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Visto che si è già accennato alle zone climatiche, quanto segue vuole essere un spunto (molto grezzo) di discussione per cercare di arrivare a qualche conclusione che possa essere di valido aiuto per tutti noi. Esistono molte classificazioni delle aree climatiche che tengono conto di vari parametri, ma in genere o non sono disponibili o sono poco utili ai nostri fini. Infatti la stragrande maggioranza delle informazioni sulla rusticità delle varie specie proviene da pubblicazioni o da siti web anglofoni, i quali da anni utilizzano il metodo proposto dal Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti (USDA) per la indicazione delle zone climatiche. Questo metodo è forse il più impreciso, ma è certamente il più semplice e facile da adottare, e si basa esclusivamente sulla media dei valori minimi annuali di temperatura registrati in un congruo numero di anni. La suddivisione delle zone secondo tale metodo è riportata in molti siti, tra cui consiglio questo per le utili indicazioni che riporta:
http://www.usna.usda.gov/Hardzone/index.html
Il metodo, come detto, non tiene conto di tutti gli altri parametri climatici che intervengono sulla rusticità o meno ed in effetti è necessario apportare delle correzioni (lo hanno fatto negli USA nel disegnare la mappa delle zone) al fini di potere applicare i dati di rusticità in situazioni diverse da quelle di origine. Esistono alcune mappe dell’Italia più o meno dettagliate, ma a mio parere tenerne conto per l’introduzione di nuove specie subtropicali e tropicali porterebbe ad una strage. Fra le tante ‘diversità’ che possono incidere o addirittura stravolgere la classificazione vi è la durata del periodo freddo, infatti per ogni specie esiste un valore minimo di temperatura di sopravvivenza legato alla durata, classico esempio quello della Cocos nucifera che supera indenne a Miami temperature minime sporadiche più basse di quelle che si hanno a Palermo, dove però muore già a fine autunno-inizio inverno quando le temperature minime cominciano ad attestarsi sui 14 –16 °C.
A questo proposito ho raccolto dati (pubblici) sulle temperature di alcune stazioni meteo italiane per ricavare la relativa zona secondo il metodo dell’USDA. A parte miei errori, sicuramente presenti, ne risulta l’immagine di una Italia tropicale, cosa che tutti sappiamo non essere. Per tentare di chiarire questa incongruenza ho riportato le medie (30 anni) delle temperature minime giornaliere di dicembre, gennaio e febbraio delle stazioni italiane e quelle di tre località degli USA; è evidente a parità di zona la marcata diversità nelle temperature medie ed è proprio questo che fa la differenza (anche se non tutta).Visto che a noi interessa ricavare una mappatura del nostro territorio tale che siano applicabili le indicazioni di rusticità di letteratura, non possiamo utilizzare il metodo alla lettera. Una maniera per risolvere il problema è quello di partire dalle temperature minime assolute, ma correggere la zona risultante sulla base delle indicazioni di rusticità, o meno, di specie note e diffuse e per far questo occorre l’esperienza sul campo di tutti. Sempre come proposta iniziale ho inserito nell’ultima colonna quella che sulla base di indicazioni sulla rusticità di amici sparsi per l’Italia, nonché di informazioni raccolte nei vari forum di giardinaggio, potrebbe essere a mio parere una classificazione cautelativa.
Ciao a tutti e scusate la prolissità…
Pietro Puccio
Palermo, zona (USDA) 9b/10aPietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
un ultimo favore in quets tabella non ce crotone, sai la massima di queste zona?
quote:
un ultimo favore in quets tabella non ce crotone, sai la massima di queste zona?
Non ho ben compreso cosa intendi, ad ogni modo la media delle minime assolute annuali per la stazione meteo di Crotone degli ultimi 30 anni è di -1.1°C con una minima assoluta di -6.6°C (1995). Applicando alla lettera il metodo USDA la zona climatica risulterebbe al limite inferiore della 10a. Applicando la famosa regola empirica 2P 😉 , di diminuire almeno di una semizona per tenere conto della lunghezza del periodo freddo, si ottiene 9b, che è in linea con le notizie che ho su quella zona.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
quote:
Scusate il disguido tecnico della ripetizione del messaggio e una parte mancante al punto 6 che dovrebbe continuare con “… non è accettabile”
Ciao Gabriel,
puoi cancellare i messaggi in più cliccando sul simbolo del bidone che si trova sulla barra sopra il testo del tuo messaggio, per modificarlo sul foglio con la matita.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
quote:
Scusate se ritorno alla carica con più dubbi e perplessità di prima.
