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  • Elio Gulino
    Partecipante
      6 Marzo 2005 alle 20:38 #3593

      Passiflora: informazioni

      Cap.1° – Fonti d’informazione

      Ho pensato fosse utile iniziare col fornire le principali e più interessanti fonti di informazione per almeno un paio di buoni motivi.
      1- I libri, i siti WEB, le Associazioni saranno sicuramente citati nel corso delle discussioni: è. quindi, opportuno che tutti sappiano di cosa si stia parlando!
      2- A chi volesse approfondire autonomamente in aggiunta al Forum servirebbe per sapere dove cercare.
      Come già detto in fase di elaborazione del progetto della sez., non parleremo di Vivai, sia perché è chiaramente vietato dalle regole del Forum, ma, ancor di più, per un dovuto riguardo a Lucia che ci ospita nel sito del suo Vivaio; chi volesse informazioni su dove reperire piante o semi, si può rivolgere a Lucia che risponderà come riterrà più opportuno.

      LIBRI

      1) PASSIFLORE ed. Edagricole 1997 di M.Sgaravatti e P.Zardini.
      Al momento è l’unico libro in italiano; è stato il mio primo contatto con il mondo della Passiflora.
      Lo ritengo tuttora una valida guida per la capacità di sintesi, la chiarezza nell’esposizione, l’organizzazione degli argomenti e le informazioni contenute; il libro è completato da un buon numero di foto e disegni.

      2- PASSION FLOWERS ed. Marston House 3^ed.2000 di John Vanderplank.
      Il libro, in inglese, non ha, purtroppo, una versione in italiano. E’ la mia “Bibbia” per la P.! L’autore è il Conservatore dalla National Collection of Passiflora; la sua esperienza è incredibilmente vasta, frutto di decenni di ricerche ed esperimenti. J.Vanderplank, a mio parere, è la “massima autorità” a livello mondiale sulla Passiflora!
      Per chi ha una, anche minima, familiarità con la lingua inglese è un libro da non perdere. Il libro, infine, è completato con moltissime foto e disegni.

      3) PASSIFLORA-Passionflowers of the World ed.Timber Press 2004 di T.Ulmer e J.Mac Dougal.
      Anche questo è in inglese. Gli autori sono:
      *Torsten Ulmer, grande esperto e proprietario, insieme alla moglie, di una privata collezione costituita da circa 200 specie e ibridi! E’ autore, sempre insieme alla moglie, di una precedente monografia, più contenuta, in tedesco.
      *John Mac Dougal ha conseguito il dottorato in botanica presso la prestigiosa Duke University; attualmente è Conservatory Manager presso il Missouri Botanical Garden per dedicarsi a tempo pieno a studi sulla P.
      Il libro, atteso da anni, ha, finalmente, visto la luce nell’agosto scorso: confesso che ancora non ho potuto dedicargli il tempo che merita.
      La grande novità del libro è l’adozione della nuova classificazione secondo il sistema studiato e ufficializzato nel 2004 da C.Feuillet (“altra autorità”) e lo stesso J.Mac Dougal. Altra peculiarità del libro, l’aver affidato alcuni specifici capitoli ad altrettanti specialisti dell’argomento. Il libro contiene 343 foto e 258 disegni.

      Volevo solo aggiungere una notizia fresca, cioè che Torsten Ulmer ha appena fatto un libro-atlante, quindi solo foto di passiflore, senza didascalia sotto.

      Il libro/atlante è stato pubblicato da qualche mese; il titolo è:
      FARBATLAS PASSIONBLUMEN
      Colour Atlas Passionflowers
      ed. Formosa Verlag (www.Formosa-Verlag.de).
      Il libro contiene 277 foto di Specie e 280 di Ibridi, con didascalie sotto in tedesco. Il prezzo di vendita EURO 27.50 oltre spese di spedizione.

