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Cari amici,
anche se un po’ in ritardo, desidero comunque ricordare l’amico Paolo nel secondo anniversario della sua scomparsa.
Presumo che alcuni di voi, così come me, che in qualche modo hanno avuto la fortuna di conoscerlo, non riescono a rassegnarsi all’idea che la sua forte e tangibile passione per le tropicali fruttifere, oltre che per la Natura, il mare e i luoghi a lui cari come la Corsica, espressa ampiamente attraverso foto, articoli e blog, abbia improvvisamente e per sempre cessato di manifestarsi a noi.
Per fortuna o per una sorta di destino, sopravvivono ancora oggi i suoi numerosi pensieri e la sua saggezza espressi a voce alta su vecchi articoli ancora utili e richiamati nuovamente in vita da giovani forumisti assetati di conoscenza ed alle loro prime esperienze sul campo nel settore tropicale.
Due anni sono pochi, ma sono anche tanti per uno come me che quando andava in crisi prendeva puntualmente il treno per Alassio con l’intento di recuperare, insieme ad una buona boccata d’aria salubre, l’antico entusiasmo nato circa otto anni prima nell’Orto Botanico di Firenze e che, a causa degli inevitabili insuccessi, (più numerosi degli stessi successi,) si affievoliva naturalmente e gradatamente nell’attesa di un’ efficace “medicina” miracolosa ed apparentemente introvabile.
Il rientro in treno per Torino era carico di frutti e di nuove piantine dai nomi più strani ed a volte impronunciabili che debordavano dalle buste di plastica e che l’amico Paolo, molto generosamente, mi regalava ogni volta insieme alla sua rinnovata amicizia.
Ma il carico più prezioso per cui valeva la pena di sprecare tempo e denaro era etereo e non trasportabile dentro una borsa…
…quel prezioso carico leggero ed impalpabile che trasportavo dentro me, dopo tanti anni di coltivazione tropicale fra alterni successi ed insuccessi, cari amici, mi manca oggi terribilmente!
Da due anni, infatti, sento l’inconsolabile mancanza di quella portentosa “medicina” che mi riempiva il cuore di nuovo fermento e di ritrovato entusiasmo, fonte di sicura sopravvivenza per le mie essenze tropicali…
…indispensabile, grazie all’amico Paolo, fino all’inevitabile prossima crisi.
Antonio
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Angelo,
ci può sempre essere un eccezione alla regola! 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Grazie, Daniele per il prezioso consiglio che cercherò al più presto di mettere in pratica. 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Eh…magari…..
la signora moglie trova tutti gli spazi occupati 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Le palline sono o Agriperlite o polistirolo.
Aspetta che le piantine di Papaya si sviluppino a sufficienza e poi, con la massima delicatezza, trapiantale in piccoli vasi individuali.
Puoi anche lasciare le piccole Papaye li dove sono però devi stare attento agli eccessi idrici.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Probabilmente il vaso è sovradimensionato rispetto le piantine e l’apparato radicale di esse che non riescono quindi a prosciugare in breve tempo l’umidità contenuta nel terreno.
Sii paziente e bagna solo quando quest’ultimo è quasi asciutto!
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Franciccio,
questo trucco me l’ha insegnato una vivaista e la differenza di peso si nota specialmente con i vasi di plastica, meritevoli soprattutto di drenare meglio di quelli di coccio.
Per la scelta del recipiente da utilizzare quale unità di misura, è difficile poterlo ipotizzare se non facendo delle prove sul campo.
si tenga presente che l’essenza coltivata in vaso ha la necessità di essere innaffiata non a scadenze fisse e magari dettate dal calendario, bensì in modo personalizzato e tenendo presente la reale esigenza idrica individuale che durante l’estate, e per una pianta in buona salute e dalla superfice fogliare di medio sviluppo, si aggira intorno ai tre/quattro giorni:
il tempo di assorbimento maggiore è dovuto allo scompenso fra il rapporto radice/terra contenuta nel vaso, responsabile spesso di marciumi radicali.
Quando un coltivatore agricolo decide di bagnare il proprio orto lo fa in modo generico, mentre le nostre coltivazioni tropicali e atipiche hanno bisogno di una personalizzazione individuale, specialmente se coltiviamo contemporaneamente anche delle succulente.
