, contraddicendo ogni altra considerazione fatta fino a qui.
E’ pur vero che si tratta di una Papaya di circa due anni (ha già superato il primo inverno torinese, quello più critico) ma la sua sopravvivenza rimane tuttavia per me un mistero.
Carissimo Franco, scusa la lungaggine delle mie parole, ma volevo solo farti capire di che morte deve morire un “coltivatore di Papaye” alle nostre latitudini.
Io ti consiglierei di provarci tuttavia e innanzi tutto con una maggior quantità di semi preventivamente fatti asciugare (reperibili con il loro frutto in tutti i supermercati) aspettando magari la stagione più calda (se non possiedi un germinatoio riscaldato) e ponendoli a spaglio in diversi vasi, da dove successivamente verranno trapiantati singolarmente, utilizzando gli esemplari più robusti.
Per il Mango la storia è diversa poiché devi prima acquistare dei frutti che siano freschissimi ed esenti da lunghi stoccaggi nei frigoriferi, privilegiando nella scelta quelli acerbi e duri.
Una volta nettati della polpa, bisogna aprire il peloso involucro che contiene il grosso seme simile ad un fagiolo aiutandosi con le cesoie da giardiniere senza compromettere l’integrità dello stesso seme, ricordando che la sua germinabilità dura solo alcuni giorni.
Scarta subito i semi scuri e tieni esclusivamente quelli color avorio chiaro che posizionerai dentro ad un bicchiere con poca acqua, sistemando il tutto su una mensola al disopra di un termosifone.
La parte del seme che deve stare a contatto dell’acqua è quella riconoscibile da un piccolo accenno di germoglio che si svilupperà in una settimana circa in condizioni di caldo ottimale.
Successivamente , quando il germoglio sarà sufficientemente sviluppato, potrai piantarlo con molta delicatezza in un vaso proporzionato e risistemarlo nella stessa posizione di luce e di caldo.
D’estate porterai i vasi all’aperto e il sole estivo farà il resto…
Che dire ancora, caro Franco…buona fortuna e buona coltivazione.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Scritto Da – Antonio 46 on 24 Febbraio 2009 18:07:16
Scritto Da – Antonio 46 on 25 Febbraio 2009 21:04:59
Ciao Angelo,
anch’ io quest’ anno ho ripiantato caparbiamente Papaye in vaso che questa volta, per la prima volta, sono diventate alte circa 90 centimetri, con un tronco di 2 cm abbondanti…. forse per merito del caldo eccezionale di quest’ estate a Torino o anche del concime liquido somministrato in gran quantità che le ha probabilmente aiutate nella crescita.
Il problema sarà di farle sopravvivere al rigido inverno torinese, pur in veranda riscaldata, poiché si tratta di piante estremamente delicate, “paragonabili a dei malati di aids” (felice definizione data da un altro forumista)
Questo è il motivo per cui, pur non avendo molto spazio a disposizione, ho coltivato una decina di queste piante con la segreta speranza di salvarne almeno una!
Che dire..caro Angelo…facciamo i dovuti scongiuri, tiriamoci su le maniche e mettiamocela tutta per salvare le nostre beniamine!
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Scritto Da – Antonio 46 on 01 Ottobre 2008 22:09:16
Scritto Da – Antonio 46 on 01 Ottobre 2008 22:10:27
Ciao amici,
confermo quanto detto da Caio e da altri forumisti allegando foto della pianta di un amico residente nell’interland torinese che mi ha poi regalato i frutti, consentendomi di assaggiarli e di apprezzarne la polpa maturata al punto giusto.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Michelangelo,
come già scritto nell’altro post, è un peccato che tu non li abbia seminati prima nel vaso e al riparo dal freddo…ora li avresti avuti più grandi ma soprattutto più robusti per affrontare le insidie del prossimo inverno che tuttavia non sarà mai freddo come da noi a Torino.
Ancora complimenti per la passione e i risultati fino a quì ottenuti.
Allego la foto dei miei Litchi nati quest’inverno sul frigo di casa, in una economica serretta ottenuta da una semplice scatola di scarpe.
Antonio
Antonio Sabbetti
Ciao a tutti,
ho anch’io una pianta di caffè di circa cinque anni (credo arabica) che utilizzo nei mesi invernali quale elegante pianta da appartamento.
Due anni fa mi fece la prima fioritura verso Maggio e poi, trattata con un prodotto specifico anticocciniglia di cui non ricordo più la marca (ho rimosso per la rabbia), si defogliò completamente.
Solo quest’anno stà recuperando il suo originario portamento regalandomi nuovamente la speranza di rivederlo fiorire e…magari fruttificare.
Allego due foto.
Antonio
La fioritura due anni fa
La pianta del caffè oggi
Antonio Sabbetti
E questo è il mio “del Monte” di due anni e mezzo…ma con il clima di Torino non ho molte speranze di riuscire ad assaggiarne il frutto, dovendomi semplicemente accontentare di ammirarne l’arbusto!
Antonio
Antonio Sabbetti
Scritto Da – Antonio 46 on 12 Aprile 2008 15:14:57
quote:
quel che resta della piantina di mangustan (garcinia mangostana):
Beato te…con quel clima…vorremmo anche noi del Nord avere dei “rimasugli” belli così
Complimenti Michelangelo!