      SITI WEB e ASSOCIAZIONI

      http://www.passiflora.it : l’unico sito italiano sulla Passiflora.
      E’ il sito del dr. Vecchia, notissimo collezionista ed esperto di Passiflora, conosciuto e stimato anche all’estero (per quanto ne so, è l’unico Socio italiano della P.S.I.); è, inoltre, creatore di apprezzati Ibridi: “P.Stradivarius” ha ottenuto il 1° premio in occasione del Meeting europeo della Passiflora Society International (P.S.I.) presso l’Orto Botanico di Roma nel settembre del’91.
      Il sito va visitato, anche più volte (viene spesso aggiornato), per la bella grafica, per il contenuto chiaro e pregevole e per la galleria fotografica di Specie ed Ibridi.
      All’interno del sito è contenuto il sito del Club Amici della Passiflora (ADP), unica Associazione italiana di cui il dr. Vecchia è Socio.
      Interessanti i Link.

      http://www.passionflow.co.uk
      Il sito appartiene a Myles Irvine, esperto collezionista di P.; è notevole per la quantità (e qualità) di notizie in esso contenute: nozioni di botanica, consigli per la coltivazione, tecniche di riproduzione.
      Una parte del sito è riservata alla Conservatoria del registro ufficiale (P.S.I.) degli ibridi.

      passiflora.org ora https://passiflorasociety.org/
      Sito ufficiale della P.S.I.: all’interno la storia della Società, una descrizione delle sue attività, come iscriversi e i vantaggi derivanti dall’iscrizione; la sezione “News” non è aggiornata da diverso tempo; molto interessante per la sua estensione la parte dedicata ai Links.

      http:// listserv.surfnet.nl/archives/passiflora-l.html ora https://passiflorasociety.org/psi-membership/join-psi/
      E’ il “Forum” della P.S.I. articolato sotto forma di Lista di distribuzione; lingua ufficiale: inglese; non è necessario far parte della P.S.I. per registrarsi.
      L’iscrizione alla lista prevede due modalità:
      1) “solo Archivio”: si possono inviare messaggi e i messaggi propri e degli altri si leggono nell’archivio.
      2) modo “completo”: si possono inviare messaggi e, oltre ovviamente avere accesso all’Archivio per la lettura, si ricevono, volta per volta, al proprio indirizzo di posta elettronica, tutti i messaggi inseriti dagli iscritti (tranne i propri).
      I non iscritti non possono inviare messaggi, ma hanno libero accesso all’archivio.
      La Lista è frequentata da tutti i grandi esperti sparsi per il mondo e, quindi, risulta molto interessante, anche se, proprio per questo, talvolta, può succedere che il livello delle discussioni si innalzi tanto da essere necessariamente riservato ai soli “veri addetti ai lavori”! (in questi casi io mi arrendo e rinuncio a proseguire!).

      Cap. 2° – CLASSIFICAZIONE e LUOGHI D’ORIGINE

      Classificazione

      La Famiglia delle “Passifloraceae” comprende 18 Generi, tra cui il genere “Passiflora“, a sua volta suddiviso in “Sottogeneri”, che, oggi, comprendono 520 Specie riconosciute ufficialmente.
      Per avere un’idea del lavoro svolto nel tempo dai Botanici dall’introduzione della P. dal Nuovo Mondo in Europa (primi anni del 1600), desidero segnalare che la prima classificazione di Linneo (1745) prevedeva 22 Specie; successivamente (1872) M. Masters cita 202 Specie; nel 1938 E.P. Killip, nel suo ormai introvabile libro, parla di 355 Specie facenti parte di 22 sottogeneri. La suddivisione in 22 sottogeneri ha resistito sino ai nostri giorni (è adottata da Vanderplank nel suo libro -III^ed.2000-, con un totale di 485 Specie); oggi è ormai accettata la revisione fatta da C.Feuillet e J.MacDougal, che porta le Specie a 520, suddivise in solo 4 Sottogeneri (Astrophea-Deidamioides-Decaloba-Passiflora), a loro volta suddivisi in “supersezioni” e “sezioni”.

      A questo punto è opportuno chiarire che le piante che possono essere di nostro interesse sono da ricercare tra due sottogeneri -Decaloba (214 specie) e Passiflora (236 specie)- e, nell’ambito di questi, penso si possa ridurre il numero al massimo a 30/40 Specie.

      Per quanto ovvio va precisato che l’inserimento di una specie in uno piuttosto che in un altro sottogenere, supersezione, sezione, serie, avviene in relazione alle caratteristiche comuni che le contraddistinguono: tipo di foglie, fiori, luoghi d’origine,…).

