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Sono una nuova fulminata dalla Plumeria. Torno fresca fresca da Sharm el-Sheikh con una valigiata di talee, che ho già allegramente messe a dimora in tanti vasi, però poi non so come trattarle e curarle. Non chiedetemi la specie, ce n’è praticamente una sola, quella con i fiori bianchi e l’occhio giallo, profumatissimi di gelsomino, tanto che lì li chiamano jasmina; però ne ho trovata anche una rosa, di cui ho ladrato un coso marrone che suppongo sia un doppio baccello salsicciotto con dentro (forse) i semi veri e propri. Vorrei tentare la semina, ma non so come fare, anche perché mi sembra molto fresco, dato che emette latte al minimo accenno di distacco dal picciolo. Ho letto di tutto di più sulla plumeria, ma ho trovato pochissimo su talee e semi e nessuna foto. Chi sa darmi consigli avrà la mia gratitudine eterna! Tina
Ciao,
vedi se qui c’è qualcosa che può esserti utile…
I – COLTIVAZIONE
1 – Crescita in natura
Ai fini della coltivazione occorre tenere presente il ciclo annuale di vegetazione nei luoghi di origine: America centrale, dal Mexico al Venezuela, e Caraibi. Le aree in cui cresce la Plumeria sono caratterizzate da due distinte stagioni, una secca e relativamente fresca, orientativamente da novembre ad aprile, corrispondente al nostro inverno, ed una caldo-umida e piovosa da maggio ad ottobre.
Al sopraggiungere della stagione secca la Plumeria entra in uno stato di dormienza, con arresto totale di vegetazione e perdita parziale o totale delle foglie. Con l’aumento della temperatura e della insolazione verso aprile la pianta esce dallo stato di dormienza e generalmente ancor prima delle foglie o contemporaneamente alla loro crescita, sviluppa l’infiorescenza; non è raro quindi vedere verso giugno piante fiorite ancora prive di foglie. Durante questo periodo le ramificazioni nate alla base della infiorescenza (generalmente tre, meno frequentemente una, due o quattro) si sviluppano ed in varietà particolarmente fiorifere ed in condizione di coltivazione ottimale alla cima di uno o più di questi nuovi rami può prodursi una nuova infiorescenza. I rami che non hanno fiorito (a volte possono fiorire successivamente nel prosieguo della stagione vegetativa) riprendono la loro crescita continuando ad allungarsi; una caratteristica infatti di questa pianta è quella di ramificare solo in corrispondenza della infiorescenza, a meno che l’apice vegetativo non sia stato danneggiato od il ramo tagliato.
1.1 – Coltivazione in vaso
Tranne situazioni climatiche particolarmente favorevoli, quali si incontrano nelle aree costiere della Sicilia, questo albero tropicale deve essere coltivato in vaso per potere essere riparato in inverno, dato che non sopporta temperature intorno allo zero, o poco sotto, specie in connessione ad elevata umidità ambientale e del suolo. Quanto segue naturalmente può essere applicato alle piante in piena terra, mutatis mutandis.
– Inverno
Nel tardo autunno, col diminuire delle temperature e della luminosità ed il conseguente rallentamento della vegetazione, le innaffiature andranno progressivamente diradate fino ad essere sospese del tutto e le piante poste in luogo riparato dalla pioggia, se non lo sono già, o all’interno nei climi meno favorevoli. In questo periodo la Plumeria non ha praticamente bisogno di cure e può essere quasi ‘dimenticata’, il locale può essere poco luminoso, o quasi al buio (anche se personalmente lo sconsiglio), ma ventilato ed asciutto e con temperature che non scendano mai sotto i +6, +7 °C. E’ in questo periodo di stasi vegetativa, o meglio verso il suo finire, che vanno effettuate le operazioni di rinvaso e/o di rinnovo, anche parziale, del terriccio. Se si hanno problemi di spazio, come ad esempio nei classici balconi del centro storico di Palermo, può essere utilizzato per molto tempo un vaso della stessa dimensione, togliendo delicatamente il terriccio in superficie o lateralmente al pane di terra, insieme con le radici più sottili, cosa che non reca gran danno dato che queste generalmente in inverno seccano; lo spazio lasciato libero sarà riempito con terriccio fresco. In questo periodo, come in natura, la Plumeria perde in tutto od in parte le foglie; se necessario possono essere tagliate (non strappate per evitare marciumi all’attaccatura al fusto) lasciando una piccola porzione del picciolo, che successivamente cadrà da solo; in letteratura si consiglia di lasciare 2 cm, ma ovviamente non è il caso di essere precisi al millimetro.
