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Il post si poteva anche intitolare la scoperta “dell’acqua calda”, infatti penso che “molti” conosceranno quello che tra poco andrò a descrivere, ma cmq non tutti, ed è per questo che volevo condividere con gli amici del forum questa mia piacevole “scoperta”.
Due mesi fà, un conoscente, vedendo le piante di loto cariche di frutti, mi ha chiesto di poterne raccogliere qualcuno, così accompagnadolo nel terreno, durante la raccolta, mi fà ?
Ma hai due varietà di loto !, la classica (con polpa stringente pre-maturazione)e la cosi detta “Vaniglia” (cioè edibile appena colta),
rimango un attimo perplesso nel ricordare che “maledico” da oltre 15 anni il vivaista che mi ha venduto le due piantine per le due varietà descritte, non riuscendo mai ad individuarne alcuna differenza (se non per la pezzatura dei frutti),i frutti li ho trovati sempre astringenti….
Così ne nasce un confronto, dove gli ricordavo che anche l’impollinazione poteva contribuire a modificare il prodotto finale e che non potevo provare tutti i frutti, per “testarne la differenza” tra Kaki di tipo normale e di tipo vaniglia, lo ritenevo alquanto AaaaaaSTRINGENTE.Allora, questo conoscente di Nazionalità estera (sottolineo), mi fornisce la spiegazione che permette con un colpo d’occhio l’individuazione tra i due tipi di frutto .
Ho chiesto a diverse persone qui in zona se consocevano tale metodo, ma nisba…….che forse solo all’estero consocono meglio di noi le peculiarità di tale frutto?Di qui mi è nata l’idea di condividere con voi l’esperienza, testando prima se qualcuno ne è già a conoscenza
La descrizione alla seconda puntata 😉
Posto le foto delle “due varietà” di frutti.
Saluti, caio.
Ciao Claudio,
forse gli appassionati di botanica ne sono al corrente (io no) ma tu hai presente che la maggioranza degli italiani (complice una televisione ignorante e pressapochista) dice caco per indicare il singolare di cachi?
Aspetto con ansia la seconda puntata
giuliana
Da noi in sicilia i fruttivendoli scrivono “Loti” invece di scrivere “Kaki”
Michelagelo
Il kaki vaniglia è quello a sinistra, più grosso e tondo.
Non è però vero che l’impollinazione incrociata tra le due varietà possa dare problemi, i frutti hanno sempre le caratteristiche della pianta madre indipendentemente dal polline che li feconda, sono i semi nel frutto (se ci sono) che porteranno il patrimonio genetico, quindi eventuali piante da questi semi daranno frutti ibridi.
Paolo
un blog di caprette, ulivi e curiosità vegetali:
http://caprettetibetane.splinder.com
Ciao Paolo, vedo che in questa sezione siamo in pochi “a cantarla ed a suonarla” da soli.
Per il riconoscimento i requisiti da te forniti, se non si ha un termine di paragone a confronto può portare ad errore certo, invece c’è un metodo visibile, infallibile.
Anzi il metodo visivo, fornisce anche indicazione sul tipo di “ibridazione” del frutto, cioè sulla percentuale di astringenza del frutto non ancora perfettamente maturo.
Non contradico cosa tu affermi, ma mi limito a riportare una diretta esperienza sul comportamento di tale frutto, resta il fatto che da due piante di “tipo” ne ricevo frutti alternati, una pianta solo frutti astringenti, un’altra frutti misti ed in percentuali diverse.
saluti, caio.
quote:
Il kaki vaniglia è quello a sinistra, più grosso e tondo.Non è però vero che l’impollinazione incrociata tra le due varietà possa dare problemi, i frutti hanno sempre le caratteristiche della pianta madre indipendentemente dal polline che li feconda, sono i semi nel frutto (se ci sono) che porteranno il patrimonio genetico, quindi eventuali piante da questi semi daranno frutti ibridi.