      Luoghi d’origine

      I luoghi d’origine della Passiflora sono per il 95% dei casi Centro e Sud America: terre basse, foresta amazzonica, Ande sino a 3000 m ed oltre.

      Il restante 5% ha origine in U.S.A.(Incarnata e Lutea), Asia, Australia e Nuova Zelanda., per un totale di circa 20 Specie.
      La conoscenza del luogo d’origine è essenziale per la scelta e la coltivazione delle passiflore: in relazione al luogo d’origine si potrà decidere se coltivare in piena terra, in vaso, in serra, o, addirittura, in qualche caso, rinunciare (penso, per es., alle Tacsonia, originarie delle alte Ande -2500 m ed oltre – resistenti a temperature più basse in inverno, ma sicuramente soccombenti al primo caldo torrido estivo, specie al sud, per il quale non esiste alcuna difesa sicura).
      Le dimensioni e lo sviluppo delle varie Specie sono, inoltre, strettamente correlati alla zona in cui crescono: le piante della foresta pluviale raggiungono grandi altezze per arrivare alla cima degli alberi ove trovare la luce del sole necessaria per la fioritura e la fruttificazione; quelle conviventi con vegetazione bassa rimangono, invece, di modeste dimensioni.

      STRUTTURA

      Un breve cenno, infine, riguardo alla struttura.
      Nella quasi totalità dei casi la P. è un rampicante , legnoso o erbaceo, fornito di viticci, perenne, ad eccezione di un paio di casi di piante annuali. Il sottogenere Astrophea comprende, invece, diverse specie di piccoli alberi o cespugli, in cui i viticci sono assenti o sostituiti da aculei.

      P.S.: Se qualcuno fosse interessato alla completa elencazione dei Sottogeneri, Supersezioni, Sezioni e Specie (sia quella precedente in 22 Sottogeneri, che quella ultima in 4 Sott.) sono disponibile ad inviare copia per fax; in tal caso fatemi sapere via e-mail n.telefono e fax.

       

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      Elio Gulino
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        6 Marzo 2005 alle 20:38 - Views: 1796 #3518

        Capitolo 3: COLTIVAZIONE

        a) Dove: piena terra – in vaso.

        Nel cap.2° “Classificazione-luoghi d’origine” abbiamo visto il notevole numero di Specie esistenti (520) e la loro distribuzione geografica molto ampia (foresta Amazzonica, terre basse, Ande da 1800 a 4000m., Nord America,….): ne consegue che alcune Passiflore possono essere coltivate in piena terra (e non in tutta Italia); altre in vaso, in balcone o terrazzo all’aperto, per ritirarle, poi, in alcune zone in appartamento (d’inverno), altre, infine, solo in serra.
        Nel cap. 7°”Specie ed ibridi”, costituito da singole mini schede botaniche, caso per caso, saranno indicate le varie possibilità.
        Un’ ultima considerazione per ciò che riguarda l’altitudine, citando Vanderplank: “l’altitudine in sè non incide sulla P..Sono le condizioni trovate all’altitudine che incidono”. Per ritornare, per esempio, a quanto detto a proposito delle Tacsonia nel cap.2°-Interventi, ove si riuscisse a ricreare le condizioni esistenti nelle alte Ande (temperature mai superiori a 27° di giorno e non inferiori a 5° la notte; aria abbastanza umida, ma ben ventilata), la coltivazione conseguirebbe sicuro successo: per successo intendo non la semplice sopravvivenza, ma anche la fioritura e, possibilmente, la fruttificazione.

         

