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Salute a tutti!
Houlletia tigrina
Il nome del genere deriva dal cognome di Jean Baptiste Houllet, nato nel 1815 e morto nel 1890, responsabile della raccolta della specie su cui i botanici costituirono il genere Houlletia, per l’appunto: Houlletia stapeliiflora.
Le infiorescenze di alcune specie sono erette mentre altre, come quelle nella foto e di cui si parla in questo post, sono pendule e fuoriescono dai buchi dei vasi, dalle stecche dei cestelli e, quando crescono epifite, sotto gli pseudobulbi: una pianta sotto-sopra, insomma.
Non trovo sia di facile coltivazione, dato che non sopporta il caldo insistito, l’arsura e il vento torrido (tutte cose che, dalle mie parti, abbondano). Non ama neanche la luce forte, preferendo la luce diffusa. In condizioni asciutte o troppo soleggiate le foglie si macchiano immediatamente.
Molta acqua d’estate (non dovrebbe mai asciugare completamente) e molta meno in inverno. Può essere coltivata in cestelli contenenti anche solo sfagno.
Anche in questo caso comprai la pianta senza fiori, perché il venditore ne tesseva le lodi in maniera sperticata. I fiori, poi, a suo dire, erano profumatissimi. Ed era vero, peccato si fosse dimenticato di dirmi di cosa: i fiori esalano un odore fortissimo di balsamo orientale per i dolori reumatici (tipo “balsamo tigre”), odore che mi ha sempre fatto ribrezzo.
Come si nota dalla foto, i fiori sbocciano da sotto il vaso in cui è contenuta la pianta, come accade per altre Stanhopeinae. Non so se dipende dal fatto che qui a casa mia non si trovi proprio a suo agio, ma lo sviluppo delle infiorescenze è di una lentezza estenuante.
Ciao
Tasha
Monza
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