Infine, sempre sul finire dell’inverno, è il momento di potare, se strettamente necessario anche per ricavare talee per la moltiplicazione, con un attrezzo sterilizzato effettuando un taglio netto ed inclinato per consentire lo scivolamento di eventuale pioggia sul moncone. E’ da tenere presente che il o i rami che nasceranno sotto il taglio potranno impiegare, a seconda della varietà e delle condizioni di coltivazione, anche più di un anno per fiorire.
– Primavera
All’inizio della primavera, non appena le temperature minime esterne lo consentono (superiori ad almeno +10, +12°C), le piante riparate all’interno vanno messe in piena luce in posizione preferibilmente esposta a sud, dato che per fiorire bene hanno bisogno di almeno 6-8 ore di sole al giorno. Appena le piante danno segno di iniziare a vegetare si possono riprendere con gradualità le innaffiature, lasciando asciugare bene il terriccio tra l’una e l’altra. E’ anche il momento di concimare, utilizzando preferibilmente concimi a lenta cessione ricchi in fosforo e poveri in azoto, per evitare una eccessiva crescita dei rami, con conseguente problemi di ingombro. Occorre comunque moderazione nelle dosi, dato che queste piante in natura vivono in suoli molto poveri e le fini radici che vengono emesse alla ripresa vegetativa sono particolarmente delicate e possono essere sensibili ad un eccessivo accumulo di sali nel terriccio, specie in un ‘ambiente’ limitato come quello di un vaso. Parallelamente all’aumento delle temperature e dell’insolazione si sviluppano le infiorescenze e le foglie, a volte queste ultime con leggero ritardo rispetto alle prime, come in natura.
– Estate
E’ la stagione della piena fioritura e vegetazione della Plumeria; i fiori iniziano ad aprirsi a fine maggio- primi di giugno o poco più tardi, a seconda della varietà, dell’esposizione (più o meno favorevole) e dello stato di ‘salute’ globale della pianta. Le innaffiature vanno effettuate con regolarità, lasciando però sempre asciugare il terriccio. In questo periodo possono esserci attacchi di parassiti, acari (il classico ‘ragnetto rosso’) in primo luogo e cocciniglie, specie in situazione di scarsa ventilazione, che in caso di gravità vanno affrontati con i prodotti specifici.
– Autunno
Già a fine settembre inizia ad essere evidente un rallentamento della vegetazione, la crescita delle foglie rallenta drasticamente e le infiorescenze residue producono fiori sempre più piccoli e di colore più pallido. Parallelamente le innaffiature vanno diminuite in quantità e sempre più distanziate nel tempo, per preparare le piante alla stasi invernale.
II – RIPRODUZIONE
2 – Esistono tre differenti modi di riproduzione della Plumeria: da seme, da talea e da margotta. A questi si può aggiungere l’innesto, che non è esattamente un metodo di riproduzione, ma presenta certi vantaggi nel campo amatoriale.
2.1 – Riproduzione da seme
E’ questo ovviamente il metodo naturale, ma a parte l’uso per ottenere nuove varietà è il meno utilizzato nel campo amatoriale. Ciò è dovuto in parte alla solitamente scarsa o nulla fruttificazione nei nostri climi e nelle piante coltivate in vaso (in piena terra in certe varietà può essere relativamente abbondante), in parte al fatto che le piante ottenute non è certo che abbiano le caratteristiche dei genitori, ma sopratutto per il tempo necessario alla prima fioritura, 3-5 anni in teoria, che possono essere molti di più nei nostri climi. I caratteristici ‘follicoli’ impiegano 8, 9 mesi a maturare ed i semi vanno prelevati quando stanno per aprirsi. I semi sono piatti, romboidali con una caratteristica ‘ala’ lunga 2, 3 cm. Prima della semina molti consigliano di distendere per una notte i semi tra due strati di carta assorbente inumidita e mettere a dimora solo quelli che al mattino presentano un evidente rigonfiamento, tralasciando gli altri perchè molto probabilmente non ‘vitali’, la germinazione comunque può avvenire anche senza questo pretrattamento. I semi vanno interrati per tutta la loro lunghezza, l’ala può essere tolta o lasciata a mo’ di segnale. Per il terriccio esistono tante formule ed ognuno può prepararsi il proprio, ciò che è importante è che deve essere poroso, drenante e poter trattenere l’umidità, come ad es. uno costituito per il 50-60% del classico terriccio per la semina di succulente, ulteriormente ‘alleggerito’ con agriperlite o sabbia di fiume o pomice di pezzatura 3-6 mm. Per diminuire il rischio di marciumi in fase di germinazione il terriccio può essere sterilizzato o trattato con apposito fungicida. Il vaso con il terriccio inumidito va quindi messo in un luogo molto luminoso ad una temperatura orientativamente non inferiore a 20°C; per mantenere l’umidità può essere chiuso in un sacchetto di plastica trasparente o coperto con analogo foglio. La germinazione avviene solitamente nel giro di 2, 3 settimane.