        b) Terreno – terriccio

        Il terreno di coltivazione deve essere il più possibile simile a quello che la P. trova in natura: sabbioso, povero, assolutamente drenante; Ph possibilmente neutro, o, al più, leggermente alcalino, da 6.5 a 7.5.
        In relazione a quanto ora detto per la coltivazione in piena terra si consiglia di impiantare la Passiflora vicino ai muri perimetrali della casa, o vicino i muretti di recinzione del giardino, dove, sicuramente, si trova terreno povero e pieno di detriti, che creano le condizioni ideali di drenaggio; al momento dell’impianto è opportuno, comunque, sostituire la terra della buca (che deve essere più grande del pane di terra della piantina da interrare) con la miscela più sotto descritta.
        Per la coltivazione in vaso, ognuno ha la sua “ricetta miracolosa” in merito al terriccio, anche se, in pratica, tutti sono pienamente concordi sulle caratteristiche sopra dette (sabbioso, povero,….); ciò che varia è la scelta dei componenti da utilizzare (perlite, vermiculite, pomice, sabbia di fiume – terriccio pronto a base di torba, terra di giardino – humus di lombrico, stallatico) e le percentuali di utilizzo degli stessi.
        Nel ribadire, ancora una volta, che la sola cosa veramente importante è che il terriccio abbia le caratteristiche dette, a titolo esemplificativo descrivo quello da me utilizzato oggi dopo anni di sperimentazioni (fallimenti e successi!); a maggior chiarimento è bene tener presente che, talvolta, la scelta di uno piuttosto che un’altro componente non è necessariamente conseguente ad un giudizio di merito; la scelta della perlite al posto della sabbia di fiume, nel mio caso, è obbligata: la sabbia di fiume dalle mie parti è introvabile; inoltre, se fosse reperibile, mi creerebbe problemi di carico sul terrazzo per il suo peso specifico elevato.
        I componenti da me usati:
        1- terriccio a base di torba (reperibile in qualsiasi Garden-center in confezioni da 10litri-20-40-….).
        2- agriperlite (Garden-center e Consorzio agrario in confezioni da 10 e 100litri).
        3- Humus di lombrico (garden-center in confezioni da 1 e 3kg o da 2,6,25litri): In caso di difficoltà di reperimento l’humus di lombrico può essere sostituito dallo stallatico maturo (in confezione presso garden center). La mia preferenza va, comunque, all’humus di l:, che è assolutamente inodore, e, ancor più importante non ha problemi di sovradosaggio (come invece lo stallatico, specie se non maturo), col rischio di ustioni.
        La preparazione del terriccio consiste nel mescolare bene i tre elementi sopradetti, rispettando le seguenti proporzioni: 5 parti di terriccio a base di torba – 5 parti di agriperlite – 2 parti di humus di lombrico.
        Ultimo accorgimento importante da adottare specialmente per la coltivazione in vaso, la creazione sul fondo di un efficiente drenaggio, ottenibile con uno strato di almeno 2/3cm. di palline di argilla espansa (confezioni reperibili nei garden center); in piena terra lo strato di argilla espansa può essere sostituito da pietre e/o pietrisco reperibili in loco (a costo zero!), ma con uno strato di maggiore spessore (da 5 a 10 cm.).

        c)Innaffiatura

        Tra le tecniche colturali l’innaffiatura è spesso ritenuta la più facile e, forse, la meno importante: niente di più falso, in special modo nel caso della Passiflora!
        Per le piante in piena terra, ovviamente, le innaffiature saranno soltanto ad integrazione, ove necessario, di quella che piove dal cielo! In ogni caso, un importante principio (sia in piena terra che in vaso) da tenere sempre presente è “non innaffiare se il terreno non si è asciugato”; secondo principio: “le innaffiature devono essere abbondanti ed uniformemente distribuite su tutto il terreno o tutto il vaso”; usare, quindi, la rosetta per l’innaffiatoio e regolare il diffusore della lancia sulla posizione “a pioggia”. Nella coltivazione in vaso per capire se si è data la giusta quantità d’acqua, innaffiare fin tanto che si vede defluire l’acqua nel sottovaso; in piena terra attendere che l’acqua cominci a ristagnare: a tal fine, in ambedue i casi, la somministrazione dell’acqua deve avvenire lentamente.
        Va ricordato, inoltre, che l’eccedere nell’innaffiatura non induce le P. a produrre un forte e largo apparato radicale.Infine, tenendo presente l’ambiente umido in cui normalmente vivono le Passiflora, è buona norma, durante la stagione secca, spruzzare con un vaporizzatore le piante, evitando di bagnare i fiori.
        Per quanto riguarda la frequenza (“solo a terreno asciutto!”) ricordarsi:
        un vaso di terracotta traspira e, quindi, la terra asciuga prima, quello di plastica non traspira; se il terreno o il vaso sono sottoposti alla massima insolazione la terra asciugherà prima; se la terra di coltivazione è, come deve essere, altamente drenante, il terreno asciugherà più rapidamente.