Io proporrei di considerare i seguenti criteri di massima…
Ciao Francesco,
ben vengano le tue perplessità e quelle di tutti! Sui criteri di massima da te proposti mi sembra che si sia d’accordo già da tempo.
Riguardo le discordanze giustamente da te riscontrate io non mi meraviglierei molto quando la differenza è di una semizona, tali discordanze tra i dati di letteratura sono quasi fisiologiche, è dalla globalità dei dati che deve ricavarsi il tipo di zona che meglio caratterizza la nostra situazione, sempre al fine di utilizzare i dati che provengono da altre realtà climatiche. E’ fondamentale, tengo a ribadirlo, prima di tutto conoscere la ‘propria’ zona, il proprio giardino; come ho avuto modo di dire, nel mio giardino, pur piccolissimo vi sono zone in cui vivono piante considerate 10a, pur trovandomi in una zona che nel suo complesso non ho dubbi a considerare 9b. Anche l’Orto Botanico di Catania sfrutta una situazione ideale, quasi irripetibile, trattandosi di un’area non molto estesa, allungata e contornata da abitazioni, che ne fanno un vero e proprio ‘pozzo di calore’, come tu stesso hai evidenziato, quindi non è da prendere come situazione tipo dell’area catanese, se non con molta cautela.
Riguardo la Cocos nucifera, sono veramente pochissimi quelli che la considerano 10a, lo stesso sito che tu citi, la indica come zona 10 (quindi non fa la distinzione tra a e b), ma aggiunge appunto “very cold sensitive”, addirittura cold (freddo), non frost (gelo), quindi non vi è dubbio che la considerano coltivabile al limite superiore della zona 10 (quindi 10b).
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
Sono totalmente d’accordo Pietro, infatti (come ho anche precisato nel mio intervento) considero le tue stime mooooolto molto più realistiche!
D’altro canto, debbo chiarire che io ho espresso 10a per il cocus n. solo perchè su quel sito il valore di danneggiamento riportato è -1 °C, che essendo compreso tra 1,7 e – 1,1 °C (quindi pedissequamente appena appena un decimo di grado sopra!…) , che è il range di temperature che lo fanno catalogare come 10a.
Naturalmente ho usato questo esempio estremo e molto al limite, solo per fare l’avvocato del diavolo e per cercare di affermare le seguenti cose:
non possiamo prendere mai troppo alla lettera solo quello che troviamo scritto su qualche sito;
sarebbe necessario comunque fissare una volta per tutte la USDA a cui ci dobbiamo riferire per ogni pianta, e io proporrei di usare quelle dell’elenco proposto da Pietro (come fossero insomma delle unità di misura campione).
PS
Mi scuso ancora con tutti per lo stile sbrigativo e sgrammaticatissimo con cui scrivo. Ma pur di partecipare faccio i salti mortali con lo smartphone!
😳
Scritto Da – Francesco on 07 Marzo 2008 09:06:56
Grazie Pietro, questo mi servirà per le nuove piante che vorrò coltivare. Tengo presente anche la tua formula 2Pietro, che come dice Francesco sembra più attendibile… inoltre sono d’accordo con te, — prima di tutto conoscere la ‘propria’ zona, il proprio giardino… pur piccolissimo vi sono zone in cui vivono piante considerate 10a, pur trovandomi in una zona che nel suo complesso non ho dubbi a considerare 9b.– se si creano le giuste condizioni io penso che si possono far crescere molte piante tropicali e subtropicali nelle nostre zone.
Ciao Francesco e tutti,
Ma il Cocos nucifera può essere una pianta indicatrice per la Florida, non per noi
Esatto vanno capite le intenzioni di classificazione degli autori:
1) sopravvivenza?
2) prevalente assenza di danni?
3) miglior rendimento?
Benissimo, ma quale? Quello delle sue piante non decedute? O quello delle piante più comuni di cui abbiamo discusso?
Io sarei per la seconda soluzione (anche se in versione ridotta) perché trovo che una pianta indicatrice, è veramente indicatrice solo se è molto diffusa, se è da lungo tempo testata, e se ha un comportamento molto prevedibile.