2.2 – Riproduzione da talea
La talea si preleva con un taglio netto alla fine dell’inverno, scegliendo preferibilmente una porzione di ramo cresciuto nella precedente stagione della lunghezza compresa tra 20 e 40 cm (potrebbe essere anche più lunga, ma potrebbe dare problemi di stabilità), con talee di lunghezza inferiore si hanno meno probabilità di riuscita. Il taglio, se in corrispondenza ad una ramificazione, va fatto a qualche centimetro dalla stessa. La talea viene quindi fatta asciugare per almeno una decina di giorni in ambiente fresco e ventilato, può all’occorrenza essere conservata per più tempo, anche mesi, ma è bene evitare un suo eccessivo raggrinzimento, sintomo di disidratazione, perchè contrariamente a quanto spesso ritenuto, in queste condizioni il radicamento è meno probabile. Al fine di minimizzare nei nostri climi il rischio di marciume è opportuno interrare la talea per una lunghezza intorno a 3 cm, ossia inferiore a quella consigliata nelle pubblicazioni e siti specializzati, anche perchè l’emissione delle radici avviene solamente dal ‘callo’ che si forma alla base. Importante è inoltre la stabilità della talea durante la radicazione, che avviene con l’emissione di radici filiformi molto delicate e la cui rottura può ritardarne il processo, occorre quindi mantenere ben ferma la talea con un tutore od altro. Le talee poste a radicare vanno posizionate possibilmente in pieno sole ed il terriccio, la cui composizione può essere la stessa di quella indicata per la semina, mantenuto sempre leggermente umido. La radicazione avviene nel giro di qualche mese ed è testimoniata dalla produzione di foglie dalle dimensioni tipiche della varietà di appartenenza.
2.3 – Margotta
La margotta può effettuarsi su porzioni di fusto di qualsiasi lunghezza, anche ramificati. Si opera nel modo classico in autunno ed all’inizio della primavera, quando le radici hanno già riempito il manicotto, si procede al taglio ed alla messa a dimora in vaso. In questo modo possono facilmente ottenersi piante di discrete dimensioni e di più sollecita fioritura.
2.4 – Innesto
Si può ricorrere a questa tecnica per le varietà più delicate, innestandole su varietà risultate più resistenti ed eventualmente poco fiorifere, per salvare porzioni di fusto troppo corte per farne una talea con buona probabilità di radicazione o semplicemente per avere sulla stessa pianta varietà dai colori diversi. Possono utilizzarsi diverse modalità, ma ciò che è importante è utilizzare sezioni dimensionalmente simili per il nesto ed il portainnesto, al fine di far combaciare il ‘cambio’, ossia quella porzione anulare dei fusti in grado di fondersi per proliferazione cellulare creando una continuità tra le due parti. L’innesto andrebbe fatto quando la pianta individuata come portainnesto è in piena vegetazione, mentre il ramo ad innestare dovrebbe essere prelevato da una in stato di dormienza, per conciliare le due situazioni si può prelevare il ramo da innestare alla fine del periodo di stasi e conservarlo come per le talee, tagliandone la porzione finale al momento dell’innesto; per la riuscita dell’operazione infatti il taglio ed il congiungimento delle parti deve essere effettuato in un breve lasso di tempo. Per tenere ferme ed in contatto le due parti si può usare del nastro adesivo capace di resistere alle intemperie per qualche mese, tipo quello per imballaggi o isolante.
III – MALATTIE ED AVVERSITA’
3 – La Plumeria è una pianta molto resistente alle malattie, nei nostri climi il suo peggior nemico è il marciume apicale, che compromette la fioritura, e quello radicale che può portare velocemente alla morte l’intera pianta, dovuti alle basse temperature ed alla umidità ambientale e del substrato. L’unico rimedio è evidentemente la prevenzione: deve essere particolarmente curato il drenaggio dei vasi, preferibilmente in coccio, il terriccio deve essere poroso e drenante, come detto; se coltivate permanentemente all’esterno, dove le minime invernali lo consentono, deve scegliersi una posizione esposta a sud, riparata per quanto possibile dalle piogge invernali, per rispettare il periodo di riposo invernale.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
quote:
Ciao,
vedi se qui c’è qualcosa che può esserti utile…I – COLTIVAZIONE
1 – Crescita in natura
Ai fini della coltivazione occorre tenere presente il ciclo annuale di vegetazione nei luoghi di origine: America centrale, dal Mexico al Venezuela, e Caraibi. Le aree in cui cresce la Plumeria sono caratterizzate da due distinte stagioni, una secca e relativamente fresca, orientativamente da novembre ad aprile, corrispondente al nostro inverno, ed una caldo-umida e piovosa da maggio ad ottobre.