        d)Fertilizzazione

        Abbiamo detto prima che la P. in natura vive in terreni sabbiosi e poveri (ved. b)terreno-terriccio); da ciò ne discende che il bisogno di concimazioni è molto limitato: l’eccedere, peraltro, cosi’ come detto per le innaffiature, non induce la pianta a produrre un solido apparato radicale.
        Nonostante ciò, specie nella coltivazione in vaso, un pò di concime alla ripresa vegetative può essere utile.
        Il fertilizzante da usare è opportuno abbia un basso tenore di N(azoto): l’eccesso di questo elemento fa sviluppare con vigore la pianta, ma la rende restia a fiorire. Per essere più precisi va usato un fertilizzante con elevato tenore di P (fosforo) e K (potassio), che contenga anche microelementi (Mg-SO3-B-Cu-Fe-Mn-Zn).
        Per i possessori di camini o stufe a legna un’utile informazione: la cenere di legna ha un elevato contenuto di potassio; anzichè buttarla via spargerla intorno al colletto delle piante quale naturale concime per stimolare la fioritura e la fruttificazione.

        e)Potatura

        Riguardo alla potatura della P.esiste una quasi unanime convergenza di opinioni: alla potatura viene attribuita quasi esclusivamente la funzione di contenimento delle dimensioni della pianta ai livelli desiderati. Il periodo consigliato per l’intervento è la primavera, o comunque, il periodo di crescita, con esclusione assoluta del periodo di dormienza della pianta per evitare rischi di infezioni fungine.
        Riguardo al come intervenire è preferibile eliminare interi getti, sin quasi alla base, al fine di incoraggiare l’emissione di nuovi, piuttosto che accorciarli della metà o di 1/3.
        Per le specie erbacee come l’Incarnata è necessario tagliare la parte morta quasi a livello del suolo alla fine dell’inverno e prima della ripresa vegetativa.
        In qualunque periodo, comunque, è possibile eliminare eventuali getti indesiderati o parti secche della pianta.
        Per quanto mi riguarda, limito al minimo indispensabile gli interventi con l’asportazione dei getti che seccano.

        f) Supporti per la crescita (tutori, grigliati, reti)

        Le specie di passiflora a cui ci interessiamo, come già detto, sono tutte rampicanti (v:cap2°-struttura); dobbiamo, quindi, fornire alle nostre piante, che in natura si arrampicano su alberi e cespugli, un supporto su cui crescere.
        Nella coltivazione in piena terra abbiamo prima detto di piantare la P. vicino a muri o reti di recinzione. Sul muro si può fissare un grigliato o una rete di plastica (quella usata per proteggere le colture da uccelli e insetti), o, più semplicemente, piantare un serie di fili pendenti su cui la P. si avvinghierà con i suoi viticci. La rete di recinzione, ovviamente, non necessita di altro: bisogna solo ricordarsi che la P. tende a salire rapidamente verso il bordo superiore della rete per poi continuare a correre sullo stesso; è, quindi, necessario indirizzare i getti, che continuano ad allungarsi, verso il basso, sia per riempire i vuoti creati dalla tendenza della P. a spogliarsi nella parte inferiore, sia per evitare un appesantimento in cima alla rete che, specie in presenza di forti venti, può causare la torsione e anche la rottura dei paletti su cui è fissata la rete (a me è successo!).
        Sempre in piena terra è, ovviamente, possibile far arrampicare la P. su alberi sufficientemente alti, cosi’ come avviene in natura.

        g) Impollinazione.

        Pochi concetti fondamentali su questo argomento; eventuali approfondimenti potranno essere oggetto di specifiche discussioni a parte.
        In piena terra, ovviamente, di norma provvedono alla bisogna gli insetti impollinatori. Il problema si pone per le piante coltivate all’interno o in balconi/terrazze in città, dove difficilmente o, comunque, non in numero sufficiente si registra la presenza degli insetti; in tal caso bisogna provvedere con la impollinazione manuale se si vogliono ottenere frutti. Con l’utilizzo di un piccolo pennello morbido si raccoglie il polline dalle antere di un fiore aperto, per poi strofinarlo sullo stigma di un altro fiore; l’operazione va fatta dopo mezzogiorno o nel primo pomeriggio (quando il polline è ben maturo) e in condizione di assenza di umidità o, peggio, di pioggia.
        Va ricordato, infine, che alcune specie sono autoincompatibili, e, pertanto, il polline deve essere raccolto dal fiore di un’altra pianta della stessa specie, spesso di clone diverso: se non si dispone di un’altra pianta uguale, il polline della tanto vituperata Caerulea può essere usato con successo, almeno per quanto riguarda la fruttificazione in sè: i semi contenuti nel frutto sviluppatosi se seminati, ovviamente, non produrranno piante uguali alla madre, ma un ibrido di Caerulea.

