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Ho pensato di spendere qualche parola su questa palma perchè, sebbene non sia rara,è comunque insolito poterne osservare un esemplare adulto in coltivazione ed anche perchè mostra un comportamento particolare con riferimento all’ibridazione.
Il T. martianus appartiene, insieme al T. latisectus,al gruppo dei T. con semi a forma di chicco di caffè e non reniformi. Inoltre evidenzia una ulteriore caratteristica: è strettamente dioico. La stessa cosa non si può affermare almeno per il T. fortunei, il T. takil ed il T. wagnerianus del gruppo dei T. a semi reniformi. Infatti queste ultime specie aggiungono al loro naturale comportamento dioico anche la possibilità di produrre di tanto in tanto nelle spate fiorifere anche dei fiori ermafroditi che producono autonomamente veri frutti e quindi semi validi.
Perciò quando vediamo un T. fortunei con dei frutti non possiamo essere sicuri che la pianta sia femmina, potrebbe essere un maschio che in quell’anno ha prodotto dei fiori ermafroditi.Per essere sicuri che sia femmina dobbiamo osservare sulla spata fruttifera dei falsi frutti, cioè dei frutti molto piccoli che derivano da fiori femminili non impollinati e che rimangono molto a lungo attaccati alla spata.
Nel caso del martianus invece in presenza dei frutti abbiamo la certezza che si tratti di una pianta femmina.
Ricordo anche che il martianus ha una particolare conformazione della foglia, i segmenti sono divisi alla stessa altezza. Immaginiamo di fare perno con il compasso nel punto di unione picciolo/lamina e di tracciare sulla lamina stessa una linea curva: i segmenti partono tutti da questa linea.Nel fortunei ad esempio i segmenti sono più o meno profondamente divisi.[img][/img]
Il T. martianus dell’Orto b. di Roma
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