Plumeria
Howea fosteriana
Washingtonia robusta
Gli agrumi,
Phoenix canariensis
Acacia dealbata
Nerium oleander
Laurus nobilis
Magnolia grandiflora
Camelia japonica
Aucuba japonica
Ovviamente sono indicatrici di una zona solo le specie che generalmente non subiscono alcun tipo di danno.
Sono d’accordo con la classificazione di Pietro (malgrado alcune perplessitä su agrumi, e qualche altra pianta) che ha il merito di creare delle zone prudenti.
Ma chissà se Pietro userà veramente le piante indicatrici oppure se usera la regola empirica 2P
Non ci capisco più niente
-Mikrotone, il sistema delle piante indicatrici vuole solo mappare o classificare una zona in base a piante presenti su un territorio in modo affidabile.
Se in un centro città una pianta indicatrice 8b dovesse per ipotesi essere presente senza problemi, in quantità, da lungo tempo ed in modo affidabile si potrebbe dire che quel centro città è 8b. Magari in periferia è invece una pianta indicatrice 8a ad essere presente allo stesso modo. Avremo dunque due zone ben definite. All’interno di ogni zona si potrebbero poi trovare dei microclimi che permettono l’uso di piante tipiche di altre zone.
Ciao ciao
Gabriel
Ciao a tutti, è la prima volta che intervengo in questo post ma devo dire che dalla data del suo risveglio (nel 2005 non ero ancora iscritto al forum) l’ho seguito sempre con grande interesse e ringrazio Pietro, Gabriel, Tomas e gli altri per gli interessantissimi interventi; anche io voglio dare la mia disponibilità ed offrirò il mio contributo quale che sia il metodo che si deciderà di seguire; a mio avviso la scelta di partire dalle specie indicatrici è certamente più semplice e realizzabile anche senza la conoscenza di dati climatici, ma ritengo che lo sia solo per la determinazione della ristretta area di residenza di ciascuno di noi; se, invece, come sembra, lo scopo è quello di realizzare una mappa di tutta l’Italia, potrebbe essere più opportuno lavorare sui dati climatici delle numerose stazioni meteo e con i dati ricavati è già possibile realizzare una bozza di mappa, certamente da integrare poi con i dati noti sulle specie indicatrici.
Mi sembra invece che sia più complicato realizzare una medesima mappa partendo dalla presenza di specie indicatrici; la difficoltà maggiore è che probabilmente siamo troppo pochi per poter pensare di ottenere dati omogenei e che coprano tutto il territorio.
Qualche osservazione vorrei farla sulle specie che sono state finora proposte; la lista di Pietro è straordinariamente interessante anche se sono daccordo con Gabriel sui dubbi circa la rusticità attribuita da Pietro a Citrus limon e Citrus aurantium specie entrambe diffusamente presenti nella mia zona; io per la verità avrei dubbi anche sulla maggiore rusticità attribuita da Pietro alla Phoenix dactylifera rispetto alla Canariensis (per riferire un esempio conosciuto, all’Orto Botanico di Pisa, dove è attualmente presente, in passato è già morta 3 volte).
Trovo per la verità anche un pò rischioso considerare la Washingtonia robusta come specie indicatrice di zona 9a, perchè a mio avviso è leggermente più rustica del limite di -6.6°C della zona, e poi perchè molto spesso ibridata con la filifera, con le conseguenti difficoltà di sia di riconoscimento che di conoscenza della effettiva resistenza al freddo.
Aggiungo anche che secondo me tra tutte le specie proposte alla fine scarseggiano prprio quelle indicatrici della zona 9a, quindi direi che è importante segnalare altre specie indicatrici, a me ne vengono in mente 2, oltrea Capparis spinoa appena proposta da Francesco, correggetemi se erro….
Bouganvillea, nelle sue diverse specie e cultivar
Syagrus romanzoffiana (ma forse anche qui siamo tra 8b e 9a)
Per finire basandomi sulle specie finora in elenco e considerata la diffusa presenza nel tratto costiero apuo-versiliese (alta Toscana) di Citrus limon, Citrus aurantium, Washingtonia robusta, Bouganvillea sp., Syagrus romanzoffiana (raro), Capparis spinosa, concludo identificando l’area come 9a.
Un saluto a tutti
Gianpiero
Ciao Giampiero,
benvenuto in questo post e grazie mille per il tuo interessantissimo contributo.
