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  • 5 Febbraio 2008 alle 16:12 #954

    Un modo indiretto, ma -ritengo- non del tutto privo di senso, con il quale tentare di portare nuova acqua -si fa per dire- al mulino della problematica USDA in Italia è il riferimento alla vegetazione autoctona, non tanto attraverso la sua fisionomia bioclimatica (fascie fitoclimatiche di Pavari o altro), ma sulla base di specie indicatrici, che in alcuni casi fanno proprio la differenza tra due aree geografiche formalmente attribuibili alla medesima zona USDA sulla base dei meri parametri climatici. E’ il caso della pianura padana (scusate se qui tiro l’acqua al mulino del Nord), per la quale una lunga tradizione di studi fitosociologici (per i non addetti ai lavori, la fitosociologia studia le comunità vegetazionali autoctone su base floristica, cioè su una perfetta conoscenza di tutte le specie che le costituiscono), facente capo principalmente all’Università di Pavia,ha ormai stabilito che la vegetazione climax del settore occidentale padano (qualcosa che dovrebbe ricordare la foresta padana primigenia)comprende numerose specie eurimediterranee (Asparagus tenuifolius, Galeopsis pubescens, Ruscus aculeatus, Polygonatum multiflorum ecc., nell’associazione battezzata Polygonato multiflori-Quercetum roboris), che analoghe vegetazioni delle pianure centroeuropee non si sognano minimamente di possedere. Lo stesso vale per il settore orientale della pianura padana, nel quale si aggiungono entità di origine mediterraneo-illirica (Lonicera etrusca, Allium pendulinum, Carpinus orientalis ecc.). Ebbene, è evidente che sul piano dei singoli progetti di acclimatazione, questo dato serve poco, tuttavia è molto utile nelle considerazioni generali di carattere preliminare, in quanto smentisce un’idea diffusa ed errata (tradizionalmente riportata anche in trattati e libri scolastici) che la pianura padana altro non sia che una sorta di extensio Europae Mediae che arriva al di qua delle Alpi e si ferma sotto l’Appennino, una terra climaticamente e vegetazionalmente non diversa, appunto, dall’Europa centrale e atlantica. E’ la terra, è vero, delle farnie, dei salici e dei pioppi, né più né meno come l’Haute Artois o il South England, ma presenta caratteri tutti propri grazie, di fatto, alla sua effettiva appartenenza (pregressa ed attuale)alla zona Mediterranea, e lo si vede attraverso l’importante contingente delle sue specie termofile. Di fatto -lo ripeto- so benissimo che quanto sopra non può sostenere a priori la scelta di un 9b piuttosto che di un 10a, ma nel quadro generale consente di non dover porre sullo stesso piano le chances acclimatatorie di una specie in Italia e in Germania.
    Chiedo scusa a tutti per lo sproloquio, ma mi premeva sottolineare alcuni concetti.

    GabrielPosts: 300
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      5 Febbraio 2008 alle 23:18 - Views: 878 #12436

      Ciao Crocothyrsos,

      Grazie mille per queste considerazioni molto interessanti sulle flora spontanea della Pianura Padana che dimostra la sua diversità climatica rispetto ad altre zone Europee dalla vegetazione arborea simile. I climi padani sono molto caldi e umidi (pensiamo ad esempio alle risaie che in Francia troviamo solo in zona mediterranea e in modo meno esteso) in primavera, estate e parte dell’autunno, il che significa che le piante hanno il tempo per stabilizzarsi e riprendersi da eventuali danni invernali. A nord delle Alpi invece un danno viene “assorbito” con molta più difficoltà e la pianta non ancora ristabilita si trova a dover affrontare l’inverno seguente con il rischio di soccombere definitivamente. E poi gli inverni stessi di solito non sono così temibili come quelli nordici. Una grande differenza riguarda ad esempio la durata del gelo ininterrotto che a latitudini superiori possono raggiungere anche le 3 settimane e questo più volte in un inverno.
      Avresti delle fotografie di esotiche milanesi?

      Gabriel

      crocothyrsosPosts: 5
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        6 Febbraio 2008 alle 15:29 - Views: 843 #12437

        Grazie, caro Gabriel, per la sintonia espressa. Foto di aliene, specialmente lombarde, ne abbiamo -per così dire- a iosa. Anche perché la Regione Lombardia ha accettato di finanziare il nostro “Progetto Esotiche” che prevede la pubblicazione di un volume sull’argomento e un apposito convegno che si terrà presso il nostro museo (Museo di Storia Naturale di Milano, appunto)nel prossimo autunno. L’argomento esotiche è ormai della massima importanza nel monitoraggio della biodiversità di qualsiasi terrirorio e noi siamo i referenti regionali per il progetto nazionale più vasto che fa capo a Carlo Blasi e a Laura Celesti Grapov (Università La Sapienza, Roma). Per le foto di esotiche, dimmi tu se hai qualche preferenza o se ti devo mandare qualche saggio a titolo indicativo. Altrimenti, se sei interessato all’argomento, ti propongo un apposito incontro per parlarne. Sappimi dire!

        GabrielPosts: 300
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          6 Febbraio 2008 alle 23:23 - Views: 889 #12438

          Grazie Caro Enrico,

          Sarei estremamente interessato e mi farebbe molto piacere avere la possibiltà di parlare direttamente con te di questo argomento.
          Trovo entusiasmante il progetto che state portando avanti a livello Regionale e Nazionale. Per le foto sarebbe per me interessantissimo qualche saggio indicativo e se potessi, magari anche qualche immagine di palma.
          Ti ringrazio molto,

          Gabriel

          crocothyrsosPosts: 5
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            7 Febbraio 2008 alle 10:28 - Views: 839 #12439

            Yes!
            Dammi solo il tempo di scattare qualche digitale sul mio terrazzo (tanto per incominciare)e di immortalare la Washingtonia del naviglio Martesana, oltre a qualche altro soggetto palmeo rilevante in questa città, per altro alquanto orrida. Le foto di esotiche che già possiedo si riferiscono a piante di qualunque provenienza, per massima parte irrilevanti in senso orticolo. Per il resto ci possiamo sentire quando vuoi. Ad maiora!

            GabrielPosts: 300
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              7 Febbraio 2008 alle 15:44 - Views: 884 #12440

              Grazie mille! Per le coordinate ti lascio la mia mail: gabdeambrogi@hotmail.com