Insomma, carissimo Franciccio, è meglio sbagliare per difetto che per eccesso! 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Carissimo Franciccio,
impara a soppesare il vasetto che contiene il tuo povero Mango e quando lo sentirai particolarmente leggero vorrà dire che avrà bisogno di nuova acqua (sempre poca però!).
Per il seme messo a mollo nel bicchiere, bisognerà semplicemente aggiungere dell’acqua man mano che asciuga, mentre per il seme posto in terrà e quando bagnarlo, dipenderà da vari fattori come il caldo, il vento (che fa asciugare il terriccio),ecc.ecc…
ma tu utilizza quello strumento infallibile che la Natura ci ha generosamente regalato e che non costa assolutamente nulla: “il ditometro!” 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
Potrà salvarsi?
Franciccio…avevo appena scritto del tuo ritrovato ottimismo… 😀
Se la tua piantina di Mango si potrà salvare o meno è molto difficile da dire…cerchiamo di non pensarci!
Nell’epoca di maggior ripresa vegetativa (che dovrebbe coincidere con l’estate), è secondo me il periodo migliore per effettuatre il rinvaso delle nostre essenze tropicali, ma, vorrei sottolineare, sempre che siano chiaramente e inequivocabilmente in ripresa vegetativa!
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
consulta “scambio semi e piante” in questo forum per vedere se c’è qualcosa che ti può interessare…
..o puoi semplicemente fare tu una particolare richiesta.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Franciccio,
sono contento che tu sia partito finalmente con un pò di ottimismo!
Per la piantina in sofferenza, temo che abbia patito il rinvaso, poiché il Mango, così come molte Anacardiacee, è dotato di radici molto fini che spesso non riescono a compattare il pane di terra contenuto nel vaso e si strappano molto facilmente e irrimediabilmente, nonostante le attenzioni, al primo trapianto o rinvaso.
A parte il fatto che per rinvasare un Mango bisogna avere una buona giustificazione, rimane il problema della scelta del nuovo vaso ospitante che deve essere appena poco più grande di quello da sostituire; e ancora, in considerazione dell’esagerata delicatezza delle radici, come già detto sopra, occorrerebbe piuttosto sacrificare il vecchio vaso tagliandolo (se è di plastica) o rompendolo (se è di coccio) al fine di mantenere il pane di terra integro con tutte le sue radici all’interno.
Per la ripresa del medesimo Mango in sofferenza, lo devi tenere bagnato il meno possibile fino a quando non manifesterà, con anche la complicità della bella stagione, l’auspicata ripresa vegetativa con la produzione di nuove foglie: quello sarà il segnale per riprendere a bagnare con una certa (ma sempre moderata) regolarità. 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Franciccio,
il prodotto rameico consigliato dal negoziante e che hai usato per trattare i tuoi semi di Mango andranno sicuramente bene…stai tranquillo!
Il colore rossiccio nelle zone centrali dei due lati mi fanno ben pensare…ma ricordati che il seme in questione affonderebbe anche se fosse marcio e non più vitale!
i trattamenti con prodotti rameici sono abbastanza sicuri anche se dati sul terriccio che ospita la pianta.
Per quel che concerne i frutti tropicali utili per ricavarne i semi, stò cercando l’indirizzo di un ragazzo siciliano, che, per sentito dire, si è presentato alla manifestazione “Orticola” nei giorni scorsi per vendere diversi frutti tropicali di sua produzione…ti farò sapere! 🙂
Se ho capito bene, caro Franciccio, vuoi tentare due coltivazioni differenti con i due semi di Mango…
allora uno seminalo per piatto sul terriccio umido (alla maniera di Angelo) e l’altro lascialo in acqua fino a quando, dopo aver prodotto la radice, non abbia anche sviluppato la piantina con qualche bella foglia.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Il frutto! (senza spedizione)
acquistato direttamente nei negozi etnici
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
i due semini di caffè sono in viaggio per Capaccio – Paestum…
…e forse a quest’ora staranno già respirando l’aria del Vesuvio! 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
chissà che frutti ne deriveranno?
li chiameremo Psidium Cattleianum Jon 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Franciccio,
come prodotto rameico cerca la Poltiglia Bordolese che va benissimo e si trova quasi dappertutto.