Ti stavo rispondendo ed alla fine del messaggio ( abbastanza lungo) ho perso tutto ed ora non ho più tempo.
Comunque in sitesi,
-anch’io darò il contributo che posso, qualsiasi sia il sistema.
-Ho una preferenza per l’applicazione diretta delle piante indicatrici, senza elaborazione climatica. Penso che il fatto di usare un sistema non escluda anche la possiblità di fare altri lavori più minuziosi. Ma se cominciamo a fare quello più semplice, magari finiamo prima
-Mi piacerebbe un sistema con pochissime piante, molto note, dal comportamento molto conosciuto, e molto diffuse. Poi quel che si classifica, si classifica. basta che sia scritto chiaro in legenda
Ad es.: Pianta indicatrice Citrus limon = 8b
– L’insieme delle località fa un paese . Più tasselli abbiamo meglio sarà.
– Il sistema delle piante indicatrici è concreto, fotografabile ( e tu te ne intendi moltissimo, ho visto il tuo album, stupendo è dire nulla, complimenti), documentabile.
Per il resto ripeto, discuterò sempre volentieri di questi argomenti, ma aspetto che i Deus ex machina, decidano. Una volta che avranno deciso, cercherò di dare il mio contributo negli angusti limiti delle mie possibilità.
Salutoni a tutti,
Gabriel (zona 12b da me i Cocos nucifera sono infestanti )
Giampiero ancora una piccola cosa, che forse può essere utile a chiarire l’uso delle zone USDA.
Il limite di -6,6°C é solo il risultato della media delle minime annuali assolute, e in una zona 9a temperature minime assolute eccezionali o comunque rare di -8°C,-9°C sono compatibili. Secondo me ci può stare Waschingtonia robusta 9a.
Capparis spinosa l’ho visto un po’ dappertutto anche in zone sinceramente molto fredde. A Berna dal clima molto rigido con molti giorni di ghiaccio supera da anni l’inverno.
Comunque come dicevo, mi adeguerò alle classificazioni scelte, e non voglio discuterle troppo per non creare confusione.
Spero solo che chi concretizzerà la scelta delle specie ne scelga poche e che spieghi su quale letteratura e come su quali criteri questa letteratura ha classificato.
Una volta chiarito questo, e con il riferimento chiaro tra la pianta scelta e la zona USDA che essa deve rappresentare, si puô cominciare l’opera di osservazione e registrazione delle indicatrici stesse.
Ciao ciao,
gaB-)
Per il Syagrus romanzoffiana mi sentirei di dire che è meno rustica di Washingtonia robusta e dunque piuttosto 9a (margine caldo)
Il suo fogliame è a rischio a partire da -5°C
Le specie indicatrici sono un’ottima approssim$azione ma non indicano mai un solo parametro (temperatura).
Per esempio, le plumerie vanno male con l’umiditá e le temperature uniformi della costa Nord di Messina, che invece e’ un paradiso per bromeliacee e chamaedoree. Vanno molto meglio sulla soleggiata costa Sud, dove le notti sono spesso piú fredde, ma mai con il 90% d’umiditá del Nord. Altro esempio, le camelie… vogliono suoli acidi, dunque…
Le zone mi sembrano insufficienti per descrivere i climi. Secondo me ci vogliono tre o quattro parametri per definire un posto e capire cosa ci puó crescere.
Riporto una affermazione di Tomas “Il 99% dei giardinieri che usano le zone USDA coltivano piante normali e non cercano di spingersi ai limiti per quanto riguarda le temperature.”.
E’ senz’altro vero e chi vuole spingersi ai limiti deve munirsi di informazioni piú complete.
Carlo
Grazie mille Carlo!
Starei a leggere per ore, di queste zone in cui crescono le bromeliaee, ma non la Plumeria, ecc…. Lo trovo molto utile ed appassionante. Perché gente come te, Pietro o altri, non scrivete libri di divulgazione su queste attività acclimatatorie? So che lo fate a livello scientifico. ma anche noi vogliamo la nostra parte ….