Paolo
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Quello che scrivo sull’impollinazione è quanto riportato sui sacri testi 😀 😀
Piuttosto svelaci l’arcano, ormai aspettiamo questa seconda puntata…
Paolo
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effettivamente pure io sono curioso…. anche se, visto che hai postato le foto della cicatrice, qualche idea m’è venuta. Vorrei segnalarvi un articolo apparso su Gardenia di dicembre tutto dedicato alle numerose varietà di piante di caco (pure nella Svizzera meridionale utilizziamo questa forma per il frutto singolo)con alcune informazioni molto interessanti. Non sono un fan dei cachi anche perché sono cresciuto mangiando unicamente il tipo aaastringente…
Luca
Luca
Locarno/USDA 8
..
quote]
Ciao Luca, ribadisco che questa forma è sbagliata e….passi per la Svizzera ma in Italia dovremmo parlare come si deve 😀
Giuliana
Io continuo a mangiare quelli raccolti sul mio albero, ma mano che maturano, li trovo ottimi. Anche il mio cagnetto li apprezza, mangiava quelli che cadevano a terra ed ora quando ne mangio aspetta che gli do’ la buccia 😛
Ho anche piantato un vaniglia lo scorso anno, forse quest’anno ne vedrò qualcuno, ha vegetato bene.
E allora questo segreto???
Paolo
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Hola paolo, anche i miei cuccioli apprezzano molto, pensa che qualcuno cambia residenza in funzione delle maturazioni, infatti migra tra i fichi i loti e le noci, peccato che non sono per loro un toccasana.
per ritornare al tema, resto sorpreso del fatto che anche voi al pari di me, non sapevate nulla in merito a questa piccolo “trucco”, che risulta poi semplice in modo disarmante.
Verificate bene le due foto, la differenza è palese, nella prima si nota che il picciolo ha una forma “rotonda” (Loto Kaki), mentre nella seconda foto, il picciolo conserva la cicatrice fogliare, formando nel disegno una piccola “croce” (Loto vaniglia).
Loto kaki
Loto vaniglia
non ho pensato a fare le foto, ma si possono riscontrate anche (Loti vaniglia) con la cicatrice non ben formata, cioè a forma di T o semplicemnte con solo due stanghette, questo è indicatore che nell’impollinazione, è rimasta più marcata la caratteristica astringente.
Infatti quest’ultima è inversamente proporzione al numero di cicatrici rilevate intorno al picciolo (provare per credere).
Per le piante che hai messo a dimora, diverse tra loro, vedrai che come risultato troverai sulla stessa pianta loti con caratteristiche diverse per come sopra descritto, anche con semi e senza semi.
Spero di esservi stato utile.
Saluti, caio . 🙂
Ci sono parecchie varietà di kaki mela, alcune sono definite “costanti alla produzione non astringenti” ad es. Hana Fuyu.
La mia dovrebbe essere una di quelli, secondo il vivaista, non astringente indipendentemente dall’impollinazione. Vedremo, forse già quest’anno.
Paolo
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Questo l’ho preso in rete:
” Kaki-tipo è la pianta più diffusa e più comune in Italia, i frutti sono generalmente partenocarpici e astringenti;
Kaki vaniglia, cultivar diffusa nel napoletano, presenta fiori femminili e maschili; i frutti contengono facilmente uno o più semi e sono immediatamente eduli;
Kaki cioccolatino, altra cultivar campana, è utilizzata come impollinatore del kaki-tipo; i frutti sono molto dolci;
Kaki mercatelli, cultivar edule alla raccolta, è utilizzata anche come impollinatore;
Kaki rojo Brillante, selezionata in Spagna, ha grossi frutti di ottimo sapore, non eduli alla raccolta;
Kaki hana fuyu, è una delle migliori cultivar, con frutti sempre eduli alla raccolta, sia che contengano o meno i semi;
kaki melo, è una delle cultivar più impiegate negli ultimi tempi, i frutti sono sempre eduli alla raccolta, il sapore lascia un retrogusto di mela in bocca”
La mia varietà dovrebbe essere l’ultima, il kaki melo
Paolo
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anni fà ho comprato un albero di cachi varieta’ vaniglia quest anno per la prima volta ha fruttificato i frutti sono sempre cresciuti poco tanto che ero arrivato a pensare fossero una varietà tardiva invece in questi giorni sono tutti maturati restando della grandezza di una noce sono stato fregato e mi hanno venduto un altra’ varieta’ invece di quella che ho chiesto oppure cosa sara’?