        Elio Gulino
        PALERMO
        USDAzone 9b/10a

        Scritto Da – Elio Gulino on 20 Giugno 2005 21:06:28


        Elio Gulino
        PALERMO
        USDAzone 9b/10a

        lucab
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          2 Febbraio 2006 alle 12:47 - Views: 1902 #60150

           

          Pietro Puccio 09.04.05

          “…la complessa ed intricata vicenda storica della classificazione del genere e per il ‘viaggio’ alle terre d’origine delle Passiflora…”

          E’ su questa parte che ho delle domande da porre, in particolare sulla resistenza o meno alle alte temperature delle specie ricadenti nella sezione Tacsonia (domanda per nulla disinteressata, dato che ho dall’autunno scorso una pinnatistipula). Mi interesserebbe sapere se si tratta di notizie di letteratura o di esperienza diretta e se esistono nell’ambito della sezione specie più tolleranti di altre. Ciò può interessare pure chi abita al nord, perché anche in pianura padana si possono avere massime in estate superiori ai 38°C.

           

          Lulù 09 Aprile 2005 :

          Anche io, come Pietro, ho la pinnnatistipula e direi che è un delle varietà che si sono comportate meglio sia durante la buona stagione, sia nell’inverno in serra, a 12°C. Non ha perso nemmeno una foglia, è rigogliosa ma finora non ho visto nemmeno un fiore!

           

          Elio Gulino 11.04.05:

          Il Sottogenere Passiflora (236 specie) è suddiviso (ultima Classificazione Feuillet e MacDouglas) in 6 Supersezioni: la 6^ è la Supersezione Tacsonia (61 specie), ripartita, a sua volta, in 6 sezioni.

          Le Tacsonia sono tra le più appariscenti tra le P. per i fiori particolari (penduli, dal lungo calice, di colore rosa, porpora o bianco) e il suo altrettanto particolare frutto, che ricorda come forma la banana (in inglese viene chiamato “banana passion fruit”). Tutte le T. sono state trovate in natura sulle Ande a quote oscillanti da 2000 a 4000 m, tranne alcune reperite a livelli leggermente inferiori, quali Antioquiensis (1880/2700), Manicata (1400/3000), Mixta (da 1700 in su). Per inciso, la Pinnatistipula oscilla da 2600 a 4000 m!

          Tutto ciò, ovviamente sarebbe già sufficiente per escludere tutto il sottogenere dalla coltivazione in zone con temperature estive elevate (non solo il Sud, ma anche, come detto da Pietro, la pianura padana e tutte le zone con simili caratteristiche. In aggiunta, in letteratura sono costanti, concordi e ricorrenti, a proposito di Tacsonia, le seguenti frasi (specialmente in riferimento a fioritura e fruttificazione):
          – necessitano di minore umidità e sopportano temperature più basse delle altre P..
          – Vanderplank: “best cultivated outdoors during the summer-requires cool summer conditions”.
          – “DISLIKES HOT WEATHER!”.

          D’altra parte, mentre con l’utilizzo di serre e/o opportune protezioni è possibile sopperire alle esigenze invernali della Passiflora, conseguendo temperature non inferiori ad una certa soglia minima,, direi che è quasi impossibile ridurre temperature di 30/40° e oltre ad un massimo di 20/25°, per di più con tassi di umidità molto bassi, richieste dalle Tacsonia per la loro sopravvivenza, o, quanto meno, per la fioritura e/o fruttificazione.

          Quanto sin ora detto è, ovviamente, frutto di notizie di letteratura. Per quanto mi riguarda, poichè prima di arrendermi e per habitus mentale sono portato a verificare e sperimentare in prima persona, nel 2002 ho deciso di controllare sul campo!