In ogni caso, non mi perderò una parola che sia su forum o libri, di queste vostre esperienze così affascinanti (almeno per me)
Quanto alla mappa, in effetti penso che non sia fatta per chi vuole spingersi al limite (o comunque a loro non può dare soluzioni), ma penso piuttosto per chi vuole sapere con un po’ più di precisione rispetto alle mappe esistenti oggi, che cosa cresce in modo affidabile. stabile e “termometricamente:-)” significativo (il più significativamente possibile) sul territorio e sulla base di queste “piante termometro” e loro classificazione ( letteratura prevalente), fare le prime riflessioni. Questo mi sembra essere quanto emerso ultimamente.
Sarà forse poco ambizioso, e non riuscirà ad andare a coprire tutti gli aspetti, ma è relativamente semplice da fare, e da comunque un’idea, fondata su fatti concreti.
Poi chiaramente si possono fare molte altre mappe, più precise, più complesse, con o senza piante indicatrici, con o senza zone UDSA.
Certo, e gli americani hanno provato a usare vari parametri con il sistema delle zone Sunset ad esempio..
A me piace molto, ma a molti no perché non universale, e non in voga nella letteratura.
Mi piace ancora di più leggere o discutere di esperienze concrete di acclimatazione, ma se si vuole mappare io ci sto per quel pochissimo che posso fare e essendo ben conscio dei limiti dell’operazione
Ciao ciao,
Gabriel
quote:
Il limite di -6,6°C é solo il risultato della media delle minime annuali assolute, e in una zona 9a temperature minime assolute eccezionali o comunque rare di -8°C,-9°C sono compatibili. Secondo me ci può stare Waschingtonia robusta 9a.
Capparis spinosa l’ho visto un po’ dappertutto anche in zone sinceramente molto fredde. A Berna dal clima molto rigido con molti giorni di ghiaccio supera da anni l’inverno.
Si, certo, il funzionamento delle zone USDA è questo, ma io ritengo che, proprio in considerazione del metodo empirico 2p di Pietro che declassa le zone USDA che vengono fuori dalle medie delle T minime, va a finire che utilizzando come indicatrici specie troppo rustiche rispetto alla zona scelta si corre il rischio di classificare zone errate (valga l’esempio di Pisa già fatto, qui Pietro con il metodo empirico ha ipotizzato 8b piuttosto che 9a, ed in effetti io sarei daccordo, la zona di Pisa e sensibilmente più fredda della parte costiera più a nord….. eppure la Washingtonia robusta a Pisa c’è
Sono completamente daccordo con te su Capparis spinosa, da non considerare come indicatrice, e anche con Syagrus, che effettivamente in zone 8b ha scarse possibilità…..
della Bouganvillea cosa ne pensate?
Completamente daccordo con quanto dice Carlo ma il criterio USDA può comunque dare indicazioni di massima per chi vede una pianta alla quale è interessato e conoscendo la sua zona USDA e quella della pianta ha già una certa idea sulle possibilità che ha o meno di coltivarla.
Buon week
Gianpiero
quote:
Le specie indicatrici sono un’ottima approssim$azione ma non indicano mai un solo parametro (temperatura).Le zone mi sembrano insufficienti per descrivere i climi. Secondo me ci vogliono tre o quattro parametri per definire un posto e capire cosa ci puó crescere.
Concordo,anche perchè se una pianta soccombe chi mi dice con certezza, che la causa del decesso, è proprio la temperatura minima inadeguata ?
Saluti
domy
litorale nord roma
Ciao Giampiero
Che foto magnifica! Che belle piante !
Dal momento che Pietro ha fatto il sistema empirico 2p e la classificazione delle piante, magari è meglio chiedere a lui, il problema della Washingtonia.
Comunque penso che viste le diverse premesse tra i due sistemi sia quasi impossibile arrivare a risultati anche solo leggermente univoci. L’importante per me è scegliere quale ed essere costanti nell’applicazione, di modo che giusta o sbagliata che sia la classificazione, o il sitema 2p, almeno abbiamo risultati confrontabili tra le varie località esaminate.
Personalmente penso che ci vogliano vari esemplari presenti. Un esemplare unico, potrebbe essere l’indizio di un microclima, ma andrebbe verificato un po’ più a fondo, qual’ è il comportamento (defoliazioni frequenti ecc..) dell’esemplare, la sua storia, i metodi eventuali di acclimatazione o conservazione, numero degli eventuali insuccessi con la stessa specie ……
E poi anche in caso di esperimento unico ci sono le peculiarità individuali che in certe specie, possono divergere. Washingtonia robusta come sottolineavi non è fores la pianta più affidabile come indicatrice.