Al sopraggiungere della stagione secca la Plumeria entra in uno stato di dormienza, con arresto totale di vegetazione e perdita parziale o totale delle foglie. Con l’aumento della temperatura e della insolazione verso aprile la pianta esce dallo stato di dormienza e generalmente ancor prima delle foglie o contemporaneamente alla loro crescita, sviluppa l’infiorescenza; non è raro quindi vedere verso giugno piante fiorite ancora prive di foglie. Durante questo periodo le ramificazioni nate alla base della infiorescenza (generalmente tre, meno frequentemente una, due o quattro) si sviluppano ed in varietà particolarmente fiorifere ed in condizione di coltivazione ottimale alla cima di uno o più di questi nuovi rami può prodursi una nuova infiorescenza. I rami che non hanno fiorito (a volte possono fiorire successivamente nel prosieguo della stagione vegetativa) riprendono la loro crescita continuando ad allungarsi; una caratteristica infatti di questa pianta è quella di ramificare solo in corrispondenza della infiorescenza, a meno che l’apice vegetativo non sia stato danneggiato od il ramo tagliato.
1.1 – Coltivazione in vaso
Tranne situazioni climatiche particolarmente favorevoli, quali si incontrano nelle aree costiere della Sicilia, questo albero tropicale deve essere coltivato in vaso per potere essere riparato in inverno, dato che non sopporta temperature intorno allo zero, o poco sotto, specie in connessione ad elevata umidità ambientale e del suolo. Quanto segue naturalmente può essere applicato alle piante in piena terra, mutatis mutandis.
– Inverno
Nel tardo autunno, col diminuire delle temperature e della luminosità ed il conseguente rallentamento della vegetazione, le innaffiature andranno progressivamente diradate fino ad essere sospese del tutto e le piante poste in luogo riparato dalla pioggia, se non lo sono già, o all’interno nei climi meno favorevoli. In questo periodo la Plumeria non ha praticamente bisogno di cure e può essere quasi ‘dimenticata’, il locale può essere poco luminoso, o quasi al buio (anche se personalmente lo sconsiglio), ma ventilato ed asciutto e con temperature che non scendano mai sotto i +6, +7 °C. E’ in questo periodo di stasi vegetativa, o meglio verso il suo finire, che vanno effettuate le operazioni di rinvaso e/o di rinnovo, anche parziale, del terriccio. Se si hanno problemi di spazio, come ad esempio nei classici balconi del centro storico di Palermo, può essere utilizzato per molto tempo un vaso della stessa dimensione, togliendo delicatamente il terriccio in superficie o lateralmente al pane di terra, insieme con le radici più sottili, cosa che non reca gran danno dato che queste generalmente in inverno seccano; lo spazio lasciato libero sarà riempito con terriccio fresco. In questo periodo, come in natura, la Plumeria perde in tutto od in parte le foglie; se necessario possono essere tagliate (non strappate per evitare marciumi all’attaccatura al fusto) lasciando una piccola porzione del picciolo, che successivamente cadrà da solo; in letteratura si consiglia di lasciare 2 cm, ma ovviamente non è il caso di essere precisi al millimetro.
Infine, sempre sul finire dell’inverno, è il momento di potare, se strettamente necessario anche per ricavare talee per la moltiplicazione, con un attrezzo sterilizzato effettuando un taglio netto ed inclinato per consentire lo scivolamento di eventuale pioggia sul moncone. E’ da tenere presente che il o i rami che nasceranno sotto il taglio potranno impiegare, a seconda della varietà e delle condizioni di coltivazione, anche più di un anno per fiorire.