          La specie scelta per l’esperimento è stata l’Antioquiensis, che fa parte di quelle trovate a quote più basse (si fa per dire: 1800m!). In febbraio ho trovato i semi e, nell’arco di 15gg. ho ottenuto 4 piantine; il momento temuto, l’estate con il suo scirocco e i 40° ed oltre, è stato superato senza danni grazie a quotidiane, costanti e continue attenzioni (vaporizzazioni più volte al giorno per abbassare la temperatura attorno alle piantine, sia pure col rischio di creare un eccessivo tasso di umidità non gradito).

          L’autunno e l’inverno successivo sono stati brillantemente superati nonostante l’elevata umidità che contraddistingue il clima di Palermo, come detto prima, affatto gradita dalle Tacsonia. Le piantine hanno continuato a crescere sino a raggiungere circa 1.5 m nella primavera 2003; ritenevo a questo punto, forte di quanto accaduto l’estate precedente e considerando l’irrobustimento conseguito dalle piante, che l’esperimento avrebbe avuto un esito felice, almeno a livello di sopravvivenza: la fioritura sarebbe stato il passo successivo.

          L’estate del 2003, però, è stata per me segnata da gravi problemi familiari che non mi hanno permesso di dedicare le stesse costanti cure ed attenzioni alle Antioquiensis (come nell’estate precedente): è stata sufficiente una distrazione di un paio di giorni,coincidente con un eguale periodo di scirocco con 40° costanti per 24h/24, perchè, di colpo mi ritrovassi con le 4 piante completamente secche!

          Nonostante l’esperienza negativa è mia intenzione ripetere l’esperimento se riesco a far germinare dei semi di mollissima e Antioquiensis di 3 anni fa che avevo dimenticato di possedere. Se ci sarà un seguito, terrò costantemente aggiornato il Forum.

          Per concludere, un consiglio a chi volesse fare analoghi esperimenti: in aggiunta alle vaporizzazioni, a mio parere indispensabili, il vaso va posizionato in modo che la Tacsonia si sviluppi mischiata ad un altro rampicante e/o sotto un albero per tentare di ottenere un microclima più favorevole; analogamente procedere nell’ipotesi di coltivazione in piena terra.

          La scelta della specie, infine, va limitata alle Tacsonia reperite in natura alle più basse quote.

           

          pietropuccio
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            3 Febbraio 2023 alle 0:17 - Views: 1945 #60160

            Pietro Puccio 09.04.05 “…la complessa ed intricata vicenda storica della classificazione del genere e per il ‘viaggio’ alle terre d’origine delle Passiflora…” E’ su questa parte che ho delle domande da porre, in particolare sulla resistenza o meno alle alte temperature delle specie ricadenti nella sezione Tacsonia (domanda per nulla disinteressata, dato che ho dall’autunno scorso una pinnatistipula). Mi interesserebbe sapere se si tratta di notizie di letteratura o di esperienza diretta e se esistono nell’ambito della sezione specie più tolleranti di altre. Ciò può interessare pure chi abita al nord, perché anche in pianura padana si possono avere massime in estate superiori ai 38°C.

            Ciao Luca e benvenuto,

            posso risponderti relativamente alla pinnatistipula, come già detto da altri questa specie si è dimostrata molto tollerante rispetto alle alte temperature e molto vigorosa (anche troppo). La pianta in foto ha superato senza battere… pinna anche l’ondata di caldo del giugno 2007, quando Palermo ha battuto in solitario il record europeo della minima più alta in 24 ore.

             

            Pietro
            Palermo
            Zona (USDA) 9b
            https://www.monaconatureencyclopedia.com/enciclopedia/piante/

            lucab
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              8 Febbraio 2023 alle 12:59 - Views: 1871 #60162

              Riporto anche una intervista a Maurizio Vecchia,  uno dei massimi esperti al mondo di Passiflore, su questo fiore ha fatto studi, pubblicato articoli, eseguito ricerche, incontrato persone, creato ibridi senza mai smettere di stupirsi, senza mai smettere di volerne approfondire la conoscenza.

              Passiflora: il mondo dentro un fiore. Intervista a Maurizio Vecchia