Unico appunto: peccato non aver seminato i Litchi in vaso al riparo dall’inverno…adesso li avresti pieni di foglie come i miei che sono nati sul frigorifero di casa!
Antonio
Antonio Sabbetti
quote:
scusa Antonio, hai ragione circa l’inutilita’ a fini pratici, ma e’ la curiosita’ che mi spinge.
Ciao Blasco, scusami per la frase di cui mi sono subito pentito; in realtà, anch’io sono un’appassionato sperimentatore, e capisco bene cosa vuoi dire.
Colgo l’occasione per fare a te e a tutti gli amici del Forum, i miei più sentiti auguri di buona Pasqua.
Antonio Sabbetti
Scritto Da – Antonio 46 on 27 Marzo 2005 11:05:09
Citazione
Una curiosità, poi le palme sono state messe a dimora?
Pietro Puccio
Ciao Pietro, quelle famose palme furono messe a dimora, ed io, che abito nelle vicinanze, le rivedo ogni qual volta decido di farmi una lunga passeggiata al parco del Valentino, constatandone la loro lenta, ma salutare crescita.
In questi giorni di particolare fermento cantieristico per le imminenti olimpiadi, le vedo un pò a rischio per la costruzione in loco di un cavalcavia pedonale, indispensabile agli amanti del footing che non dovranno più rischiare la pelle per attraversare la trafficatissima, e altrettanto rischiosissima “Via del mare”.
Un affettuoso saluto
Antonio Sabbetti
Anch’io, come Lucia, lo scorso anno ho ricevuto in dono da amici alcune talee di Hoya carnosa già radicate e poi felicemente attecchite dopo averle poste in un grosso vaso sul mio balcone di Torino, con esposizione ad Est, e, data la facilità con cui sono state ottenute, e cioè tenendo alcuni giovani rami della stessa immersi in acqua per il tempo necessario alla radicazione, non capisco l’utilità della sola foglia per ottenere la piantina…tuttavia non ho nessuna esperienza nello specifico, tranne qualche sporadica prova finita con successo, ottenuta con alcune foglie di Succulente, lasciate, naturalmente, a cicatrizzare per qualche giorno, prima di essere poste a dimora nel modo di cui sopra.
Antonio
Antonio Sabbetti
Ciao Pietro, leggendo e rileggendo l’interessante argomento da te proposto sulle zone climatiche d’Italia, non ho potuto far altro che riflettere sulla tua grande passione e competenza per questo singolare tema e per la tua pignoleria, peraltro auspicabile e giustificabile per la serietà dell’argomento trattato. L’unica poca cosa che posso dire, a causa della mia scarsa esperienza in merito, poichè è da poco che mi interesso di giardinaggio in genere con preferenza verso il tropicale, è il ricordo di un articolo apparso sulla Stampa di Torino di alcuni anni fa. Esso, in pratica, annunciava e giustificava la messa in dimora di molte piccole palme sulla via principale che da Torino conduce gli automobilisti verso il mare, chiamata per l’appunto, in quest’occasione, “la via del mare”. Sempre su questo articolo, molto probabilmente per giustificare la scelta di queste beneauguranti e insolite piante, si fece anche cenno all’inevitabile processo di tropicalizzazione che coinvolgeva Torino, così pure come altre città italiane. Fui colpito da quell’articolo senza preoccuparmi troppo della veridicità di quanto affermato (forse con troppa leggerezza) in tale occasione, o delle nefaste conseguenze che quel cambiamento climatico annunciato avrebbe potuto compiere sulla nostra povera Umanità. Senza badare a queste cose, dunque, appresi con gioia la notizia (con pari enfasi di quando annunciarono il colore in TV molti anni fa) sognando una Torino tropicale: non più invidia per quei caschi di banane ostentati fieramente nei giardini che circondano il Casinò di S. Remo.. o, sempre rimanendo in Liguria, per quelle splendide macchie di colore create dalla forza vegetativa delle generose Buganvillea….. Sono passati alcuni anni da allora, e devo riconoscere che qualcosa a Torino è cambiato: l’anno scorso ho assaggiato un frutto di fico d’India coltivato da mio cognato in piena terra, in buona posizione, e non era male! in questi giorni si parla di riattivare, dopo tanti anni di inattività, gli oliveti sparsi per il Piemonte con relativi frantoi dismessi da molto tempo!… Insomma , caro Pietro, “chi vivrà vedrà”, ed io, per guardare meglio dalla mia “finestra”, ho abbellito il balcone di casa, oltre che con le piante solite, anche con quelle “insolite” alle quali dedico molto tempo, passione e amore, fino ad ingelosire mia moglie! Chiedo scusa a tutti per la lunghezza rapportata al nulla di quello che ho detto ringraziando per la pazienza che vi ha portato fino a quì in mia compagnia.
Un saluto a tutti gli appassionati di piante tropicali e non, ed in particolar modo all’insostituibile Pietro Puccio dall’inesauribile vitalità.
Antonio Sabbetti
Antonio Sabbetti