Come una noce? forse non è innestato.
Io ho diversi tipi di Kaki, Mela, Tipo, Jiro, Rojo brillante, Vainiglia, Cioccolatino.
Vi lascio una classifica per capire meglio le varietà, scritta da E. Giordani, E. Bellini.
Le cultivar vengono quindi distinte in:
Costanti alla Fecondazione Non Astringenti (CFNA) – Pollination Constant Non Astringent (PCNA): cultivar con frutti non astringenti alla raccolta, indipendentemente dalla presenza di semi (kaki dolce). La polpa è chiara e i frutti sono eduli fino dalla raccolta (sodi), indipendentemente dalla fecondazione (“Fuyu”, “Jiro”, “Hana Fuyu”, “O’Gosho”, ecc.).
Costanti alla Fecondazione Astringenti (CFA) – Pollination Constant Astringent (PCA): cultivar con frutti astringenti, indipendentemente dalla presenza di semi. La polpa è chiara e i frutti sono eduli soltanto dopo l’ammezzimento. (“Rojo Brillante”, “Hachiya”, “Atago”, “Yokono”, ecc.).
Variabili alla Fecondazione Non Astringenti (PVNA) – Pollination Variant Non Astringent (PVNA): cultivar non astringenti, se fecondati. La polpa è scura e provvista di uno o più semi. Non sono eduli alla raccolta se partenocarpici, richiedendo in tal caso l’ammezzimento del frutto (“Kaki Tipo”, “Nishimura Wase”, “Shogatsu”, ecc.).
Variabili alla Fecondazione Astringenti (VFA) – Pollination Variant Astringent (PVA): cultivar con frutti astringenti, anche se fecondati. Non astringenti solo attorno ai semi. Il numero dei semi anche se elevato, non determina mai la completa edulità della polpa (“Aizumishirazu”, “Hiratanenashi”, ecc.).
Lista delle cultivar suddivise per gruppo pomologico
Costanti alla Fecondazione Non Astringenti (CFNA)
Bangosho, Benisakigake, Cal Fuyu, Fujiwara-Gosho, Fukuro Gosho, Fuyu, Giant Fuyu, Gosho, Hana Fuyu, Hana Gosho, Haze-Gosho, Hyakami Gosho, Ichigikei-Jiro, Izu, Jiro, Jiro C.24276, Koda Gosho, Maekawa Jiro, Matsumoto Wase Fuyu, Mukaku Jiro, Mushiroda Gosho, O-Gosho, Oku Gosho, Suruga, Tenjin Gosho, Yamato Gosho.
Costanti alla Fecondazione Astringenti (CFA)
Atago, Chu-Nigiuhaci, Costata, Farmacista Honorati, Fennio, Fuji, Gionbo, Goban, Guilbecky, Hachiya, Kawabata, Koshu Hyakume, Kubo, Lampadina, Lantern, Lycopersicon, Nishijo, Sakoumiathan, Shakoku, Takura, Tamamoto, Tamopan, Yamato.
Variabili alla Fecondazione Non Astringenti (VFNA)
Agakaki, Akoumankaki, Amankaki, Brazzale
, Bruniquel, Castellani, Giboshi, Hirota Kaki, Hyakume, Kaki Tipo, Kirakaki, Kunitomi, Kuro Gaki, Kuro Kuma, Mandarino, Mercatelli, Mikatani Gosho, Mizushima, Moro, Nishimura Wase, Okaymabeniwase, Rispoli, Shogatsu, Thiene, Vainiglia.
Variabili alla Fecondazione Astringenti (VFA)
Aizumishirazu, Edoichi, Hiratanekaki, Hiratanenashi, Monpei, Pakistan Seedless, Sugita Hiratanenashi, Rojo Brillante*, Tone Wase, Tone Hiratanenashi, Triumph.
* Rojo Brillante è variabile alla fecondazione, ma è da appurare se VFNA.