Se invece ce ne fossero alcune, sia al giardino, sia nelle zone vicine allora sarebbe diverso.
Per tutti questi motivi sarebbe importante mettersi d’accordo su poche specie, che siano le più “termometricamente” precise e costanti possibili, e ci sono…..ma non lo ripeto più ……..
A seconda delle varietà il comportamento cambia moltissimo. Bisognerebbe almeno sapere quale. Di solito poi sono appoggiate a muri o a sostegni, il che rende difficile la valutazione, dal momento che non tutti i muri sono uguali, ecc….
E poi bisogna definire se si intende la soprravvivenza del fogliame oppure dei rami.
Da me, le più rustiche non pongono problemi.
Ciao ciao,
Gabriel
Ciao Domy
[/quote]
se una pianta soccombe chi mi dice con certezza, che la causa del decesso, è proprio la temperatura minima inadeguata ?
Esatto, in caso di dubbio è un’aspetto da verificare. Fa parte del lavoro.
Ciao ciao,
Gabriel
quote:
eppure la Washingtonia robusta a Pisa c’è
Ciao Gianpiero,
premesso che non scommetterei sulla sua assoluta purezza, non deve avere più di 22 anni, perchè una robusta a -14°C (per due notti, 1985) non può resistere.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
quote:
quote:
eppure la Washingtonia robusta a Pisa c’è
premesso che non scommetterei sulla sua assoluta purezza, non deve avere più di 22 anni, perchè una robusta a -14°C (per due notti, 1985) non può resistere.
Bravo (come sempre) Pietro, anch’io sono daccordo con te sui dubbi di purezza, a me il fogliame sembra più somigliante a quello di una filifera, e devo anche confermarti che hai ragione sulla sua età, visto che si trova nell’Orto Botanico dal 1989; però le tue giustissime osservazioni lasciano inalterate le mie perplessità su un eventuale utilizzo della robusta come specie di zona 9a, e per entrambi i motivi evidenziati, difficile riconoscimento a causa degli ibridi, facile sopravvivenza senza danni in zone 8b fino ad aventuale ondata di freddo trentennale;
comunque a parte questo scambio di opinioni che ritengo sempre utile e costruttivo anche quando divergente….nel caso l’idea di Gabriel dovesse concretizzarsi sicuramente a te sarà affidato il compito di scegliere le specie indicatrici ed io mi adeguerò senza batter ciglio considerata la grande stima che nutro nei tuoi confronti.
Un salutone
Gianpiero
quote:
….nel caso l’idea di Gabriel dovesse concretizzarsi sicuramente a te sarà affidato il compito di scegliere le specie indicatrici ed io mi adeguerò senza batter ciglio considerata la grande stima che nutro nei tuoi confronti.
Ciao Gianpiero e grazie per la stima e la fiducia (ma… non fidarsi è meglio 🙂 ), ma non vedo perché debba avere questa grande responsabilità, credo che ognuno debba alla fine decidere secondo la propria esperienza essendo l’unico a conoscere bene l’area in cui opera (altrimenti dove sarebbe il divertimento). Posso solo prendermi la libertà, per l’età avanzata, di ribadire alcuni suggerimenti:
– non dare ascolto ai soliti disfattisti 😉 che periodicamente tirano fuori argomenti che nulla hanno a che vedere con le “zone di rusticità” e la loro finalità, tipo umidità, temperatura massima, pH suolo ecc. Le zone di rusticità hanno l’unico scopo di dare indicazioni sulle temperature minime che ci si può ragionevolmente attendere in una data zona, e conseguentemente delle specie di cui si può tentare l’acclimatazione, da questo solo punto di vista. Gli altri fattori limitanti vanno valutati (come sempre) a parte.
– Per la determinazione della propria zona, poiché siamo tropicalomani, fare un elenco delle specie (da considerare come ‘indicatrici’) originarie di aree più miti della nostra che si coltivano da anni (più sono, meglio è) nel nostro giardino e dintorni con la rusticità che viene loro attribuita in rete, senza preoccuparsi delle inevitabili discordanze (ma scegliendo naturalmente fonti che ritenete affidabili). Fare anche un elenco delle specie, con relativa zona di rusticità, che non sono sopravvissute nella zona facendo ricorso alla propria esperienza e di quella di conoscenti, di notizie reperite sui forum ecc. Questo perché ritengo altrettanto importanti, a questo scopo, sia le specie che includono in una data zona la nostra località, quanto quelle che la escludono; è dal confronto dei due elenchi che dovrebbe scaturire con relativa semplicità quella più realistica.