– Primavera
All’inizio della primavera, non appena le temperature minime esterne lo consentono (superiori ad almeno +10, +12°C), le piante riparate all’interno vanno messe in piena luce in posizione preferibilmente esposta a sud, dato che per fiorire bene hanno bisogno di almeno 6-8 ore di sole al giorno. Appena le piante danno segno di iniziare a vegetare si possono riprendere con gradualità le innaffiature, lasciando asciugare bene il terriccio tra l’una e l’altra. E’ anche il momento di concimare, utilizzando preferibilmente concimi a lenta cessione ricchi in fosforo e poveri in azoto, per evitare una eccessiva crescita dei rami, con conseguente problemi di ingombro. Occorre comunque moderazione nelle dosi, dato che queste piante in natura vivono in suoli molto poveri e le fini radici che vengono emesse alla ripresa vegetativa sono particolarmente delicate e possono essere sensibili ad un eccessivo accumulo di sali nel terriccio, specie in un ‘ambiente’ limitato come quello di un vaso. Parallelamente all’aumento delle temperature e dell’insolazione si sviluppano le infiorescenze e le foglie, a volte queste ultime con leggero ritardo rispetto alle prime, come in natura.
– Estate
E’ la stagione della piena fioritura e vegetazione della Plumeria; i fiori iniziano ad aprirsi a fine maggio- primi di giugno o poco più tardi, a seconda della varietà, dell’esposizione (più o meno favorevole) e dello stato di ‘salute’ globale della pianta. Le innaffiature vanno effettuate con regolarità, lasciando però sempre asciugare il terriccio. In questo periodo possono esserci attacchi di parassiti, acari (il classico ‘ragnetto rosso’) in primo luogo e cocciniglie, specie in situazione di scarsa ventilazione, che in caso di gravità vanno affrontati con i prodotti specifici.
– Autunno
Già a fine settembre inizia ad essere evidente un rallentamento della vegetazione, la crescita delle foglie rallenta drasticamente e le infiorescenze residue producono fiori sempre più piccoli e di colore più pallido. Parallelamente le innaffiature vanno diminuite in quantità e sempre più distanziate nel tempo, per preparare le piante alla stasi invernale.
II – RIPRODUZIONE
2 – Esistono tre differenti modi di riproduzione della Plumeria: da seme, da talea e da margotta. A questi si può aggiungere l’innesto, che non è esattamente un metodo di riproduzione, ma presenta certi vantaggi nel campo amatoriale.
2.1 – Riproduzione da seme
E’ questo ovviamente il metodo naturale, ma a parte l’uso per ottenere nuove varietà è il meno utilizzato nel campo amatoriale. Ciò è dovuto in parte alla solitamente scarsa o nulla fruttificazione nei nostri climi e nelle piante coltivate in vaso (in piena terra in certe varietà può essere relativamente abbondante), in parte al fatto che le piante ottenute non è certo che abbiano le caratteristiche dei genitori, ma sopratutto per il tempo necessario alla prima fioritura, 3-5 anni in teoria, che possono essere molti di più nei nostri climi. I caratteristici ‘follicoli’ impiegano 8, 9 mesi a maturare ed i semi vanno prelevati quando stanno per aprirsi. I semi sono piatti, romboidali con una caratteristica ‘ala’ lunga 2, 3 cm. Prima della semina molti consigliano di distendere per una notte i semi tra due strati di carta assorbente inumidita e mettere a dimora solo quelli che al mattino presentano un evidente rigonfiamento, tralasciando gli altri perchè molto probabilmente non ‘vitali’, la germinazione comunque può avvenire anche senza questo pretrattamento. I semi vanno interrati per tutta la loro lunghezza, l’ala può essere tolta o lasciata a mo’ di segnale. Per il terriccio esistono tante formule ed ognuno può prepararsi il proprio, ciò che è importante è che deve essere poroso, drenante e poter trattenere l’umidità, come ad es. uno costituito per il 50-60% del classico terriccio per la semina di succulente, ulteriormente ‘alleggerito’ con agriperlite o sabbia di fiume o pomice di pezzatura 3-6 mm. Per diminuire il rischio di marciumi in fase di germinazione il terriccio può essere sterilizzato o trattato con apposito fungicida. Il vaso con il terriccio inumidito va quindi messo in un luogo molto luminoso ad una temperatura orientativamente non inferiore a 20°C; per mantenere l’umidità può essere chiuso in un sacchetto di plastica trasparente o coperto con analogo foglio. La germinazione avviene solitamente nel giro di 2, 3 settimane.