Lista delle cultivar suddivise per epoca di maturazione
Maturazione precoce
Agakaki, Bangosho, Chu-Nigiuhaci, Giant Fuyu, Giboshi, Hana Fuyu, Hyakami Gosho, Ichigikei-Jiro, Izu, Koshu Hyakume, Lantern, Lycopersicon, Maekawa Jiro, Matsumoto Wase Fuyu, Mikatani Gosho, Mushiroda Gosho, Nishimura Wase, O-Gosho, Okaymabeniwase, Oku Gosho, Sakoumiathan, Shakoku, Tamamoto.
Maturazione intermedia
Aizumishirazu, Akoumankaki, Amankaki, Benisakigake, Brazzale, Bruniquel, Cal Fuyu, Castellani, Costata, Farmacista Honorati, Fennio, Fuji, Fukuro Gosho, Gionbo, Goban, Guilbecky, Hachiya, Hana Gosho, Hiratanekaki, Hiratanenashi, Hirota Kaki, Hyakume, Jiro C.24276, Jiro, Kaki Tipo, Kawabata, Kirakaki, Koda Gosho, Kubo, Kuro Gaki, Kuro Kuma, Lampadina, Mandarino, Mercatelli, Mizushima, Monpei, Moro, Nishijo, Pakistan Seedless, Rispoli, Rojo Brillante, Sugita Hiratanenashi, Takura, Tamopan, Tenjin Gosho, Thiene, Tone Hiratanenashi, Tone Wase, Vainiglia.
Maturazione tardiva
Atago, Edoichi, Fujiwara-Gosho, Fuyu, Gosho, Haze-Gosho, Kunitomi, Mukaku Jiro, Shogatsu, Suruga, Triumph, Yamato, Yamato Gosho, Yokono.
Lista degli impollinatori
Cioccolatino, Lampadina, Lantern, Mandarino, Mercatelli, Moro, Nishimura Wase, Rispoli, Shogatsu, Vainiglia.
Scritto Da – JON on 06 Novembre 2011 09:40:04
Scritto Da – JON on 06 Novembre 2011 09:43:18
mi pare strano che non sia innestata perche’ è stato aquistato ammeno che non si siano dimenticati di innestarla, in ogni caso puo’ essere dovuto che era il primo anno che fruttificava?e poi perche’ la polpa era molto scura quasi sul nero?
Caspita Giovanni! Tu i cachi li mangi veramente
tutti i giorni 😀
Non sapevo ne esistesse una tale varietà 😮
Bellissimo e buonissimo frutto autunnale
😀
Buona domenica
Giuliana
Più che altro è una passione avere tante varietà, alla fine finisce che li regali perchè non sai come mangiarli.
Forse può dipendere anche dal fatto che sia il primo anno, se l’anno prossimo sono delle stesse dimenzioni allora significa che non è innestato. A me hanno venduto diversi alberi come innestati in una varietà ma poi erano altri tipi.
gia’ vediamo che combinera’l’ anno prossimo nel caso sarabbe possibile innestarlo a gemma a marzo lasciando comunque le sue ramificazioni caso mai li tolgo solo se attecchiscono?per spigarmi meglio intendo dire se nel tronco poichè non è ancora molto legnoso prima delle ramificazioni potrei innestare a gemma
non lo so, vediamo che dicono gli esperti
ho acquistato alla coop dei grossi loti mela di provenienza spagna. Hanno ottimo sapore e si sbucciano come le mele. Che tipo e’? Abito a Pistoia citta del verde e delle piante ci sara’ questa pianta?
Che differenza c’e’ con il loto vaniglia?
Scusa puoi rileggere il post e focalizzare cosa chiedi per inciso, ovviamente in caso di riconoscimento con foto 😀
quote:
ho acquistato alla coop dei grossi loti mela di provenienza spagna. Hanno ottimo sapore e si sbucciano come le mele. Che tipo e’? Abito a Pistoia citta del verde e delle piante ci sara’ questa pianta?
Che differenza c’e’ con il loto vaniglia?
Nella classificazione fatta da Jon non leggo loto mela il cui frutto e’ molto grande 250 grammi circa e non astringente, quindi chiedevo quale e’ il suo nome.
La differenza con il loto vainiglia e’ soltanto la dimensione? Infine vorrei sapere se mettendo a dimora un loto mela o come si chiama esattamente, e’ necessario anche un loto per la impollinazione.