– Per l’attribuzione della zona di rusticità alle singole specie, abbiamo il potentissimo strumento che è internet, che va però usato sempre con cautela. Occorre sempre consultare quante più fonti possibili, specie inizialmente; sarà poi l’esperienza di navigazione a fare individuare i siti più attendibili. In ogni caso non si avrà quasi mai un responso unico, alla specie (sia quelle da considerare indicatrici, che quelle di cui si vuole tentare la coltivazione) quindi andrà attribuito il valore più ricorrente, salvo successivi aggiustamenti, tenendo eventualmente presente, in subordine, quello che lo segue.
Le risultanze di questo lavoro non sono certo conclusive, vanno riviste ed eventualmente aggiornate sulla base della propria ed altrui esperienza, tenendo anche conto dell’andamento climatico, lo stesso USDA ha recentemente aggiornato “al rialzo” la mappatura degli USA.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
Ciao Giampiero, Pietro e tutti,
L’idea è molto buona e pertanto non poteva essere mia . E invece chiaramente di Pietro:
Ora tocca a Pietro ( “Noi si schéeerzaaa Pietrooo” come direbbe Benigni ) definire quali sono le specie note e diffuse e le indicazioni di rusticità ( a meno che il primo elenco fosse da intendere così) e a noi fornire informazioni rispetto alla presenza o assenza di queste specie sulla base della nostra esperienza.
Senza legame con questa mappatura di Pietro, alla quale collaborerò come posso, secondo quello che si deciderà ( se si deciderà ),
mi piacerebbe molto sapere cosa pensate di una classificazione basata in gran parte sugli agrumi.
A pagina 56 del libro “Gli Agrumi” di P.Spina/E.Di Martino ed. Edagricole 1991, si dice:
“Occorre però considerare il rischio delle gelate che al loro verificarsi determinano danni alla vegatazione ed ai frutti.
Le basse temperature hanno un’importanza decisiva perché conferiscono al clima un carattere limitativo per la coltivazione degli agrumi, i quali fra l’altro si presentano secondo la seguente scala decrescente di resistenza al freddo: Poncirus trifoliata, Kumquat, Satsuma, arancio amaro, mandarini, arancio dolce, pompelmi, limone, limetta e cedro.
…….
Accettando questa graduatoria ho pensato di attribuire ad ognuna di queste piante (e ad alcuni altri tipi di piante) i margini superiori di 1 zona USDA inferiore rispetto a quella di solito attribuita dalla letteratura europea (di solito guardo poco la letteratura americana).
letteratura qualificante zona it.
Citrus medica 10a 9b
limetta 10a 9b
Citrus limon 9b 9a
Citrus sinensis 9binf.9a
Citrus reticulata 9a 8b inf.
Arancio amaro 9a 8b sup.
Phoenix canariensis 9a 8b sup.
Satsuma 8b 8b.inf.8a sup.
Kumquat 8b 8b inf.8a sup.
Nerium oleander 8b 8a
Laurus nobilis 8a 8a inf.
Olea europea 8b 8a sup.
Arbutus unedo 8a 7b
Magnolia grandiflora 8a 7b
Poncirus trifoliata 7b 7a
Gabriel
Ho notato che la mia lista non era chiarissima, per cui vorrei specificare che la prima colonna riporta la zona che viene di solito attribuita dalla letteratura europea mentre la seconda riporta la zona USDA che potrebbe prudenzialmente essere attribuita alle località in cui queste piante crescono senza danni e in modo costante da lungo tempo.
Citrus medica 10a 9b
limetta 10a 9b
Citrus limon 9b 9a
Citrus sinensis 9binf.9a
Citrus reticulata 9a 8b inf.
Arancio amaro 9a 8b sup.
Phoenix canariensis 9a 8b sup.
Satsuma 8b 8b.inf.8a sup.
Kumquat 8b 8b inf.8a sup.
Nerium oleander 8b 8a
Laurus nobilis 8a 8a inf.
Olea europea 8b 8a sup.
Arbutus unedo 8a 7b
Magnolia grandiflora 8a 7b
Poncirus trifoliata 7b 7a
Gabriel
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