Per quel che riguarda la posizione del seme da sistemare nel terriccio, ci sono varie scuole di pensiero ma va da se che in qualunque posizione tu lo metta, la radice segue la forza di gravità e quindi va anche bene il metodo suggerito da Angelo, e cioè di adagiarlo per piatto sul terriccio umido.
Il mio sistema è di metterlo in ammollo in un bicchiere con poca acqua in grado di lambire l’estremità del seme posto in verticale con la parte embrionale (non sempre facile da individuare) in basso e immerso nell’acqua.
Se si sbaglia la posizione e se il seme è fresco e fortemente vitale, sarà lui stesso ad indicarti dopo qualche giorno la posizione a lui più gradita e congeniale…devi fare un po’ di esperienza!
Una volta sviluppata la radice dentro l’acqua e prodotta la piantina verso l’alto non ti rimane che piantarlo in terra ricca di materiale drenante, inizialmente in un vasetto piccolo e proporzionato, successivamente in vasi gradatamente sempre più grandi…
non commettere mai l’errore di metterlo in un vaso sproporzionato…marcirebbe subito!
Bagnalo poco aspettando che il terriccio si asciughi quasi completamente fra una innaffiata e l’altra e…buona fortuna! 🙂
P. S.
Non conosco la varietà di questi due frutti di Mango ma ti posso assicurare che hanno preso molto sole e sono maturi al punto giusto!
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
quote:
Quanto mi viene a costare!? e poi Hanno la graviola o il mangosteen? a me interessano quelli più rari.
Da noi a Torino i prezzi girano intorno ai 9 euro al chilo!
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Franciccio,
in realtà si parla spesso di semi trattati con soluzioni rameiche per la prevenzione del marciume…ma, per esperienza acquisita in lunghi anni di sperimentazione sul campo, ti posso dire che se il seme è fresco e non ha subito stoccaggi in celle frigorifere per troppo tempo, potrebbe essere germinabile anche senza il trattamento di cui sopra.
Molto spesso, nel seme di Mango già sgusciato e nettato della sua pellicina di colore marron, si nota una zona centrale leggermente più scura rispetto al color crema dello stesso seme fresco e vitale; questa zona ormai compromessa dai fattori sopra descritti, andrebbe per l’appunto trattata con sostanze rameiche per fermare il processo di marcescenza che potrebbe compromettere anche la zona embrionale estrema del medesimo seme ancora parzialmente vitale e produttiva.
E’ proprio dal grosso seme, o meglio dai due grossi cotiledoni che il germoglio in formazione trae le sostanze nutritive per sopravvivere e crescere prima della formazione dell’apparato radicale subentrante; ed è per questo che se il seme risulta compromesso parzialmente ma viene trattato preventivamente, riesce a sviluppare una delicata e giovane piantina, che, se riesce a produrre rapidamente un apparato radicale di fortuna, potrà ancora avere qualche probabilità in più di sopravvivenza.
In sostanza, il seme di Mango sgusciato e ripulito da quella pellicina che lo ricopre parzialmente, deve assolutamente essere di un bel color crema nella sua completa totalità, pena la sua stessa fine!
L’ideale, caro Franciccio, sarebbe di poter avere a disposizione frutti freschi e piuttosto acerbi, anziché troppo maturi e ormai compromessi…
leggi un mio vecchio post a loro dedicato:
http://www.compagniadelgiardinaggio.it/phpBB3/viewtopic.php?f=7&t=8912
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Jon,
in passato, e precisamente con un bonsai di Zelkowa Variegata, ho avuto l’occasione di sperimentare personalmente questo apparente problema (del tutto insignificante se non nell’estetica), responsabile di una mutazione genetica che causa un disturbo metabolico:
essendo meno robusta delle altre, l’essenza che ne è colpita, tenderebbe in questo modo a variegarsi per la diminuita capacità di fotosintetizzare.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Katia,
mi dispiace molto…
i due semini di caffè sono in viaggio per Capaccio – Paestum…
Però la “mamma” dei due piccolini è nuovamente in procinto di produrre altre bacche per la stagione in corso e stai sicura che questa volta mi ricorderò di te…a presto! 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Beh…magari uno lo tengo per le prove di coltivazione e l’altro? 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Fabrys,
penso di poterli regalare…anche a te se vuoi 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Cari amici,
rieccomi con gli ultimi aggiornamenti del frutto di Caffè e con il naturale epilogo di questa lunga e sospirata avventura:
ho lasciato (dimenticandomene volutamente) che il frutticino in questione rimanesse attaccato alla sua pianta fino alla completa maturazione che è avvenuta in questi giorni e che si è manifestata con un raggrinzimento del frutto e la sua conseguente disidratazione.