2.2 – Riproduzione da talea
La talea si preleva con un taglio netto alla fine dell’inverno, scegliendo preferibilmente una porzione di ramo cresciuto nella precedente stagione della lunghezza compresa tra 20 e 40 cm (potrebbe essere anche più lunga, ma potrebbe dare problemi di stabilità), con talee di lunghezza inferiore si hanno meno probabilità di riuscita. Il taglio, se in corrispondenza ad una ramificazione, va fatto a qualche centimetro dalla stessa. La talea viene quindi fatta asciugare per almeno una decina di giorni in ambiente fresco e ventilato, può all’occorrenza essere conservata per più tempo, anche mesi, ma è bene evitare un suo eccessivo raggrinzimento, sintomo di disidratazione, perchè contrariamente a quanto spesso ritenuto, in queste condizioni il radicamento è meno probabile. Al fine di minimizzare nei nostri climi il rischio di marciume è opportuno interrare la talea per una lunghezza intorno a 3 cm, ossia inferiore a quella consigliata nelle pubblicazioni e siti specializzati, anche perchè l’emissione delle radici avviene solamente dal ‘callo’ che si forma alla base. Importante è inoltre la stabilità della talea durante la radicazione, che avviene con l’emissione di radici filiformi molto delicate e la cui rottura può ritardarne il processo, occorre quindi mantenere ben ferma la talea con un tutore od altro. Le talee poste a radicare vanno posizionate possibilmente in pieno sole ed il terriccio, la cui composizione può essere la stessa di quella indicata per la semina, mantenuto sempre leggermente umido. La radicazione avviene nel giro di qualche mese ed è testimoniata dalla produzione di foglie dalle dimensioni tipiche della varietà di appartenenza.
2.3 – Margotta
La margotta può effettuarsi su porzioni di fusto di qualsiasi lunghezza, anche ramificati. Si opera nel modo classico in autunno ed all’inizio della primavera, quando le radici hanno già riempito il manicotto, si procede al taglio ed alla messa a dimora in vaso. In questo modo possono facilmente ottenersi piante di discrete dimensioni e di più sollecita fioritura.
2.4 – Innesto
Si può ricorrere a questa tecnica per le varietà più delicate, innestandole su varietà risultate più resistenti ed eventualmente poco fiorifere, per salvare porzioni di fusto troppo corte per farne una talea con buona probabilità di radicazione o semplicemente per avere sulla stessa pianta varietà dai colori diversi. Possono utilizzarsi diverse modalità, ma ciò che è importante è utilizzare sezioni dimensionalmente simili per il nesto ed il portainnesto, al fine di far combaciare il ‘cambio’, ossia quella porzione anulare dei fusti in grado di fondersi per proliferazione cellulare creando una continuità tra le due parti. L’innesto andrebbe fatto quando la pianta individuata come portainnesto è in piena vegetazione, mentre il ramo ad innestare dovrebbe essere prelevato da una in stato di dormienza, per conciliare le due situazioni si può prelevare il ramo da innestare alla fine del periodo di stasi e conservarlo come per le talee, tagliandone la porzione finale al momento dell’innesto; per la riuscita dell’operazione infatti il taglio ed il congiungimento delle parti deve essere effettuato in un breve lasso di tempo. Per tenere ferme ed in contatto le due parti si può usare del nastro adesivo capace di resistere alle intemperie per qualche mese, tipo quello per imballaggi o isolante.
III – MALATTIE ED AVVERSITA’
3 – La Plumeria è una pianta molto resistente alle malattie, nei nostri climi il suo peggior nemico è il marciume apicale, che compromette la fioritura, e quello radicale che può portare velocemente alla morte l’intera pianta, dovuti alle basse temperature ed alla umidità ambientale e del substrato. L’unico rimedio è evidentemente la prevenzione: deve essere particolarmente curato il drenaggio dei vasi, preferibilmente in coccio, il terriccio deve essere poroso e drenante, come detto; se coltivate permanentemente all’esterno, dove le minime invernali lo consentono, deve scegliersi una posizione esposta a sud, riparata per quanto possibile dalle piogge invernali, per rispettare il periodo di riposo invernale.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Grazie mille, sei molto esauriente. Mi resta però il dubbio sui semi: che siano dentro il doppio salsicciotto marrone? come faccio a sapere quando hanno voglia di farsi seminare? devo brutalizzare l’involucro ed estrarli a forza? Quanto alle talee, speriamo bene, ne ho di piccine e grandine, vedremo se si sentiranno ben trattate o no. Dimmi qualcosa dei semi, sennò rischio di perdere… il treno! Tina
Ciao Tina,
i semi sono proprio nei ‘salsicciotti’ (follicoli) e come detto sopra “vanno prelevati quando stanno per aprirsi”, da soli naturalmente. E’ probabile che siano giunti sulla pianta a buon punto di maturazione e che siano fertili.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
Grazie Pietro, attenderò fiduciosa lo schiudersi dei salsicciotti. Ti terrò informato sulla mia nursery. In agosto dovrei tornare a Sharm el-Sheikh, se tutto va bene. Hai qualche consiglio da darmi su semi e talee da… prelevare? Ciao,
Tina
Io più che un consiglio avrei una richiesta, visto che hai la possibilità di taleizzare, non è che me ne spediresti una al tuo ritorno?