Vi sono due appellativi dati al loto “non astringente” mela o vaniglia indicano il medesimo frutto.
Per l’impollinazione allego l’ottima e chiara a spiegazione di Wikipedia :
“Le due varietà si distinguono oltre che per le caratteristiche vegetative (vigoria, produttività, forma dei frutti) anche per il loro comportamento a seguito della impollinazione. La classificazione pomologica dei frutti di diospiro è determinata dagli effetti dell’impollinazione sulle caratteristiche organolettiche dei frutti al momento della raccolta e, su tale base, le cultivar possono essere suddivise in due gruppi principali:
Costanti alla fecondazione(CF): Coltivazione con frutti che mantengono la stessa colorazione della polpa (costantemente chiara) sia nei frutti fecondati sia in quelli partenocarpici.
Variabili alla fecondazione(VF): Coltivazione con frutti che modificano le caratteristiche della polpa che risulta chiara e astringente nei frutti partenocarpici, mentre diviene più o meno scura e non astringente in quelli fecondati.
Sulla base di questa classificazione ci sono cultivar che producono frutti costantemente astringenti, non eduli alla raccolta (Yokono, Sajo); altre costantemente non astringenti con frutti eduli alla raccolta (Hana fuyu, Jiro, Izu, Suruga); cultivar variabili all’impollinazione, con frutti gamici (da fecondazione e con semi) eduli alla raccolta (kaki-mela) e frutti partenocarpici non eduli alla raccolta (Wase, Triumph)”.
Quindi per non rischiare la variabilità dei frutti, resta fondamentale non inserire nel frutteto speci diverse.
quote:
Da noi in sicilia i fruttivendoli scrivono “Loti” invece di scrivere “Kaki”
Michelagelo
Kaki è il nome giapponese, essendo il frutto di origine cino-giapponese.
In Italia ha cominciato a diffondersi negli anni ’20, in pieno regime fascista e, come si sa, il regime aborriva le parole estere.
Per giunta la parola kaki aveva una perfetta assonanza col verbo che descrive una delle più importanti funzioni fisiologiche quotidiane considerata “sporca”.
Per tale motivo il nome “kaki” venne considerato sconveniente, ancor più se imprudentemente pronunciato a tavola davanti agli ospiti, per cui i botanici, in sintonia con i gerarchi del regime, si adoperarono per cercare un nomignolo più romantico, e “loto”, mitico fiore giapponese, sembrò che fosse il soprannome più adatto.
Sinceramente a me il nome “loto”, frutto dell’ipocrisia del regime fascista, fa decisamente antipatia, preferisco chiamarlo KAKI, sia al singolare che al plurale, così lo chiamano i botanici.
Saluti!
Nino
Palermo
Zona climatica 9b (USDA)
Ciao Nino,
teoria affascinante, ma purtroppo priva di fondamento, il kaki si è diffuso in Italia nella seconda metà dell’800 inizialmente col nome di “loto del Giappone”, per distinguerlo dal Diospyros lotus, coltivato in Italia dalla fine del ‘500, poi semplicemente loto.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
la cosa certa è che si scrive kaki (o cachi) sia al plurale che al singolare 🙂
Giuliana
quote:
Ciao Nino,
teoria affascinante, ma purtroppo totalmente errata, il kaki si è diffuso in Italia nella seconda metà dell’800 inizialmente col nome di “loto del Giappone”, per distinguerlo dal Diospyros lotus, coltivato in Italia dalla fine del ‘500, poi semplicemente loto.Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Buonasera Pietro,
così mi raccontava anni fa un mio estroso vicino, agricoltore per diletto.
Sull’origine del nome, credo che tu abbia proprio ragione, in effetti ho sempre preso per buona questa teoria, non avevo mai riflettuto sul fatto che il nomignolo “loto” somiglia troppo al “Diospyros lotus”, l’origine dev’essere senz’altro quella che dici tu, devo fare ammenda.
Però che la cultura fascista osteggiasse l’utilizzo di parole e nomi stranieri è senz’altro vero. Tutti i nomi stranieri, che si trattase di piante, città o personaggi storici, venivano inesorabilmente e “pesantemente” italianizzati.