Ho aperto la bacca con le unghie notando i due semi contrapposti, (come da canone), uno contro l’altro e avvolti da una mucillagine giallastra dal sapore dolce e gradevole.
Ricordandomi dei semi di Theobroma Cacao acquistati freschi all’Euroflora di Genova, alla stessa maniera, ho ripulito dalla golosa mucillagine i due semi tenendoli in bocca come caramelle fino alla loro completa ripulita e mettendoli poi ad asciugare.
I due semi appaiono ben sviluppati e di un inaspettato colore giallo.
Ora, nonostante la sua pianta sia ancora giovane e poco sviluppata, non rimane che sperare nel “prossimo raccolto” per tentare l’avventura di una profumata degustazione a chilometri zero! 😀
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
La Pouteria Lucuma, che ho consumato peraltro diverse volte, ha una caratteristica polpa farinosa che a molti non piace ed è per
questo motivo spesso utilizzata in gelateria.
Se potessi vedere il seme che ho maneggiato diverse volte (rotondo, morrone lucido con una piccola zona più chiara) riconoscerei
subito se essere quello della Pouteria Lucuma.
Guardando attentamente il frutto di Maurizio sembrerebbe, così come già detto da Mirko, anche la Pouteria Campechiana.
Mau….ma i semi non li hai fotografati prima di seminarli?
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Maurizio,
il frutto in questione mi ricorda lo stesso della Manilkara Zapota
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Franciccio,
a giudicare dalle piccole gemme, la tua piantina di Mango è chiaramente sana!
Ma senza le foglie, il pericolo per la sua sopravvivenza è rappresentato dall’eventuale eccesso idrico che potrebbe innescare il
marciume radicale.
Bagnala pochissimo e vedrai che con la bella stagione (che però stenta ad arrivare ) inizierà nuovamente a vegetare.
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Grazie Peppe,
ho già letto e anche risposto
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Peppe,
ho visto che coltivi le tue tropicali in un bellissimo ed invidiabile giardino…e mi piacerebbe poter parlare con te a voce delle nostre coltivazioni insolite…
se ti fa piacere e se mi inviii il tuo numero telefonico con un MP
ti chiamo io nell’ora che ritieni più opportuna…grazie 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Ciao Peppe,
come procede con la tua Eugenia Uniflora? 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B
Caro Franciccio,
io continuo ad essere assente per il fine settimana, (sempre senza l’iphone) e tu continui ancora a fissarti e a polemizzare sulla frase infelice o meno che concludeva la mia risposta….
Hai giudicato infantili i miei colleghi e amici, anche discepoli che parlano a vanvera e loro hanno preferito lasciar correre…(più bravi di me!)
Se tu fossi una persona più gentile e più malleabile non avresti incontrato nessuna difficoltà a farti prestare una modesta fotocamera digitale dai tuoi amici per fare finalmente le foto indispensabili per una diagnosi approssimativa del tuo Mango….
Ma è come avevo detto io: avevi bisogno di attenzioni… e di attenzioni, infatti, (te lo dico con simpatia) ne hai ricevute tante!
Caro Franciccio, fra noi non c’è nessun maestro e nessun allievo…siamo semplicemente un gruppo di amici appassionati di coltivazioni tropicali; io personalmente ho fatto morire migliaia di piante e dovrei vergognarmene…(altro che maestro)..
però da tutto ciò ho ricavato tanta esperienza ed ultimamente anche qualche modesto successo.
Per cui , “sotterriamo l’ascia di guerra” facciamo pace e dedichiamoci alle nostre amate ed innocenti piantine…
Tienici informati (magari con qualche bella foto) sulla salute della tua piantina e…buona coltivazione! 🙂
Antonio Sabbetti
Torino zona USDA 7B