Appena le mie crescono un po’ da poter far talee prometto di contraccambiare.
Ovviamente questa richiesta sfacciata è rivolta a tutti i proprietari di plumeria 😀 , avevate ragione, è impossibile resistere a queste piante meravigliose.
River
quote:
In agosto dovrei tornare a Sharm el-Sheikh, se tutto va bene. Hai qualche consiglio da darmi su semi e talee da… prelevare? Ciao,
Tina
Ciao, se ti riferisci alle plumerie, agosto non è affatto un buon momento per prelevare talee; quando la pianta è in piena vegetazione la probabilità di attecchimento si riduce notevolmente. Di semi forse non ne troverai più, essendo già volati via. Di molte altre specie tropicali potrebbero esserci invece semi già maturi.
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
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https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/
Allora: io ci provo comunque, se riesco, a portarmi a casa talee e, se ne trovo di ancora non volati via, semi di plumeria. Poi River può stare tranquilla, avrà senz’altro la sua parte. Ribadisco però che a Sharm ne esiste praticamente una sola specie, quella a fiore bianco e occhio giallo che profuma tanto di gelsomino e senza semi. Rara è quella a fiore rosa intenso e occhio poco giallo, non profumato, da cui ho prelevato il grosso doppio baccello. Vedremo che cosa iuscirò a fare.
Quanto ad altre piante esotiche, Pietro, ce n’è a iosa, e dalle fioriture strepitose. Una in particolare mi ha colpito, ma non riesco a trovarne il nome scientifico, perché nessuno la riconosce. E’ un alberello di modeste dimensioni, con foglie spesse, pelose, rotonde a forma di cuore, verde scuro, e mazzetti di fiori rosso-arancio, dalla corolla tubulare e di consistenza tipo papavero. Il contrasto di colore fra foglie e fiori è simile a quello, ma solo per il colore, del “verde melograno dai bei vermigli fior”. Fa un sacco di semi, sotto la pianta ce n’è un tappeto: sono degli involucri grossi circa il doppio di una nocciola, con dentro semi a spicchio in formazione tipo aglio. Purtroppo quelli che mi sono portata a casa sono secchi, spero in agosto di trovarne di freschi. A Sharm mi ha detto il giardiniere dell’albergo che questa pianta si chiama “cordia”, ma io non sono riuscita a identificarla. Chi mi aiuta? Grazie e ciao a tutti.
Tina
quote:
Quanto ad altre piante esotiche, Pietro, ce n’è a iosa, e dalle fioriture strepitose. Una in particolare mi ha colpito, ma non riesco a trovarne il nome scientifico, perché nessuno la riconosce. E’ un alberello di modeste dimensioni, con foglie spesse, pelose, rotonde a forma di cuore, verde scuro, e mazzetti di fiori rosso-arancio, dalla corolla tubulare e di consistenza tipo papavero. Il contrasto di colore fra foglie e fiori è simile a quello, ma solo per il colore, del “verde melograno dai bei vermigli fior”. Fa un sacco di semi, sotto la pianta ce n’è un tappeto: sono degli involucri grossi circa il doppio di una nocciola, con dentro semi a spicchio in formazione tipo aglio. Purtroppo quelli che mi sono portata a casa sono secchi, spero in agosto di trovarne di freschi. A Sharm mi ha detto il giardiniere dell’albergo che questa pianta si chiama “cordia”, ma io non sono riuscita a identificarla. Chi mi aiuta? Grazie e ciao a tutti.
Tina
Ciao Tina,
il giardiniere è un bravo giardiniere, la pianta si chiama proprio Cordia esattamente in botanichese Cordia sebestena, queste sono alcune brutte foto della mia a inizio fioritura, i semi germinano abbastanza facilmente, come mostra l’ultima foto di uno germinato alla base della pianta. Sei sicura che i tuoi siano secchi?
Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
Pietro
Palermo
Zona (USDA) 9b
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A proposito di Plumeria. Pensate che mi ha telefonato un signore di Napoli, dicendomi che nel corso degli anni ha coltivato tante Plumerie, risultato di talee che si portava dai sui viaggi in giro per il mondo. Le tenebve in inverno in una serrra fredda. Tutti i colori, tanti tipi diversi di fogliame. Ebbene, quest’anno a marzo, per più giorni di freddo intenso le ha perse tutte!!! Che yella!! Penso che dal punti di vista affettivo sia un crollo indescrivibile!!