Il nome “Kiwi”, per denominare l’omonimo frutto, che noi abbiamo assimilato così, come ce lo hanno propinato i neozeolandesi, all’epoca non avrebbe avuto la stessa fortuna che lo ha accompagnato ai nostri giorni. Certamente avrebbero trasformato “Actinidia chinensis” in “Attinia dei cinesi” o l’avrebbero chiamato “Pomo dei Maòri”.
Sulla diffusione del kaki in Italia devo invece dissentire. Premesso che i primi esemplari giunsero negli orti botanici inglesi già alla fine del ‘700, fonti attendibili sostengono che il primo albero di kaki in Italia arrivò nel 1871, nel giardino di Boboli (FI), e i primi impianti specializzati sono sorti nel salernitano a partire dal 1916, estendendosi poi in particolare in Emilia.
Il frutto ebbe agli inizi un’accoglienza abbastanza tiepida e passarono decenni che cominciasse a diffondersi. Mia nonna, classe 1894, appartenente ad una agiata famiglia di frutticoltori, conobbe i kaki nei primi anni ’20. Mia madre, classe 1923, racconta che da bambina vedeva passare davanti la sua casa il fruttivendolo ambulante che, per convincere i diffidenti avventori ad assaggiare quegli strani frutti, diceva che un solo frutto avesse le stesse proprietà nutritive di un uovo, pur costando (all’epoca) molto meno.
Ciao!
Nino
Palermo
Zona climatica 9b (USDA)
Ciao Nino,
sul fatto che la diffusione del frutto presso i consumatori sia stata molto graduale hai perfettamente ragione, il consumatore è sempre molto diffidente verso le novità e del resto occorre del tempo (ed all’epoca ne occorreva molto di più che oggi) per passare dalle coltivazioni sperimentali e amatoriali a quelle estensive.
Per quel che riguarda la sua presenza in Italia, forse può interessare che nel Trattato di Agricoltura di Giovanni Biroli, Novara 1811 (!!), è riportato che il Diospyros kaki veniva coltivato in vaso dagli amatori per ritirarlo in aranciera in inverno, ma che due piante resistevano all’aperto esposte a levante da due anni (lo puoi trovare in rete).
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
Il Kako normale per me e il migliore secondo me. gli altri sono solo per belvedere e dire agli amici che ce lhai
quote:
Ciao Nino,
sul fatto che la diffusione del frutto presso i consumatori sia stata molto graduale hai perfettamente ragione, il consumatore è sempre molto diffidente verso le novità e del resto occorre del tempo (ed all’epoca ne occorreva molto di più che oggi) per passare dalle coltivazioni sperimentali e amatoriali a quelle estensive.
Per quel che riguarda la sua presenza in Italia, forse può interessare che nel Trattato di Agricoltura di Giovanni Biroli, Novara 1811 (!!), è riportato che il Diospyros kaki veniva coltivato in vaso dagli amatori per ritirarlo in aranciera in inverno, ma che due piante resistevano all’aperto esposte a levante da due anni (lo puoi trovare in rete).Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Ciao Pietro,
non conoscevo la fonte che hai citato. E’ probabile che i primi kaki siano arrivati anche prima che qualcuno si prendesse la briga di registrarne la presenza.
Io stesso ho importato per la prima volta alcuni fruttiferi tropicali, ma prima che qualcuno ne registri ufficialmente la presenza nel territorio, passerà qualche decennio ancora.
Tornando al kaki, resta il fatto che nei vari dialetti, per quel che so, si chiama sempre “kaki” o “cachì” e talvolta “caco” al singlare.
Per quel che ricordo, solo nei salotti e a scuola si chiamava “loto”.
Ciò dimostra, a parer mio, che alla gente comune, ai coltivatori, il frutto venne presentato col suo primo vero nome, cioè “Kaki”, quindi, la ricerca di un nome alternativo è senz’altro posteriore di parecchio al suo arrivo in Italia, altrimenti anche i dialetti lo avrebbero recepito come “loto”.
Nino
Palermo
Zona climatica 9b (USDA)
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