😡
quote:
Sei sicura che i tuoi siano secchi?Pietro Puccio
Palermo
Zona climatica 9b/10a (USDA)
Temperato subtropicale (Koppen)
E’ lei, sissì! I semi direi proprio che sono secchi. Ma io ci ho provato lo stesso: li ho messi a bagno per una notte e poi li ho messi in un vaso aprendone un po’ l’involucro, davvero incartapecorito, per favorire l’eventuale e sperato germogliare. staremo a vedere. Non ci sono semi capaci di germogliare dopo migliaia di anni? E poi, presa dall’entusiasmo ho provato anche con altri, portati però l’anno scorso. Mah…
Ciao, grazie
Tina
Chi mi sa dire come faccio a sapere se e quando le talee hanno radicato e quanto devo bagnarle? grazie e ciao a tutti da Tina
Ciao Tina,
il segno dell’avvenuto radicamento di una talea di plumeria è dato soltanto dalla crescita di nuove foglie. Nel periodo propizio (primavera-inizio estate) il processo richiede circa 6-8 settimane, ma ci sono molte variabili. Dopo la comparsa delle foglie si possono iniziare le regolari innaffiature estive, circa ogni 10-15 giorni, avendo sempre cura di lasciare prima completamente asciugare il substrato.
Può avvenire talvolta che in estate una talea messa a radicare da poco produca una infiorescenza; questo non dimostra l’avvenuto radicamento, ma si tratta di un evento che in quell’apice vegetativo era stato programmato quando si trovava ancora attaccato alla pianta madre. Lo stress del taglio accelera la fioritura facendo indirizzare tutte le energie della pianta verso un ultimo, disperato tentativo di riproduzione. La priorità data alla fioritura avviene però a scapito della produzione di radici. Si nota spesso, infatti, che la talea quando fiorisce comincia a raggrinzirsi. A questo punto, mettendo da parte la gioia e la curiosità per la fioritura che si annunzia, bisogna compiere l’atto apparentemente crudele di tagliere alla base lo scapo floreale, in modo da indirizzare le energie della pianta verso la produzione di radici.
Attilio
Palermo
Zona USDA 9b/10a
Grazie Attilio. Qui fate a gara a chi è più competente ed esauriente, eh? Ottimo, dunque, salvo che sto sbagliando tutto, che soddisfazione. E rischio di perdere tutte e 12 le talee grandi e piccine che mi sono portata da Sharm. Orrore. Chissà se sono in tempo a salvare almeno qualcosa, sospendendo le innaffiature già a mio vedere scarsissime e ghigliottinando le tenere infiorescenze, alcune già presenti, altre appena nate. Fatemi gli auguri! Tina alle prime armi (quanto a plumerie)
Eccomi qua dopo un mese: e se le mie 10 talee 10 avessero radicato? ancora non posso dirlo con sicurezza, ma che non sono morte, questo sì. Il guaio è che non sono ciascuna in un vaso, bensì 3 in una ciotola e 4 in una cassettina. Se è vero che hanno attecchito (i cornini si stanno allungando e stanno lasciando capire che sono foglie in fieri: ma che lentezza, ragazzi!), come e quando dovrò trapiantarle? AIUT!
Tina 😛
Ciao a tutti! Per rimanere in tema di Plumerie, allego una foto della prima fioritura di una nuova varietà che ho preso da poco..
Bravo Lukrezio! Così mi allarghi il cuore, perché qualche vaga somiglianza con la mia di nursery, assai più modesta ovviamente, . Delle mie talee, quella che ho portato già radicata da Sharm ormai 2 mesi fa ha tante belle foglie, non grandissime ma insomma; le altre, quelle che erano stecchi e basta, stanno tutte aprendo i libriccini dei cornini fattisi fogline. Tutto piccino picciò, per il momento, ma mi sembra assai promettente. Però ce n’è una, di talea, piuttosto raggrinzita e molliccia, anche se capelluta in cima come le altre. Che cosa significa? E’ il canto del cigno?
Complimenti, ciao
Tina
AIUT! l’ho fatto! l’ho tirata fuori dalla terra: la poveretta non aveva messo neanche una radichetta ed era tutt’altro che marcia, anzi in fondo era rinsecchita, come una vecchietta sdentata. Ormai che c’ero, le ho tagliato il pezzetto più rinsecchito, le ho lasciato asciugare le lacrime amare lattiginose e poi l’ho ri-infilata nella terra fino al collo. Sembra una povera condannata alla lapidazione, con i capelli ritti in testa dal terrore. Non sarà che devo praticarle una pietosa eutanasia?
Consolatemi!
Tina
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